lunedì 5 maggio 2008

ANCORA SILENZIO, PARTE SECONDA!

Mi chiedevo se le persone silenziose non siano oggigiorno in grande difficoltà.
Pensandoci ci si accorge di quanti pregiudizi molti abbiano dei timidi, degli introversi, dei silenziosi di fatto, dei taciturni o dir si voglia.

Chi è di poche parole tende a mettere in imbarazzo l'interlocutore?

Io direi piuttosto che il suo interlocutore si sente in imbarazzo perchè non è avvezzo al silenzio, ne ha paura, lo teme.

Quanti temono il silenzio?

Non posso dire di esserne escluso, a volte temo il silenzio, specie quando ho bisogno di risposte, di conferme che la persona che sta al mio fianco si trova bene. Spesso un silenzio è facilmente ed erroneamente interpretabile come l'affermazione contraria, che il taciturno non sta bene, non si diverte, oppure interpretato addirittura come una manifestazione di antipatia nei propri confronti.

Se non hai nulla da dire significa che ti sto antipatico.

Penso che la verità nascosta sotto questi comportamenti sia la forte insicurezza che molti al giorno d'oggi, io per primo, si portano dietro, motivo per il quale temono il silenzio, desiderano continue costanti prove e controprove di essere accettati, di essere simpatici, di valer qualcosa, di essere qualcuno...

Se solo ci si accontentasse di chi realmente siamo non credo avremmo più paura del silenzio, non credo avremmo più bisogno di continue prove che gli altri stanno bene con noi.

E manifestiamo uno stato di stress, siamo stressati dall'idea di dover piacere agli altri e, credetemi, traspare dai nostri comportamenti, se siamo agitati, se non stiamo bene, gli altri lo percepiscono.

Perchè i veri rapporti, come già abbiamo intravisto, si hanno solo con le persone con le quali non ci sentiamo in imbarazzo se siamo in silenzio? Perchè non abbiamo bisogno del loro continuo consenso, perchè sappiamo che ci accettano come siamo realmente, con i nostri difetti. Abbiamo la certezza del loro affetto, non ne dubitiamo. E siamo liberi di essere noi stessi.

Se abbiamo paura del silenzio penso che siamo noi i primi a dubitare, consciamente od inconsciamente, di questa amicizia, perchè abbiamo paura ad aprirci, di far vedere chi siamo realmente, abbiamo paura di non essere accettati, di non "andar bene".

Ma se siamo quasi tutti insicuri e temiamo il silenzio, allora i timidi, gli introversi, sono fregati? Possono instaurare rapporti veri solo con le persone che già hanno una loro sicurezza perchè in caso contrario vengono mal interpretati?

Spero di sbagliare le statistiche, amara realtà se così non fosse.

Sta di fatto che parlando con alcune persone più o meno introverse queste mi confermano che è sempre più difficile per loro instaurare un rapporto di amicizia vero, che esuli dal "ciao come stai - bene grazie", "hai visto che tempo fa? - si, orrendo" e "mica visto l'ultimo paia di scarpe della blabla che è uscito? - Oooo, bellissime!", rapporti di amicizia vera son sempre più rari, difficili da trovare come l'ago nel pagliaio.

Se anni ed anni fa era dura, oggi lo è di più, perchè questo consumismo ha smontato completamente la poca sicurezza che quei pochi avevano, alimentando un mondo dove tutti anelano di essere accettati, spesso a tal punto da spersonalizzarsi e da standardizzare il proprio carattere: tutti uguali come scimmie.

Mi autoinvito, da questo breve momento di lucidità che ho, ad essere più sicuro di me stesso, a mostrarmi come sono, coi miei difetti, con le mie ambizioni, con i miei desideri di cambiare e migliorare, ma senza paura di non essere accettato, senza paura di essere escluso.
Riconosco questo timore come uno dei fardelli che mi impediscono di vivere meglio, voglio gettare al mare questa zavorra, non mi serve.

Se sentite uno "splash" sapete cosa è stato.
Se non lo sentite portatemi un crik, un montacarichi, una gru.

6 commenti:

Francesca ha detto...

Caro Giacomino, hai ragione che bisognerebbe saper stare in silenzio senza imbarazzo. Questo lo fai con che conosci bene, con chi stai bene e ti capisci senza bisogno di dire nulla, niente in contrario. Ma bisogna anche saper relazionarsi col mondo... non puoi essere invitato a pranzo con delle persone e parlare a monosillabi solo se interrogato, imbarazzi la gente e questo non va bene. Il timido, il taciturno, per quanto io capisco che possa vivere uno stato di sofferenza, deve almeno provare a "farsi fuori" come si dice. Non solo per lui ma soprattutto per rispetto di tutti gli altri. Chi dice "io non parlo perchè sono così e basta" è un egoista, deve rendersi conto dei sentimenti degli altri e venirci un po' incontro. Poi sono sicura che se si sforza starà molto meglio anche lui. Allora chi è burbero e non dice mai "grazie" e "per favore" potrebbe dire: "il mio carattere è così dovete adattarvi". Non va bene... liberissimi di farlo i timidi, di restare chiusi nel loro mondo, ma poi se la gente non li cerca, non li chiama... beh... hanno poco da lamentarsi. Nessuno pretende i miracoli... solo un piccolo sforzo.

Yarla84 ha detto...

wow concordo!

Anonimo ha detto...

Personalmente non temo il silenzio, sovente lo “pratico” e lo consiglierei a molti.
Il silenzio non è sempre conseguenza di timidezza anzi spesso il timido tende a “difendersi” cercando il dialogo a “tutti i costi” e in maniera inopportuna. Visto sotto questo punto di vista il silenzio non solo non è timidezza ma in alcuni momenti risulta essere il massimo dell’apertura verso gli altri perché identifica quello stato d’animo (complesso da spiegare) di quiete, integrazione e fiducia negli altri.
Ovvio, poi, che a tutto c’è un limite e non si vive di solo silenzio. La cosa importante è alternarlo alle parole senza forzature, liberamente.
Mettiamo il caso di essere così bravi da riuscire a compiere un discorso brillante (seppure costruito e innaturale) con il semplice scopo di accattivarci i presenti: potremmo ottenere voti per la campagna elettorale o un contratto di lavoro ma mai una vera amicizia. Tanto vale, tolta la cravatta, essere sempre noi stessi, senza alcuna preoccupazione di essere giudicati e consapevoli che, magari a molti, non piaceremo! Con quei pochi rimasti, però, si starà benissimo e sarà molto bello capire che non si aspettano da te niente di più che te.
L'ultima frase è brutta e retorica ma non riesco a esprimermi diversamente...

Ps: cercasi critiche. Basta col silenzio!

Giacomo ha detto...

io ho già dato, sono per rapporti più sinceri, riscoprire il valore del silenzio, alternarlo alla parola, libertà più totale nell'esprimersi ed essere noi stessi, senza paura, sempre, migliorandosi ma mantenendo la libertà, gettando via la finzione, vivere di più col cuore e meno col cervello sicuramente ti porta a prendere più schiaffi, ma anche più carezze.
passatemi la metafora...

Yarla84 ha detto...

.,

Giacomo ha detto...

Grande yarla sempre presente!!
(se notate problemi con i post riferitemeli che tenterò di risolverli!)