mercoledì 30 dicembre 2009

SAINT MICHEL

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Non mi ricordo quando ma ero un bimbo
che imparavo dell'esistenza delle maree,
delle strade che venivano sommerse
e che poi riemergevano in tempo di bassa.

Ed in quella foto un monte in Francia
che poi rivissi per caso anni dopo, cercando
tra le pagine di un sito i posti più belli
del mondo, meraviglie da proteggere.

Ed ancora più tardi quando volli partir
per un viaggio romantico presi il monte
come possibile meta ma sfumò tutto
poi per la capitale e la sua torre di ferro.

Era da qualche tempo che lo sfondo
su cui lavoro ospitava la sua immagine,
piena di luci, di notte, mi diceva perché
non vieni? I tuoi amici stanno partendo.

Oggi non credo più al caso ormai, era
destino io credo e ne scriverò ancora,
gli eventi han giocato imprevisti per me
sicché oggi io aspetto, bimbo, il viaggio.
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lunedì 28 dicembre 2009

PIOGGE DI COMMOZIONE

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Piumone di spugna
peluche nel caldo
fuori neve inverno
nidi di luci nel buio.

Notte e stelle lassù
come se fosse estate
non c'è stagione nel cielo
solo piogge di commozione.
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sabato 26 dicembre 2009

IL TEMPO NON ESISTE

Vi annuncio un post assurdo, lungo e complicato, in cui mi diverto a sostenere e spiegare un'ipotesi alquanto bizzarra ma che forse forse contiene una briciola di verità. Se così fosse, la nostra concezione del tempo potrebbe cambiare radicalmente.
Prendetevi del tempo per leggere con calma, buona lettura.


Il tempo non esiste.
E non esiste perché è relativo.

Esiste invece la nostra concezione di "tempo" e come noi lo viviamo.
Lo stesso momento se per me è molto veloce per un'altra persona può essere lentissimo.
E da cosa dipende?
Dipende da come viviamo lo stesso istante.

Vi spiego meglio il concetto con un esempio.
I sogni sono una realtà che nasce, si sviluppa e muore molto in fretta. Ci sono certi sogni che durando pochi istanti, secondi o minuti, e contengono l'intensità di ore se non giorni.
Perché questo?
Perché il pensiero è molto veloce, e la realtà dei sogni risiede nei pensieri e pertanto si muove a quella velocità.
Se volessimo dirla in altro modo il tempo è uno spazio nel quale la nostra mente viaggia a certe velocità, a volte percorre una determinata lunghezza in pochi secondi, altre volte ci mette tantissimo.
E' qui il punto.
Se guardiamo il tutto da un punto di vista "tempo-centrico", in dieci secondi di realtà la nostra mente può vivere, ad esempio, tempi variabili come da alcune ore ad alcuni secondi.
Se la guardiamo da un punto di vista "mente-centrica" lo scorrere del tempo mentale invece è sempre uguale, solo che a volte riempie alcuni minuti, altre diverse ore, altre ancora pochi secondi.

Se assumiamo quanto detto per vero possiamo affermare che la stessa vita misurata in un sistema "tempo-centrico" di 70 anni potrebbe durare in un'ottica "mente-centrica" tempi diversi, 40 anni come 150, giusto per fare numeri a caso.
Verrebbe da pensare che più viviamo nei nostri pensieri più il tempo si allunga e quindi viviamo di più.

In realtà io credo sia fondamentale il grado di consapevolezza nel vivere.
Mi spiego.

Se viviamo nei nostri pensieri, che sono molto veloci, ma non ne siamo consapevoli, in realtà perdiamo ciò che accade intorno a noi perchè intenti e dispersi in altri mondi. Non possiamo nemmeno affermare che stiamo vivendo quegli stessi mondi perchè non abbiamo scelto di farlo ne siamo consapevoli che sta accadendo.

Per capire questo basta provare durante la giornata a vedere quanto spesso ci perdiamo in pensieri solo per riempire un vuoto, senza averlo scelto, senza alcuna utilità.
Questo è il caso-esempio di vivere una vita di 70 anni come se l'intensità fosse di 40 perché perdiamo vita reale costantemente. E' come se fossimo un colabrodo.
Il passo successivo in questo caso sarebbe quello di smettere di pensare, di perdersi nei pensier ei diventare presenti nello scorrere del tempo "reale da orologio" per intenderci e vivere la vita almeno nella sua interezza di 70 anni (chiudendo i buchi del colabrodo).

Il passo successivo credo sia quello di ritornare a formulare pensieri, ma in modo consapevole, scegliendo in modo presente di vivere il pensiero e di vivere in modo presente lo stesso pensiero (che non è uguale anche se sembra una ripetizione).

Ciò sarebbe la vera chiave per allungare la vita.
L'elisir dell'eterna giovinezza.

Se poi gli scienziati ci dicono il vero sulla differenza di velocità tra pensiero e realtà, cioè che un secondo nel pensiero è migliaia di volte più veloce di un secondo reale, allora possiamo vagamente immaginare di quanto si potrebbe allungare la nostra vita in una visione temporale "mente-centrica".

L'incredibile ed il difficile da comprendere è che esiste qualcosa di ancora più veloce del pensiero, ossia le emozioni, le impressioni. Se "l'impressione emotiva" è a sua volta migliaia di volte più veloce del pensiero possiamo davvero solo tentare di immaginare come si evolverebbe in questo caso la durata del tempo, nella concezione temporale "mente-centrica", qualora si raggiungesse la piena consapevolezza e presenza nel mondo delle nostre emozioni.

Fantascienza?
Forse no.

E' proprio a causa di questo divario enorme di velocità che durante il nostro vivere quotidiano percepiamo l'impressione dell'emozione, che è istantanea, come un qualcosa di estremamente intenso e potente, proprio perché racchiude dentro di se un tempo "mente-centrico" della durata magari di svariati millenni. L'emozione, in questo caso, sarebbe un piccolo universo in noi contenuto e generato che, anche se non vissuto in modo presente, è comunque talmente denso da scuoterci nel nostro profondo.
E' come se l'infinito in termini temporali non fosse il prolungarsi del "tempo-orologio" all'infinito, ma i livelli che la nostra coscienza può raggiungere all'interno dello stesso tempo-orologio.
E' come se il tempo si espandesse in se stesso, ma sarebbe più corretto dire che è la nostra sensibilità di vivere che si espanderebbe all'interno del "tempo-orologio".
In questa prospettiva la nostra definizione di tempo cadrebbe, perché non esisterebbero più nessun punto fisso, nessuna scala per misurarlo, nessun sistema uguale per tutti e uguale nel tempo. Parlare di tempo-orologio sarebbe parlare di un qualcosa che sostanzialmente non esiste perché tutto sarebbe relativo ed esiterebbe solo il nostro tempo-mentale.
Inoltre tornando ad esaminare il mondo delle emozioni e ciò che ci può insegnare, l'emozione-universo (la chiamo così vista la sua densità e vastità spazio-temporale in una visione mente-centrica) scuoterebbe la nostra essenza nel suo profondo e nel suo inconscio perché ci avvicina, per sua natura di Essere, al Senso in Essa contenuto.
Come il profumo del fiore si rivela al nostro naso anche quando non ne siamo consapevoli, ed ha il potere di commuoverci, allo stesso modo l'esistenza delle emozioni ci tocca e ci avvicina al capire quei concetti che tanto ci sono sembrati astrusi fin da quando ci sono stati nominati.
In effetti la nostra mente non è in grado di capire cosa significhi: vita immortale, eternità, spazio infinito...
Non è in grado di capire perché ferma ad una visione "tempo-orologio-centrica" del mondo.
Tuttavia l'emozione scuote in continuazione lo spirito avvicinando la sua comprensione della non-esistenza del tempo-orologio e la comprensione della Vera realtà per il solo fatto di Esistere e di mostrarsi. E' infatti comune la sensazione che un emozione particolarmente intensa, per quale che sia, duri in eterno. Basti pensare a come ci possiamo sentire perduti in un'eterna sofferenza qualora siamo identificati in un'emozione particolarmente negativa, o che sembri un'eterna felicità quando accade il contrario.
Stiamo in realtà vivendo frangenti spazio-temporali vicini all'immortalità.
L'emozione ci permetterebbe quindi una sorta di brevissima illuminazione, una sorta di "prequel" se vogliamo chiamarla così, sul come sarebbe il vivere in maniera Presente le nostre emozioni, sul significato che potrebbe avere per noi capire che il tempo-orologio non esiste, che il tempo-realtà è relativo alla capacità di essere presenti della nostra coscienza e che può trascendere la velocità del tempo-orologio accelerandola o rallentandola a piacimento.

venerdì 25 dicembre 2009

BUON NATALE

Vi auguro un Natale vissuto diversamente, in modo nuovo.
Vi auguro di viverlo veramente, soprattutto.
Vi auguro un Natale di presenza, presenti in ogni momento, in ogni parola, in ogni emozione, sorriso, gesto, cibo, profumo, vi auguro tutto un gustarsi ogni secondo che trascorre.
Vi auguro un Natale vissuto fuori dalla routine, vi auguro che possiate vivere in modo nuovo ciò che sembra lo stesso, per ricordarvi di oggi e non confonderlo con gli altri Natali.
Vi auguro di Esserci in questo Natale.
Buon Natale.

giovedì 24 dicembre 2009

IMPRESSIONISMO E DEPRESSIONE

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Illusioni di luci e scuri
altalene rosso sangue,
un cane divora famelico
l'unico pasto dei sette.

Testa o croce, scegli.
Come nero o bianco
pezzi di una scacchiera,
monocromo scolorato.

Vuoi dire basta a quel
rumore martellante,
l'orologio rotto sul muro
e l'eco tetro dal pozzo.
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mercoledì 23 dicembre 2009

SOTTOMARINO

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Un groviglio di rovi.
Io aspetto che il passato
bussi alla mia porta
sapendo che gliela sbatterei
in faccia, risentito.

Attendo, come in un sogno
senza svegliarmi,
incapace di intendere
e di volere, muovendomi
a caso sulle onde del mare.

Senza controllo la mia barca
prosegue cercando un vento
che non c'è più, ciò che voglio
è illusione e nessuno lo sa meglio di me,
voglio e respingo da solo un profumo
che solo lui sa donarmi la vita.
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martedì 22 dicembre 2009

CHE FAI, MI LEGGI O NON MI LEGGI?

Solitamente apri una pagina web, a volte è per caso altre invece lo fai di proposito, e magari cominci a leggere incuriosito l'ultimo post di un blog che segui, o ci finisci per caso e rimani invischiato in quel che sembra un discorso strano o che vorresti sapere dove va a finire.

Beh, io vorrei invece ricominciare dal principio. Te lo riscrivo con altre parole, mi dirai te cosa ti cambia poi nel leggerlo.

Ciao.
Insomma hai cominciato a leggere questo post, e lo hai fatto fino qui, e questo vuol dire che probabilmente lo farai fino in fondo. Hai visto il titolo in grassetto, eri incuriosito, e da queste prime parole hai già capito che si tratta di un qualcosa di strano. Di diverso da ciò che ho sempre scritto. E sicuramente ti senti più coinvolto perché ti sto parlando direttamente. Ti sto tirando in causa. Poi è vero, non si capisce di cosa si tratta, qual è l'argomento, il senso del discorso.
Quel è il senso, ti chiedi, di una chiacchierata così, senza senso?
E forse è proprio per questo che ti senti più curioso...
Ti manca un tassello per capire.
Sei impaziente di capire e di sapere.
Ora stai pensando che sto cadendo nel banale e che forse ti deluderò.
Perché sembra che io stia dicendo in altre parole ciò che ti muove a leggere un libro, a scoprire la trama di un film.
E' dura sai trovare delle parole giuste per comunicarti qualcosa! Non è affatto facile, quindi non giudicarmi. E non pensare, per cortesia, che non lo stavi facendo. Perché è naturale che tu lo faccia, soprattutto quando io ti spingo, con qualche parola, proprio a farlo.
Perché io so cosa stai provando.
E tu sei là, che ti stai rassicurando che non è possibile.
Eppure è vero.
Le sfumature che passano attraverso le parole ed oltre le parole possono essere direzionate al tuo inconscio e tu farai esattamente ciò che mi aspetto che tu faccia.
Per esempio ora ti sale un leggero fastidio.
Per prima cosa perché mi trovi arrogante, e sotto sotto è anche perché ti senti invaso nel tuo cervello. Stuprato.
In effetti ti da fastidio la mia frase di prima: "Perché io so cosa stai provando."
E sinceramente ti da fastidio anche la parola "stuprato".
Sei convinto che io non possa sapere ciò che provi o ciò che pensi.
Ed in effetti non posso saperlo PRIMA di aver scritto questa frase.
Ma dopo...
Ti senti attaccato.
Infastidito.
Dipende da ciò che scrivo, dalle parole che uso.
Come posso sapere ciò che stavi pensando?
Hai provato fastidio.
E perché?
Te lo dico io.
Se ti concederai di mettere da parte questa sensazione interna per un attimo, cosa che, ora che ti ho detto che era voluto, forse non ti risulterà così difficile.
E' perché tu hai sempre creduto che i tuoi pensieri fossero solo tuoi e provenissero solo da te.
E' il tuo mondo, e ne sei sicuro.
Le tue emozioni sono tue, e ne sei sicuro.
E stai là, spensierato, con una faccia un poco da ebete convinto che quello che provi dimostra che esisti.
E soprattutto, ti piace dondolarti nelle tue emozioni.
E ti piace anche scoprire quelle degli altri.
Ti piace quando noti somiglianze con gli altri.
Quando scopri di condividere gli stessi pensieri, le stesse sensazioni, le stesse emozioni.
Ma ti darebbe un gran fastidio scoprire che tanti tuoi pensieri, sensazioni ed emozioni ti salgono al cervello perché qualcuno ha voluto così.
L'imput, qui, ce lo metto io, ad esempio.
E qui ti salta il palco.
Ne hai appena avuta la prova.
E ti sei sentito nudo.
Ho ragione?
"No!" Tu vorresti rispondermi.
Sei là, che vorresti controbattere ma non puoi, forse lo farai con un commento alla fine, forse nemmeno, ma io intanto me la rido, perché volevo punzecchiarti ancora, per farti capire il senso di ciò che sto dicendo.
Per tenerti attento, presente nel discorso.
Tu non hai barriere.
Non hai barriere proprio perché credi di averle.
Però nel momento in cui cominci a leggere le mie parole, mi dai potere sulle tue emozioni, ed in base a ciò che scrivo ti posso generare odio, fastidio, amore, gioia, pace, serenità, divertimento e così via in una lista lunghissima...
E' un gioco il mio, ed il tuo un stare al gioco.
Leggi libri o altro perché vuoi giocare.
Sembra banale ma non lo è affatto.
E' chiaro che un libro ti genera emozioni.
Ma ciò che non hai mai pensato è che esistono persone che ti generano emozioni di proposito, mentre tu non te ne accorgi.
E questo perché sei nato in un sistema, ed in media, tutti hanno imparato alcune reazioni meccaniche a certi stimoli esterni.
E' la reazione meccanica della tua parte emotiva-inconscia che non hai mai considerato, di cui non ti sei mai accorto perché pensavi fosse parte di te, della tua anima, sempre se ci credi all'anima, e comunque non immaginavi nemmeno fosse un condizionamento esterno.
Questa è la tua mancanza di barriere.
Questa è la tua nudità.
Questo è il tuo essere manipolabile.
Perché se oggi il mio intento era metterti al corrente di questa mia recente scoperta, un'altra persona ti avrebbe potuto vendere una nuova vasca da bagno, la pastiglia per allungarti il pene, una cremina spalmabile per essere belli oppure che hai bisogno di una centrale nucleare vicino a casa per far funzionare lo stato. Chi lo sa?
E già dicendo così sento che potrei influenzarti a fondo.
Potrei tornare indietro nel post, cambiare qualche parolina, metterti di buon umore, cancellare i fastidi che ti ho dato, e forse in conclusione riuscirei a metterti contro le centrali nucleari.
Oppure potrei calcare la mano, generarti un poco di fastidio in più con qualche frase "ad hoc" e qui in fondo farti sembrare che tutto il discorso era a fini politici, così te la prenderesti con me e lo faresti anche con tutto quello che dico e probabilmente saresti alla fine contento di avere una centrale di fronte a casa.
Ma non è così.
Lo senti dentro che il senso è un altro.
Ed ora potrei anche scherzarci sul senso del discorso.
Va beh, chiudiamola qui, hai capito, acqua in bocca, e stai attento agli oroscopi.

lunedì 21 dicembre 2009

2012, STRANO TRAILER

Un ventuno.
E c'è chi crede che ci rimangano solo due anni.
L'altra sera mi apprestavo a guardare un dvd a noleggio e che vedo come prima pubblicità?
Una foto della fine del mondo, un'inondazione assurda. Sembrava un trailer di qualche film apocalittico con effetti coi controfiocchi. Sembrava figo. E la voce nel trailer cominciava...
Immaginate la fine del mondo, cosa farebbero i governi se sapessero che 6 miliardi di persone moriranno nel 2012? Cosa si comporterebbero? Come lo direbbero alle persone?
Ed io pensavo, figo, si preannuncia veramente un gran bel film.
E poi, invece del titolo o di quando uscirà il film compare la scritta a caratteri cubitali:


semplicemente non lo direbbero
2012
scopri la verità in rete.
Informati.


Ci sono rimasto di cacca. Dire merda è diventato scurrile.
Innanzitutto mi chiedo una cosa: perchè una trailer di un film mi fa questa informazione ed a lui cosa ne viene nel farla?
La seconda: chi ha pagato per girare quella scena apocalittica?
Poi mi vengono in mente alcune parole sagge: Perchè scandalizzarsi della possibilità di morire nel 2012 quando in realtà esiste ogni giorno della nostra vita?


Non posso dire cosa accadrà.
Semplicemente non lo so.
Non posso fare nulla in merito.

Posso però vivere al meglio i prossimi due anni. Cominciare a vivere come se ogni giorno potesse essere l'ultimo, come d'altronde sarebbe giusto fare sempre, per vivere bene ed intensamente.

domenica 20 dicembre 2009

CRACK, MI SVEGLIO

Sono sotto la doccia.
L'acqua scorre calda sul mio corpo, mi sto rilassando.
Navigo tra i miei pensieri, sono là che scorrono, mi portano tra i flutti della mia mente, si susseguono uno dopo l'altro, cambiano tema e colore e poi...
Crack.
Mi sveglio.
Da quanto sono sotto la doccia?

Sto guidando.
Le curve si intervallano con bei rettilinei, al paesaggio che mi circonda alle altre auto ed alla musica che esce bellissima dagli altoparlanti.
Navigo tra i miei pensieri, sono là che scorrono, mi portano tra i flutti della mia mente, si susseguono uno dopo l'altro, cambiano tema e colore e poi...
Crack.
Mi sveglio.
Quanta strada ho fatto? Non mi sono nemmeno accorto di essere arrivato.

Sono con un gruppo di amici che si fanno quattro chiacchiere, una camminata assieme, e ad un certo punto del discorso...
Pluff.
Navigo tra i miei pensieri, sono là che scorrono, mi portano tra i flutti della mia mente, si susseguono uno dopo l'altro, cambiano tema e colore e poi...
Crack.
Mi sveglio.
Di cosa stanno parlando?

venerdì 18 dicembre 2009

18 DICEMBRE

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Volano i giorni.
E le ore saettano.
Il tempo non esiste
ma lo vedo correre.

Le punte già
son bianche.
Azzurri e grigi:
nudi e scomposti
questi muri
di valle.

E si respira già
il fuoco che scoppietta,
l'aria fredda sulle guance
il calore del riunirsi,
finalmente,
spensierati forse:
il regalo più grande
anche se solo per qualche istante.
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mercoledì 16 dicembre 2009

DIRIGE LA BARCA TRA I FLUTTI

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Il mio dubbio
tra il cuore e la mente,
al bivio lo scoglio
nel mio cammino.

Eppure non è scoglio
e non è bivio,
dietro al velo
è solo un altro passo.

La Mano Svela
e Vela precisa
dirigendo la barca
veloce tra i flutti.
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martedì 15 dicembre 2009

NELLA PACE DI UNA STELLA

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Mi fermo per seguirti
e piango per fermarmi
e mi svuoto per piangere.

Mai ho pianto
consapevole
di trovare
energia.

Poi vuoto riprendo
a combattere un dolore;
un limite ben oltre
ad un muro ben spesso
che mi sembra irraggiungibile.

Devo piangere
per stare in piedi,
devo piangere
per non cadere.

Poi il soffio mi avvolge,
basta un contatto
che tutto ritorna
a come s'era mostrato
fin dall'inizio:
nella pace di una stella.
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domenica 13 dicembre 2009

RELIGIONE EFEDE, COSA VUOL DIRE?

Mi permetto oggi di tirarvi una pizza sulla fede cristiana, buddista o quel che sia.
Ho riflettuto che probabilmente esiste una confusione di fondo sul significato di un generale "aver fede". Magari lo trovate interessante. In caso contrario saltatelo a pie pari o commentatemi la vostra idea in merito.



Abbi fede.
Fede...
???
Cos'è la fede?
Io credo che al giorno d'oggi si sia fatta un po' di confusione sul vero significato della parola.
Chi ha fede smuoverà le montagne.

Se fede vuol dire credere sebbene si percepisca dentro, nel nostro profondo, che questa non è la Verità, perdonatemi se lo dico in modo così schietto, questa fede è stupidità.

Solo il cretino fa finta di credere che la gravità va verso l'alto se ha prove certe che va verso il basso.

Dico questo perchè, indipendentemente per cosa si abbia fede, questa non cozza mai contro la Verità, anzi, ne è simbolo.
Avere fede in Dio, è avere fede nella Verità, che è diverso dal dire: "Credo a questa verità minore piena di contraddizioni perchè non è lecito ne corretto porsi troppe domande in quanto a me è stato chiesto solo di credere ciecamente, non di farmi delle domande e di cercare le risposte."

E' questo concetto di fede che cozza contro la Verità che ha allontanato tante persone dalla Via o dalla Possibilità di intraprendere la Via che conduce alla Verità.

La Fede per me, volessimo fare paragoni con il pensiero della Baghavad-Gita ,è l'abbandonare Manas ed affidarsi alla via del Bhuddi (vd Patanjali) per andare incontro alla Verità, è possedere una spada che si muove comandata dal cuore che taglia e fende qualsiasi dubbio, separando il vero dal falso.
Questa indiscutibile capacità del cuore di avvicinarsi alla Verità, questa antenna presente nel cuore che vibra e ci chiama quando parte in risonanza alla vibrazione madre della Verità, è la Fede, è la capacità di riconoscere il Cristo se un giorno lo si incontrasse per strada per caso.
E' una qualità difficilmente raggiungibile, è l'occhio del cuore che si apre e guarda al mondo, è la vista autentica incontaminata e non influenzata, è ciò che permise ai discepoli del Cristo di credere ciecamente in lui.
La Fede sconfigge il dubbio della ragione, è la luce che fa chiarezza sulle tenebre della paura dell'azione e del cambiamento.
E' per questo che la Fede sposta le montagne, perchè essa riesce sempre a vedere la Verità e la Via, essa ci indica la strada ogni giorno come una bussola il polo nord, Fede vuol dire Ascoltare il proprio Cuore.

giovedì 10 dicembre 2009

SULLA VIA DEL NOSTRO VERO VOLTO

Sono ad un dilemma.
Pensavo al discorso sull'inconscio ed a come eventi brutti ci condizionano, ci cambiano.
E fin qui tutto torna.
Volendo pensare che il nostro volto originale, la faccia della nostra anima per così dire, risieda dentro di noi, riesco a capire che venga coperta da tutti questi condizionamenti negativi, come un timbro postale che se riconosciuto e visto si riesce a cancellare.
Se il nostro lavoro potesse essere riassunto nel cercar di far emergere da dentro di noi ciò che di incontaminato e puro abbiamo sempre avuto, dal giorno in cui siamo venuti al mondo, allora questa "psicanalisi" per risolvere i nostri conflitti non è che una parte piccina piccina di ciò che dobbiamo fare, perchè invero, se ci pensate bene, allo stesso modo con cui un evento passato negativo può averci scottato e generato quindi una sorta di cambiamento "caratteriale-emotivo" anche un evento positivo può ingenerare una sorta di cambiamento, che è bene accetto per quanto riguarda il fatto che è divenuto col tempo una qualità che ci appartiene, ma allo stesso modo non proviene da quella parte di noi stessi che da Sempre esiste e che quindi, nella Sua ricerca, è da filtrare parimenti al nostro lato negativo.

Mi verrebbe da concludere che forse è sbagliato proprio l'approccio al problema, che forse la coscienza, il nostro primo volto, non ha alcuna forma caratteriale assimilabile e comparabile con quelle umane a cui siamo avvezzi, e che quindi, se volessimo fare un esempio pratico-solido, questo volto si troverebbe dietro alla coperta caratteriale e non tra i complicati intrecci di fili e controfili che la compongono.
Ed in effetti la cosa mi torna, perchè cercare il nostro vero "IO" tra gli intrecci della coperta significa che già sappiamo quantomeno il materiale di cui è composto ed una approssimativa ubicazione. E' un ragionamento che non sta in piedi assolutamente, perchè in realtà non sappiamo proprio nulla di nulla, e forse non siamo nemmeno del parere unanime che esista.
Tuttavia questa ricerca mi intriga non poco.

Forse oggi ho concluso che sondando le influenze dell'inconscio sul carattere in generale si possono rattoppare le coperte, capirne il colore e le fattezze, la qualità e la robustezza, ma sempre delle coperte.

Mi rimane la speranza, che setacciando la mia di coperta, in lungo ed in largo, investigando i fili buoni che la compongono ed i fili cattivi che ne hanno generato dei buchi e delle increspature, possa arrivare quantomeno a denfinirne le misure, dove la coperta finisce, dove la coperta si trova, e ciò che gli sta intorno.

Guardando dritto a quella nuvola forse un giorno vedrò il sole che gli splende da dietro, perchè è quello il responsabile della vita sulla terra, lei colora solo il cielo.

mercoledì 9 dicembre 2009

QUELLA MATTINA, IN CIMA AL VULCANO

Avevo fatto tanta strada, eppure sembrava che fossi arrivato per nulla.
Ero in cima al vulcano, a più di tremila metri, apposta per godermi il paesaggio dell'isola da lassù e cosa accade? Nuvole, nebbia, pioggia fine, un velluto bianco che si para davanti come una tenda.
Spettacolo interdetto.
Peccato.
Mi guardo attorno, altri turisti arrivano, girano la macchina e se ne vanno.
Respiro l'aria umida, decido di cogliere l'occasione. E' un momento buono per sedermi con me stesso, ad occhi chiusi, nell'aria rarefatta e nel bianco nebbia di un vuoto che sembra un altro mondo. Ritorno al respiro e mi ritiro in uno spazio ancora più grande, che tento di rendere sempre più vuoto specie dai pensieri. Ed i minuti passano e perdo la concezione del tempo.
Dopo un po' la gamba mi chiama, comincia a farmi male, mi dice di ricompormi, di cambiare la posizione o di rientrare in macchina e di ritornare dove l'ossigeno è più denso. Apro gli occhi e la nabbia si è dissolta, un arcobaleno conclude il suo semicerchio pochi metri dai miei piedi ed un panorama mozzafiato mi ruba tutta la sete dei miei occhi.
Sorrido.
Mi piace pensare che il mondo si mostri a chi ha la pazienza di aspettarlo.
Mi piace pensare che seguendo la Voce dell'anima il mondo si distenda, sciolga tutti i nodi, e cominci a baciarci.
Proprio in quell'istante mi tornano alla mente le parole di un Maestro.
La vita non ci appartiene, siamo noi che dobbiamo appartenere alla vita.
Forse forse è proprio questo, lasciarsi andare alla vita, aspettarla, guardarla senza aspettativa.
Chi ha aspettative ha gli occhi bendati, vede solo il realizzarsi od il non-realizzarsi di ciò che aspetta, e si perde tutto ciò che gli sta di fronte, di lato, di dietro sotto e sopra, che è sempre moltissimo e vale più di quello che uno possa desiderare.
Avere gli occhi senza aspettativa ed un cuore paziente ti fa sentire come se la vita ti stendesse un tappeto proprio davanti, sulla terra che vai calpestando. Come se non esistesse scelta sbagliata e che tutto è intrecciato apposta, sulle tue decisioni, per regalarti un sorriso od un insegnamento.
Come se, nella totale libertà di scegliere la vita e la strada della propria vita, esistesse un qualcuno che già conosceva la tua scelta, come se il tuo cammino fosse scritto nel destino, come se si intrecciasse la libertà che ci è stata donata con un destino che ci attende da sempre, in una lunghissima e delicatissima melodia di suoni di momenti di vita che si susseguono in una musica perfetta che non poteva essere che così e che aspettava solo il momento in cui tu, finalmente, potessi ascoltarla e ballarci sopra. Allo stesso tempo è come sentirsi sempre in compagnia, è' sentirsi protetti, abbracciati, come se qualcuno ti accompagnasse, muto ed invisibile, in ogni tuo passo, sconfiggendo la solitudine.
Accorgendoci di ciò, non si può che piangere di gioia.

domenica 6 dicembre 2009

SONDANDO L'INCONSCIO

L'uomo che è schiavo del suo inconscio non è consapevole.
Chi non è consapevole è schiavo del suo inconscio.
Non si dovrebbe nemmeno chiamare uomo colui che è inconsapevole, perchè è bensì più simile alla natura degli animali che non alla natura più elevata degli esseri umani.
Gli Uomini sono dotati dalla nascita dell'intelligenza di decidere il proprio cammino, di riprogrammare la propria mente, di decidere di quali ricordi farsi influenzare e di quali invece no.
E' uno strumento a nostra disposizione da sempre che nessuno però ci insegna ad usare... ed in pochi sanno della sua esistenza.
Divenire consapevoli del proprio inconscio è cominciare lentamente a capirsi, a conoscersi a fondo, a capire chi siamo, come siamo.
E' un passo fondamentale capire il punto di partenza prima di intraprendere un viaggio, perchè senza un punto di partenza non esiste nemmeno il viaggio.

Ho dovuto fare i conti di recente con una parte del mio inconscio che non volevo assolutamente affrontare. Non è stato piacevole, ma almeno ora so spiegarmi perchè mi sono comportato di un certo modo, ed il perchè di alcune mie emozioni. E' stato come svelare una parte di me stesso che ora finalmente posso cambiare, maturare o lasciare nel passato per sempre e voltare pagina.

venerdì 4 dicembre 2009

HANA




Lungo la strada da kualuhui verso Hana il mondo decide di cambiare.
Tutto si trasforma.
La natura è talmente rigogliosa che tutto cresce nel verde più intenso nelle più variegate forme di alberi, liane, fiori, felci, palme, arbusti, alberi da frutto tra cui avocado, frutto della passione, ananas e papaya quelli più presenti.
Hana è il giardino tropicale per eccellenza.
Se nel resto dell'isola di Maui la mano dell'uomo ha accompagnato la natura nel suo sviluppo e spesso ha intervenuto con irrigazioni, aiuole, muretti e decorazioni degni dei più incredibili giardini che si possano immaginare, in Hana tutto questo accade spontaneamente.
La gigantesca collina verde che separa l'amena cittadina, che in realtà consta in non più di un centinaio di case e villette sparse, dal gigantesco vulcano di tremila metri, ospita una croce magnifica che domina il paesaggio tra qualche mucca e qualche toro, l'erba verde smeraldo ed un'intera orchestra di grilli dall'esperienza secolare.
Altissime palme lungo la strada si alternano con fitta foresta tropicale e magnifiche cascate che scorrono fino all'oceano pacifico. Poi, più di quattromila chilometri di nulla si interpongono alla costa più vicina dell'america.




Entro in un giardino privato, seguendo il bosco al suo margine, sperando di trovare il sentiero agognato, finchè eccolo che mi compare, timido fa capilino tra degli arbusti rigogliosi dalle foglie cerate e dai bellissimi fiori lillà. Lo seguo finchè non si interrompe, scendo sugli scogli più bassi e seguo la costa sul frangersi delle onde, li percorro per una trentina di metri per poi ritrovare il sentiero di terra battuta che si rianima facendosi largo quella manciata di spanne per il passaggio di una persona sul crinale, e poi si alza ad una ventina di metri e si inerpica su una colata di lava nera a strapiombo sugli altissimi schizzi d'acqua che le onde provocano al loro infrangersi.
La vegetazione sembra sospesa a trenta metri dall'acqua, poi il sentiero seguendo la costa devia e prosegue, girando uno spigolo di roccia, verso la favolosa spiaggia di sabbia rossa.
Un altissimo muro di terra e roccia rossissima si alza dalla sabbia della spiaggia per una cinquantina di metri buoni e regala un alternanza di colori incredibile, rosso della terra, azzurro chiaro dell'acqua, nero della lava degli scogli, verde intenso della vegetazione, azzurro e bianco delle nuvole in cielo, azzurro e bianco delle onde nell'acqua.
La spiaggia è protetta da una barricata di scogli alti più di tre metri che fermano le onde impetuose come meglio possono e creano con l'acqua che vi percola e trapassa l'effetto di una fontana gigantesca ad intermittenza che si riversa nella parte di acqua più calma e protetta dell'interno.
Appena sotto trenta centimetri d'acqua la più vasta e colorata fauna acquatica che si possa immaginare popola il fondale. I pesci sono tantissimi, dalle forme più meravigliose e dai colori più sgargianti, pesci giallo canarino striati di nero, verdi smeraldo che sfumano nel blu con strisce rosse... Un poesia di pesci che nuota intoccabile in questo angolo di mare mezzo sconosciuto.





E' qui che incontro un ragazzo che abita la costa da più di un anno e che mi racconta della spiaggia segreta. Nessuno sa della sua esistenza eccetto pochissime persone, nessuna rivista ne parla. Occorre sapere dove imboccare il sentiero che vi conduce, vicino ad un ponte sulla statale, camminare fino a raggiungere l'alto crinale che guarda alla spiaggia di sabbia nerissima.
Non rimanere dissuaso, mi raccomanda, nel vedere che non esistono vie per accedervi, tu percorri tutto il crinale fino alla parte più lontana e vedrai una grossissima corda, lunga dodici metri circa e grossa quanto una gamba, che ti permetterà di calarti fino alla sabbia più segreta di tutta l'isola.
Ci sono dei segreti da conoscere quando si visita un posto, segreti che non vengono svelati ai turisti e che mi ci sono imbattuto per puro caso. Come i punti più propizi per un salto dagli scogli. Occorre conoscerli come le vie più comode per risalire.
Lo seguo.
Mi porta ad un ponto sulla roccia che dista dalla superficie dell'acqua più di una decina di metri a strapiombo e disinvolto, si porta sull'orlo dello scoglio di lava e si tuffa. Rimango sbigottito. Non posso fare altro che ammirare il suo coraggio mentre le mie gambe tremano al solo pensiero di un tuffo da lassù.
Lui è contento, vive pressochè con niente e con niente da da mangiare ai suoi due cani, bellissimi esemplari di tre mesi di un incrocio strano di pitbull con non so cosa, dal pelo nero ebano lucente, con solo la punta della coda ed un triangolo di petto di un bianco avorio. Glieli hanno regalati mi spiega, e mi dice che sull'isola ci sono tantissimi cani che tutti li regalano e nessuno li compra.
Mangiano avocadi che cadono copiosi dagli alberi e stanno sempre in salute.
Lui è contento e mi sorride, poi mi racconta di come raggiungere le sette cascate sacre, di come ci si possa arrampicare lungo tutta la scarpata del fiume seguendo le cascate cambiando piscina sotto e di come si ritorni al punto di partenza, tuffandosi da cascata a cascata, nuotando da bacino a bacino, sempre stando nell'acqua, e saltando ancora diversi metri verso il basso, seguendo la corrente. Poi mi racconta degli scogli più alti e più nascosti che si possano trovare dai quali lanciarsi in acqua, mi spiega come raggiungerli, mi racconta dell'enorme cascata e della foresta di bambù che stanno più a sud, della gente che regala i frutti che cadono dagli alberi perchè sono troppi e non costano niente, mi racconta delle caverne che stanno più a nord, che entrano nella montagna attraverso i canali dove scorreva la lava fusa durante le eruzioni, e di come si trovi bene ed in pace in questo posto, così sperduto sembra ed isolato dal mondo che si vive una vita diversa, sempre a contatto con la natura, tra le sue braccia che si offrono in abbracci e carezze a chi li sa apprezzare.
Rimango meravigliato da ciò che mi circonda.

lunedì 30 novembre 2009

IL SALTO

Da quanto tempo mi stavi aspettando Maestro?
Perchè i pezzi del mosaico si incastrano così bene?
Porcaloca!
Perchè mi sono emozionato al punto da bagnare le mie guance di lacrime leggendo il canto notturno per un discepolo?
La mia anima vacilla, l'emozione si sta espandendo nel petto ad una velocità impressionante, voglio sciogliermi in quella luce.
Eppure eccolo che ritorna, forte, l'attrito.
L'abitudine, la paura, il dubbio.
Perchè proprio io?
Ma siamo sicuri?
Eppure dentro di me è come se l'avessi sempre saputo, c'è un salto che mi aspetta, devo fare un salto, è che tutti gli altri non saltano, non se ne interessano nemmeno, e scoraggiano dicendo che chi salta precipita in un burrone senza fondo, oblio, tenebra.
E' perso.
Eppure saltarono i discepoli, gli apostoli, saltarono i grandi del passato di fronte ad una luce che non si poteva capire se non col cuore...
Seguirono il cuore quei grandi, non la mente.
Non il dubbio.
Sebbene sono sicuro ne avessero.
Saltarono per mostrare alla gente che si può raggiungere l'altra parte, che si può amare, che si può colmare la distanza tra noi e la bellezza, quella bellezza che emoziona e vibra e che ci tocca nel profondo.
Occorre un salto, uno grande.
Lanciarsi nel vuoto, ma senza paura.
Chi ha paura non salta.
Chi pensa di saltare non salta.
Chi vuole saltare non salta.
Chi vuole saltare mezzo di quà mezzo di là non salta.
Chi desidera saltare non salta.
Salta solo chi sta saltando in questo momento.

E senza un salto...
...non siamo nessuno.

Probabilmente, oggi, non riconoscerei Gesù Cristo nemmeno se mi si mostrasse in persona davanti ai miei occhi. Probabilmente lo lascerei parlare, e gli volterei le spalle. Non salterei.

Però il mio cuore mi parla, mi chiama, mi sta strappando il petto talvolta.
Lo ha fatto da sempre, e da sempre con maggior forza.
Se potessi dare parole a Manas dentro di me probabilmente si rivolgerebbe al mio cuore così:
"Bastardo di un bastardo, cosa pensi di poter fare? Io comando, no tu! Io sono la ragione, il dato di fatto, la realtà. Smettila di torturarmi il petto, smettila che mi fai male!"

Eppure direbbe così perchè ha paura Manas, una paura di essere sconfitta che non ha pari, paura di perdere il terreno sotto i piedi, del cambiamento...
Lei vuole la vita normale, banale, superficiale, magari indottrinata, dotta, acculturata, magari vanitosa, potrebbe parlare per ore di buddismo, cristianesimo, zen e blablabla. Ma non chiedetele di cedere il posto perchè vi si rivolta contro come un cane rabbioso.

Però al cuore non si comanda.
Egli è, non è negabile.
Non puoi negare ciò che esiste, e fintanto che esiste si fà sentire come la più affilata lama del mondo, il fuoco, il fuoco che brucia, il richiamo della Verità, l'angelo di luce.

E' dapprima un battito.
Una commozione che porta al pianto un bambino di tredici anni in chiesa mentre pensa a tutte queste persone che nella loro infinita paura della morte recitano senza trasporto parole che forse hanno perso il senso già da molto.
Poi il battito aumenta, si fa sentire più spesso, si emoziona più di frequente.
Capita salutando un amico, pensando ad una persona cara, leggendo un libro, guardando un film, assorto ammirando un paesaggio...
Oggi batte all'impazzata, oggi batte forte quel cuore maledetto, brucia, ho voglia di urlare, lasciarlo uscire, divampa fiamma, esci di qui se no divento una torcia umana. Batte forte quel cuore ricomponendo il puzzle, i pezzi si incastrano, combaciano alla perfezione. Scopro un filo laddove non credevo esistesse, un mosaico composto da attimi di vita vissuta, tra passato presente e futuro che si intrecciano in modo tanto ovvio e banale che mi spaventa, pezzi di un puzzle che combaciano e la mia schiena che sente un brivido corrergli giù, sempre più giù...Il puzzle si sta componendo e comincio ad intravvederne l'immagine, è ancora sfocata, ma comincio a piangere già e non so nemmeno perchè.
Cosa mostrerà?

Ho paura di saltare.
Ho paura di vedere il puzzle completo.
Mentre mi crogiolo nella mia paura sento che mi sciolgo in un mare di amore, sento che ora, se mi volto, posso finalmente vedere ciò che prima era sfocato.
Voltarmi?
Saltare?
E' tempo di una decisione che è da sempre che mi aspetta, amandomi.
Per quanto riuscirò a tenermi distante?
Per quanto ancora riuscirò a resistergli?
L'amore mi sta strappando la testa.
E' lotta furibonda.

sabato 28 novembre 2009

MENTE PENSIERI E MEDITAZIONE

La vita è proprio strana.
E' semplice.
Semplicemente strana ed interessante.

Mi diverto talvolta ad osservare la mia mente, quello che pensa, come si comporta, come se i pensieri che ne escono venissero partoriti da una terza parte, che mi appartiene come il mio braccio destro, ma che è solo una parte del tutto e non è il tutto ne descrive od interpreta il mio vero essere.
E' così che mi scopro talvolta, in momenti della vita del tutto usuali, come sotto la doccia o seduto ad aspettare l'autobus, con la mente che viaggia, come un cavallo senza redini, saltando da un pensiero all'altro, senza controllo, senza un filo conduttore.

E' come se i pensieri fossero dei tasti su una scacchiera dalle proporzioni immense ed è come se la mente fosse il braccio che tocca i tasti mentre la volontà che presiede alla mente decidesse come muovere il braccio.
Questa volontà talvolta sparisce e non controlla e la mano della mente comincia a toccare i tasti a caso, generando pensieri seguendo le regole della mente, collegamenti, simmetrie, accostamenti, cause conseguenze, ricordi parole immagini stimoli provenienti dall'esterno... Un cartellone pubblicitario mostra un telefonino, ci viene in mente il nostro cellulare, che in quel posto non riesce a prendere la linea e subito alle persone che potremmo chiamare in quel momento, poi ci vengono in mente alcuni ricordi e magari cosa dobbiamo fare nei prossimi minuti e si salta ancora ad una storia di un libro che si sta leggendo, all'amico del quale si aspetta una mail per finire che abbiamo fame, cosa mangiare, dove, come, quali altri bisogni fisici e che non stiamo proprio comodi seduti in questo modo, cambiamo posizione, ci guardiamo in giro, ci ritorna in mente il telefonino e che potremmo cambiarlo visto che è passato del tempo dall'ultima volta e che il nostro è piuttosto vecchio, qualche nostalgia per degli addii recenti che abbiamo fatto, come spendere dei soldi appena guadagnati, come è stato guadagnarli, viaggiamo nel lavoro ed ancora nei ricordi...

E' tutto un caso, un collegamento consequenziale volto al caso che salta dal presente e dagli stimoli che arrivano al nostro corpo al passato, ai ricordi e alle fantasie future. Senza ritegno un flusso che si impossessa della nostra mente e la riempie, sostanzialmente, di nulla.
Perchè non prestiamo mai attenzione a tutto questo flusso, ci sembra di pensare ma non ci ricordiamo mai nulla perchè sono troppi i tasti, troppi i bottoni-pensiero toccati dalla mano-mente, e tutto si risolve in tempo perso se vogliamo dirla tutta, o tempo di rilassamento, quasi un sogno ad occhi aperti in cui stacchiamo la nostra volontà, o se vogliamo chiamarla in modo diverso, la nostra coscienza, dalla realtà.


Dicono i saggi che tutto questo pensare, siccome è sempre un'azione anche se involontaria, costa una, seppur minima, quantità di energia che drena lentamente le nostre forze con le quali cominciamo la giornata.
In effetti in termini fisici solo una "non" azione porterebbe ad un consumo zero di energia, che equivarebbe ad un "non" pensiero. Il non-pensiero in questo caso richiede la presenza della volontà che decide di "spegnere" la mente, di non muovere questo braccio meccanico che accende e spegne pensieri a caso.
Se il pensar a caso si potesse paragonare al sogno, dove la mente vaga libera nei suoi flussi di immagini e ragionamenti, il non-pensiero si potrebbe paragonare alla fase di riposo assoluto, sonno profondo o NREM. Esisterebbero quindi modi di vivere la vita che consumano più energia ed altri meno energia pur con gli stessi risultati e movimenti fisici.

Da qui deriverebbe che la meditazione, se protratta con metodo, equivarrebbe in un certo senso ad un riposo mentale ed un conseguente guadagno in termini energetici. Abbinando poi la respirazione ed il controllo muscolare gli effetti si potrebbero moltiplicare. Tutto questo solo considerando i benefici dalla parte "materiale-fisica" della faccenda. Quello che poi accade alla volontà dietro la mente, alla coscienza che vive in questo stato particolare tra il sonno e la veglia, è tutto un mistero che ha bisogno di essere scoperto e sperimentato personalmente.


Ci sarebbe poi da chiedersi qual è il ruolo della mente nei problemi della nostra vita, quanti di questi sono reali e risolvibili dalla mente appunto e quanti invece sono solo immaginari, creati dalla stessa mente quando non disciplinata ad un ragionamento semplice ed essenziale o quando si ritrova identificata in ciò che la circonda o la riempie... Ma il discorso diverrebbe troppo lungo...

venerdì 27 novembre 2009

"IN" CUI LA MENTE

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Vi sono acque torbide
in cui la mente
crea sentieri luminosi
che non esistono.
Vi sono acque cristalline
in cui la mente
stabilizza le sue certezze
illusorie.
Vi sono paludi
in cui la mente
vede la fine di tutto.
Vi sono cieli
in cui la mente
crede che vi sia tutto.
Fantasie e sogni conosce la mente,
traballante ed effimera Parte della Realtà
che passa tutto il tempo a colorare e a definire
l'Indefinibile Oceano di Somma ed Inesauribile Esperienza.
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Poesia tratta da uno scritto di:
Filippo Marchi

mercoledì 25 novembre 2009

PACE

Sostanzialmente il nostro cuore brama la pace.
Più passa il tempo più mi rendo conto di quanto importante sia.
E' fondamentale raggiungere uno stato di calma e pace interiore, non solo nelle belle giornate, camminando nel parco sulla riva del fiume.
Occorre fare di quello stato il nostro normale modo di vivere indipendentemente da ciò che ci circonda.

martedì 24 novembre 2009

PEZZETTI DI UN MOSAICO EPOCALE

Leggevo anni fà su un libro di atlantide e delle gallerie sotterranee che esistono in tutto il globo, perfettamente scolpite nella pietra e che scendono nelle profondità della terra per svariati chilometri. Lessi di una luce verde chiara che come un leggero bagliore permetteva la vista negli oscuri cunicoli, lessi di come si ipotizzasse che tutti questi cunicoli si intrecciassero tra loro e collegassero tutti i vari punti chiave della terra, e di come si possa credere che esistano razze che vivono sotto terra da tempi immemori.

Saltai poi alle proporzioni auree, alle architetture misteriose ed anacronistiche di alcuni templi e conclusi con il libro sui misteriosi cerchi nel grano, prima di apprestarmi alle mie ultime letture sulla tecnologia interiore.

Perchè mi affascinavano così tanto i misteri celati nel mondo?
E poi...esistono davvero o sono solo frutto della fantasia degli autori che vogliono vendere i libri?

Domande domande e mai risposte.

Ma assolutamente troppe conicidenze, tante tante troppe coincidenze...
...tutto sembra collegato, parte di un quadro più vasto, pezzetti di un mosaico epocale.

Mi consolavo a pensare che il giorno che lascerò questo mondo tutto mi verrà svelato. Forse è il classico atteggiamento della volpe con l'uva, quando vede che non ci cava il ragno dal buco, o l'uva dal tralcio in questo caso, si inventa una scusa e si allontana.

Però come ama ricordarmi una certa persona, talvolta la strada intrapresa per evitare il proprio destino ti conduce proprio lì...

lunedì 23 novembre 2009

EH... PAZIENZA!

Il ritardo è una fabbrica di denaro.
Cominciare un concerto in ritardo equivale ad un incremento dell'incasso.
Specie in bibite e cibo, e soprattutto permette anche ai ritardatari di arrivare in tempo...
...a me comunque non ha giovato, perchè avevano già esaurito i biglietti.
Pazienza.

Oggi sono andato a sciare invece.
Nevicava di brutto e c'erano almeno 40 cm di neve fresca su qualche metro semicompatta sotto. Ho provato a seguire i due soci che facevano snowboard per finire in mezzo a tutta sta neve non battuta, perdere gli sci e ritrovarli un paio di volte, finire con la faccia in mezzo alla neve, riempirmi di neve ovunque, rischiare di non riuscire più a rimettere gli sci sprofondando nella neve fresca fino al bacino.
E' stata un'impresa ritornare alla seggiovia, ma me la sono presa con calma, ed il pomeriggio è subito finito.
Non ho sciato molto, ma in compenso sono ancora vivo.
Pazienza.

La cosa più divertente è stata intrattenere discorsi con gli americani in seggiovia. Il discorso più interessante è stato con una ragazza di cui non sono nemmeno riuscito a vedere il volto perchè se ne è stata girata dall'altra parte tutto il tempo. Le ho chiesto di dove era, mi ha detto che era di Portland parlando all'aria dall'altra parte, ed è finita lì. Poi in cima ho capito il motivo di questo suo atteggiamento freddo come il ghiaccio. Ne aveva le palle piene della neve perchè stava in piedi sugli sci a stento. Non credo che sia stata una bella giornata per lei, e per me ha girato meglio quando mi sono deciso a stare alla larga dalla neve fresca. Mi sono però ritrovato a fare una pista talmente semplice che potevo anche non curvare per tutta la discesa.
Pazienza.

sabato 21 novembre 2009

VOLEVA IMPARARE A DIPINGERE

Luca stava imparando a dipingere.
Gli cominciavano a venire ottimi quadri, aveva talento.
Era emozionato.
Ogni volta però che ne parlava con qualcuno e gli faceva vedere i quadri ed i suoi miglioramenti egli si svuotava per mesi, la mente perdeva l'intuito, la fantasia, la capacità di concentrazione, non riusciva più a fare ciò che prima gli risultava a portata.
Egli altalenava.
Faceva doppia strada degli altri, perchè era come se camminasse lungo una via, si fermasse, tornasse indietro alcuni passi, per poi rigirarsi di nuovo e continuare.
Ed ogni volta che tornava indietro sui suoi passi, che si sentiva perdere la capacità di dipingere, si rattristava molto, si preoccupava e si chiedeva come mai, il condividere con gli altri queste sue emozioni, questi suoi progressi nell'arte, gli facessero quest'effetto.
Proprio non se lo sapeva spiegare.

martedì 17 novembre 2009

PARLO CON L'OGGI DAL IERI

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Prima dell'alba,
parlo con l'oggi
dal ieri nell'istante
fuso tra i due
continenti.

Il sole splende
sempre su questo
universo.
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IL POTERE SUL TEMPO E SULLO SPAZIO

Non ci si rende conto spesso che tanto della vita che ci circonda è incredibile.
Proviamo a fare un discorso in generale sul passato-presente-futuro.
Tutto è determinato dallo scorrere del tempo, che inevitabilmente prende il momento presente e lo lancia in una lunga caduta nel tempo, caduta che lo porterà sempre più lontano da noi. Si potrebbe fare il confronto con una macchina che viaggia per il tempo di ottant'anni in linea retta senza mai ripercorrere la stessa strada, il momento presente è il paesaggio attuale che circonda la macchina ed il tempo lo si potrebbe misurare in metri come la distanza percorsa dalla macchina e che la separa da quel determinato paesaggio.
Cosa accadeva qualche secolo fà?
Che il passato rimaneva nella memoria delle persone.
Se qualcuno voleva guardare nel passato poteva solo affidarsi alle sue memorie od ascoltare quelle degli altri.
Il fatto che l'uomo abbia inventato la fotografia e la videocamera è un fatto davvero particolare che ha permesso all'uomo contemporaneo di volgere lo sguardo al suo passato quante volte vuole, unico limite: la quantità di fotografie e video che ha con se.
Questo conduce secondo me a due modi di rivivere il passato.
Il primo è positivo, lega l'uomo alle sue esperienze passate e lo aiuta a non dimenticare il percorso della sua vita, determinati ricordi piacevoli eccetera.
Il secondo invece è l'eccesso diciamo di questo immergersi nel passato.
Vivere troppo nei ricordi e nel passato allontana dal presente, dalla realtà, induce l'inconscio a credere di poter ancora cambiare ciò che è stato, di poter tornare indietro.
In effetti è come donare all'uomo una sorta di potere sul tempo, invece di viaggiare nel futuro abbiamo trovato un modo di viaggiare nel passato, o meglio, di riportare il passato nel presente. Molti diventano collezionisti degli attimi passati, collezionisti a tal punto da riversare molte energie nel riprendere con la videocamera o con fotografie, se non sempre sicuramente troppo spesso, gli istanti della propria vita.
Arriviamo dunque all'enfatizzazione suprema di questo perdersi del collezionismo con persone che si incollano alla videocamera quando c'è un momento particolarmente bello, e si estraneano in questo loro intento, per poi riguardarsi da soli od in compagnia, subito dopo, l'attimo accaduto.
E' come preferire di vivere la vita invece che nel presente nel passato, attraverso uno schermo. Lo trovo quasi come un rifiuto a vivere il presente, lo trovo quasi come il drogato che non riesce a smettere di farsi e che si rovina la vita da solo.

Aver il potere di catturare un momento presente e richiamarlo a proprio piacimento davanti ai nostri occhi con una videocamera è un potere che può accecare l'uomo, è un potere sul tempo stesso ed occorre ben guardarsi di non caderne assuefatti.

Come il cellulare, che annulla la distanza e riporta le persone che ci circondano vicine al punto da potergli parlare. La fotografia ed il video annullano lo scorrere del tempo. Ognuno con i propri limiti, ovvio, il cellulare non ti da la stessa sensazione di avere la persona accando ne la fotografia od il video la capacità di cambiare gli eventi o di riviverli in tutte le loro sfumature, ma l'uomo ci sta andando vicino, sono strumenti che nella loro imperfezione detengono un certo potere.

E come con ogni potere occorre stare attenti a non abusarne.

lunedì 16 novembre 2009

IL VERO VIAGGIO E' DENTRO NOI STESSI

Quando la gente ti chiede dove sei, cosa hai fatto, dove sei stato, cosa stai facendo... Molte sono le risposte, i dialoghi, ma più di tutto la faccia curiosa ed eccitata di ascoltare che uno è stato un anno in Spagna, che l'altro se ne è andato in Africa per mesi, che quell'altro in Cina chi in Giappone chi in America o Canada...
Che cazzate.
Scusate la franchezza, ma tra una Milano ed una Portland cambiano solo le ore che ci si impiega per arrivare, tutto qui.
Ci sono delle differenze ovvio, come è strutturata la città, la lingua, cose così.
Ma alla fine, sono giunto a credere, che la vita sia sempre la stessa. Uno si immagina che il posto cambi la vita delle persone, che vivere a Portland sia diverso dal vivere a Milano piuttosto che a Trento o a Pergine, ma in realtà non lo è affatto.
Sono cresciuto in un contesto dove chi andava in Erasmus o chi faceva dei viaggi sufficientemente lunghi e imparava una lingua era, diciamo, il figo della situazione.
E' diventata poi una cosa di moda, come vestire di marca.
Mi sembrava che il viaggio fosse diventato come rivolto al vestire un'altra etichetta, tipo quella di chi sa un'altra lingua, quella di chi ha viaggiato, giusto per gonfiarsi un poco con gli altri, qualità superficiali che ti si incollano addosso con la stessa utilità di un pugno di gel tra i capelli.
Sono tutte cazzate.
Ok, c'è chi viaggia per altri motivi, perchè gli piace, per ragioni sue o perchè deve, ma mi riferisco specialmente a chi viaggia perchè vuol vestire un ruolo, vuole vestire l'abito del viaggiatore come l'attore veste la sua parte, e tutto per sentirsi importante.

Ed in realtà non è che chi viaggi veda tutta sta bellezza, abbia sta qualità di vita che non potrebbe avere se vivesse a casa sua. Il fatto che cambi il luogo dove viva non vuol dire assolutamente che cambia anche la qualità della sua vita, la sua saggezza, il suo modo di vedere le cose...
E non c'è tutta questa differenza, credo io, tra vivere altrove o nella nostra città piccina.

E' difficile da spiegare, ma in sostanza, anche se alcune cose che si possono fare sono diverse e variano da luogo a luogo, anche se la vita è strutturata in modo diverso e gli oggetti che ci circondano cambiano, e cambiano i paesaggi ed i locali, chi vive la vita in realtà, il soggetto dell'azione, è sempre quello. Sono sempre io che vivo a Trento o a Portland o sulle cascate del Niagara, sono sempre io che giro e che decido come vivere la vita, e quindi ritorna tutto nelle mie mani alla fine, non è tanto il posto che mi circonda che faccia la qualità della mia vita, ma come io decido di viverla.
Sembra banale, ma non lo è affatto.

Quindi basta, fermiamo tutta questa reverenza per chi parte o chi è stato in capo al mondo, non è necessaria, ed è fuori luogo, e soprattutto ignorante del fatto che non è così speciale o difficile prendere un aereo e volare, invece che per un'oretta altre 8-9 in più verso altri continenti. Cosa cambia? E cosa cambia tra l'aereo ed una macchina? Nulla. E cosa cambia tra la macchina e chi va a piedi? Nulla. Il kilometraggio forse, solo quello. Fermiamo sta reverenza, questa moda strampalata che non sta in cielo ne in terra.

Alla fine chi viaggia deve sempre fare i conti con se stesso. Torna sempre nelle mie mani il decidere se, cosa e come imparare da un'esperienza, e si può imparare a vivere, ad accostarsi alla saggezza, anche stando a casa propria. Perchè alla fine se vogliamo metterla giù giusta, chi in un modo chi in un altro, è la pace interiore che si ricerca, scopo di tutto questo incasinato mondo di mode, vestiti, viaggi, sport, famiglie, figli amori emozioni è sempre la pace interiore, perchè è quella che stiamo tutti cercando, un angolo di felicità che non sia sfuggevole e che possa durare per tutti gli anni della nostra vita, una felicità costante che sia sempre con noi, indipendentemente da dove viviamo.

E chi ammira chi viaggia non ha capito forse che la pace non si trova nel luogo in cui si vive, ma si trova dentro di noi, nella nostra coscienza e nel come decidiamo di vivere la nostra vita.

Il vero viaggio è dentro noi stessi, tutti gli altri non sono degni nemmeno di essere chiamati tali. Sono cazzate per gli allocchi, sono gel tra i capelli, sono un etichetta famosa sui jeans ed un sorriso falso che nasconde la paura di essere giudicati.

Lo scopo della vita è trovare la pace e la pace è nel viaggio dentro noi stessi, tutto il resto è solo cornice.

venerdì 13 novembre 2009

QUEL SORRISO

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Il tempo passa ma il fuoco
è ancora acceso, brucia
ancora la nobile fiamma
come se fosse l'altro ieri.

Il sole è sorto mille volte
dopo di quel giorno di luce...
...eppure è come se nulla
fosse accaduto in quei mille.

Hai dato vita ad un sole
che non si riesce più a spegnere;
l'intensità della mia gioia
ed anche la mia condanna.
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giovedì 12 novembre 2009

REALTA' PT2

Cos'è la realà dunque?
Dove ognuno ha la propria realtà!?
E' reale ciò che si crede lo sia?
E' più reale ciò che si pensa o ciò che ci circonda?
E' più reale la mela o come io vedo la mela?

E' reale ciò che sono convinto che sia reale?
E' reale il mondo dove alberga la mia fantasia o è reale soltanto ciò che non è stato toccato dalla mia mente?

E noi...noi...riusciremo mai a vedere la realtà senza l'intervento della mente?
E poi...poi...cosa ne guadagneremmo così facendo?
Manipolare la realtà con la mente potrebbe anche essere un arte, potrebbe anche far vivere meglio.
Potrebbe?

Cos'è la realtà dunque?

mercoledì 11 novembre 2009

REALTA'

Qual è la realtà?
Ognuno vive la sua realtà.
La sua propria realtà secondo il suo modo di vedere la vita.
Ed è forse sbagliato modellare la realtà che si vede conforme i propri desideri o le proprie necessità? Come chi in momenti particolarmente difficili cerca di guardare altrove, o come il bimbo che in grave difficoltà immagina la vita come un gioco, un odissea fantasy che inganna e distorce ciò che si mostra cambiandolo
a propria volontà.
Cos'è la realtà dunque?

domenica 8 novembre 2009

ESSENZE

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Essenze, esistenze.
Uomini e le loro vite
le loro storie, esperienze
lacrime affetti paure
e gioie mondi, si,
piccoli mondi che s'incontrano
in un intreccio di vite a specchio
in cerchio, piccole luci
come stelle sul cielo di notte
mondi vicini e della stessa luce
Essenze di luce
Universi.

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venerdì 6 novembre 2009

RESPIRO

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Mi concedo a te,
aria di cristallo,
con un espiro
non più trattenuto.

Il dolce esalare
del crisantemo
respira l'eterno.

Soffia il vento
di melodie
come l'acqua
e mi abbandono.

Aria sorella
di Caronte,
ponte elisio.
.
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giovedì 5 novembre 2009

LA STANCHEZZA E' MENTALE?

Ogni giorno è un Eremos.
Ogni giorno occorre andare oltre i propri limiti.
Si comincia con zelo, ed alla fine si strascicano i piedi e si spera nella fine.
Nel day off.
Nell'ora in più per riposare al mattino.

Noto con sollievo però che spesso la stanchezza è mentale.
E' la mente che si stanca prima del corpo.
Tende a tirarmi i trabocchetti sta Manas.
Difficile ricordarselo però nel momento del bisogno, talvolta viene, altre no... ed invece di venir pagati per lavorare si preferirebbe pagare per non farlo.

ah, dimenticavo, novità!!
...un gatto mi ha pisciato la moquette della camera da letto.

mercoledì 4 novembre 2009

QUEI BASTARDI

Forse dovrei essere...
Essere.
Questo è il problema.
Dovrei essere tante cose, e c'è chi mi rammenta che in principio occorre semplicemente Essere e basta.
Quel Shakespeare l'azzeccò.
To be or not to be, that is the question.
(Faceva così vero?)
Che altro?
Che siamo spinti sempre tra due forze, una che rema in opposto dell'altra, una che ci fa fugggire e l'altra combattere, una che ci sprona ad essere migliori l'altra all'accidia.
Bella trovata.
Non è mica nuova sai?
E chi l'ha detto che dovrei parlare di cose nuove quando spesso di quelle vecchie non ci si capisce mai nulla, ne ci si ferma un attimo a ragionarci sopra?
C'è anche chi ha trovato un rimedio a questo altalenare tra una bandiera e l'altra, ritrovandosi padrone di se stesso.
Lo ripeto: padrone di se stesso.
Ed ancora non rende l'idea, ma io ce l'ho in mente l'idea, sarà una figata!
Spesso nella mia vita ho capito le cose con un ritardo, a volte breve, a volte di anni.
Sono un ritardato direte.
Beh, forse.
Ma forse no.
Parole che mio padre mi disse quando ero ancora un ragazzino mi vengono in mente e le comprendo, e forse solo in parte, solo ora.
C'è tanta di quella saggezza da essere conquistata in questo mondo che manco ci si immagina, e potrebbe renderci la vita migliore che davvero non ne abbiamo la minima idea, senza contare quanto potrebbe influenzare in meglio anche la vita delle persone che ci circondano!
Eppure a volte i dilemmi non si lasciano risolvere, sembrano labirinti senza via d'uscita, oppure spazi talmente aperti che qualunque decisione potrebbe essere quella giusta e quella sbagliata contemporaneamente.
Tutto giace in doppia faccia su questo mondo.
Forse.
E forse no.
Certezze?
Solo che siamo venuti al mondo, e che prima o poi la vita si ferma.
Ogni cosa, oggetto, relazione, persona ha una doppia faccia.
C'è chi indossa un abito per lavorare ed uno per uscire di casa la sera, e chi fa lo stesso con gli atteggiamenti e con il carattere. Tutto può essere visto da differenti punti di vista e da tutti i punti di vista sembra che la cosa sia giusta, sebbene tutto sia in contrasto.
La regola matematica più banale ed antica del mondo applicata alla vita cade rovinosamente e con essa la matematica ed il ragionamento logico.
Se X ha ragione, ed Y ha ragione, come è possibile che X sostenga il contrario di Y?
BOOM!
E la mente va a puttane.
E cosa resta?
Vediamo, a cosa possiamo aggrapparci quando la mente va a puttane?
Talvolta mi piace immaginare che viviamo in modo analogo in un mondo come matrix.
Torniamo a noi.
La mente è là che se la spassa e non ne vuol sapere di aiutarci, che facciamo?
Ci affidiamo all'intuito?
Chiamatelo come volete, ma semplicemente ognuno cerca un modo di sopravvivere, come può.
C'è chi non pensa e nemmeno tenta. E vive e basta! C'è da fare una scelta da capire qualcosa? E chi se ne frega! Non ci penso e prima o poi la scelta stessa scompare dalla mia vita come è venuta.
Codardi?
Forse.
Forse non hanno semplicemente gli strumenti per scegliere, come il giocatore di scacchi che non sa come si muove il cavallo. Come potrebbe continuare il gioco?
Quando solo si accorge che ha un cavallo tra le fila dei suoi pezzi cade nel panico!
Che è sta roba?
Un cavallo?
Come si muove?
Si può muovere od è come il re?
C'è chi invece che per risolvere il problema si affida alle emozioni.
"Seguo le mie emozioni" dice.
UUUUUH
Parolona!
Roba tosta.
E' un ganzo.
Sono sostanzialmente i giocatori di black jack, solo che sono bravi, media di successi un poco più alta dell'uno sul miglione, e gli va bene...diciamo... dal 5 al 20 per cento delle volte, sparo io, ma non penso di andarci troppo lontano. Dipende dall'allenamento e dalla reale capacità di discernere il mondo con le emozioni che uno ha od ha appreso.
E' dura ma talvolta è l'unica strada.
Beh, non dico che è impossibile, è fattibile, però c'è una gran cunfusione là dentro che spesso l'emozione predominante non è quella giusta. Anche le emozioni sono influenzabili, specie dagli eventi passati, dal vissuto.
E c'è chi vive nella paura perchè si è scottato col fuoco, e mangia la carne sempre cruda e la minestra sempre fredda. Si affida alla sua paura.
Brao mona.
Eppure eppure...
Se si possedesse la chiave per discernere tra le emozioni fasulle, quelle influenzate, e quelle reali... Sarebbe possibile avere una chiave per decifrare il mondo forse imbattibile.
La mente è a puttane?
E noi non gli affidiamo tutto il compito, col cavolo! Siamo pazzi? Se non ce la fà non ce la fà! E' inutile! Gli diamo il compitino, mica facile ma che è alla sua portata, che è solo, dico io, SOLO, e par poco ma è difficile, ma fattibile almeno, quello di capire dove sono, dove STANNO, dove giacciono, dove si nascondono i bastardi.
Si.
Quei bastardi dei condizionamenti, le influenze del passato, quel residuo di spazzatura che rimane in noi nascosto invisibile od ammucchiato sotto il letto alla fine di ogni nostra brutta esperienza, per far posto e far emergere da tutto quel guazzabuglio la perla di luce, la chiave, l'emozione originale, l'autentica verità, l'incontestabile annuncio, la soluzione.
Si ci sta, pensiero lungo, complicato, dislessico e dislogico esattamente espresso come mi esprimo a voce, che culo, forse più ironico ma dai, mi dò un bel voto sta sera, c'ho la mente a puttane e che tenta di far luce dentro, verso la perla, e l'ha quasi acciuffata ma la slipega ela, dicono i trentini, scivola via per un soffio, ancora, ci sono quasi, la prossima volta la prendo...
Vicino vicino...
Tento ancora...

martedì 3 novembre 2009

ODORE D'ARIA

Talvolta la vita profuma.
Nel vero senso del termine.
Ti alzi una mattina, esci di casa, e l'aria è diversa, ha qualcosa di strano che ti attira, che ti piace. Non intendo odori particolari, ma solo che te ne staresti appollaiato all'aperto a respirare, semplicemente respirare, odorare l'aria che inspiri e la temperatura ed i raggi del sole o le nuvole, l'umidità o la freschezza, la fragranza che in quel momento ti ha invaso e ti persuade a prendere del tempo per godere di quell'antica azione, la prima che abbiamo mai fatto da quando siamo venuti al mondo: respirare. E' la stessa cosa che capita quando davanti ai nostri occhi ci si presenta, nel momento di un forte appetito, un piatto succulento e si prova un forte desiderio di mangiare. Mi capita lo stesso con l'aria, ma da anni in quà, solo che lo realizzo or ora. Fame di aria e di respirare.
Grande appetito per quell'aria che mi si presenta talvolta alla porta di casa la mattina, al pomeriggio od alla sera, che odora di nuovo e di fresco, che sa di diverso, che porta con se un qualcosa di indecifrabile ma di conivolgente, un'aria che ci attira e che vuole essere respirata, che cela nelle sue sfumature una forte emozione, che ospita la Differenza, pregna di Possibilità, intrisa dell'alito della vita e dell'avvenire.

domenica 1 novembre 2009

GOOD FOOT - PRE HALLOWEEN PARTY

Patatine.
Patatine sparse sul retro di un taxi.
Coca cola.
Cocacola sparsa sul retro di un taxi.
Cheese burger.
Cheese burgers sparsi sul retro di un taxi.
Faccia.
Faccia incazzata della taxista.
Faccia molto incazzata, incazzata ma spiazzata.
Non se lo poteva aspettare.
Non sapeva che fare.
Tre idioti che si lanciano patatine nel taxi e l'ultimo che distrugge una cocacola mandandola ovunque.
Musica.
Funk.
Breakers sparsi sulla moquette di Good Foot.
Birre.
Birra speciale della microbrewer non so quale non so il nome ma mi ricordo il gusto, inimmaginabile, fantastico. Solo una keg di birra per il bar vicino a casa.
Solo una keg delle sei prodotte.
Una specialità.
Poi...
Lotta.
Wrestilng.
Lotta sull'erba vicino al bar.
Lotta sul letto di chris tra due ubriachi.
Scorci di una vita altrove, scorci di giovani e vecchi tra i vapori dell'alcool ed il clima di una festa che sta arrivando.
Poi incontro killbill, ed uno zombie.
Una sigaretta con un tabacco pessimo, un filtrino caduto per terra.
Un vento che viene dal sud e porta calore, strade illuminate di notte in una grande città.
Un mescolamento di una stanza in disordine per trovare le chiavi di casa.
Frugo ovunque, in tutti i pantaloni, in tutte le tasche.
Nulla.
Un pollo che è rimasto in frigo per alcuni giorni aspettando la sua sorte.
Non era possibile per lui immaginare che si sarebbero divertiti provando ad infilare un mango su per il suo buco del culo prima di infornarlo. E ci sono riusciti. Non contenti hanno completato l'opera con una banana giù per il collo.
Patate cotte.
Patate con la buccia spessa.
Patate dolci e carote, poi aglio, a chili.
Accucciati per terra, sul marciapiede bagnato, sotto la pioggia, nel cuore della notte, a raccogliere patatine fritte.
Non mi facevano gola, nemmeno quando erano sul sedile del taxi.
Nemmeno quando erano per terra nel taxi galleggianti nella coca cola.
Monetine australiane, patatine e filtrini.
Era tutto lì per terra, in quell'ora strana, sotto la pioggia.
Era strano.
Non mi era mai successo.
Un locale con un dj che spinge funk da urlo ed una fiumana di gente che balla, che si muove e si scatena, come piace a me.
Un momento di relax in veranda nel pomeriggio del sabato, questa volta senza motoseghe in vicinanza. Il sole che bacia la pelle, una vita che aspetta e regala dolci note di pace per un cuore che brucia e che vuol divorare il mondo.
Dolci attimi di vita.
Ascolto le mie sensazioni, il corpo, la mente e mi lascio coinvolgere ed assorbire dalla vita, che si dona e mi bacia quando non me l'aspetto.
Mi viene in mente un mio amico, che in barba a chi lo circonda o dove si trova si sdraia in mezzo alla strada, per godere di un vento fresco in una notte afosa d'estate.
Godi dell'attimo di pausa quando arriva, più che puoi, perchè non sai quando ritorna, godi del sonno e godi di respirare aria pulita, godi dello stare bene ed in forma e godi quando nel tuo petto il cuore batte in pace.
Godi di queste cose quando puoi, perchè non sai per quanto possono durare.

Poi esco a fare due passi, due isolati lontano, sull'erba dove Chris e Brett mi hanno gettato per fare del wrestling. E lì in mezzo, che mi guardano, le mie chiavi di casa.

Sorrido alla grande.

mercoledì 28 ottobre 2009

JUST STORIES

IL CIMITERO DELLE VESPE

Annegano. Sono là che tentano di trovare l'uscita dapprima e si chiedono cosa è successo. Cercavano dello zucchero, vagavano intorno alla pressa tra le vinacce ed i raspi imbebuti e poi, catapultate in questa gabbia di plastica, una bottiglia tagliata con la punta infilata rovesciata, un'imbuto che odora di cibo con dentro la morte. Ora il mosto è vino, ora il vino è aceto, e le vespe ancora lo reclamano, entrano nella bottiglia e camminano sopra i cadaveri delle loro compagne già morte da settimane, annaspano in cerca dell'uscita, a volte finiscono sotto, cercano di uscire dal liquido e farsi largo per respirare, ecco, un attimo son sopra, poi finiscono di nuovo sotto. Esauriscono le forze e poi s'abbandonano, chinano la testa, non sbattono più le alette, e noi, là fuori dalla gabbia di morte, carnefici e fautori di quell'arnese, ci piange il cuore talvolta, ma ci guardiamo bene dal tenerle vive quando si è in piedi in cima ad una pressa.


LA GARA DEL DIGGING

Scatta il timer, e lui è dentro e suda. Il ventilatore è al massimo sulla bocca del tank. Da sotto, guardando dentro, sembra di andare in moto. Da dentro, sembra di essere in mezzo ad una bella corrente d'aria. Ma ci vuole, quando si svina.
Eccolo, è partito. La bottiglia d'acqua vicina, petto nudo, pala e forca, si è tolto anche le scarpe ed i calzini, sbadila che sembra un toro. Ho fatto sopra i novanta, pensavo di essere imbattibile. Lui ha finito dopo 44. Esce, è stravolto.
Poi sorride ed un minuto dopo è come prima. E' Chris, tempo da record, tredici tonnellate di vinaccia in 44 minuti.
Brett fa il figo, parte da toro poi cala il ritmo. Ansima, è scalzo, scivola, ma persevera. Poi si mette in mutande, è quasi nudo a parte le mutande. E' dentro che suda, tonnellate e tonnellate di vinaccia lo reclamano. (84 per 13 ton)
Passo decisamente al terzo posto.
Six pack.

IL MISTERO DELLA LAVATRICE

Come possa lavare in verticale non lo so. In orizzontale, come le classiche che abbiamo noi, capisco, c'è un mescolamento di vestiti. Ma in verticale...Boh?
E sta mattina mi metto il pail scritto pile e mi va stretto. I pile si restringono?
Sono diventato più grosso da ieri? Ma è lavata sta roba? Sarà colpa del dryer?

BATTERISTA DA CANTINA

Ma chi è che suona? Metallico, un suono metallico. Quattro differenti suoni e fighi. E' un drumer, uno tosto. E' seduto su un bidone come i drumer, ma batte sulla pressa un ritmo degno dei prodigy. Poi si ferma, prende in mano il telecomando della pompa, svuota il contenitore della pressa, poi ricomincia a tamburellare. E' un'artista.

LA CIURMA DEL CAPITAN SEILA

Saltate sulla barca miei valorosi, la tempesta ci coglie or ora! Soffia vento, piovi o cielo quanto vuoi, ti sfido! Forza ciurma, facciamo danzare questa bella! Marinaio! Corri a poppa, lega quelle corde, e tu! Tu!!! Ammaina le vele, veloce!
Stiamo sfidando la tempesta gente, grinta, energia!...
...
"What tha fuck are you doing up there? Check if there is more room in the press man!"
"Right right..."

RIBS

Lot's of ribs yesterday, for dinner. Thirteen hours and just before the last one we ate ribs. BBQ ribs, from George. Great dude. Great!
So, there were a lots of ribs, take away from somewhere around the winery, I really have no idea, but they tasted pretty good, especially with the sauce over 'em. Well, lots of ribs have been left so we stock 'em in the fridge, a massive one you know, to have 'em for smooko, aka middle morning breakfast.
Well, I was driving the forklift, getting ready the bins for the dig of the T9, and the boss came to me, with the mounth completly dirty by ribs' sauce and tells me, no more ribs man, they are gone!
I had three awesome ribs for lunch, and he really is a funny man, and a real great dude! Makes me happy! Lots of fun!

LA TAZZA DEL CAFFE'

La mia tazza del caffè ha ospitato praticamente solo caffè, ogni giorno, da quando l'ho comprata. Ottima termos, strafiga.
Ora però la plastica si è impregnata dell'odore del caffè e non ci posso bere nient'altro che quello, se no prende l'odore.
Va beh, pazienza, tanto non è che bevo altro in azienda...

martedì 27 ottobre 2009

NOSTALGIA

Ho nostalgia di casa.
Delle persone soprattutto.
Compagni di pratica, amici, famiglia.
C'è una reazione nella mente inconscia, gli psicologi dicono, che cerca di fugare la sofferenza, che cancella i brutti ricordi, che distrorce gli eventi modificandoli per attenuare questo stato interno triste o quel che sia.

Talvolta mi dimentico di eventi passati, di qualche sofferenza che mi ha temprato e che mi avvicinò ad essere un Uomo.
Ma non è di questo che voglio parlare.
La nostalgia che ho di voi mi percuote il cuore dalla valvola tricuspide ai ventricoli fino alla valvola mitrale.
Fakkennhei!
E noto che tendo a dirmi: "che cavolo vai pensando, cosa potresti mai di meglio fare a casa tua che non qui? Ricrediti, quelle persone di cui hai nostalgia non contano poi così tanto per te, anzi, talvolta ti stanno perfino sulle balle".

E' una vocina bastarda che dice delle cazzate.
Scusate il linguaggio scurrile, ma in questo caso ci sta, spiega bene la situazione.
Quindi vi porto nel cuore miei cari amici porcelli, dentro nell'aorta e nella punta del cuore, un centimetro all'interno dell'emiclaveare, così vi sento vicini e mi lascio addormentare beato ma con una lacrima che mi riga il viso.

domenica 25 ottobre 2009

AD OCCHI CHIUSI

.
.
.
Sampai e poi mi affido
al mantra, mi sciaquo
e poi silenzio, ritorno
presente a me stesso
una freccia al centro.

Recupero l'equilibrio
con le mani che vibrano
divento energia fuoco
fuso di prana, presenza
e potere su me stesso.

Non vedo il mio volto
solo perchè qui dentro
non c'è uno specchio,
affilato mi tempro
guerriero pescatore.

Seduto in riva al mare
di me stesso getto
la lenza e sorrido,
amo pescare paziente
presente nel gesto.
.
.
.

sabato 24 ottobre 2009

VIVERE LA VITA OGNI GIORNO

Vivere la vita ogni giorno.
Ogni istante.
Ogni momento.

Cosa vorrà mai dire?
Banale!
Pensiero già detto da altri.

Banale però se non ci si pensa.
Banale se ci si ferma alle parole, lette veloci veloci, come da un libro da cui si pretende che con giri immensi pensi al posto nostro.

Vivere la vita significa amarla.
Perchè vivere la vita vuol dire immergersi nel suo tempo e starle vicini.

Vicini alla vita...
...di cosa sta parlando questo cretidiota?

Vicini alla vita vuol dire sentirla scorrere e gustarla come un bel pranzo.
Vuol essenzialmente dire che si è felici di vivere ogni giorno che passa e che si brama e si gode il minuto di vita come l'unico sorso di un vino eccezionale a noi concesso.
In sostanza non si è più incazzati per nulla, non si è più agitati per le sciocchezze e si ride di più, le aspettative svaniscono e si prende con gioia quello che la vita ci offre, perchè non è mai scontato ed è sempre un regalo. La vita cambia e diventa un unico lunghissimo e divertentissimo sabato sera, una sorpresa continua, un uovo di pasqua da scartare.

venerdì 23 ottobre 2009

COSE CHE ACCADONO

Cose che accadono.
E se fossero le uniche...
...saremmo fortunati!

I piatti lavati col sapone e non risciaquati non sono lavati.

Beh, ho spalato dieci tonnellate di vinaccia fermentata da solo fuori da un tank e mi sono comparse piaghe sui palmi delle mani che ora mi sento Cristo e tutto gasato.

Meezy qui, o come lo conoscete voi, Il Giacomo, si è beccato l'etichetta combinaguai dal primo giorno che ha sfasciato il muro della cantina col muletto.
Poi ho aggiunto del tannino nel tank sbagliato, ho rotto una tazza da colazione, un termometro, un bicchiere a casa, mezzosfasciato il poggiamano della porta d'ingresso, lasciato più volte la macchinetta del caffè accesa al lavoro e trovato altrettante la crosta nera di caffè bruciato sul fondo la mattina seguente, spaccata a metà una giara di plastica che serviva per le aggiunte, perse le guide che servivano per tenere in sesto il diraspatore.

Poi, quando tutti mi hanno preso in simpatia, ho inventato un metodo per sbloccare la pompa centrifuga nei rimontaggi. Perchè non si una una pompa centrifuga per i rimontaggi, perchè pompa liquidi e non roba densa come vinacce o raspi, si blocca. Ed io cosa ho inventato? Beh, invece di aprire la pompa e pulirla faccio scorrere con la differenza di pressione tra la cima del tank e il pavimento il vino nel senso contrario che sblocca il tappo nella pompa e raccolgo un secchio di mosto, poi chiudo la valvola riattacco il tubo al serbatoio e pompo.

E' andata più o meno così:
Sento la pompa che va, è una centrifuga potente potente, che va a velocità 7 su dieci, che vuol dire un getto peggio di un idrante, ma è bloccata e il vino non esce. Che faccio? Io ne so una più del diavolo, ascolta l'italiano dalle belle idee!
Stoppa la pompa, stacca il tubo fai il giochetto esce il tappo riattacca e con un sorriso gli dico a quello che faceva i rimontaggi, visto, ora funziona a meraviglia, guarda! E premo start.

Sento un colpo forte e poi la cantina si tinge di rosso. Stoppo la pompa e mi guardo in giro. Rosso e vinacce ovunque, su tutti i tank, su entrambi i muri laterali della cantina, su quasi tutti i fermentini, per terra, sulla passerella...
Un disastro.
Il tubo di merda in cima al tank era fissato solo che la botta di pressione lo ha fatto piegare su se stesso ed uscire dalla cisterna e come un idrante per un secondo circa ha tinto la cantina.

Oggi mi sono tirato su invece, Brett ha fatto cadere due cassoni di uva vendemmiata a macchina in mezzo allo spiazzale e sempre col muletto ha sfasciato delle barrique. Però il combinadanni sono sempre io ormai.

La nuova tinta della cantina mi è costata dodici bottiglie di birra.
Mi è andata di lusso.
E poi, in tre a pulire ci abbiamo messo poco, ed i muri si potevano lavare...
...fino ad una certa altezza...
...però qualche macchiolina è rimasta...

Ah non vi ho detto l'ultima invece. So che non ve ne frega un granchè di enologia ma abbiamo un serbatoio che ha fermentato in due giorni 13 gradi alcool senza problemi, anzi, è profumato che mi fa impazzire.
E' un eccezione più unica che rara, un miracolo dell'enologia.
Siccome l'ho inoculato io coi lieviti mi sento un poco come suo padre e comincio a volergli bene. Ogni giorno me lo annuso per bene. Mi spiace solo non poterlo bere da grande. Forse riesco ad organizzare una spedizione...

...sempre che l'italiano non ne combini ancora...

giovedì 22 ottobre 2009

IL MANGIATORE GOLOSO

Generalmente il mangiatore è quasi sazio con gli antipasti. Perchè spesso sono ottimi, ostriche, formaggi, mitili vari insomma, gamberetti in tutte le salse, roba golosa, tanta varietà di cibo e molto curato, piccole dosi. Il mangiatore ama mangiare poco e di tutto ma complessivamente in grandi quantità. Tipo centinaia di bocconcini diversi che ne esce stravolto.
Il mangiatore si appresta al primo che già sente il vino scorrere nelle vene, la testa che diventa allegra, quasi in estasi per ciò che gli aspetta ed un po' di preoccupazioni per dove mettere il cibo. Sa che deve inventarsi delle strategie.
Però comincia senza ritegno, dopo gli antipasti e bis e tris e quadris dei più succulenti passa ai primi e si strafoga che non ci sta più nulla. La fame è stata completamente placata ma la gola richiede altro cibo. Ancora. Voglio assaggiare ancora di questi cibi così buoni. E' così che si ricorda di qualche amico, di qualche rivista enogastronomica che menziona ai poteri del vino, specie di quello buono (guarda caso capita a proposito) digestivi. E così comincia a bere finchè, pensa lui, che digerisce un poco e si fa spazio al secondo. E così comincia a mangiare il secondo con una pancia decisamente gonfia.
Generalmente è il momento in cui comincia a sudare un pochino, ad arrossarsi sulle guance, a ridere forte a qualche battuta stupida dei commensali. Il dolce è ciò che gli da la botta finale, dopo il dessert non riuscirà, se non con grandi sforzi, ad alzarsi dal tavolo. Il senso di sazietà raggiunge livelli che lo stomaco gli duole e sa che ha raggiunto un livello di capienza che non ha mai raggiunto prima. Il mangiatore supera se stesso ogni volta, ogni volta eccede il limite che aveva raggiunto la volta precedente e che si era proposto di non raggiungere più. E' allora che comincia forse un poco a preoccuparsi, sa che gli aspetta un lavoro immane per non trovarsi a breve a rimettere. Sogna i tempi dei romani e delle bolge che facevano, sogna di non aver bevuto così tanto che ora gli gira la testa forse troppo, sogna quando si alzerà il giorno dopo che starà finalmente bene e totalmente rigenerato, leggero, comodo, senza questo sasso nello stomaco. Però in cuor suo sa che è già pronto per la prossima.

domenica 18 ottobre 2009

LA BELLEZZA PUO' RENDERE SCHIAVI

La bellezza fisica tende a rendere schiavi uomini e donne della loro immagine privandoli della sincera e spontanea capacità di avere relazioni interpersonali.
Il primo tipo di schiavitù la chiamerei schiavitù obbligata ed in un certo senso consapevole.
E' un po' come se la bellezza diventasse un qualcosa da proteggere, qualcosa di raro e prezioso che è invidiato e bramato da chi osserva, è come se per difendere questo valore fosse necessario estraniarsi dalle persone, rimanere sempre un po' distanti e freddi, come se questo atteggiamento schivo, che può apparire come arrogante e superbo, fosse l'unica e necessaria arma per vivere con serenità, una specie di risposta costante negativa a tutti coloro che vorrebbero cominciare un ipotetico corteggiamento, una frase implicita che arriva a tutti della serie "lasciami in pace che non sono interessato".
Il secondo tipo di schiavitù invece la reputo più dannosa, perchè è una schiavitù scelta ma in modo inconsapevole. E' propria di coloro che si immergono a tal punto nella loro immagine da decidere di sfruttarla per raggiungere determinati fini o che usano la loro bellezza per giocare con i sentimenti delle persone al solo scopo di sentirsi gratificati del fatto che gli altri li ammirino. Schiavi della necessità di dover constatare il proprio bell'aspetto nella reazione della gente e schiavi della paura di perdere la loro bellezza e con lei il suo potere di affascinare le persone.
La bellezza genera paura di essere perduta, timore di essere violata, necessità di essere protetta e desiderio di potere sulle altre persone. Tutte queste cose sono delle catene che legano i piedi e che rendono schiavi, che allontanano da un vivere libero e spensierato. Chi è bello ha un bel daffare per vivere da uomo libero.

Voi come vi sentite?
Vi sentite belli o brutti?

SURFING ON THE WEST COAST

Ci incontriamo su di un'onda.
Non importa se l'acqua è fredda, tanto l'oceano è sempre freddo. In dieci anni solo una volta si son viste persone stare in acqua per più di una mezzoretta. E' fine ottobre, le giornate si stanno raffreddando e l'acqua è sui 55 fahrenheit, è perfetta per il surf, no ho detto una cazzata, meglio forse dire che è usuale per il surf, od ancora meglio che è strafottutamente fredda come sempre per chi vuole belle onde. Come sono le vostre di onde invece?

America, paese dalle mille stravaganze, dai locali che ti chiedono un documento per servirti da bere alle commesse al supermercato, che sempre ti chiedono un documento per lasciarti andare via con una bottiglia di birra.

Eccoci, perchè hai scelto la mia stessa onda? Chi sei? Sono in ginocchio sulla mia tavola e viaggio con l'onda, ecco, ora mi sta sommergendo, ecco, ora sono nel tunnel. Sono in mezzo all'onda che scorre verso la spiaggia.

La costa ovest è buona per fare del buon surf. Ma in Seaside le persone sono un poco gelose delle loro onde, c'è del "localism" dicono. C'è chi finisce di lavorare e si lancia in spiaggia, che è deserta e fredda, si mette la muta e si lancia in acqua, che è ancora più fredda, sfidando onde di due metri.

Fare surf non è uno sport. E' una sfida all'oceano, è amarlo ed aspettare un suo regalo, che è l'onda giusta da cavalcare. Scegliere l'onda non è cosa da poco, è, anzi, quasi tutto. E' come il giocatore di calcio che decide dove tirare in porta per sorprendere il portiere, come lo scalatore che decide la via, come il ciclista che decide quando dare il cambio al compagno, come il pescatore che decide il luogo preciso dove andare a pescare. E' sostanziale. E talvolta occorre pazienza.

America, paese del "tipping". Dove si usa dare la mancia pressochè ovunque e d'obbligo quasi, una regola d'onore da tutti rispettata, nel bar e nei ristoranti, dove si omaggia dal 15 al 20% del totale della cena o del da bere che si prende.

Poi l'oceano è indecifrabile, è potente, è una forza e non si sa mai cosa può riservare, perchè ogni onda è diversa dall'altra e sempre la tua vita è un po' a rischio. La stagione migliore è quella delle tempeste un poco al largo e generalmente cade o in autunno o in inverno. E si va a fare surf anche in inverno certo, ci si mette la muta e via. Ma i tosti non mettono quella integrale, i piedi le mani e la testa sono scoperti nell'acqua gelida, 8-10 gradi. Poi ci si mette mezz'ora o più a riprendere la circolazione quando si esce dall'oceno, però anche se è l'acqua è fredda... insomma vuoi mettere come ci si sente più liberi avvolti dall'oceano?

America, paese della safety, tutto sicuro. Tutte le strade con tutte le segnaletiche stradali, strisce a centro carreggiata e laterali, le canalette che ti fanno vibrare la macchina se ci vai sopra. Safety, safety, safety. Almeno, si cerca.

E si fanno gli incontri con gli altri surfer proprio sulle creste delle onde.
Scegliere la stessa onda è qualcosa in più di avere gli stessi gusti, è come trovarsi immersi nell'estasi di un paesaggio sublime sulla cima più aguzza ed impervia delle nostre montagne e capirsi all'istante, amiamo la stessa cosa.
E' vicinanza, ed è subito amicizia.

America, paese oggi della doppia segnaletica che sempre più spesso è sostituita in doppia lingua da spagnolo ed inglese.

Non so come vi suona a voi questa cosa del trovarsi assieme sulle creste delle onde, a me tocca nel profondo. Cioè, un amore per il mare completamente diverso, sfidare onde di due tre metri, cercare i "barrels", quando l'onda ti spinge e ti sommerge dall'altra parte facendo un tunnel d'acqua immenso e potente, amare l'acqua per la sua forza e non per la sua quiete, come si usa nelle spiagge d'Italia e forse di tutto il mondo.
E' come amare una rosa non per la sua forma e per il suo colore ma per il suo profumo.
Insomma, mi capite?
E' come amare un' altra caratteristica della stessa cosa. E' affascinante.
Amare la potenza dell'acqua.
E' come sfidare una cascata, cavalcarla ed uscirne indenni.
Incontrare un altro surfer sulla stessa onda è come dire, abbiamo scelto entrambi di rischiare un poco per questa bellezza, abbiamo gli stessi gusti ed ora siamo in ballo, tu ed io, sulla cresta di quest'onda che potrebbe travolgerci da un momento all'altro, siamo in ballo nell'oceano, siamo sul suo palmo aspettando di vedere cosa il vento e l'acqua ci regalano, perchè aspettiamo entrambi un tunnel.

America, dove i surfer si incontrano sulle creste delle onde, fanno amicizia e si trovano a bere una birra al bar subito dopo.