I pregiudizi sono una gran brutta rogna.
Arriva uno che non conosci e ti ferma per strada. Tu eri partito da casa con un'idea, vado nel tal negozio, prendo quella cosa e torno. E qualcuno ti ferma, ecco l'imprevisto! Cominci ad arrabbiarti solo per il fatto che ti sta scombussolando i piani. Che è imprevista la cosa.
Poi cominci a sentirti anche in dovere di comportarti in modo cortese.
Aspettate che la ridico questa frase, perchè è proprio così che spesso accade, ci si sente in DOVERE di comportarsi in modo cortese. DOVERE? Il dovere di fermarsi, di dire di si, di ascoltare... Ne siamo imprigionati. E' uno schema mentale che percepiamo come una gabbia. GABBIA??
Il ragionamento è sottile e bastardo.
Se uno si sentisse libero, ma libero LIBERO, sa con assoluta certezza che se non vuole comprare non compra, che se non ha tempo è capace di dire di no, che se non vuol stare a sentire può andarsene... Tuttavia è come la libertà di smettere di fumare, o di fare un po' di ginnastica quotidiana al mattino. Puoi benissimo accenderti la sigaretta, o dire di no alla ginnastica, ma lo faresti al solo scopo di dimostrare a te stesso che sei libero nella scelta, mentre la tua libertà VERA si esprime proprio nel dire di si alla ginnastica e non fumare la sigaretta.
Quindi se uno si sentisse veramente libero non si sentirebbe in DOVERE e quindi INGABBIATO, LIMITATO a comportarsi in modo cortese e gentile, ma lo farebbe di proposito come manifestazione vera del suo Essere.
Ma...
...non è mai così.
E siccome ci sentiamo in dovere di fare certe cose aggiungiamo altra negatività alle emozioni che si stanno ingrandendo in modo negativo nel nostro petto.
Così, oltre al fastidio dell'imprevisto che ci fa perdere tempo, tempo che sicuramente non ci manca e che non è comunque mai perso, si aggiunge pure un senso di aggressione, perchè così viene percepito, ci si sente aggrediti perchè l'imprevisto ci costringe nella gabbia fasulla della nostra cortesia e gentilezza.
Ecco che il petto è già "ben" predisposto all'approccio.
Si comincia il dialogo con malavoglia e appena constatato che l'imprevisto è tale e che ci vogliono rifilare qualche cavolata per l'ennesima volta cominciamo a dar corda alle emozioni negative e meccaniche, meccaniche perchè inconsistenti e prive di controllo, e così si alzano le difese e ci si veste di freddezza e distacco, barriere che ci accompagneranno per tutto il giorno.
Il guaio è che ci si diventa avvezzi a questi paraventi, e che si finisce, presto o tardi, per vestirli sempre più spesso soprattutto laddove non sono necessari, perdendo occasioni magari di conoscere un estranea/o che potrebbe diventare l'amore della vita, di trovare un buon amico, o di fare un esperienza che comunque ci arricchisce, o di vivere quantomeno la vita a pieno e non sempre sulla difensiva, timorosi di essere "aggrediti".
Arriva uno che non conosci e ti ferma per strada. Tu eri partito da casa con un'idea, vado nel tal negozio, prendo quella cosa e torno. E qualcuno ti ferma, ecco l'imprevisto! Cominci ad arrabbiarti solo per il fatto che ti sta scombussolando i piani. Che è imprevista la cosa.
Poi cominci a sentirti anche in dovere di comportarti in modo cortese.
Aspettate che la ridico questa frase, perchè è proprio così che spesso accade, ci si sente in DOVERE di comportarsi in modo cortese. DOVERE? Il dovere di fermarsi, di dire di si, di ascoltare... Ne siamo imprigionati. E' uno schema mentale che percepiamo come una gabbia. GABBIA??
Il ragionamento è sottile e bastardo.
Se uno si sentisse libero, ma libero LIBERO, sa con assoluta certezza che se non vuole comprare non compra, che se non ha tempo è capace di dire di no, che se non vuol stare a sentire può andarsene... Tuttavia è come la libertà di smettere di fumare, o di fare un po' di ginnastica quotidiana al mattino. Puoi benissimo accenderti la sigaretta, o dire di no alla ginnastica, ma lo faresti al solo scopo di dimostrare a te stesso che sei libero nella scelta, mentre la tua libertà VERA si esprime proprio nel dire di si alla ginnastica e non fumare la sigaretta.
Quindi se uno si sentisse veramente libero non si sentirebbe in DOVERE e quindi INGABBIATO, LIMITATO a comportarsi in modo cortese e gentile, ma lo farebbe di proposito come manifestazione vera del suo Essere.
Ma...
...non è mai così.
E siccome ci sentiamo in dovere di fare certe cose aggiungiamo altra negatività alle emozioni che si stanno ingrandendo in modo negativo nel nostro petto.
Così, oltre al fastidio dell'imprevisto che ci fa perdere tempo, tempo che sicuramente non ci manca e che non è comunque mai perso, si aggiunge pure un senso di aggressione, perchè così viene percepito, ci si sente aggrediti perchè l'imprevisto ci costringe nella gabbia fasulla della nostra cortesia e gentilezza.
Ecco che il petto è già "ben" predisposto all'approccio.
Si comincia il dialogo con malavoglia e appena constatato che l'imprevisto è tale e che ci vogliono rifilare qualche cavolata per l'ennesima volta cominciamo a dar corda alle emozioni negative e meccaniche, meccaniche perchè inconsistenti e prive di controllo, e così si alzano le difese e ci si veste di freddezza e distacco, barriere che ci accompagneranno per tutto il giorno.
Il guaio è che ci si diventa avvezzi a questi paraventi, e che si finisce, presto o tardi, per vestirli sempre più spesso soprattutto laddove non sono necessari, perdendo occasioni magari di conoscere un estranea/o che potrebbe diventare l'amore della vita, di trovare un buon amico, o di fare un esperienza che comunque ci arricchisce, o di vivere quantomeno la vita a pieno e non sempre sulla difensiva, timorosi di essere "aggrediti".
1 commento:
Interessante quanto osservi Giacomo, tuttavia è possibile gestire in modo più "armonico" la faccenda...ma ne parleremo a ... voz (spagnolo e non dialetto trentino).
Paolo
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