Diventando vecchi si impara cosa vuol dire soffrire, e la sofferenza diventa come un vecchio conoscente che di tanto in tanto ci capita di incontrare.
Si impara così a difendersi dalla sofferenza in due metodi principalmente, ed entrambi prevedono l'innalzamento di barriere. Nel primo sistema si innalza una barriera di indifferenza, come se si cercasse di vivere meno intensamente perchè vivere abbandonandosi alla vita, aprendo il cuore continuamente ci porta inevitabilmente a grandi sofferenze. Ci si trova così sempre più avvizziti, induriti nel cuore, come se per arrivare alle nostre emozioni si dovesse percorrere una strada all'interno di un castello, un labirinto di porte e di serrature. L'altra via invece è abbandonarsi alla vita e donarsi completamente anche se ciò porta sofferenza, cercando di imparare da cosa è causata questa sofferenza e lavorando in noi stessi per eliminare le cause della sofferenza alla radice, ed in un certo senso sono delle barriere anch'esse ma poste a posteriori, tra il nostro corpo, che si dona e si emoziona, ed il nostro io che lo sorveglia e lo alberga e lo dirige, sempre curioso come un bambino di conoscere ed apprendere dalla vita anche dalle situazioni tendenzialmente spiacevoli.
Penso che la via più difficile da intraprendere ma la più remunerativa in termini di gioia felicità e serenità sia la seconda, è sicuramente più lunga da percorrere ma ne vale la pena, perchè seguendo la prima strada perdiamo anche la gioia di vivere, perchè inevitabilmente ci induriamo a tutto, come se perdessimo il senso del gusto e non sentissimo ne il cattivo sapore ne quello buono.
Si impara così a difendersi dalla sofferenza in due metodi principalmente, ed entrambi prevedono l'innalzamento di barriere. Nel primo sistema si innalza una barriera di indifferenza, come se si cercasse di vivere meno intensamente perchè vivere abbandonandosi alla vita, aprendo il cuore continuamente ci porta inevitabilmente a grandi sofferenze. Ci si trova così sempre più avvizziti, induriti nel cuore, come se per arrivare alle nostre emozioni si dovesse percorrere una strada all'interno di un castello, un labirinto di porte e di serrature. L'altra via invece è abbandonarsi alla vita e donarsi completamente anche se ciò porta sofferenza, cercando di imparare da cosa è causata questa sofferenza e lavorando in noi stessi per eliminare le cause della sofferenza alla radice, ed in un certo senso sono delle barriere anch'esse ma poste a posteriori, tra il nostro corpo, che si dona e si emoziona, ed il nostro io che lo sorveglia e lo alberga e lo dirige, sempre curioso come un bambino di conoscere ed apprendere dalla vita anche dalle situazioni tendenzialmente spiacevoli.
Penso che la via più difficile da intraprendere ma la più remunerativa in termini di gioia felicità e serenità sia la seconda, è sicuramente più lunga da percorrere ma ne vale la pena, perchè seguendo la prima strada perdiamo anche la gioia di vivere, perchè inevitabilmente ci induriamo a tutto, come se perdessimo il senso del gusto e non sentissimo ne il cattivo sapore ne quello buono.
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