Stavo l'altro giorno ad osservare i miei pensieri.
Effettivamente come dicono i maestri la mente ragiona soprattutto per associazioni. Ogni pensiero che mi veniva in mente era un'associazione ad un altro che avevo avuto poco prima, ed allora cercavo di fermarlo, non entrare nel pensiero, e subito ne partiva un'altro ancora sorto per associazione.
Mi sono reso conto di tutti questi pensieri involontari che partono seguendo una logica banale. Sono soggetto ad un flusso di pensieri che nasce da associazioni meccaniche ad opera della mia mente. Mi sono sentito nauseato dall'idea di non essere libero nel mio pensiero, pensavo di esserlo. Mi sono sentito nauseato perchè ho scoperto l'ingovernabilità della mente, la sua casualità. Il mio pensiero è dettato dal caso. Nausea. La mia intelligenza prodotta dal caso. Nausea. Possibile? Non sono forse io il padrone di quello che penso? Non essere libero di pensare quello che voglio è assurdo. Concepivo meglio l'idea, l'accettavo di più buon gusto, di non saper fermare il flusso di pensieri quando questo mi travolgesse, di essere in balia di emozioni e sensazioni e pensieri quando sorgevano. Non me ne dispiacevo poi nemmeno tanto, capivo che non governare emozioni, non riuscir a farmare pensieri potesse generare del dolore. E' chiaro, e ciò che diventa chiaro non spaventa. Accettando quel dolore mi dicevo, risolvevo parecchio. Anzi, mi compiacevo di come potessi analizzare gli argomenti, di come da un pensiero nascesse in me una serie chiara, razionale di collegamenti, negazioni, associazioni per capire cause ed effetti, di come sviscerassi gli argomenti, li analizzassi, li riportassi alla mente per rianalizzarli ancora... Mi sentivo intelligente, mi trastullavo in questa idea...io sono intelligente, sono figo. Yeah!
Oggi ho capito che sono ben lungi da questo stato, molto lontano dalla consapevolezza di quello che sono, e quindi, e soprattutto, di quello che penso. L'oggetto del mio pensiero non sorge per la mia intelligenza, non sorge perchè lo voglio, sorge solo per un meccanismo automatico che ho involontariamente acquisito col passare del tempo. Sorge per caso. La mia intelligenza è governata dal caso, costruita per caso nel corso degli anni. I miei schemi mentali di ragionamento sono chiusi in una gabbia di saldo meccanicismo, una gabbia fatta di spesse sbarre di collegamenti mentali per associazioni del tutto involontarie, automatiche. Ragiono in modo automatico.
E' come scoprire di non aver vissuto.
Per questo ho nausea.
Molta nausea.
Anche paura di non riuscir a vivere mai come si deve.
Paura di non riuscire mai a pensare a quello che voglio, e non per associazioni.
Non voglio accontentarmi del pasto che mi offre il caso nella mia mente, voglio mangiare altro, voglio decidere io la mia dieta, superare i collegamenti, andare oltre.
Oggi ho preso coscienza della gabbia di ferro, farò passare la nausea a tutti i costi, oggi stesso mi munisco di seghetto per le sbarre, guarda caso qualcuno me l'ha fatto trovare nello zaino...
Effettivamente come dicono i maestri la mente ragiona soprattutto per associazioni. Ogni pensiero che mi veniva in mente era un'associazione ad un altro che avevo avuto poco prima, ed allora cercavo di fermarlo, non entrare nel pensiero, e subito ne partiva un'altro ancora sorto per associazione.
Mi sono reso conto di tutti questi pensieri involontari che partono seguendo una logica banale. Sono soggetto ad un flusso di pensieri che nasce da associazioni meccaniche ad opera della mia mente. Mi sono sentito nauseato dall'idea di non essere libero nel mio pensiero, pensavo di esserlo. Mi sono sentito nauseato perchè ho scoperto l'ingovernabilità della mente, la sua casualità. Il mio pensiero è dettato dal caso. Nausea. La mia intelligenza prodotta dal caso. Nausea. Possibile? Non sono forse io il padrone di quello che penso? Non essere libero di pensare quello che voglio è assurdo. Concepivo meglio l'idea, l'accettavo di più buon gusto, di non saper fermare il flusso di pensieri quando questo mi travolgesse, di essere in balia di emozioni e sensazioni e pensieri quando sorgevano. Non me ne dispiacevo poi nemmeno tanto, capivo che non governare emozioni, non riuscir a farmare pensieri potesse generare del dolore. E' chiaro, e ciò che diventa chiaro non spaventa. Accettando quel dolore mi dicevo, risolvevo parecchio. Anzi, mi compiacevo di come potessi analizzare gli argomenti, di come da un pensiero nascesse in me una serie chiara, razionale di collegamenti, negazioni, associazioni per capire cause ed effetti, di come sviscerassi gli argomenti, li analizzassi, li riportassi alla mente per rianalizzarli ancora... Mi sentivo intelligente, mi trastullavo in questa idea...io sono intelligente, sono figo. Yeah!
Oggi ho capito che sono ben lungi da questo stato, molto lontano dalla consapevolezza di quello che sono, e quindi, e soprattutto, di quello che penso. L'oggetto del mio pensiero non sorge per la mia intelligenza, non sorge perchè lo voglio, sorge solo per un meccanismo automatico che ho involontariamente acquisito col passare del tempo. Sorge per caso. La mia intelligenza è governata dal caso, costruita per caso nel corso degli anni. I miei schemi mentali di ragionamento sono chiusi in una gabbia di saldo meccanicismo, una gabbia fatta di spesse sbarre di collegamenti mentali per associazioni del tutto involontarie, automatiche. Ragiono in modo automatico.
E' come scoprire di non aver vissuto.
Per questo ho nausea.
Molta nausea.
Anche paura di non riuscir a vivere mai come si deve.
Paura di non riuscire mai a pensare a quello che voglio, e non per associazioni.
Non voglio accontentarmi del pasto che mi offre il caso nella mia mente, voglio mangiare altro, voglio decidere io la mia dieta, superare i collegamenti, andare oltre.
Oggi ho preso coscienza della gabbia di ferro, farò passare la nausea a tutti i costi, oggi stesso mi munisco di seghetto per le sbarre, guarda caso qualcuno me l'ha fatto trovare nello zaino...
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