venerdì 16 gennaio 2009

HATHAYOGA

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Stava seduto, equilibrista,
su quel ramo là in alto,
guardando se stesso, in giù.

Si vedeva inciampare,
camminare, sorridere
e piangere, sognare.

E lui, ancora lassù,
scomodo, cominciava
a soffrir del fermo:
posizion immobile.

E si vedeva, di nuovo,
inciampare, cadere,
ma iniziava ad aguzzar
la vista, falco, ad avvisar
quell'altro là sotto, piano,
d'alzar la gamba:"più alta!"

Sempre più dura, stoico,
sentiva membra squagliarsi.
Ma eretto, fermo volontà,
continuava ad osservare.

Sapeva col tempo, sicuro,
di muover la biglia,
di diventar parte dell'aria:
leggera anima del corpo.
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2 commenti:

  1. L'ho riletta, Giacomo, con più attenzione e con la chiave di stamane..., si, è...ganza!

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  2. Ah!Mi fa "spaccare" tutto questo linguaggio "ganzo"!

    Il sacrificio volontario giacomino mio bello...il regno del piacere!

    Giulio

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