Era da una vita che mi inerpicavo cercando di mostrarmi per l'uomo che non sono, cercando di celare agli altri il bambino che giace dentro di me, quella parte piu' indifesa e segreta, piu' nuda e vulnerabile, piu' spontanea ed innocente. Poi ho infine capito che era impossibile ed ho gettato la spugna cominciando a mostrarmi per il bambino che sono, mostrando la faccia agli schiaffi ed il cuore al mondo ed ecco, proprio in quel momento, mi sono sentito un uomo.
Un mio amico tempo fa mi chiese: "Tu come ti senti? Ancora ragazzo o uomo?"
C'è una differenza sostanziale tra diventare uomini di fatto, o solo con l'età. Più mi addentro in questo mondo, più scopro castelli di carte e mondi che girano al rovescio, incontro uomini ancora bambini, e bambini uomini.
L'essere uomini me lo figuro anche come la totale scomparsa della paura del vivere. Forse apparirà strano come concetto, perchè nessuno pone mai in questione di aver paura del vivere. Tuttavia aver paura di quello che può accadere in futuro, di qualsiasi cosa che potrebbe accadere, che sia una sciochezza, un esame universitario, una gara sportiva, un trovarsi in un posto completamente sconosciuto e lontano da casa, o qualcosa più importante, come una grave malattia, non è forse sempre paura del vivere?
L'uomo me lo figuro come colui che ha sconfitto la paura ed accetta il suo destino, la sua vita e gli eventi che accadono qualsiasi essi siano cercando di vivere e di cogliere il massimo qualunque sia la situazione.
Il bambino ancora si arrabbia invece, non accetta, si irrita, si incazza, si adombra o s'indispettisce, vuole plasmare lo scorrere degli eventi come desidera, vuole cambiare il mondo prima che se stesso, anzi, vuole cambiare il mondo e MAI se stesso.
Un mio amico tempo fa mi chiese: "Tu come ti senti? Ancora ragazzo o uomo?"
C'è una differenza sostanziale tra diventare uomini di fatto, o solo con l'età. Più mi addentro in questo mondo, più scopro castelli di carte e mondi che girano al rovescio, incontro uomini ancora bambini, e bambini uomini.
L'essere uomini me lo figuro anche come la totale scomparsa della paura del vivere. Forse apparirà strano come concetto, perchè nessuno pone mai in questione di aver paura del vivere. Tuttavia aver paura di quello che può accadere in futuro, di qualsiasi cosa che potrebbe accadere, che sia una sciochezza, un esame universitario, una gara sportiva, un trovarsi in un posto completamente sconosciuto e lontano da casa, o qualcosa più importante, come una grave malattia, non è forse sempre paura del vivere?
L'uomo me lo figuro come colui che ha sconfitto la paura ed accetta il suo destino, la sua vita e gli eventi che accadono qualsiasi essi siano cercando di vivere e di cogliere il massimo qualunque sia la situazione.
Il bambino ancora si arrabbia invece, non accetta, si irrita, si incazza, si adombra o s'indispettisce, vuole plasmare lo scorrere degli eventi come desidera, vuole cambiare il mondo prima che se stesso, anzi, vuole cambiare il mondo e MAI se stesso.
5 commenti:
Non pensi, però, che ogni tanto essere un po' bambini sia bello? Secondo me, dentro una persona, possono coesistere entrambi questi modi di vivere, è un po' come la luce e il buio, non può esistere l'uno senza l'altro.
L'essere bambino può anche rappresentare la parte più gioiosa e giocosa di noi stessi, quella parte che sì, si indispettisce a volte, ma che anche si mostra con gioia al mondo, e che un po' come fanno i bambini, si entusiasma anche per le cose piccole, le annusa e le studia, con quella curiosità così colorata, che a volte ci scordiamo di avere, e che dimentichiamo per essere più uomini.
Non penso che l'uno elimini l'altro, ma che l'uno arricchisca l'altro, in che modo, poi dobbiamo scoprirlo noi.. non credi? ;)
Un abbraccio
Ps:comunque bellissima riflessione.
Scoprire COSA siamo, Giacomo.
Realizzare CHI siamo, Giacomo.
Ecco l'antidoto che dissolve la paura e tutti i veleni che da essa derivano.
Ecco l'uomo che diventa UOMO.
E ciò ha a che fare con la dignità interiore.
Senza quella Dignità noi non siamo nulla.
Trovarla significa scoprire il nostro ruolo nell'economia dell'universo quel nostro vero volto per offrire un dono: esprimere davvero noi stessi.
Ognuno di noi: l'ultima perfezione di una indicibile Manifestazione in continua espansione negli universi.
Mi trovo d'accordo con Paolo, soprattutto sull'esprimere noi stessi.
E secondo me non è necessario ansare chissà dove per ritrovare noi stessi,
sono convinta che un viaggio o più viaggi possano aiutare in questa ricerca, anche se alla fine le risposte sono dentro di noi.. delle volte si ha bisogno di chiarirsi le idee e mettersi alla prova, magari lontano da tutti. Per poi capire cosa si cerca davvero. Spero di aver un attimo trasmesso quello ce intendo dire.
Tania
Vi voglio bene!
Sicuramente ho trasmesso che non so scrivere col pc.. mannaggia!
Siate magnanimi!
Un bacio!
Tania
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