Quando la gente ti chiede dove sei, cosa hai fatto, dove sei stato, cosa stai facendo... Molte sono le risposte, i dialoghi, ma più di tutto la faccia curiosa ed eccitata di ascoltare che uno è stato un anno in Spagna, che l'altro se ne è andato in Africa per mesi, che quell'altro in Cina chi in Giappone chi in America o Canada...
Che cazzate.
Scusate la franchezza, ma tra una Milano ed una Portland cambiano solo le ore che ci si impiega per arrivare, tutto qui.
Ci sono delle differenze ovvio, come è strutturata la città, la lingua, cose così.
Ma alla fine, sono giunto a credere, che la vita sia sempre la stessa. Uno si immagina che il posto cambi la vita delle persone, che vivere a Portland sia diverso dal vivere a Milano piuttosto che a Trento o a Pergine, ma in realtà non lo è affatto.
Sono cresciuto in un contesto dove chi andava in Erasmus o chi faceva dei viaggi sufficientemente lunghi e imparava una lingua era, diciamo, il figo della situazione.
E' diventata poi una cosa di moda, come vestire di marca.
Mi sembrava che il viaggio fosse diventato come rivolto al vestire un'altra etichetta, tipo quella di chi sa un'altra lingua, quella di chi ha viaggiato, giusto per gonfiarsi un poco con gli altri, qualità superficiali che ti si incollano addosso con la stessa utilità di un pugno di gel tra i capelli.
Sono tutte cazzate.
Ok, c'è chi viaggia per altri motivi, perchè gli piace, per ragioni sue o perchè deve, ma mi riferisco specialmente a chi viaggia perchè vuol vestire un ruolo, vuole vestire l'abito del viaggiatore come l'attore veste la sua parte, e tutto per sentirsi importante.
Ed in realtà non è che chi viaggi veda tutta sta bellezza, abbia sta qualità di vita che non potrebbe avere se vivesse a casa sua. Il fatto che cambi il luogo dove viva non vuol dire assolutamente che cambia anche la qualità della sua vita, la sua saggezza, il suo modo di vedere le cose...
E non c'è tutta questa differenza, credo io, tra vivere altrove o nella nostra città piccina.
E' difficile da spiegare, ma in sostanza, anche se alcune cose che si possono fare sono diverse e variano da luogo a luogo, anche se la vita è strutturata in modo diverso e gli oggetti che ci circondano cambiano, e cambiano i paesaggi ed i locali, chi vive la vita in realtà, il soggetto dell'azione, è sempre quello. Sono sempre io che vivo a Trento o a Portland o sulle cascate del Niagara, sono sempre io che giro e che decido come vivere la vita, e quindi ritorna tutto nelle mie mani alla fine, non è tanto il posto che mi circonda che faccia la qualità della mia vita, ma come io decido di viverla.
Sembra banale, ma non lo è affatto.
Quindi basta, fermiamo tutta questa reverenza per chi parte o chi è stato in capo al mondo, non è necessaria, ed è fuori luogo, e soprattutto ignorante del fatto che non è così speciale o difficile prendere un aereo e volare, invece che per un'oretta altre 8-9 in più verso altri continenti. Cosa cambia? E cosa cambia tra l'aereo ed una macchina? Nulla. E cosa cambia tra la macchina e chi va a piedi? Nulla. Il kilometraggio forse, solo quello. Fermiamo sta reverenza, questa moda strampalata che non sta in cielo ne in terra.
Alla fine chi viaggia deve sempre fare i conti con se stesso. Torna sempre nelle mie mani il decidere se, cosa e come imparare da un'esperienza, e si può imparare a vivere, ad accostarsi alla saggezza, anche stando a casa propria. Perchè alla fine se vogliamo metterla giù giusta, chi in un modo chi in un altro, è la pace interiore che si ricerca, scopo di tutto questo incasinato mondo di mode, vestiti, viaggi, sport, famiglie, figli amori emozioni è sempre la pace interiore, perchè è quella che stiamo tutti cercando, un angolo di felicità che non sia sfuggevole e che possa durare per tutti gli anni della nostra vita, una felicità costante che sia sempre con noi, indipendentemente da dove viviamo.
E chi ammira chi viaggia non ha capito forse che la pace non si trova nel luogo in cui si vive, ma si trova dentro di noi, nella nostra coscienza e nel come decidiamo di vivere la nostra vita.
Il vero viaggio è dentro noi stessi, tutti gli altri non sono degni nemmeno di essere chiamati tali. Sono cazzate per gli allocchi, sono gel tra i capelli, sono un etichetta famosa sui jeans ed un sorriso falso che nasconde la paura di essere giudicati.
Lo scopo della vita è trovare la pace e la pace è nel viaggio dentro noi stessi, tutto il resto è solo cornice.
Che cazzate.
Scusate la franchezza, ma tra una Milano ed una Portland cambiano solo le ore che ci si impiega per arrivare, tutto qui.
Ci sono delle differenze ovvio, come è strutturata la città, la lingua, cose così.
Ma alla fine, sono giunto a credere, che la vita sia sempre la stessa. Uno si immagina che il posto cambi la vita delle persone, che vivere a Portland sia diverso dal vivere a Milano piuttosto che a Trento o a Pergine, ma in realtà non lo è affatto.
Sono cresciuto in un contesto dove chi andava in Erasmus o chi faceva dei viaggi sufficientemente lunghi e imparava una lingua era, diciamo, il figo della situazione.
E' diventata poi una cosa di moda, come vestire di marca.
Mi sembrava che il viaggio fosse diventato come rivolto al vestire un'altra etichetta, tipo quella di chi sa un'altra lingua, quella di chi ha viaggiato, giusto per gonfiarsi un poco con gli altri, qualità superficiali che ti si incollano addosso con la stessa utilità di un pugno di gel tra i capelli.
Sono tutte cazzate.
Ok, c'è chi viaggia per altri motivi, perchè gli piace, per ragioni sue o perchè deve, ma mi riferisco specialmente a chi viaggia perchè vuol vestire un ruolo, vuole vestire l'abito del viaggiatore come l'attore veste la sua parte, e tutto per sentirsi importante.
Ed in realtà non è che chi viaggi veda tutta sta bellezza, abbia sta qualità di vita che non potrebbe avere se vivesse a casa sua. Il fatto che cambi il luogo dove viva non vuol dire assolutamente che cambia anche la qualità della sua vita, la sua saggezza, il suo modo di vedere le cose...
E non c'è tutta questa differenza, credo io, tra vivere altrove o nella nostra città piccina.
E' difficile da spiegare, ma in sostanza, anche se alcune cose che si possono fare sono diverse e variano da luogo a luogo, anche se la vita è strutturata in modo diverso e gli oggetti che ci circondano cambiano, e cambiano i paesaggi ed i locali, chi vive la vita in realtà, il soggetto dell'azione, è sempre quello. Sono sempre io che vivo a Trento o a Portland o sulle cascate del Niagara, sono sempre io che giro e che decido come vivere la vita, e quindi ritorna tutto nelle mie mani alla fine, non è tanto il posto che mi circonda che faccia la qualità della mia vita, ma come io decido di viverla.
Sembra banale, ma non lo è affatto.
Quindi basta, fermiamo tutta questa reverenza per chi parte o chi è stato in capo al mondo, non è necessaria, ed è fuori luogo, e soprattutto ignorante del fatto che non è così speciale o difficile prendere un aereo e volare, invece che per un'oretta altre 8-9 in più verso altri continenti. Cosa cambia? E cosa cambia tra l'aereo ed una macchina? Nulla. E cosa cambia tra la macchina e chi va a piedi? Nulla. Il kilometraggio forse, solo quello. Fermiamo sta reverenza, questa moda strampalata che non sta in cielo ne in terra.
Alla fine chi viaggia deve sempre fare i conti con se stesso. Torna sempre nelle mie mani il decidere se, cosa e come imparare da un'esperienza, e si può imparare a vivere, ad accostarsi alla saggezza, anche stando a casa propria. Perchè alla fine se vogliamo metterla giù giusta, chi in un modo chi in un altro, è la pace interiore che si ricerca, scopo di tutto questo incasinato mondo di mode, vestiti, viaggi, sport, famiglie, figli amori emozioni è sempre la pace interiore, perchè è quella che stiamo tutti cercando, un angolo di felicità che non sia sfuggevole e che possa durare per tutti gli anni della nostra vita, una felicità costante che sia sempre con noi, indipendentemente da dove viviamo.
E chi ammira chi viaggia non ha capito forse che la pace non si trova nel luogo in cui si vive, ma si trova dentro di noi, nella nostra coscienza e nel come decidiamo di vivere la nostra vita.
Il vero viaggio è dentro noi stessi, tutti gli altri non sono degni nemmeno di essere chiamati tali. Sono cazzate per gli allocchi, sono gel tra i capelli, sono un etichetta famosa sui jeans ed un sorriso falso che nasconde la paura di essere giudicati.
Lo scopo della vita è trovare la pace e la pace è nel viaggio dentro noi stessi, tutto il resto è solo cornice.
2 commenti:
Giacomino mio, a volte io sarò un pirla, ma anche tu non scherzi! Non posso, per ovvie ragioni personali, che essere in disaccordo su alcuni aspetti di quanto scrivi.
Sebbene ne condivida altri, ricorda comunque che tutto dipende dal "come" e che il viaggio su questa terra materiale (che siamo scesi a sperimentare) è la grande metafora del viaggio interiore!
Ma dipende dal "come", dipende da quello che si fà, come ci si relaziona con gli altri, quanto si vuole approfondire e quanto si rimane in superficie. La bellezza è negli occhi di chi guarda.
Per quanto riguarda poi le persone che viaggiano e se ne vantano beh...dal mio punto di vista è pieno di persone che si vantano in generale per cose assurde, alcune rientrano pure in questa categoria!
Ma non mettiamoci troppo giudizio veh...! Tra l'altro, invece che partire per l'Australia, se hai il denaro, vattene tre mesi in Iran, in Burkina Faso o in Siberia e ti garantisco che potrai scoprire aspetti nuovi del viaggio e delle persone che lo compiono!!
Un bacio,
G.
Io penso che il viaggio possa arricchirci se non lo compiamo con la finalità di raggiungere una meta (e magari tornare vantandocene e mostrando abbronzatura o souvenirs), ma vivendo intensamente il viaggio stesso. E dal momento che il 99,9% delle persone non lo sa fare... condivido in parte entrambe le vostre opinioni suggerendo di riprenderci il tempo per imparare a gustarci il cammino / il percorso e non sempre solo la meta. E' una metafora riguardante la vita (imparare ad assaporare la vita in sé e non solo il raggiungimento di obiettivi prefissati dopo i quali non ci resta che trovare un altro obiettivo), ma anche il viaggio... e anche in piccolo. Quante persone non sono nemmeno in grado di camminare con vera Presenza, gustandosi in semplice fatto di farlo, indipendentemente dalla meta, dal tempo che ci si mette ecc? Poche credo.
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