Avevo fatto tanta strada, eppure sembrava che fossi arrivato per nulla.
Ero in cima al vulcano, a più di tremila metri, apposta per godermi il paesaggio dell'isola da lassù e cosa accade? Nuvole, nebbia, pioggia fine, un velluto bianco che si para davanti come una tenda.
Spettacolo interdetto.
Peccato.
Mi guardo attorno, altri turisti arrivano, girano la macchina e se ne vanno.
Respiro l'aria umida, decido di cogliere l'occasione. E' un momento buono per sedermi con me stesso, ad occhi chiusi, nell'aria rarefatta e nel bianco nebbia di un vuoto che sembra un altro mondo. Ritorno al respiro e mi ritiro in uno spazio ancora più grande, che tento di rendere sempre più vuoto specie dai pensieri. Ed i minuti passano e perdo la concezione del tempo.
Dopo un po' la gamba mi chiama, comincia a farmi male, mi dice di ricompormi, di cambiare la posizione o di rientrare in macchina e di ritornare dove l'ossigeno è più denso. Apro gli occhi e la nabbia si è dissolta, un arcobaleno conclude il suo semicerchio pochi metri dai miei piedi ed un panorama mozzafiato mi ruba tutta la sete dei miei occhi.
Sorrido.
Mi piace pensare che il mondo si mostri a chi ha la pazienza di aspettarlo.
Mi piace pensare che seguendo la Voce dell'anima il mondo si distenda, sciolga tutti i nodi, e cominci a baciarci.
Proprio in quell'istante mi tornano alla mente le parole di un Maestro.
La vita non ci appartiene, siamo noi che dobbiamo appartenere alla vita.
Forse forse è proprio questo, lasciarsi andare alla vita, aspettarla, guardarla senza aspettativa.
Chi ha aspettative ha gli occhi bendati, vede solo il realizzarsi od il non-realizzarsi di ciò che aspetta, e si perde tutto ciò che gli sta di fronte, di lato, di dietro sotto e sopra, che è sempre moltissimo e vale più di quello che uno possa desiderare.
Avere gli occhi senza aspettativa ed un cuore paziente ti fa sentire come se la vita ti stendesse un tappeto proprio davanti, sulla terra che vai calpestando. Come se non esistesse scelta sbagliata e che tutto è intrecciato apposta, sulle tue decisioni, per regalarti un sorriso od un insegnamento.
Come se, nella totale libertà di scegliere la vita e la strada della propria vita, esistesse un qualcuno che già conosceva la tua scelta, come se il tuo cammino fosse scritto nel destino, come se si intrecciasse la libertà che ci è stata donata con un destino che ci attende da sempre, in una lunghissima e delicatissima melodia di suoni di momenti di vita che si susseguono in una musica perfetta che non poteva essere che così e che aspettava solo il momento in cui tu, finalmente, potessi ascoltarla e ballarci sopra. Allo stesso tempo è come sentirsi sempre in compagnia, è' sentirsi protetti, abbracciati, come se qualcuno ti accompagnasse, muto ed invisibile, in ogni tuo passo, sconfiggendo la solitudine.
Accorgendoci di ciò, non si può che piangere di gioia.
Ero in cima al vulcano, a più di tremila metri, apposta per godermi il paesaggio dell'isola da lassù e cosa accade? Nuvole, nebbia, pioggia fine, un velluto bianco che si para davanti come una tenda.
Spettacolo interdetto.
Peccato.
Mi guardo attorno, altri turisti arrivano, girano la macchina e se ne vanno.
Respiro l'aria umida, decido di cogliere l'occasione. E' un momento buono per sedermi con me stesso, ad occhi chiusi, nell'aria rarefatta e nel bianco nebbia di un vuoto che sembra un altro mondo. Ritorno al respiro e mi ritiro in uno spazio ancora più grande, che tento di rendere sempre più vuoto specie dai pensieri. Ed i minuti passano e perdo la concezione del tempo.
Dopo un po' la gamba mi chiama, comincia a farmi male, mi dice di ricompormi, di cambiare la posizione o di rientrare in macchina e di ritornare dove l'ossigeno è più denso. Apro gli occhi e la nabbia si è dissolta, un arcobaleno conclude il suo semicerchio pochi metri dai miei piedi ed un panorama mozzafiato mi ruba tutta la sete dei miei occhi.
Sorrido.
Mi piace pensare che il mondo si mostri a chi ha la pazienza di aspettarlo.
Mi piace pensare che seguendo la Voce dell'anima il mondo si distenda, sciolga tutti i nodi, e cominci a baciarci.
Proprio in quell'istante mi tornano alla mente le parole di un Maestro.
La vita non ci appartiene, siamo noi che dobbiamo appartenere alla vita.
Forse forse è proprio questo, lasciarsi andare alla vita, aspettarla, guardarla senza aspettativa.
Chi ha aspettative ha gli occhi bendati, vede solo il realizzarsi od il non-realizzarsi di ciò che aspetta, e si perde tutto ciò che gli sta di fronte, di lato, di dietro sotto e sopra, che è sempre moltissimo e vale più di quello che uno possa desiderare.
Avere gli occhi senza aspettativa ed un cuore paziente ti fa sentire come se la vita ti stendesse un tappeto proprio davanti, sulla terra che vai calpestando. Come se non esistesse scelta sbagliata e che tutto è intrecciato apposta, sulle tue decisioni, per regalarti un sorriso od un insegnamento.
Come se, nella totale libertà di scegliere la vita e la strada della propria vita, esistesse un qualcuno che già conosceva la tua scelta, come se il tuo cammino fosse scritto nel destino, come se si intrecciasse la libertà che ci è stata donata con un destino che ci attende da sempre, in una lunghissima e delicatissima melodia di suoni di momenti di vita che si susseguono in una musica perfetta che non poteva essere che così e che aspettava solo il momento in cui tu, finalmente, potessi ascoltarla e ballarci sopra. Allo stesso tempo è come sentirsi sempre in compagnia, è' sentirsi protetti, abbracciati, come se qualcuno ti accompagnasse, muto ed invisibile, in ogni tuo passo, sconfiggendo la solitudine.
Accorgendoci di ciò, non si può che piangere di gioia.
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