Ricordo occhi vispi e risate trattenute là vicino all'altare, piccoli, vestiti di rosso e bianco con in mano una campanella ed un braccio irrequieto, da furbi tonti. Bei tempi. Eran ancora gli anni dove la domenica aveva un valore profondo, dove si viveva la gente e gli amici della parrocchia. Erano quegli anni dove con il sorriso ci si ritrovava a far confusione sul tavolo da ping pong od ai calcetti all'oratorio, dopo la funzione, anni dove si correva un sacco all'aperto e si giocava a pallone ovunque, senza tutti quei bigotti di adesso che appena fai un salto ti legano ad una sedia per paura che ti fai male, senza tutti quei genitori d'oggi che denunciano tutti se il figlio ritorna a casa con un ginocchio sbucciato, senza tutti quei nonni che oggi disturbano poliziotti vescovi e presidenti a telefonate, allora non sapevano usare quel marchingegno, sbraitavano dalla finestra e noi, semplicemente, non li si ascoltava.
Erano gli ultimi anni delle parrocchie, prima del declino e del nulla. Oggi sarò io diverso, sicuramente, ma quei posti, mi sembra, han perso il loro fascino, la loro forza vitale, i sorrisi e la presenza di tutti, compresi quelli che andavano a messa ma erano incazzati con le istituzioni, ed oggi sembra che siano posti vuoti a parte quelle poche presenze dei conformati, di quelli ligi al dover essere l'esempio che non sono e di quelli attaccati alla tristezza di essere vecchi ed alla rabbia di non petersi più cambiare o tornare indietro.
Mi ricordo degli scherzi, di quando un nostro amico inciampò in mezzo alla chiesa con tutti i soldi delle offerte in mano, di quelle candele che solo a guardarle perdevano cera incandescente ovunque, anche sulle persone, di quelle risate che non si riuscivano a soffocare e che scoppiavano proprio nei momenti meno indicati, quelli più silenziosi, dove magari bisognava fingersi tristi o impegnati serissimi e silenziosi come una tomba, quei momenti in cui tutta la gente se ne accorge, specie se sei un chirichetto che smorzando una risata fa un verso sonoro animalesco ed imbarazzante.
Ho nostalgia di quelle domeniche, di quella gente che sembrava una grande famiglia. Mi divertivo e vivevo meglio un giorno in più a settimana. Quella semplicità era eccezionale.
Erano gli ultimi anni delle parrocchie, prima del declino e del nulla. Oggi sarò io diverso, sicuramente, ma quei posti, mi sembra, han perso il loro fascino, la loro forza vitale, i sorrisi e la presenza di tutti, compresi quelli che andavano a messa ma erano incazzati con le istituzioni, ed oggi sembra che siano posti vuoti a parte quelle poche presenze dei conformati, di quelli ligi al dover essere l'esempio che non sono e di quelli attaccati alla tristezza di essere vecchi ed alla rabbia di non petersi più cambiare o tornare indietro.
Mi ricordo degli scherzi, di quando un nostro amico inciampò in mezzo alla chiesa con tutti i soldi delle offerte in mano, di quelle candele che solo a guardarle perdevano cera incandescente ovunque, anche sulle persone, di quelle risate che non si riuscivano a soffocare e che scoppiavano proprio nei momenti meno indicati, quelli più silenziosi, dove magari bisognava fingersi tristi o impegnati serissimi e silenziosi come una tomba, quei momenti in cui tutta la gente se ne accorge, specie se sei un chirichetto che smorzando una risata fa un verso sonoro animalesco ed imbarazzante.
Ho nostalgia di quelle domeniche, di quella gente che sembrava una grande famiglia. Mi divertivo e vivevo meglio un giorno in più a settimana. Quella semplicità era eccezionale.
Nessun commento:
Posta un commento