martedì 28 ottobre 2008

GLI ENOLOGI

Ogni tanto mi sento un cuoco.
Un cuoco che cucina il vino.
Si prendono i grappoli e si taglia il marcio o quello che non si vuole, poi si diraspano le uve, il tutto ricorda come si pela una patata, come si taglia il brutto da un frutto o si toglie la buccia ad ortaggi o le lische da una trota.
Poi si macina il tutto come con i pomodori si fa la passata, come con le patate si fa il purè, o come si fa il passato di verdure.
I tanks mi sembrano grossi pentoloni dove si mettono i mosti a bollire, si aggiusta il tiro come si prepara una zuppa mentre ancora bolle, si aggiungono lieviti, attivanti...
Si mescola più volte, si assaggia, si riaggiunge qualcosa, si riassaggia, si mescola, no qui non va bene, occorre aggiungere altro, raffreddarlo un poco, riscaldarlo appena, un po' di zucchero come si usa nel thè, un po' di lievito come nelle torte, un po' di vitamine per dar coraggio ai Saccaromyces per finire il loro duro lavoro.
Poi si separa il vino dalle fecce come si scola una pasta o del riso bollito.
Poi va maturato, come la bottarga o come un formaggio, è un po' come mettere in forno una pizza od una torta, solo che noi non usiamo alte temperature per 2 ore, ma basse per mesi, non usiamo forni ma usiamo le barrique o l'acciaio nelle cantine, e questo vino puoi conservarlo una volta imbottigliato come una marmellata fatta in casa, come una conserva di funghi trifolati o di verdure grigliate.
Noi enologi cuciniamo il vino, siamo in tutto e per tutto dei cuochi che al posto dei mestoli usano pompe e tubi.

1 commento:

Unknown ha detto...

Sei un drago! Grande Jacques!!! Per tutto quello che sei...