Io non ero sveglissimo, visto che mi stavo dimenticando una borsa al di là della dogana per prendere l'aereo. Ma poi lentamente, con i miei tempi da bradipo, salgo quella scaletta ed entro dalla coda dell'uccello di latta: strapieno di gente. A me non piace fare fila o coda da nessuna parte. Ovvio, a chi piace? Però io, da qualche tempo la evito come la peste. Lascio che la gente si metta in fila al gate anche mezzora in piedi, tanto l'aereo non parte da solo, e tanto i posti sono comodi uguali, meglio ultimi mi dico e non avere gente che ti alita sul collo, ti appoggia la pancia sulla schiena, ti tocca i talloni delle scarpe, ti parla nelle orecchie sperando di infastidirti almeno quanto è questa insofferente, spinge, cerca di fare la furba e di intrufolarsi senza fare la fila, o ti stressa a tal punto sperando ovviamente di farti raggiungere il limite di sopportazione in modo che tu ceda e la fai passare davanti. Ce ne sono di diversi tipi, ognuno ha il suo metodo per stare in fila ed attendere che il tempo scorra, e conscio od inconscio, trasmette il suo stato d'animo con la semplicità, la spietatezza e la consistenza di lanciare un bicchiere d'acqua gelida a chi si è appena svegliato. E qui esistono i due tipi di persona, quello che si sposta quando arriva l'acqua, o che addirittura non si mette sulla traettoria possibile, e quello che si prende l'acqua in faccia. E una volta presa c'è chi ride e chi piange...E purtroppo a volte sono talmente stupido e sovrappensiero che ci casco, mi faccio prendere dalla rabbia, dall'insofferenza, dall'ansia e assumo il classico atteggiamento di quello che pur di non farsi superare dal prepotente si rovina la giornata, si incazza, sbraccia, spinge, si agita, si rode dentro in silenzio o mostra i denti come un cane rabbioso: "che nessuno si azzardi o lo faccio secco", "piuttosto che mi tagli la strada ti faccio la fiancata", "se cerchi di passarmi ti prendo per i capelli e ti rimetto al tuo posto"!
Pessimo, pessimo.
Beh, ho cominciato, dicevo, giusto per fare il diverso al gate degli aeroporti e in altre occasioni simili, a stare seduto ed entrare sempre per ultimo. Funziona, ci si stressa decisamente meno.
La cosa bellissima però è stata che non ho trovato posto per la valigia sopra la mia testa in aereo e l'ho dovuta mettere a metà corridoio, mentre io ero seduto proprio in fondo. Arrivati a destinazione scatta il classico casino, tutti agitati si vestono veloci e incominciano a scendere, e io ovviamente devo aspettare che tutti smontino per poter pensare di arrivare a prendere il mio bagaglio che sta in mezzo, e che scopro? Che la mia valigia è sparita e ce ne sta un'altra, e pure decisamente diversa! Molto più grossa, marca diversa, forse il colore... questa era marrone scuro, la mia era marrone chiaro. Parlando con gli steward, scopro che il proprietario di quella borsa rimanente è un loro "amico", un tale aspirante pilota, e me lo faccio descrivere, fortuna che mi ricordo un poco di inglese dal Canada per capire questi della compagnia aerea, e mi avvio quindi verso il terminal per poterlo trovare lì e scambiarci le valigie, confidando ovviamente che aspettasse un bagaglio più grosso o che si accorgesse dell'errore.
Beh, fortuna che il mio amico si ricordava come era fatta la mia valigia perché in aeroporto, dove era entrato decisamente prima di me visto che non aveva dovuto aspettare, ha visto un ragazzo che se ne stava uscendo dal terminal tranquillo come se niente fosse con la mia valigia! Ed allora lo ferma e gli chiede:"Ma scusa, sei sicuro che quella è la tua valigia?" E questo cade dalle nuvole, si impanica e comincia a correre verso l'aereo dove lo incontro io a metà strada. Poverino, chissà come si è sentito dopo che gli sono scoppiato a ridere rumorosamente in faccia...
E con tutta questa storia cosa volevo dire?
Ridere sempre alle disavventure rende la vita la migliore barzelletta.
Pessimo, pessimo.
Beh, ho cominciato, dicevo, giusto per fare il diverso al gate degli aeroporti e in altre occasioni simili, a stare seduto ed entrare sempre per ultimo. Funziona, ci si stressa decisamente meno.
La cosa bellissima però è stata che non ho trovato posto per la valigia sopra la mia testa in aereo e l'ho dovuta mettere a metà corridoio, mentre io ero seduto proprio in fondo. Arrivati a destinazione scatta il classico casino, tutti agitati si vestono veloci e incominciano a scendere, e io ovviamente devo aspettare che tutti smontino per poter pensare di arrivare a prendere il mio bagaglio che sta in mezzo, e che scopro? Che la mia valigia è sparita e ce ne sta un'altra, e pure decisamente diversa! Molto più grossa, marca diversa, forse il colore... questa era marrone scuro, la mia era marrone chiaro. Parlando con gli steward, scopro che il proprietario di quella borsa rimanente è un loro "amico", un tale aspirante pilota, e me lo faccio descrivere, fortuna che mi ricordo un poco di inglese dal Canada per capire questi della compagnia aerea, e mi avvio quindi verso il terminal per poterlo trovare lì e scambiarci le valigie, confidando ovviamente che aspettasse un bagaglio più grosso o che si accorgesse dell'errore.
Beh, fortuna che il mio amico si ricordava come era fatta la mia valigia perché in aeroporto, dove era entrato decisamente prima di me visto che non aveva dovuto aspettare, ha visto un ragazzo che se ne stava uscendo dal terminal tranquillo come se niente fosse con la mia valigia! Ed allora lo ferma e gli chiede:"Ma scusa, sei sicuro che quella è la tua valigia?" E questo cade dalle nuvole, si impanica e comincia a correre verso l'aereo dove lo incontro io a metà strada. Poverino, chissà come si è sentito dopo che gli sono scoppiato a ridere rumorosamente in faccia...
E con tutta questa storia cosa volevo dire?
Ridere sempre alle disavventure rende la vita la migliore barzelletta.
1 commento:
Io invece riflettevo proprio in questi giorni sul tema della prima metà del racconto: su come sia facile farsi trascinare in un gorghetto di rabbia quando ci capita di essere calpestati dal prepotente o antipatico di turno. Sei sereno e rilassato, poi arriva qualcuno che ti fa uno sgarbo che poteva davvero evitarsi, tu non vuoi lasciarla passare... e in un attimo è la fine della serenità. Se no porti pazienza sospirando e lasciando perdere? Chissà, alla lunga mi sa che un atteggiamento remissivo sia altrettanto deleterio. Chissà qual è in questo caso la via di mezzo.
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