lunedì 31 agosto 2009

VIBRA IL MIO CORPO DI FOLGORE

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Vibra il mio corpo di folgore
nell'immobilità di un istante,
chino il capo e piango emozioni,
forse non meritavo l'investitura.

Oggi ho conosciuto la meraviglia
di una mente che tutta si spegne,
è vuoto sublime come quand'ella
mi guardò di luce la prima volta.
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FASTIDIO DEL VIVERE

Fastidio.
Lo provavo spesso.
Fastidio innumerevoli volte durante la giornata.
Fastidio di quelli che ti tagliano la strada in macchina, fastidio del dover fare questo o quello, fastidio di correre a destra e a sinistra, fastidio del vivere.
Dove è andato questo fastidio?
E' sparito?

Faccia contratta.
Volto di tic.
Dove è andato il mio tic?
Ogni tanto torna, si fa ricordare che è esistito.
Poi mi lascia solo.
Meglio così, che stia assieme a quel fastidio di prima, io ora vivo decisamente meglio senza entrambi.

Ora tocca al duodeno ed alla mia ansia.
Preparatevi.

domenica 30 agosto 2009


scorcio della valle che porta a Melito, vista dalla strada tra Fossato ed Embrisi, Reggio Calabria.
Foto presa dopo il tramonto.

EREMOS, FINE AGOSTO 2009, ALBENS

Dritto dritto dall'Eremos.
E' stata un'ottima esperienza, da collezionare.
La quantità degli insegnamenti, degli spunti di riflessione, dei pensieri che mi sono venuti, le riflessioni che ci sarebbero da fare sono tantissime. Penso che ci potrei riempire un libro.
Innanzi tutto confermo quello che pensavo, il primo insegnamento è l'insegnamento stesso, o per dirla in modo più complicato, non è l'oggetto dell'insegnamento quanto il soggetto che occorre realizzare.
E fin qui uno potrebbe mandarmi a quel paese perchè gli ho fatto una confusione in testa pazzesca.
Mi spiego: realizzare che non si smette mai di poter apprendere e quindi di imparare è una cosa fondamentale, è ciò che ci fa maturare. Sembra una cazzata, ma realizzarlo profondamente è gran cosa. E' darci la possibilità di migliorare, è mettersi un paio d'occhiali, per questi occhi ultra miopi con i quali siamo abituati a guardare il mondo, per vederlo meglio, con curiosità e voglia di vivere. E' un continuo cercare di vedere le esperienze della vita, belle o brutte che siano, oltre a come appaiono, cercare in modo intelligente e umile ciò che si potrebbe imparare, ed allo stesso tempo è non identificarsi in ciò che si vive perché risulta, così facendo, che lo si osserva da un punto di vista distaccato dal problema stesso e quindi più oggettivo oltreché attendibile.
Per questo la metafora direi che calza, è proprio affinare la vista. E molto di più.

LA PAURA DELLA MORTE
Chi ha paura di morire più di tutti? Chi si trattiene nel vivere. Chi vive a metà contando di riscattarsi in un futuro vede nella morte la fine di quella possibilità che tanto anela per raggiungere la felicità. Ha paura di morire anche chi realmente non crede che la morte è solo un passaggio bensì la vede come la fine di tutto.

DAVANTI ALLA MORTE RESTIAMO SOLO NOI
Davanti alla morte siamo da soli. Lo so che son ragionamenti strani da parte di un ragazzo che dovrebbe vedere solo la vita, ma ogni tanto bisogna essere consapevoli di essa, giusto per capire che stiamo vivendo e che il tempo che abbiamo per farlo non è infinito. Parlare della morte è un elogio per antonomasia alla vita stessa, per questo ci tengo a calcare il discorso.
Davanti alla morte esistiamo solo noi.
Tutto quello che abbiamo fatto o meno sono cavoli nostri. Alla fine comunque arriviamo là, è una delle poche certezze che abbiamo. Siamo soli, soprattutto direi, anche moralmente ed eticamente. Cosa voglio dire con questo? Che tutto ciò che abbiamo imparato può rovesciarsi nel suo significato dalla sera alla mattina. La morale e l'etica che ci stanno insegnando da quando siamo piccoli è densa di contraddizioni che non sappiamo spiegarci. Il solo fatto che ci abbiano fatto credere che, poiché siamo Italiani, è giusto difendere il nostro stato, i nostri confini e il nostro benessere. Quando lascerai il tuo corpo e capirai che tutto quello che sei stato non ha importanza alcuna, che potevi anche nascere in Africa in piena guerra del Darfur, che potevi anche essere uno di quegli immigrati clandestini che arrivano sui barconi, e che solo per caso sei nato italiano e benestante, potresti capire che l'etica (non so nemmeno se sia giusto chiamarla etica) dei confini degli stati e del difendiamo ciò che è nostro (che ribadisco è tale solo per caso) potrebbe anche essere sbagliata. Tutto ciò in cui crediamo, valori compresi, potrebbero sgretolarsi di fronte ad una rivelazione sul significato della vita, e sul senso stesso della vita, pre o post morte.
In questo senso invito a crearsi una morale propria, che vada al di là delle leggi scritte, delle consuetudini, degli stereotipi di comportamento e di "valore" di massa, ricercandone invece una propria e più pensata, interiorizzata, valida ed argomentata con franchezza e coraggio alla quale attenersi per diventare persone integre con la P e la I maiuscole. E' sicuro che raggiungere una morale di questo tipo richiede un grande lavoro, una profonda ricerca interiore e la capacità di abbracciare sempre la verità, anche se talvolta vuol dire rinnegare ciò che fino al giorno prima si credeva fosse vero. Anche perché, se così non fosse, si vivrebbe nell'illusione fino al giorno in cui questa cadrà, perché l'illusione prima o poi cade, è sicuro, e se non lo fa lo farà di certo nel momento della morte. Solo che allora non avremmo più tempo per vivere da svegli, no?

Detto questo mi avvicino alla conclusione di questo colossale post.
Per prima cosa devo ancora arrivare ad affrontare i temi che sono stati toccati. Queste riflessioni vengono in seguito ad una chiacchierata di una pausa pranzo. Non abbiate paura a ricordarmi che sono parecchio e sicuramente troppo cervellotico, ma si sa, ci sono pazzi a cui piace pensare. E vi garantisco che mantengo il mio sorriso da ebete anche toccando questi temi direi ostici, o secondo altri temi che solo i depressi arrivano a ponderare. Io non sono depresso, e me ne frego. Casomai sarò un ebete felice.

Chiudo con una frase stupenda che ci è stata donata e che mi ha toccato profondamente:

La suprema condotta è assenza di sforzo

Condurre una vita senza sforzo, pur tra gli sforzi. Vivere lavorando ma senza fatica, vivere faticando ma con il sorriso, come se fosse la cosa più bella del mondo. Assenza di sforzo, tutto accade e noi siamo come l'acqua, avvolgiamo i problemi, li lasciamo depositare senza sforzo, ci muoviamo nella vita senza attriti. Tutto diviene naturale. E' proprio una condotta suprema.

Voglio muovermi in questa direzione.
Ne sono attratto.

giovedì 27 agosto 2009

MEMORIE D'ALTRI TEMPI

PAROLE E DESCRIZIONI DIMENTICATE,
Dalle carte dimenticate nei cassetti...



anno 2000,
LA SOLITUDINE


Platoniche distese d'ombra vuote

cantano la solitudine del silenzio,
e mentre questo suono mi percuote
le rondini si ammutoliscono.




Scrivevo così dieci anni fa.
Evidentemente non era un felice momento quello che mi fece partorire queste parole che tuttavia oggi mi attraggono. Mi ero coniato anche una massima:



Sono talmente orgoglioso ed arrogante che quando riesco ad accorgermi di aver perso l'umiltà mi impegno al massimo per riconquistarla e tornar quindi a credere di essere il migliore.


Eccezionale.
Mi conoscevo forse meglio allora che non oggi.
Ma anche no dai, oggi sono solo il numero due e mi accontento.
Perchè sto scrivendo ste robe poi?
Ah si, rispolverando gli armadi, cosa che ammetto non faccio mai o quasi mai, trovo vecchie scartoffie tra le quali, oltre a tanta roba da buttare, ci sono frasette che mi risvegliano e non voglio che si perdano.
Tipo:


E l'anima emozionandosi emoziona il corpo, ed il corpo fa da specchio all'anima.


Ottimismo: Felicità...e tutto nell'imperfetto diventa perfetto.


Dopo questa scarrellata di frasette da diario volevo regalarvi qualcosa di più sostanzioso.
Apro un quaderno e leggo:


San gaetano, Pimenteiras, PI (Brazil)
domenica 10 agosto 2003

Stanchi sotto il sole cocente ritorniamo a casa per una doccia veloce. Come tutte le sere dopo cena, si mangia perstino qui, alle sei di pomeriggio hai già finito, si vanno a trovare gli altri abitanti del posto. Spesso le persone vogliono ospitarci anche a tavola, e questa sera dobbiamo andare in una casa che è un po' distante dal pozzo centrale e che quindi se ne sta costruendo un altro più vicino. Non capisco per via della lingua se se loro bevono di quell'acqua torbida che sa di terra o se la usano solo per lavarsi e per il bestiame. Il cibo che mangiamo è molto povero, riso e fagioli quasi sempre, se siamo fortunati ci ammazzano la gallina. Hanno anche della specie di farina bianca da mattere sul riso e talvolta ci presentano anche degli spaghetti in bianco da mangiare al posto del pane, che qui non esiste. Già oggi cominciano a mancarci i cibi come frutta e verdura, che non esistendo ne corrente elettrica ne frigoriferi in questo deserto sono pressochè impossibili da trovare nella stagione secca.
Le case delle persone visitate ieri pomeriggio sono decisamente molto povere. una di queste è formata da una sola stanza di quattro metri per sei circa. I muri sono costituiti da una specie di palizzata intrecciata orizzontalmente da altri rami, solo che per la mancanza di materiale migliore presumo, è tutta sbilenca piena di fori ed imperfezioni. Qui ci dormono in sei ci spiegano. Le amache malandate sono attaccate a questo pseudo soffitto che ci stiamo chiedendo come faccia a sorreggere tale peso. C'è un'altra amaca attaccata fuori casa, dove qualcuno che non vuole dormire dentro casa assieme agli altri dorme sempre là. E' appesa tra due dei pochi alberi del circondario. Quando una famiglia diventa troppo numerosa una parte di essa viene mandata in una casa provvisoria come questa che col tempo, diciamo pure con gli anni, sarà sostituita lentamente da qualche rudimento in muratura.
Il soffitto è costituito da una serie di pezzi di materiale vario, qualche frasca, qualche pannello edilizio, materiale che comunque scarseggia e non lo ricopre nemmeno interamente. Quando piove qui questi sicuramente non stanno all'asciutto. Il pavimento è di terra battuta, insomma, le casette che da bambini si costruiscono nei boschi non sono tanto diverse, giusto per rendervi l'idea. Non vi sono mobili ne sedie ne niente. I fornelli in terracotta appoggiano direttamente per terra, tra le galline, i cani ed i gatti. Per sedie qui usano delle latte di metallo vuote. Il pozzo appena costruito non è ancora dotato di motore come quello centrale, che pompa l'acqua direttamente nella cisterna sopraelevata, questo qui funziona alla vecchia maniera, secchio e corda, pure senza carrucola.
La casa vicina è in muratura. Le pareti sono costruite da muratura grezza tenita insieme da pali trasversali legati uno ad uno. All'interno di questa non c'è, come nell'altra, mobilia ed i muri dall'interno risultano chiaramente storti. Ho paura ad appoggiarmi al muro, rischio mi sa di distruggergli la casa. Non riesco a credere che questi vivano in questo posto in questa miseria. Eppure sono così cordiali, nella pochezza e nella loro semplicità sono ospitali, ci hanno fatto sedere su quei pezzi di latta e ci hanno offerto un caffè.

Non ho idea di come l'abbiano fatto, ma qui il caffè non manca mai.

NEL SILENZIO


Breve pendio verso il mare,

poi sabbia, qualche gabbiano.
Così mi scendo verso la pace,
madre terra dei senza pensieri.

Spengo luci nelle mie stanze
e scendo lento tutti i piani,
non trattenere ne la dimora
ne il cielo stellato d'estate.

Ecco, lento arriva il tempo
per l'abbandono totale.
Ma tu sii sempre presente,
desta tra i suoni e i profumi.

mercoledì 26 agosto 2009

QUADRIS DI LEGGEREZZE E PENSIERI

Lo guardo e mi dice: "Giacomo, dove è finita la tua volontà?"
Cado dalle nuvole, con una faccia da ebete, sconcertato, mi guardo sotto la suola della scarpa destra...
...accidenti, non è nemmeno lì, dove sarà finita? Poi bevo un sorso di birra.

Mio padre un giorno mi disse: "Vedrai molte ragazze col passare dei giorni diventare bellissime, ne vedrai altre di belle perdere il loro fascino". Oggi ho avuto l'ennesima conferma che era vero.

Cos'è la pace interiore?
Forse è sentirsi liberi di provare emozioni e sensazioni, seguire le emozioni e le sensazioni al di là degli schemi, delle consuetudini. Essere liberi con se stessi di essere se stessi nei propri pensieri.
Liberi almeno dentro di noi, essere liberi dentro di essere onesti, non nascondere nulla almeno a noi stessi e non provare vergogna, accettarsi fino in fondo, anche sotto quello zerbino dove accumuliamo ciò che non vogliamo ammetterci.

Guardo oggi la pagina di un mio amico in facebook e vedo un mare di gente che lo saluta, lo chiama, lo invita...Ecco che mi sale un senso strano, come di inadeguatezza, vorrei anch'io avere amici così? Lo invidio? Non mi ero mai conosciuto in questo aspetto, sono forse invidioso mi sono chiesto? Eppure non mi consideravo tale, di difetti ne ho molti, ma mi sentivo estraneo a questo.
L'invidia.
Però non è invidia cattiva, era come se quella vista mi mostrasse cosa desiderassi.
Desidero davvero queste cose?
Perchè ho bisogno degli altri, della loro considerazione?
Ho forse bisogno che gli altri mi considerino per sentirmi vivo, per sentirmi di esistere?
Chi sono io?
Capite, mi è franato il terreno sotto i piedi. E ho fatto un bel volo perchè ho deciso di essere onesto con me stesso, e perchè no mi son detto non dovrei esserlo anche con voi? Uno più uno meno...Beh, ammetto che mi capita di invidiare, di aver bisogno degli altri, ammetto che ancora non Sono con la S maiuscola.
Io Sono?
Chi Sono?
Forse è perchè ancora non lo so che ho bisogno che gli altri mi dicano che, anche se non mi sono visto, se non mi sono trovato, io esisto. E questo perchè si tende a pensare che ciò che non si è ancora trovato non esista. Esiste solo ciò che ho già visto nella mia vita? No. Ho quindi forse bisogno degli altri per farmi capire che ci sono, esisto, respiro? In teoria no, ma in pratica si.
Questo è un inghippo interessante, devo far luce e chiarezza, imparare ad Essere al di là del parere degli altri, della loro considerazione, comprensione, amore. Io se esisto, Esisto oltre.
Se mi ritrovassi solo sulla terra cesserei di esistere?
No perchè esisto oltre.
Quindi il problema è psicologico, è risolvibile. E' maturabile.
Ho molto molto lavoro da fare su me stesso.
Mi ritrovo ancora alle prime curve in questa vita, su questo sentiero che conduce alla vetta della montagna. La strada è ancora lunga. Ma forse con un paio di passi giusti posso lasciarmi definitivamente dietro questo ostacolo.

martedì 25 agosto 2009

Questo non lo conosco.


Autobus, verso Bagaladi, aspromonte.


Autobus di prima.


Fiumefreddo, sicilia.


Taormina, sicilia.


Fighting @ Similaun


Fighting @ similaun


I miei compagni di lavoro in Canada, bei ricordi.


Ora...

...Oregon.
Pronto per un altro viaggio!

lunedì 24 agosto 2009

VIAGGIO IN CALABRIA E SICILIA, PT2

Dai miei diari di viaggio, vacanze 2009.
Sicilia, 18,19, 20 agosto


Sicilia.
Un'isola.
Una mentalità diversa, su tante cose, spesso viene da dire su tutto. Non fermatevi ai semafori rossi, specie a Catania, rischi botte precedute da una sonora strombazzata di clacson, ed infilate pure tranquilli i sensi unici contromano, lo farete senza accorgervene seguendo il fiume di macchine nel traffico. Fate attenzione alle cene di pesce, specie se lo pulite voi il pesce, nel caso controllate sempre che i serbatoi d'acqua sui tetti siano pieni, non vorreste restar senz'acqua proprio nel bel mezzo del sudiciume.
Attenzione anche alle moto che compaiono all'improvviso, ai pedoni coraggiosi, alle buche ed ai segnali stradali, perché ce ne sono pochi e quei pochi vanno visti. Godetevi pure i dolci ed il mercato, occhio ai parcheggi.

Aci Trezza.
Località turistica, pochi parcheggi tanto per cambiare, e addirittura l'acqua non è questo granchè, molto sporca la riva anche se più in largo è pulitissima, incubo a trovare dove sdraiarsi tra gli scogli, consiglio gran spirito di adattamento. La giornata passa però che è una meraviglia.
La gente tende a ridere se cominci a fare yoga in spiaggia, ora almeno sapete perché potrebbero ridere. Io me ne frego, mi ascolto dentro e pratico se ne ho voglia. Grossi impedimenti per l'ombrellone, le scarpe da scoglio non servono, non lasciate la frutta al sole a mezzogiorno perché vi va tutta a male che è un piacere. Valutate se pagare il parcheggio, mezzi li pagano, gli altri no. Vigili non ne ho visti comunque. Munitevi di un buon spirito d'inventiva per parcheggiare.
Le isole ciclopi sono proprio belle, un medio nuotatore può raggiungerle a nuoto senza pinne. Non bevete l'acqua salata, nemmeno per sbaglio, vi lascerebbe un saporaccio che non va più via.

Taormina.
Località turistica molto gettonata, il posto è stupendo ma è un carnaio. Misurate il vostro asciugamano prima di scendere in spiaggia, così sapete di preciso le misure del posto che state cercando per stendervi. Possibilmente invertite la tendenza, visitate la città nel pieno forno giornaliero, e in spiaggia di notte, perché se fate viceversa vi incastrate in due ore di traffico infruttuoso in entrambi i posti in entrambe le direzioni di marcia. Se vi capita o se potete, andateci in moto o con la smart, così siete sicuri che troverete parcheggio. I posti macchina solo limitati, l'ultimo che arriva non può nemmeno alloggiare male, l'ultimo non alloggia proprio. Portatevi invece una maschera e delle pinne, l'acqua è meravigliosa. La crema solare è molto raccomandata, specie se non c'è spazio per l'ombrellone.

Fiumefreddo.
C'è un fiume che è effettivamente molto freddo. Molto suggestivo, un fiume limpido come il cristallo, freddo come la neve che taglia una spiaggia di sabbia per immettersi nel mare, che diventa pieno di correnti e zone fredde. Strano e bello. Difficile trovare parcheggio. Molto difficile. Munirsi di moto o di smart è gran cosa. Attenzione alla sabbia che a mezzogiorno scotta particolarmente.
Possibilità di meduse. La pipi potete farla tranquillamente anche tra i canneti là vicino. Attenzione a nuotare nel mare lontano dalla foce, rischio di incontrare la corrente gelida del fiume con conseguente restringimento vergognoso degli attributi maschili o con eccitante ed un poco scandaloso inturgidimento dei capezzoli e della passera per le signore. Tuttavia può essere gradito.

Due bambini, in questa spiaggia, si sono aggiunti, attratti dall'idea mia malsana, a saltare giù da una collina di sabbia ripida, Facendo salti alti alti atterrando nella sabbia bollente del dorso della collina, buoni 6 metri di sabbiaduna ammucchiata ripidissima, come non ne vedevo dai tempi del golfo del parnaiba in Brasile... accidenti, mi è pure venuta nostalgia di quei posti.
Li ho nominati e ricordati spesso durante questi giorni. Anche questo vuol dire qualcosa, forse raccogliere esperienze mi arricchisce e mi piace parecchio, al di là della poca voglia di partire e cambiare abitudini ed abbandonare le certezze che sempre sono legate al viaggio e che sempre rappresentano un grosso ostacolo al partire.
Al di là di tutto ho molto da lavorare su me stesso. Noto però con piacere che un sorriso al momento giusto può cambiare l'umore delle persone. La mia felicità è più stabile e meno condizionata dall'umore negativo che a volte può insorgere in chi ci sta a fianco, una felicità profonda di questo tipo ho constatato che è contagiosa. E questa è un'ottima cosa. Ho contagiato più volte! Finché non mi mettono in quarantena...Vi voglio bene, a presto.


calabria, 21 agosto
TRA LE SPIRE DEL TEMPO

Fermo aspetto nel camminare
che il mondo mi scorra e vada,
del profumo che si lascia e cede
a volte fragrante altre di nostalgia.

Mi scopro ancor viandante solo
nella rete instabile di affetti ma
che tutto lega, alcuni vanno altri
vengono, ed il mio partir si fonde
al mio restare, non cambia, è tutto
un gioco forte di abbracci ed addii.


catania, martedì 18 agosto
Conoscere persone nuove è fantastico. Una chiacchierata per il solo gusto di conoscersi, di scambiarsi esperienze, pareri, sensazioni, è qualcosa di magico.
Gli uomini dovrebbero godere di più di questo. Per fortuna qui a Catania sta sera ho dell'aria condizionata, perché fa un caldo insopportabilmente umido che rende il corpo spossato in un batter di ciglia, né consente di addormentarsi comodamente. Afa, umidità, calore. E le mie ascelle piangono disperatamente.
Vedere come le persone siano condizionate e non sappiano godere della libertà d'essere che hanno è sempre qualcosa di curioso, di interessante ma anche
di abbastanza triste. Vedere come la gente balla in discoteca è un qualcosa di grottesco-tragicomico. Mi sono divertito a fare le imitazioni ieri dei vari soggetti e del loro modo di ballare. Ho fatto sbellicare dalle risate un tot di amici. Non credo vi siano tante persone in questi luoghi che ballino divertendosi perché non credo vi possa essere divertimento nel non lasciarsi trasportare dalla musica e dal ritmo. Ballare per tautologia è un qualcosa che si fa con la musica, non senza, come l'amore che si fa sempre in due. Ritornando ai soggetti da disco ci sono quelli che sembrano tutti amorfi a stampino. Geniali. C'è quello con le mani in tasca che si muove di pochissimo, statuario in mezzo alla pista guardano in giro circospetto in cerca di ragazze abbordabili, c'è il gruppo di ragazzi infighettati che si muovono uguali come piccoli goffi pavoni, ridicoli gallinacei, quelli che hanno qualche anno in più e ballano senza seguire il ritmo pensando di riprodurre i passi fichi degli anni rosa ormai passati, quelli che controllano le loro ragazze che non vengano prese di mira dai falchi di turno, che si mettono come guardie del corpo, pezzi di legno che si muovono a stento fulminando con gli occhi i vicini, occhio che questa è mia! Se ci provi ti faccio secco! Beh, insomma, li vedo, sti ragazzi d'oggi, un po' tesi e con poca voglia di ballare e tanta di farsi vedere, tanta fatica ad essere se stessi, ma tanta voglia di approcciare, farsi approcciare, o bloccare gli approcci degli altri sul nascere.
E' un peccato perchè in disco, secondo me, con la musica alta gli approcci in genere sono impossibili, almeno a parole, ossia quasi tutti quelli seri e semiseri. Poi ci sono sempre quelli che si trovano sulla stessa lunghezza d'onda, ovvio, il falco di turno assetato di sesso e quella che non vede l'ora di essere baciata davanti a tutti. A loro non servono parole, basta uno sguardo e si intendono al volo, saremo coppia per la serata. Un dolce scambio di effusioni, quelle che dovrebbero rassicurarli di essere ancora attraenti, appetibili, e soprattutto non soli. La gente, mi vien da pensare, dovrebbe meno interessarsi al parere degli altri e più alle sensazioni di quello che prova, specie ballando, solo così arriverebbe a scatenarsi veramente seguendo la musica, il ritmo e raggiungendo la vera estasi della danza. Perchè esiste un estasi raggiungibile ballando, una perdita di coscienza quasi che si unisce alla musica e fa muovere senza pensare, svuotando e riempiendo di emozione. Ballare a metà senza trasporto è come fermarsi a guardare la torta senza morderla, è come fare all'amore con i vestiti. E' uno spreco, e me ne dolgo. Ciò che posso fare io è non commettere lo stesso errore. Ballerò con trasporto, anche per loro. Un abbraccio.

calabria, 22 agosto
A volte penso che la morte è in agguato. E' dietro l'angolo che aspetta, può colpire in qualunque momento. Ciò mi sprona a godere di più l'attimo presente. A volte l'idea della morte mi prende e mi fa capire le priorità, come già scrissi tempo fa, mi ridimensiona i problemi della vita e fa capire che l'importante è continuare a respirare. Talvolta questa teoria, che sembra così forte ed inattaccabile nella sua saggezza, perde ai miei occhi il suo posto d'onore. Ci sono persone che fregandosene della morte e dell'avvenire bruciano tutto subito finché possono. Mi sbattono in faccia un altro punto di vista e anche un ottimo spunto di riflessione. Mi viene in mente la storiella della cicala e della formica, quella che canta e fa baldoria, le altre che lavorano come le pazze per l'inverno. Poi vengono le temperature rigide e la cicala si trova in fin di vita. Beh, le formiche hanno lavorato come le pazze e sopravviveranno all'inverno, ma la cicala ha vissuto una libertà con un'intensità che nemmeno tutte le formiche messe assieme potranno uguagliare mai. Poi magari invece che l'inverno arriva prima il formichiere e l'unica che si salva per ironia della sorte è proprio la cicala. Mi spiego meglio: di fronte agli eventi della vita che sono del tutto imprevedibili, perchè può davvero accadere di tutto ogni secondo e nulla è quindi dato per scontato, nemmeno che arriveremo a mangiare un boccone per cena, forse è meglio prima di preoccuparsi della longevità di una vita preoccuparsi della qualità della vita stessa che è preferibile, mi vien quasi da sostenere, alla stessa longevità. Fare di tutto per non morire, penso, porta invece a morire dentro, porta alla paura, forse anche alla longevità se gli eventi della vita si incastrano proprio come si son riusciti a programmare, ma sicuramente non portano alla qualità di vita che renderebbe la vita stessa degna di essere vissuta. Sostengo che basta anche un solo momento di intensa qualità di vita, qualità nel senso più profondo e meno materialista del termine, per rendere una vita degna, appunto, di essere vissuta, ed è quella qualità là che credo si debba ricercare, e la ricerca di quell'intensità penso la si possa raggiungere proprio lasciandosi travolgere ed infiammare dalla e nella vita stessa. Mi sembra infatti che vivere con la paura di morire costantemente presente a modi monito porti quasi ad un vivere senza appassionarsi veramente. Capite bene in che razza di dilemma mi sono imbattuto, tant'è che mi sono appena contraddetto rispetto alla mia tesi iniziale.
D'altronde i saggi risponderebbero che gli estremi non vanno mai bene e che il saggio è colui che vive nella via di mezzo in equilibrio, appassionandosi alla vita e bruciando fortemente di passione del vivere senza paura di morire, ma sempre conscio che può gustare questa bellezza solo come essere vivente. Avrebbe in questo modo conciliato due modi di vivere apparentemente opposti traendone i maggiori vantaggi da entrambi.

lunedì 17 agosto 2009

DIARIO DI VIAGGIO: CALABRIA 2009, PT1

Dai miei diari di viaggio, giorno primo:

Qui mi ricorda il Brasile. Si salta indietro nel tempo, si ritorna all'essenziale in un colpo d'attimo. Le strade mi hanno colpito proprio, c'è la stradina per arrivare in questo paese che è stretta stretta, con buche enormi nell'asfalto, senza guardrail senza indicazioni.
Anche questo è tipico di ricordi che si sono dimenticati, di tempi andati, di frammenti di storia che scivolano nel dimenticatoio. La strada deve forse avere tutti quei fronzoli che abbiamo noi? Qui occorre prendersela con calma, non si può andare veloci se non si vuole rompere la macchina. Tutti gli indizi traboccano di pazienza, e la pazienza è una qualità stupenda.
Che ridere poi, noi asfaltiamo e poi ci mettiamo le cunette rallentanti, qui lasciano che l'asfalto si buchi e sei obbligato naturalmente a rallentare. Puro ingegno economico. Hanno distrutto tutto un pezzo di autostrada per rifarlo, viaggi anche trenta quaranta chilometri di fila in autostrada su corsia singola. C'è un cane bellissimo, una specie di lupo bianco. Deve ancora annusarmi, è troppo timido, sto aspettando di avere un approccio anche con lui per farmi conoscere. Mi sembra rataplan dei Luky Luke, sempre isolato, straiato in quel modo buffo con le zampe davanti e la testa appoggiata sopra. Qui ho incontrato finora solo persone molto ospitali e semplici, mi sale un senso di nostalgia quasi che non riesco a capire, credo che il ritorno alla semplicità sia un ritorno alla vita nella sua essenza. Il ritorno alla semplicità è ritrovare di nuovo se stessi.Vivere in un posto essenziale ti porta necessariamente ad affrontare l'essenzialità presente dentro noi stessi e separare l'utile dall'inutile.
Come dice Paolo, è un viaggio nel viaggio.
Questo posto è adatto ad ottimi spunti di riflessione e di crescita.

Secondo giorno.

E' la prima vacanza che faccio senza la mia compagna di vita da un bel po' di tempo in qua, ho però la fortuna di aver trovato degli amici con i quali condividere la mia vita e questo è bellissimo e moltissimo, riempie quei vuoti, quel bisogno di condividere il tempo e le nostre emozioni sensazioni e pensieri con qualcuno.
La pratica si è estesa al quotidiano senza che ce ne accorgessimo, ora tutto si colora di Possibilità e Differenza. Cosa siano queste due cose ve le lascio scoprire leggendo i libri dei maestri, Padroni del vostro destino e l'ultimo segreto. Per me la pratica estesa al quotidiano è un maggior gusto nel vivere, minori attriti, più sorriso e curiosità nell'affrontare lo scorrere degli eventi. Tra di noi la magia è che ci trasmettiamo quello che ad ognuno manca, insegnandoci l'un l'altro le qualità che mancano e che l'altro ha raggiunto, ci stiamo scambiando i pregi del carattere come ci si scambiano le forme shaolin. Noto che in questo tutti cercano l'equilibrio caratteriale, un equilibrio interno direi che è indispensabile in un cammino di crescita. A chi manca la costanza viene insegnata da chi è costante, a chi manca la sensibilità viene insegnata da chi è sensibile, a chi manca la fantasia viene insegnata da chi è fantasiosio, e via dicendo. La fantasia poi è molto importante a mio avviso per godere costantemente del nuovo, per vivere bene rompendo la noia della routine che inevitabilmente si crea nel vivere moderno. Accendere un incenso ed una candela creano sempre un momento magico, come saper apprezzare la bellezza dei colori di un magnifico tramonto o saper godere di una piacevole conversazione con una persona cara, un vecchio amico, oppure un estraneo.
Ho fatto il bagno nudo.
E' effettivamente una sensazione di libertà incredibile. Penso che donarsi nell'intimità al mare sia intraprendere un cammino che riporta l'uomo alle sue origini, quando viveva ancora nudo estraneo al senso del pudore, quando la natura lo abbracciava e lo faceva sentire parte integrante di essa.
Proprio su questo paragone stavo pensando che il nostro corpo ci permette, sembra un'ovvietà ma spesso non ci si pensa, di essere qui presenti in questa vita, è il tramite con il quale percepiamo il mondo ed è anche il tramite con il quale ci esprimiamo, come attori su di un palcoscenico. Il nostro corpo è il nostro biglietto di ingresso in questo grande teatro che è la vita.

Vi lascio con una battuta originale che vi tira su il morale che ho ascoltato oggi e che mi ha fatto letteralmente sbellicare dalle risate. Meglio di mille delle mie barzellette!“Noi siamo diversi da tutti quegli uomini che, riguardo alle donne, se le vogliono solo scopare, perché noi, invece... le vogliamo scopare ma anche le consideriamo.”
Detto questo per oggi passo e chiudo,
Alla prossima.


Terzo giorno

ESSENZA RIEMERGE

Nel girarsi del sole
cristalli preziosi staccati
dagli anelli vecchi
cadono e si perdono
tra i viali impolverati.

Rimangono buche profonde
nell'asfalto dopo gli inverni
che il tempo e la terra
forse riempiranno,
o che forse rimarranno là
ad ingrandirsi e scavare
nell'anima fino alla radice.

E cade verso terra
ciò che s'è appeso dopo
del giorno primo, specchia
il paesaggio brullo l'essenzache lenta riemerge.


Quarto giorno, mi prendo divertimento scrivendo questo dialogo:


-Hai visto come il cielo sia azzurro?
-Ma no, cosa dici, quella casa è gialla!
-Cosa stai dicendo scusa? Guarda che è azzurro!
-Assolutamente no, è gialla.
-Ti dico, fidati, non sono cieco, è azzurro.
-Guarda, non so te, ma io la vedo sempre gialla.
-Ascolta, anche ad intuizione il cielo è azzurro e non può essere che tale.
-No ascolta tu, perchè le intuizioni qui non centrano, se la casa è gialla è gialla e non può essere azzurra e soprattutto non me ne frega nulla se lo è stata nel passato, tant'è che oggi è gialla e punto.
-Forse sto parlando con un sordo che è pure cieco, ma il cielo è azzurro.
-Insolente zoticone, bada a non farmi incazzare che sono stufo di parlare con gli stupidi, quella casa è gialla e non è azzurra, giallo capisci? Ci posso scommettere quello che vuoi, perchè perderesti.
-Stupido a me dici pezzo d'idiota? Che non sai nemmeno riconoscere un colore da un altro! Tu ci hai di giallo gli occhi perchè hanno la catarratta ammuffita dentro!
-Ma perchè mi attacchi arrogante che non sei altro tu invece che vuoi aver sempre ragione anche di fronte all'evidenza, azzurro come la carta da parati che c'hai distesa sempre davanti agli occhi, spostala imbecille!

E fu così che si presero a cazzotti.
Mi chiedo comunque chi dei due avesse ragione, che il dilemma ancora oggi mi attanaglia, se era la casa gialla od il cielo azzurro terso.


Quinto giorno:


Comincia un po' di paura, un po' di nostalgia. I primi dubbi se partire o meno. Credo di aver capito bene cosa vuol dire “non trattenere non respingere” per quanto riguarda zazen. Il respingere i pensieri mi risultava più facile da capire che non il voler trattenere il vuoto che si crea in loro assenza. Perchè se c'è intenzione di trattenere il vuoto questo per forza si riempie e non è più tale.
Sto aspettando di rivedere due amici che non vedo da parecchio tempo e di ricominciare a parlare un'altra lingua, forse questa volta apprenderò meglio vocaboli, pronuncia e capirò finalmente di più. Sono felice. Poi è incredibile come il mare riesca a trasmetterti un pace immensa con il suo lento ondeggiare, il suono delle creste d'onda che si infrangono sulla riva lentamente spezzano e spazzano tutte le ansie e le paure. Il mare è un amico ed un padre insieme. Mi chiedo perchè ho dovuto aspettare fino ad oggi per godere così profondamente in sua presenza, aspettare che la sabbia perda il suo bollore per poterci camminare sopra, aspettare che il sole baci la pelle nelle ultime ore di sole, aspettare che il sole lento dipinga il cielo di tutti i colori e che si immerga nell'acqua, aspettare che il cielo lento scurisca e faccia emergere le stelle. Vivere il ciclo della natura in spiaggia è qualcosa di emozionante, occorre però essere liberi dalle regole e dagli orari per poter avere il tempo di gustare queste cose.La giornata al mare deve finire necessariamente dopo le dieci di sera, dopo aver salutato anche la via lattea ed il firmamento.

Sesto giorno

Ho sempre gli occhi più grandi della pancia.
Abbiamo dormito in spiaggia, gustato il sole che sorge e che carezza la pelle. Il cerchio di fuoco sorgeva tra le colline lungo la costa ionica per poi innalzarsi maestoso sopra il mare durante il giorno. La gente è abituata a seguire degli orari. Andare oltre gli orari normali consente di avere una visione più ampia di quello che è un luogo, ad esempio non avrei mai saputo che quella spiaggia si riempie di pescatori tra le 6 e le 8 o che le vespe amano la brezza mattutina. Arrivare in un luogo e gustare tutta la giornata, ventiquattrore, apre gli occhi moltissimo. Non lo avrei mai scoperto se non così, per caso.
Comunque quando la spiaggia si riempiva noi siamo andati a far colazione ed in due abbiamo mangiato per cinque, con gli ultimi bocconi di cannolo ripieno di ricotta che trovavano spazio nell'esofago, visto che lo stomaco era pieno.Come vent'anni fa, ho ancora gli occhi più grandi della pancia, o quei chili di crema alla ricotta che faceva il ripieno ai babbà, ai cannoli ed alle viennesi, era estremamente stucchevole nonché pesante. Comunque sia, non voglio vedere zucchero per i prossimi giorni.

Al prossimo aggiornamento,Giacomo

ESSENZA RIEMERGE

Nel girarsi del sole
cristalli preziosi staccati
dagli anelli vecchi
cadono e si perdono
tra i viali impolverati.

Rimangono buche profonde
nell'asfalto dopo gli inverni
che il tempo e la terra
forse riempiranno,
o che forse rimarranno là
ad ingrandirsi e scavare
nell'anima fino alla radice.

E cade verso terra
ciò che s'è appeso dopo
del giorno primo, specchia
il paesaggio brullo l'essenza
che lenta riemerge.

domenica 16 agosto 2009

TRA LE SPIRE DEL TEMPO


Fermo aspetto nel camminare

che il mondo mi scorra e vada,
del profumo che si lascia e cede
a volte fragrante altre di nostalgia.

Mi scopro ancor viandante solo
nella rete instabile di affetti ma
che tutto lega, alcuni vanno altri
vengono, ed il mio partir si fonde
al mio restare, non cambia, è tutto
un gioco forte di abbracci ed addii.

sabato 8 agosto 2009

AD UNA CARA AMICA

Il passato è passato, conoscere ciò permette di fare il primo passo nel futuro e di vivere il presente. Essere consapevoli che il passato è passato è molto di più, è chiudere una porta prima di aprirne una nuova, è l'aver vissuto e aver voglia ancora di vivere, senza paura alcuna, è vivere aperti in ricerca del nuovo e riuscire a stupirsi, vivere senza soppesare e paragonare sui piatti della bilancia ciò che è stato con ciò che è, è vivere abbandonando definitivamente la paura di non poter più godere di momenti intensi e piacevoli, è vivere abbandonando definitivamente la paura che la vita da ora in poi può riservare solo gioie e felicità più piccole di quelle già vissute e che la nostra felicità più grande ormai se ne è andata per sempre.

Il passato è passato e va lasciato nel passato, va custodito con cura ed amato, va ricordato e maturato, ma va comunque fatta attenzione a non permettergli di appropriarsi del nostro presente.

mercoledì 5 agosto 2009

LE MALELINGUE E GLI AMICI DI OGGI

-Cosa facciamo?
-Non lo so.
-Beh, cosa facciamo allora?
-Non lo so.
-Andiamo di là fin laggiù?
-Mah no dai, è lunga.
-Dai che chiamiamo il Nen.
-Il Nen?
-Ma si dai, il Nen, quello della volta scorsa.
-Ma se andiamo da qualche parte e c'è anche il Nen...
-Beh, cosa succede se c'è il Nen?
-Dai, lo sai...
-Non ti è simpatico?
-Ma si è che...
-Che?
-Insomma, parla troppo!
-A me non sembra, è divertente!
-Divertente lo è di sicuro.
-Appunto, allora cosa c'è che non va?
-Lo ammiro io il Nen, intendiamoci. Ha coraggio. Carattere.
-E perchè te non ne hai?
-Beh, non come lui, no.
-Dico, non è che per caso sei invidioso?
-Io?
-No mona, quell'altro!
-No no che non sono invidioso!
-Invece lo sei!
-Ma ti dico di no, sei sordo?
-E perchè ti arrabbi allora se non è vero?
-Ma basta, non me ne frega niente! Chiama il Nen se vuoi!
-Ok, ok, se ti arrabbi così non lo chiamo.
-Ma quindi? Cioè, cosa facciamo?
-Ma non lo so scusa, ti ho proposto fino adesso!
-Mah, facciamo una corsa?
-Ora sei tu lo scemo che propone robe sceme scusa?
-Era solo una corsa...
-Ma a che scopo?
-Così, senza uno scopo ben preciso.
-Fatica fine a se stessa?
-...si.
-No. Proposta bocciata.
-E se chiamassimo Furlì?
-Lui?
-Si!
-Ma si dai, perchè no...

(arriva Furlì)

-Ciao ragazzi, come va?
-Bene dai.
-Benino.
-Che fate di bello?
-Mah, eravamo qui che decidavamo. Tu cosa hai voglia di fare?
-Io? Non lo so.
-Siamo al punto di partenza.
-Eh già.
-Partenza per dove?
-Ma cos'hai capito Furlì!
-Che pirla!
-Pirla?
-Ma si dai!
-Ma insomma che facciamo?
-Dai che andiamo per di là dai.
-Ma a fare cosa fin là?
-Boh, intanto andiamo là no?
-Ma non faccio passi inutili, te che ne pensi?
-Chi io?
-No lui.
-Ah ecco.
-Ma come ah ecco, certo che parlavo con te?
-Ah non con me quindi?
-Ma che casino. Sto perdendo il mio tempo con due imbecilli.
-Hahaha, stiamo scherzando, vero Furlì?
-Io no.
-Il solito pirla.
-Comunque, te Furlì che ne pensi del Nen?
-Del Nen?
-Ma la smetti di ripetere sempre le domande?
-Le domande?
-Porca bastarda, dimmi che ne pensi del Nen.
-Simpatico.
-Tutto qui?
-Si.
-E tu vorresti chiamarlo?
-Non lo so, se lo volete voi...
-Dico, lascia perdere noi, dico tu vorresti chiamarlo?
-Non saprei, voi che ne dite?
-Lui è invidioso del Nen, si sente inferiore, quindi non lo vuol chiamare, dice che si sente escluso, o che le donne se le piglia tutte lui, o che lo mette in imbarazzo perchè non si fa mai nulla e stiamo sempre a chiacchierare di cose sceme perdendo tempo ed il Nen invece è uno che fà, che non sta mica a cagar dubbi...
-Allora non chiamatelo no?
-Infatti, infatti, è quello che stavamo facendo. Non lo stiamo mica chiamamando vero?
-No no.
-Comunque non avevo detto tutte quelle cose io. Te le sei inventate.
-Ma no, le avevi dette solo non con le parole.
-Secondo me anche te le pensi, per averle dette così bene, vero?
-...un po'.
-Lo sapevo io. Il Nen è uno stronzo.
-Te Furlì?
-Si si, anche per me è stronzo.
-Infatti, infatti. Abbandona gli amici.
-Abbandona gli amici, si, hahahaha.
-Cazzo hai da ridere Furlì pezzo di un idiota?
-Nulla scusa.
-Beh che facciamo?
-Boh, basta non incontrare il Nen.
-Giusto!
-Taci Furlì!
-Giusto!
-Questo è completamente fuori.
-Si.
-Giusto! Nen imbecille! Nen idiota!
-Non gridare Furlì!
-Basta pirla di un pirla, non gridare!
-Scusate.
-E' proprio fuori questo eh?
-Basta che il Nen non si veda.

(arriva casualmente Nen )

-Ciao ragazzi, come va? Come state? Che fate di bello?
-Ciao Nen!
-Neeeeeeeeeen!
-Che bella sorpresa!
-Da un pezzo è? Non vi vedo da un tot, ditemi come vi passa, che fate, come state. E' da qualche tempo che non vi vedo, tutto bene? Come vi procede la vita? Dovremmo rivederci per una cena, che ne dite?
-Si dai, è proprio da tanto che non ci si vede.
-Bene comunque, niente di che, si va avanti.
-Che storia rivedervi tutti e tre. Ne abbiamo passate eh?
-Eh si.
-Non siete cambiati di una virgola ragazzi, siete sempre bulli come al solito! Quando ce la facciamo sta pizza?
-Non siamo cambiati di una virgola...
-Hehe, Bulli si! Bulli!
-Dio anche tu Furlì sempre uguale, va meglio per il resto? Passato quel tuo brutto momento?
-Si, grazie, grazie, hehehe.
-E voi due invece?
-Noi bene, stavamo giusto pensando a te, di chiamarti. Dobbiamo proprio farla sta pizza!
-Dai ci conto! Ora devo scappare eh, chiamatemi che ci mettiamo d'accordo, ok?
-Si, certo!
-Si si!
-Ciao Nen!
-Ciao amici!
-Ciaoooo

(Nen se ne va)

-Certo che è proprio uno stronzo eh?
-Eh si.
-Si si si si si si. Hehehehe
-Zitto Furlì!
-Non lo sopporto proprio! Hai visto come si atteggia?
-Insopportabile.
-Col cazzo che lo chiamo.
-Lui si che è cambiato, è diventato così arrogante.
-Non lo chiamo più io quel deficiente. Non mi trovo più bene con lui.
-Con lui, hehehehe.
-Basta Furlì!
-Dai andiamo a casa. Per colpa di Nen mi è passata la voglia di far qualsiasi cosa.
-Si dai, andiamo a casa.

PEZZI DI UN PUZZLE

C'è un momento in cui si combatte, ho pecepito, in cui giunge uno stato estatico come se si acoltasse una musica travolgente, non so se la metafora calzi anche a voi, ma questo stato di pura felicità dentro di me proviene dal muoversi in completa libertà, oltre agli schemi mentali, muoversi danzando come su di una musica.
E' quando la mente si svuota e nasce questo senso di libertà e di gioia che nel combattere si percepisce una forte vibrazione positiva e rigenerante, magicamente il corpo si muove senza che la mente gli anticipi il movimento, perchè lo si lascia danzare da solo al ritmo dei colpi, come se i combattenti fossero l'occhio di due cicloni di energia che girano su loro stessi vorticosamente incastrandosi alla perfezione, come i pezzi combacianti di un puzzle.

lunedì 3 agosto 2009

ANSIA DI PARTIRE

Eccomi.
Che fare questa settimana? La tesi, ovvio.
Beh, non è proprio ovvio, avrei tanta voglia di prendermi una vacanza, rilassarmi un po'.
Verrà.
Tutto quello che mi aspetta sta sorridendo, perchè io spesso mi agito perchè ho paura che non avvenga.
E finchè non accade vivo un senso di agitazione.
Come con il mio prossimo viaggio, è lì, il biglietto comprato sul tavolo, eppure finchè non sarò fisicamente là sono conscio che tutto può accadere.
Pensavo di aver imparato dal passato, di riuscire a vivere in modo perfettamente libero dalle aspettative tutto il mio futuro. Eppure, oggi mi ritrovo sì con qualche passo avanti, riesco a sorridere ed a riportarmi alle cose serie più spesso, tuttavia vedo quanta strada ho ancora da fare per essere padrone delle mie emozioni completamente, completamente disidentificarmi e nell'essere desti lasciarle fluire e scorrere affinchè io possa governarle e non essere loro succube.
Quando si sa che si deve affrontare spesso si riesce ad essere desti, perchè arriva in un attimo e la nostra attenzione è rischiesta in quelle due ore specifiche. Altre volte invece, quando l'ansia della partenza, del lavoro, degli impegni richiedono una costante attenzione sulle nostre emozioni, ci lasciamo sopraffare perchè viviamo da addormentati.
Eppure quanta fatica l'essere svegli! Quanta fatica sapersi rasserenare a piacimento e rimanere tali, chiari ed intensi come un cielo al tramonto completamente terso, senza una nuvola.

ESSERE PRESENTI ED I GIGA DI MEMORIA

C'è molto da fare per essere presenti e non altrove con la mente ed i pensieri.
Me ne accorgo sempre più spesso, e ciò vuol dire due cose:
o sto andando con la testa sempre più spesso fuori dalla realtà, o mi sto accorgendo sempre più spesso di quando esco dalla realtà, cosa che prima passava del tutto inosservata quanto naturale.
In effetti da bimbo mi sentivo speciale e diverso proprio perchè vivevo parecchio tempo nella fantasia. E andava bene così ai tempi, oggi però voglio poter controllare la cosa, decidere io quando prendermi lo svago in quel colorato parco giochi mentale, e quando rimanere concentrato nel presente.
Sembra una sciocchezza, ma non è così. Ho sempre pensato di essere in grado di rimanere concentrato su una cosa a mio piacimento, di essere capace di governare l'attenzione, i pensieri.
Mi sbagliavo. E' chiaro che durante il momento di concentrazione avviene qualcosa che tende a portarci altrove, e che spesso riesce nell'intento. Poi ci tocca riguadagnare l'attenzione, costantemente.
E' la differenza, ad esempio tra gli studenti, tra chi studia in due ore ciò che un altro impiega in quattro. Chi rilegge la stessa pagina tre volte perchè si perde nei suoi pensieri, e chi dopo una volta te la sa ripetere. E' la differenza tra chi ascolta un discorso e si dimentica tutto poco dopo e chi ricorda, tra chi coglie dettagli e particolari di un posto o di un luogo, turbamenti o stati d'animo di altre persone, chi si ricorda dove ha appoggiato le chiavi di casa, chi non si dimentica di un'appuntamento o di quello che deve fare durante la giornata...

Un mio amico mi disse che si ricorda tutto di quando si ruppe il piede. Gli odori, le persone e quello che dicevano, i colori e il posto, la strada fatta per andare all'ospedale, le scale fatte il reparto, i volti di chi aspettava in fila, il medico le parole dette la sala i mobili...
Una valanga di informazioni che altrimenti sarebbero andate perdute.
Immaginate la possibilità di vivere con questa intensità tutta la vita.
Strepitoso.
Immaginate le possibilità che avremmo, cosa potremmo fare. E quanto potremmo godere in più degli istanti belli che altrimenti ci sfuggono, che sono sempre troppo brevi, della vita tutta.
Ci vien da chiedere se abbiamo lo spazio nel cervello per immagazzinare tutti questi dati...
Abbiamo abbastanza giga di memoria?
Beh, non vogliamo scoprirlo?

domenica 2 agosto 2009

L'ACQUA ED IL LAVARSI

Lavarsi non è solo togliersi lo sporco ed il sudore, non è solo riposarsi o rinfrescarsi.
E' di più.
E' anche far scivolare via ciò che è stato ed abbiamo vissuto e che non vogliamo trattenere, è purificarsi, è ritornare puliti anche con l'anima, che come il corpo cede all'acqua le impurità e le energie negative che tende ad assorbire dall'ambiente.
Lavarsi è un azione interna ed esterna contemporanea che purifica il corpo e lo fa rinascere anche sul piano sottile. Tutto può essere lavato dall'acqua, anche i pensieri, l'odore, le emozioni, i desideri, il senso di colpa ed il gesto che l'ha causato. L'acqua ci bacia e ci vuole bene. Dobbiamo averne più cura, attenzione e rispetto.

sabato 1 agosto 2009

LA DONNA, LA BELLEZZA E LA POESIA

Dove la pelle diventa seta, liscia al tatto che che tutto scorre come la neve nell'attimo che si scioglie e bagna la fronte e scivola sulla guancia, là sul ventre di donna nasce una contemplazione che non ha pari nel mondo intero. La freschezza al contatto come l'acqua di una fonte, di fragrante profumo e suadente come il nettare più dolce di cui non esiste sazietà, quel profilo come l'onda del mare che disegna perfetta semicerchi e richiama il desiderio e la passione di un gioco di respiri, tutta questa bellezza è il potente magnete d'attrazione di chi vuole generare il mondo. Sulle distese di specchi d'acqua nasce il seno come d'incanto, perfetto nel suo essere non poteva che mostrarsi fiero e svettare come le punte delle montagne nei cristalli del cielo. Le labbra poi sono come abbracci e sussurri che avvolgono come una coperta d'inverno e rassicurano come la pace di un tramonto dopo anni di bufere e nuvole. Gli occhi invece parlano come non fa la lingua, raccontano emozioni e desideri, sogni e pensieri, gioia ed amore che ci mette di più un secondo ad aspettare il successivo che non l'istante in cui tutto vien trasmesso assieme, chiaro e nitido e che con la velocità di un fulmine porta il suo messaggio a chi ha l'onore di ricevere quello sguardo. E come rincorrendo l'acquilone quando si libera nell'aria danzando tra i soffi ed i vuoti accarezzato dal vento e come esso può vivere là nel cielo solo se dona l'estremità della sua corda al bambino che sta sotto a giocare, a godere di quel capo e di quel gioco senza tuttavia poter possedere chi sta in alto trascinandolo a terra, allo stesso modo la bellezza della donna tiene legato a se stessa chi la contempla, lei vive così e si realizza proprio in questo amor platonico degli amanti che si osservano. Nel momento in cui si concede la bellezza perde il suo significato e cede l'energia stessa in essa contenuta alla fusione incandescente di passione che arde e brucia e scalda. Ora il piacere esalta ciò che rimane della bellezza ma ne ruba anche l'essenza: è fortissimo e cederà ancora la sua l'energia, aumentandola incredibilmente, alla nuova vita che nascerà. Come il detto che dalla morte si genera la vita così vediamo che la vita vive e ruota in questo principio in tutto il mondo, ciò che muore diventa terra e dalla terra nasce e diventa poi fiore o frutto. Così dalla morte della bellezza nasce la passione e dalla morte della passione, quando gli amanti sono esausti e si addormentano, nasce l'uomo con i suoi desideri e le sue emozioni, con il suo sorriso e la sua poesia.