.
.
.
Cammino per le strade
come un uomo insicuro,
i miei occhi veloci scattano
da un viso all'altro, timore
che questi mi ricambi
o che scopra che stò sbirciando.
Adocchio poco più avanti
che una donna che sospinge
una sedia a rotelle ricolma
sta per passare al mio fianco
in direzione opposta.
Non devo guardare chi alberga
su quella poltrona vagabonda,
Il solo pensiero mi sgomenta,
ho paura che un rintocco di
sguardi con quell'essere
turbi la mia quotidianità,
così lontana e perfetta
che temo si contamini.
Ho paura che mi infetti
con la sua truce malattia.
come un uomo insicuro,
i miei occhi veloci scattano
da un viso all'altro, timore
che questi mi ricambi
o che scopra che stò sbirciando.
Adocchio poco più avanti
che una donna che sospinge
una sedia a rotelle ricolma
sta per passare al mio fianco
in direzione opposta.
Non devo guardare chi alberga
su quella poltrona vagabonda,
Il solo pensiero mi sgomenta,
ho paura che un rintocco di
sguardi con quell'essere
turbi la mia quotidianità,
così lontana e perfetta
che temo si contamini.
Ho paura che mi infetti
con la sua truce malattia.
Non voglio scoprirmi con l'anima
deforme, mi giro, non mi osservo.
..
.
.
1 commento:
Desideravo con questi versi far riflettere se nella nostra quotidianità c'è spazio per un'attenzione più profonda verso il prossimo, un'attenzione che, se non sboccia in un impulso di rendersi utili ai disabili, si realizzi almeno in una seria presa di coscienza della loro realtà e della loro dignità di esseri umani.
Posta un commento