Avevo paura di partire quel giorno.
Mi cagavo letteralmente addosso.
Allontanavo dalla mia mente il pensiero, lo scacciavo, non volevo pensarci. E così mi ritrovai a ridosso della partenza così velocemente, così tremendamente in fretta che mi sembrava di subire una violenza, la valigia pronta e poche ore per dormire, prima di salire su quella macchina, diretto verso l'aereoporto.
Avevo paura dell'ignoto quel giorno, avevo paura di non trovare spazio per me, per il piccolo uomo che sono.
Mi sbagliavo.
Dove vive l'uomo c'è sempre spazio per un'altra persona, dove c'è vita, c'è gente, c'è sempre spazio anche per te.
Così mi sono ritrovato a vivere, semplicemente vivere, una vita sensibilmente diversa, ma il mio respiro era sempre lo stesso, io ero sempre io, anche oltre oceano. E' strano, ma ci si adatta tremendamente in fretta.
La paura è solo iniziale, una volta che ci si lancia, si capisce che nulla è cambiato o quasi, a parte qualche sapore diverso in bocca, qualche suono nuovo nelle orecchie e una strada diversa fuori dalla porta di casa.
Le persone tendono ad ingrandire sempre le cose.
Ci si immagina chissà cosa, ma alla fine la vita è la vita, si vive, si respira, ci si sveglia al mattino e si va a dormire alla sera.
Se ti piace vivere, ti piace anche viaggiare, provare qualcosa di nuovo.
E' impossibile trovarsi male se ti piace vivere.
Vivi il momento, assapori l'attimo ovunque tu ti trova.
E quello che resta è l'esperienza.
Esperienza intesa come ricordo.
Emozioni di vita, ricordi di stati d'animo, di posti, di persone.
Ho ampliato il mondo dei miei ricordi, ho un paio di diamanti nella tasca dei miei bluejeans.
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