Tutti noi desideriamo dare un senso alla nostra vita, darle un significato per rispondere alla domanda più tremenda:"Perchè sono qui?".
Per la moltitudine trovare un senso alla nostra vita vuol dire aver chiaro il proprio futuro, cosa fare domani, dopodomani, tra un anno, tra dieci anni.
Si progetta, si cerca un fine in cui spendere delle energie, di durata più o meno lunga, e ci si dedica totalmente sentendosi realizzati.
Vedo delle persone a 30-40 anni che hanno trovato il senso della loro vita nel lavoro, nei soldi, nella giustizia dell'uomo, nella carriera, nello sport, nello studio, nella ricerca...
Non voglio giudicare però vi chiedo un parere: cosa vi tramandano queste persone? cosa percepite da loro scambiando due chiacchiere? sembrano felici o stressate? sembrano soddisfatte od insoddisfatte? Sembrano essere in pace o in agitazione?
Sicuramente vivranno momenti felici ma io temo che siano effimeri.
Vedo anche alcune persone che a 50 anni perdono il gusto nella vita, diventano depressi perchè hanno raggiunto il loro progetto e si sentono troppo vecchi per intraprenderne di nuovi. Dei genitori di 40-50 anni, che hanno i figli ormai grandi e di cui non devono più preoccuparsi, non devono perdere il senso della loro vita, se il senso per loro era vivere per i loro figli. Dico questo perchè, anche se si sentono ormai vecchi per adottare un bambino, esistono modi secondo me per cui loro potrebbero comunque donare ancora le loro energie a chi ne ha bisogno.
Se il "senso della vita" si può perdere così mi chiedo allora se esso abbia una data di scadenza, se il senso sta nel realizzare un progetto.
Non posso non chiedermi inoltre che senso esista allora in quelle vite che non realizzano un progetto.
Non riesco ad accettare l'idea che bambini o adolescenti che muoiono giovani, sfruttati, senza realizzarsi nel lavoro, nella carriera, senza realizzarsi negli affetti, senza avere delle sicurezze o persone che gli vogliono bene, vivano una vita senza senso.
Il senso non sta in un progetto allora, forse sta nell'intensità di quella vita che si spegne oggi per un motivo qualsiasi, forse sta nell'esserci stati, nell'esser stati parte del mondo ed aver goduto di questo, forse sta nell'aver vissuto intensamente, forse mille altre cose.
Mi piace però pensare che, pur non sapendo quale strada debba io intraprendere, sappia con certezza quale non voglio assolutamente percorrere, non voglio accettare con tristezza la mia esistenza senza pormi delle domande per paura delle risposte, voglio viverla con gioia tra i dubbi, intensamente, sempre. Non voglio che la vita mi scivoli dalle mani senza che me ne accorga, perchè è una cosa meravigliosa specialmente se condivisa.
martedì 29 luglio 2008
lunedì 28 luglio 2008
TROVARE LA PROPRIA IDENTITA'
Ragionavo l'altro giorno che un pensiero comune a molti è quello di voler essere diversi.
Abbiamo bisogno di trovare la nostra identità e per farlo ci interroghiamo, forse, ma spesso andiamo a tentoni.
Proviamo, esperimentiamo modi differenti per non essere uguali agli altri, vogliamo dire che ci siamo anche noi:" guardatemi, ho qualcosa di speciale, sono diverso dalla massa, valgo qualcosa"...
Noi desideriamo distinguerci, vogliamo differenziarci, caratterizzarci per costruire la nostra identità, trovare noi stessi.
Ma stiamo trovando noi stessi o stiamo costruendo noi stessi?
Siamo alla ricerca o siamo al lavoro?
Pensavo anche che sempre più spesso utilizziamo una chiave di lettura del problema piuttosto discutibile, interpretiamo la necessità di distinguerci, di affermare noi stessi, come la necessità di dimostrare qualcosa.
Dimostrare...
Interpretiamo il dilemma con una bilancia dove pesiamo le nostre qualità, quelle degli altri, pesiamo le nostre esperienze, quelle degli altri, pesiamo la nostra simpatia, quella degli altri...
Facciamo confronti.
Costruiamo noi stessi per confronti, edifichiamo il nostro io su piatti di una bilancia.
E collezioniamo qualità.
Pensiamo che il modo per distinguerci, per valorizzare la nostra esistenza, trovare un senso, trovare noi stessi, sia proprio nel raggiungere le qualità.
...Qualità...
Ma mi chiedo io, perchè cazzo devo essere diverso scusa?
Perchè non posso trovare la pace, starmene tranquillo UGUALE agli altri?
Cioè, è così brutto?
Non è stancante vivere in preda al collezionismo di qualità?
Col rischio poi di confondere una qualità edificante da una qualità ditruttiva...
Cioè, mi costruisco diverso dagli altri per cosa? Per dire io sono migliore? Sono più avanti?
Ne so di più? E' crescere questo?
Pensate alla confusione di 6 miliardi di persone che vivono come noi occidentali.
E' guerra mondiale al 100%.
Se andiamo avanti così la terza arriva presto.
Tutti che vogliono superarsi in soldi, in macchine, in tesori, in sport, in scuola, in esami, in certificazioni, in viaggi, in bellezza, in simpatia, in forza, in coraggio, in curriculum, in vendite, in fatturati, in proprietà...
Non si può essere tutti lì a calpestarsi per capire chi sta sopra, fare una graduatoria dal più bravo al meno bravo e vedere chi si distingue di più.
Perchè ormai affermiamo il nostro io, troviamo la nostra identità quando abbiamo delle vittorie, le sconfitte non si raccontano ma si dimenticano, e tranquilli al nostro posto lasciando vivere anche gli altri proprio non vogliamo stare.
Perchè mi chiedo?
Io, in questo sistema, ci vedo stress e futilità e basta.
Mi chiedo se non sarebbe meglio darsi pace, starsene seduti nella "massa" e guardare ridendo tutta questa corsa frenetica che ci circonda, ridere di queste vite grottesche che corrono per traguardi effimeri, con un bicchiere di buon vino in mano e in sorridente compagnia, magari giocando pure a Catan.
Abbiamo bisogno di trovare la nostra identità e per farlo ci interroghiamo, forse, ma spesso andiamo a tentoni.
Proviamo, esperimentiamo modi differenti per non essere uguali agli altri, vogliamo dire che ci siamo anche noi:" guardatemi, ho qualcosa di speciale, sono diverso dalla massa, valgo qualcosa"...
Noi desideriamo distinguerci, vogliamo differenziarci, caratterizzarci per costruire la nostra identità, trovare noi stessi.
Ma stiamo trovando noi stessi o stiamo costruendo noi stessi?
Siamo alla ricerca o siamo al lavoro?
Pensavo anche che sempre più spesso utilizziamo una chiave di lettura del problema piuttosto discutibile, interpretiamo la necessità di distinguerci, di affermare noi stessi, come la necessità di dimostrare qualcosa.
Dimostrare...
Interpretiamo il dilemma con una bilancia dove pesiamo le nostre qualità, quelle degli altri, pesiamo le nostre esperienze, quelle degli altri, pesiamo la nostra simpatia, quella degli altri...
Facciamo confronti.
Costruiamo noi stessi per confronti, edifichiamo il nostro io su piatti di una bilancia.
E collezioniamo qualità.
Pensiamo che il modo per distinguerci, per valorizzare la nostra esistenza, trovare un senso, trovare noi stessi, sia proprio nel raggiungere le qualità.
...Qualità...
Ma mi chiedo io, perchè cazzo devo essere diverso scusa?
Perchè non posso trovare la pace, starmene tranquillo UGUALE agli altri?
Cioè, è così brutto?
Non è stancante vivere in preda al collezionismo di qualità?
Col rischio poi di confondere una qualità edificante da una qualità ditruttiva...
Cioè, mi costruisco diverso dagli altri per cosa? Per dire io sono migliore? Sono più avanti?
Ne so di più? E' crescere questo?
Pensate alla confusione di 6 miliardi di persone che vivono come noi occidentali.
E' guerra mondiale al 100%.
Se andiamo avanti così la terza arriva presto.
Tutti che vogliono superarsi in soldi, in macchine, in tesori, in sport, in scuola, in esami, in certificazioni, in viaggi, in bellezza, in simpatia, in forza, in coraggio, in curriculum, in vendite, in fatturati, in proprietà...
Non si può essere tutti lì a calpestarsi per capire chi sta sopra, fare una graduatoria dal più bravo al meno bravo e vedere chi si distingue di più.
Perchè ormai affermiamo il nostro io, troviamo la nostra identità quando abbiamo delle vittorie, le sconfitte non si raccontano ma si dimenticano, e tranquilli al nostro posto lasciando vivere anche gli altri proprio non vogliamo stare.
Perchè mi chiedo?
Io, in questo sistema, ci vedo stress e futilità e basta.
Mi chiedo se non sarebbe meglio darsi pace, starsene seduti nella "massa" e guardare ridendo tutta questa corsa frenetica che ci circonda, ridere di queste vite grottesche che corrono per traguardi effimeri, con un bicchiere di buon vino in mano e in sorridente compagnia, magari giocando pure a Catan.
domenica 27 luglio 2008
CORAGGIO
Sono contento della vita che sto facendo?
Mi appaga?
Mi riempie?
Sono contento di me stesso e del mio agire?
Sono fiero di me stesso e di come vivo?
Vivo una vita giusta?
O mi nascondo dietro la giustizia falsa degli uomini?
Cosa è la giustizia?
Cosa è la verità?
Cosa vuol dire vivere?
6 miliardi e mezzo di persone respirano, ma vivono tutte?
Io vivo?
Posso dire di saper cosa è la felicità?
O ne ho goduto finora solo della sua immagine riflessa?
Posso dire di sapere qualcosa?
O in realtà la strada che ho percorso finora è ridicolmente stretta, corta e mozzata?
Che cosa è l'essenziale?
Di cosa l'uomo ha bisogno per vivere?
Dove dobbiamo investire le nostre energie?
E' giusto investirle come siamo facendo?
Come avvicinarci a quella pace di cui abbiamo tanto bisogno?
Come vivere intensamente?
Cosa vuol dire vivere intensamente?
Dove trovare quella luce negli occhi delle persone?
Dove accendere la nostra luce per illuminare coi nostri occhi il mondo?
Dove troviamo una vita al cui termine saremo contenti di averla vissuta e soddisfatti di noi stessi, colma di felicità, gioie, emozioni che hanno pienamente dissetato la nostra anima?
Dove mi chiedo?
Come raggiungere questo traguardo?
Cosa devo fare?
Forse abbiamo una risposta a tutte queste domande,
solo che non vogliamo chiederci:
"quando ne avrò il coraggio?"
Mi appaga?
Mi riempie?
Sono contento di me stesso e del mio agire?
Sono fiero di me stesso e di come vivo?
Vivo una vita giusta?
O mi nascondo dietro la giustizia falsa degli uomini?
Cosa è la giustizia?
Cosa è la verità?
Cosa vuol dire vivere?
6 miliardi e mezzo di persone respirano, ma vivono tutte?
Io vivo?
Posso dire di saper cosa è la felicità?
O ne ho goduto finora solo della sua immagine riflessa?
Posso dire di sapere qualcosa?
O in realtà la strada che ho percorso finora è ridicolmente stretta, corta e mozzata?
Che cosa è l'essenziale?
Di cosa l'uomo ha bisogno per vivere?
Dove dobbiamo investire le nostre energie?
E' giusto investirle come siamo facendo?
Come avvicinarci a quella pace di cui abbiamo tanto bisogno?
Come vivere intensamente?
Cosa vuol dire vivere intensamente?
Dove trovare quella luce negli occhi delle persone?
Dove accendere la nostra luce per illuminare coi nostri occhi il mondo?
Dove troviamo una vita al cui termine saremo contenti di averla vissuta e soddisfatti di noi stessi, colma di felicità, gioie, emozioni che hanno pienamente dissetato la nostra anima?
Dove mi chiedo?
Come raggiungere questo traguardo?
Cosa devo fare?
Forse abbiamo una risposta a tutte queste domande,
solo che non vogliamo chiederci:
"quando ne avrò il coraggio?"
sabato 26 luglio 2008
LAURA
Vagabondando sedentario
tra gli scettri dei valori
trovo la mia pace
in un magnifico sorriso.
Sguardo che mi accarezzi
e che mi spogli del futile
mi riporti volando
tra le braccia della vita.
tra gli scettri dei valori
trovo la mia pace
in un magnifico sorriso.
Sguardo che mi accarezzi
e che mi spogli del futile
mi riporti volando
tra le braccia della vita.
giovedì 24 luglio 2008
VISIONE TORBIDA
Rimiro da lontano il sogno di esser
sveglio, conscio di avere gli occhi aperti,
nonostante ciò mi vedo sonnambulo
in un mondo con un futuro senza senso.
Distante universi dalla consapevolezza
che eleva là dove l'anima trova pace,
mi rigiro in un dormire appiccicaticcio,
ignaro che l'amore sia la chiave dell'immenso.
sveglio, conscio di avere gli occhi aperti,
nonostante ciò mi vedo sonnambulo
in un mondo con un futuro senza senso.
Distante universi dalla consapevolezza
che eleva là dove l'anima trova pace,
mi rigiro in un dormire appiccicaticcio,
ignaro che l'amore sia la chiave dell'immenso.
VIVO IN UNA TAPPA DEL TOUR DE FRANCE
Il tempo è sempre più scarso per far ogni cosa.
Rosica come un topo vorace e fastidioso prima gli angoli e poi tutto il resto giacchè non riesco più a trovare spazio ne tempo per me stesso e per le mie cose, hobby e sport compresi. Probabilmente ne sento la mancanza perchè abituato a fare la vita da studente ma non aver più tempo per godere della vita fintanto che si è giovani è grave.
L'altro giorno mi son permesso di criticare abbondantemente, non so con quale diritto poi, devo aver preso un colpo in testa bello pesante, chi passa la vita preoccupandosi dell'apparire: oggi mi accorgo che non sono per nulla diverso, invece che perdere il gusto della vita pensando alla mia immagine perdo il gusto pensando troppo al futuro. Progetto, programmo, organizzo, ma in realtà la giornata stessa risulta un fallimento, è una spietata corsa ad ostacoli. Non voglio vivere la vita a tappe, a modi "giro d'Italia", preparazione, corsa, boccheggio e rilassamento solo dopo che ho finito la gara.
Vivere così mi consuma, mi prosciuga del mio sorriso.
Rosica come un topo vorace e fastidioso prima gli angoli e poi tutto il resto giacchè non riesco più a trovare spazio ne tempo per me stesso e per le mie cose, hobby e sport compresi. Probabilmente ne sento la mancanza perchè abituato a fare la vita da studente ma non aver più tempo per godere della vita fintanto che si è giovani è grave.
L'altro giorno mi son permesso di criticare abbondantemente, non so con quale diritto poi, devo aver preso un colpo in testa bello pesante, chi passa la vita preoccupandosi dell'apparire: oggi mi accorgo che non sono per nulla diverso, invece che perdere il gusto della vita pensando alla mia immagine perdo il gusto pensando troppo al futuro. Progetto, programmo, organizzo, ma in realtà la giornata stessa risulta un fallimento, è una spietata corsa ad ostacoli. Non voglio vivere la vita a tappe, a modi "giro d'Italia", preparazione, corsa, boccheggio e rilassamento solo dopo che ho finito la gara.
Vivere così mi consuma, mi prosciuga del mio sorriso.
mercoledì 23 luglio 2008
OPPRESSO OD OPPRESSORE?
"Se non vuoi essere schiacciato in questo mondo fatti furbo, sii scaltro"
Vorrei parafrasare queste parole:
"Impara a non farti mettere i piedi in testa quando ti sfruttano, sii lungimirante ed impara a farti sfruttare nel caso tu veda in un futuro un tornaconto maggiore"
Vorrei parafrasare di nuovo:
"Accetta le ingiustizie e fai finta di nulla se ti convien di più tacere"
Ed ancora parafrasando:
"Rinnega la tua morale se vuoi un posto di lavoro decente, se vuoi far fortuna, se non vuoi essere l'ultima ruota del carro da tutti disprezzata."
Ed ancora parafrasando:
"Il mondo schiaccia chi si fa schiacciare, chi non si fa schiacciare è colui che accetta e modella se stesso sugli eventi capace di agire contro la propria morale, se non vuoi essere schiacciato e sfruttato in questa società devi sporcarti le mani"
Ancora parafrasando:
"Se non ti sporchi le mani non fai fortuna, sarai sempre un oppresso. Scegli se vuoi essere l'oppresso o l'oppressore!"
Allora a questo punto rivolgo la domanda a voi, perchè io non ci ho ancora trovato risposta, o meglio non ho ancora deciso:
"Cosa scegli per il tuo futuro se non c'è una via di mezzo? Vuoi diventare un oppresso od un'oppressore?"
Vorrei parafrasare queste parole:
"Impara a non farti mettere i piedi in testa quando ti sfruttano, sii lungimirante ed impara a farti sfruttare nel caso tu veda in un futuro un tornaconto maggiore"
Vorrei parafrasare di nuovo:
"Accetta le ingiustizie e fai finta di nulla se ti convien di più tacere"
Ed ancora parafrasando:
"Rinnega la tua morale se vuoi un posto di lavoro decente, se vuoi far fortuna, se non vuoi essere l'ultima ruota del carro da tutti disprezzata."
Ed ancora parafrasando:
"Il mondo schiaccia chi si fa schiacciare, chi non si fa schiacciare è colui che accetta e modella se stesso sugli eventi capace di agire contro la propria morale, se non vuoi essere schiacciato e sfruttato in questa società devi sporcarti le mani"
Ancora parafrasando:
"Se non ti sporchi le mani non fai fortuna, sarai sempre un oppresso. Scegli se vuoi essere l'oppresso o l'oppressore!"
Allora a questo punto rivolgo la domanda a voi, perchè io non ci ho ancora trovato risposta, o meglio non ho ancora deciso:
"Cosa scegli per il tuo futuro se non c'è una via di mezzo? Vuoi diventare un oppresso od un'oppressore?"
martedì 22 luglio 2008
IMBELLETTATA
Cara signora, perdona questo sfogo inutile ma ho una domanda per te che mi brucia già da tempo: perchè ti imbelletti così vistosamente? Hai già una certa età eppure tenti goffamente di aggrapparti ancora alla gioventù che ormai t'è evidentemente sfuggita. Ciò che vedono i miei occhi non è una signora ancora alla moda, che ancora si mantiene giovane, ma una persona rinsecchita, timorosa della vita e dello scorrere del tempo che non si preoccupa di ciò che è ma di ciò che appare.
Il dramma è che maldestra appari come non vorresti, ostenti la tua immagine ma fai percepire un'incongruenza, fai percepire a chi ti osserva la tua confusione ed il tuo disorientamento in questa realtà, in questo mondo che aggredisce senza pietà le persone con immagini, stereotipi, false necessità.
Spero vivamente che tu non abbia vissuto anche la tua gioventù basandoti solo sull'apparire, perchè se anche questo spiegasse il tuo difetto ereditato nel tempo e mai sconfitto, direbbe anche che non hai mai vissuto serenamente, tutta la vita troppo impegnata ad emulare un'immagine creata da altri per poter accorgerti di non aver dato mai spazio e pace a te stessa.
Il dramma è che maldestra appari come non vorresti, ostenti la tua immagine ma fai percepire un'incongruenza, fai percepire a chi ti osserva la tua confusione ed il tuo disorientamento in questa realtà, in questo mondo che aggredisce senza pietà le persone con immagini, stereotipi, false necessità.
Spero vivamente che tu non abbia vissuto anche la tua gioventù basandoti solo sull'apparire, perchè se anche questo spiegasse il tuo difetto ereditato nel tempo e mai sconfitto, direbbe anche che non hai mai vissuto serenamente, tutta la vita troppo impegnata ad emulare un'immagine creata da altri per poter accorgerti di non aver dato mai spazio e pace a te stessa.
lunedì 21 luglio 2008
ALLA LOGICA NON SI SCAPPA
Ho timore che lo scrivere questi pensieri sia solo una manifestazione egoistico-superba del mio ego, temo ciò che potrei scovare nel mio spirito nel momento in cui divento davvero sincero con me stesso.
Mi nasce il dubbio perchè non posso negare che proverei gioia al sapere che qualcuno legge ciò che scrivo, eppure sono conscio che altri sono i miei fini, ma non posso comunque escludere, dal piacere che provo a rileggere un mio pensiero ben formulato e composto, che se altri la pensassero così, sarebbe molto gratificante ed io, quindi, sarei oltremodo superbo perchè molto orgoglioso nell'ostentare il mio operato.
Alla logica non si scappa.
Mi nasce il dubbio perchè non posso negare che proverei gioia al sapere che qualcuno legge ciò che scrivo, eppure sono conscio che altri sono i miei fini, ma non posso comunque escludere, dal piacere che provo a rileggere un mio pensiero ben formulato e composto, che se altri la pensassero così, sarebbe molto gratificante ed io, quindi, sarei oltremodo superbo perchè molto orgoglioso nell'ostentare il mio operato.
Alla logica non si scappa.
domenica 20 luglio 2008
QUESTIONE DI SFIGA? FORSE NO, MOLTO MA MOLTO PEGGIO.
Non capisco perchè ogni lavoro che faccio sia così tremendamente insopportabile per il clima orrendo in cui si opera. Comincerei davvero a pensare che sia io quello sbagliato sul serio se non avessi alle spalle oltre a queste sconfitte qualche vittoria davvero appagante. Mi chiedo allora: è sfiga o è questa società così messa male?
sabato 19 luglio 2008
A CACCIA DI STRESS
Intravedo un cervo tra i rovi
ma perchè mi accadde?
eccolo, si muove, lo aspetto.
odio quell'uomo intensamente
ma andar a caccia sull'alba
mi distoglie, mi rilassa.
Eccolo di nuovo, che bestia
che manto, più alto
di quel che pensavo,
mi avvicino, canna in mano.
Non riesco a dimenticarmi
di quella faccia, orribile
uomo che mal mi feci!
Silenzio, lui non sa,
non mi vede, son sottovento
ed ora gli sparo.
Sparo, fuoco, polvere, botto.
...E m'accorgo di aver ucciso
un uomo sull'uscio di casa sua.
ma perchè mi accadde?
eccolo, si muove, lo aspetto.
odio quell'uomo intensamente
ma andar a caccia sull'alba
mi distoglie, mi rilassa.
Eccolo di nuovo, che bestia
che manto, più alto
di quel che pensavo,
mi avvicino, canna in mano.
Non riesco a dimenticarmi
di quella faccia, orribile
uomo che mal mi feci!
Silenzio, lui non sa,
non mi vede, son sottovento
ed ora gli sparo.
Sparo, fuoco, polvere, botto.
...E m'accorgo di aver ucciso
un uomo sull'uscio di casa sua.
DOMANDA
Come si distingue colui che sincero si pone delle domande da colui che volutamente ostenta buonismo?
venerdì 18 luglio 2008
C'E' CHI...
Molti attorno a me fanno qualcosa di concreto.
C'è chi smette di fumare,
c'è chi continua a fare sport,
c'è chi fa esami,
chi fa tirocini,
chi lavora come babysitter, perito, tecnico, in banca, in ufficio o in laboratorio, in un'industria, per un periodo o a tempo pieno magari come informatico,
c'è chi parte per il mozambico,
c'è chi progetta la sua tesi di laurea,
c'è chi si fa togliere un dente del giudizio,
chi s'è preso la moto nuova e se la gode,
chi lavora part time mentre studia,
chi studia troppo,
chi suona e ci mette passione,
chi incide un demo,
chi ha lavorato una vita e continua a lavorare mai stufo,
c'è chi ama e mette al mondo dei figli,
chi ama e basta,
chi fa il pendolare,
chi vive in un'altra città e sta lasciando casa,
chi la cerca per andar a vivere da solo o a convivere,
chi ha fatto fortuna in spagna e si sta dimenticando l'italiano,
chi si è sposato,
chi ha avuto dei figli,
chi sta per partire per la croazia per una vacanza,
chi si fa il culo svegliandosi presto,
chi ha la forza di sorridere per quante sfighe gli capitano,
chi sopporta i dolori alle ginocchia con grande coraggio,
chi si continua ad ammalare di tonsilliti,
chi sputa la propoli (e non prende la tonsillite),
chi studia legge e si distrugge il cervello su volumi infiniti,
chi studia filosofia, storia, musica, lingue, ingegneria, fisica, enologia, scienze della formazione, informatica, scienze politiche, economia, biologia, tecniche biomolecolari, forestali, o psicologia, chi fisioterapia, medicina, sociologia, CTF o design...
Tutti che fanno cose concrete,
che vivono.
Io...
vivo anch'io,
però ultimamente mi piace un sacco sto cazzeggio su questo blog e diventare imbattibile a coloni di catan.
C'è chi smette di fumare,
c'è chi continua a fare sport,
c'è chi fa esami,
chi fa tirocini,
chi lavora come babysitter, perito, tecnico, in banca, in ufficio o in laboratorio, in un'industria, per un periodo o a tempo pieno magari come informatico,
c'è chi parte per il mozambico,
c'è chi progetta la sua tesi di laurea,
c'è chi si fa togliere un dente del giudizio,
chi s'è preso la moto nuova e se la gode,
chi lavora part time mentre studia,
chi studia troppo,
chi suona e ci mette passione,
chi incide un demo,
chi ha lavorato una vita e continua a lavorare mai stufo,
c'è chi ama e mette al mondo dei figli,
chi ama e basta,
chi fa il pendolare,
chi vive in un'altra città e sta lasciando casa,
chi la cerca per andar a vivere da solo o a convivere,
chi ha fatto fortuna in spagna e si sta dimenticando l'italiano,
chi si è sposato,
chi ha avuto dei figli,
chi sta per partire per la croazia per una vacanza,
chi si fa il culo svegliandosi presto,
chi ha la forza di sorridere per quante sfighe gli capitano,
chi sopporta i dolori alle ginocchia con grande coraggio,
chi si continua ad ammalare di tonsilliti,
chi sputa la propoli (e non prende la tonsillite),
chi studia legge e si distrugge il cervello su volumi infiniti,
chi studia filosofia, storia, musica, lingue, ingegneria, fisica, enologia, scienze della formazione, informatica, scienze politiche, economia, biologia, tecniche biomolecolari, forestali, o psicologia, chi fisioterapia, medicina, sociologia, CTF o design...
Tutti che fanno cose concrete,
che vivono.
Io...
vivo anch'io,
però ultimamente mi piace un sacco sto cazzeggio su questo blog e diventare imbattibile a coloni di catan.
giovedì 17 luglio 2008
RIESCO A LAMENTARMI AVENDO TUTTO
Penso che più avanti che uno va con la vita più è falice che si dimentichi il senso profondo di giustizia, o per dirla in altre parole, che più è facile che diventi egoista, che pensi di più a se stesso.
Dicono che i giovani sono meno sensibili al compromesso, sono meno tolleranti verso le ingiustizie.
Può essere che anche qui l'abitudine aiuti la sopportazione alle cose di merda di questo mondo ma un tale, Edmund Burke politico e filosofo Inglese del settecento, disse: "Tuttò ciò che si deve fare affinchè si assista al trionfo del male è che il bene non faccia nulla", ebbene, direi, non è proprio quello che sta accadendo?
Di fronte alle ingiustizie non si fa nulla, si accettano, si sopportano, si interiorizzano e peggio si fanno a propria volta.
Quando ci si chiede come si possa risolvere una situazione di crisi e povertà a livello mondiale si tende sempre a dare la colpa ad altre persone, e soprattutto che quelli che possono veramente fare qualcosa sono "gli altri", quelli "che possono" che sono in posizioni influenti che possono sul serio fare qualcosa.
Ma noi...
Noi no.
Noi siamo esclusi dal ragionamento, non ammetteremmo mai davanti a noi stessi men che meno davanti agli altri che in realtà possiamo, che siamo capaci di fare qualcosa. Di fronte alla nostra coscienza non possiamo ammettere di sbagliare, percui ci autoconvinciamo di essere zoppi, e che quindi non possiamo correre.
E di fronte al migliorarsi, al seguire una morale più profonda, vera, fare sul serio qualcosa di buono?
Mi sembra di sentirle dal vivo queste frasi:
"Ma quelle cose son robe da santi, non sono alla nostra portata."
"La realtà è diversa, è impossibile pensare di comportarsi così!"
"Ma noi viviamo qui, non è pensabile cambiare stile di vita."
"Ma dove vivi? certe cose non si possono mica cambiare!"
"Se vivi in questa società devi accettare le sue regole!"
"Ormai il mondo gira così che ci vuoi fare?"
"Ma cosa pretendi? che mi comporti come un santo? apri gli occhi!"
"Non riuscirò mai a pensare così, a fare colà, chi pensi che sono?"
"Ma quei comportamenti sono robe da eletti, da chi c'ha i coglioni o la stupidità di farle! mica son alla mia portata!"
"Ma scusa fan tutti così spiegami perchè dovrei farlo io per primo!"
"Forse se tutti cominciassero ad agire in un certo modo forse forse le cose potrebbero cambiare, ma è un'utopia sperare in una cosa del genere, tanto vale..."
"Ma la mia fortuna me la sono guadagnata, me la sono sudata scusa!"
"Io mi merito la vita che faccio, perchè dovrei rinunciarvi dopo tutte le fatiche che ho fatto?"
AUTOCONVINCIMENTO???
Giustificazioni, che sembrano verosimili, ad uno stile di vita ricco.
Forse perchè non vogliamo ammettere di essere egoisti?
Non so per il vostro caso ma per quanto vale per il mio sicuramente si, sono un emerito egoista e tendo a giustificarmi così.
Allora mi vien da capire il motivo per cui mi sento tanto in imbarazzo con chi è più sfortunato, capisco il motivo perchè mi vergogno come se fossi nudo quando devo parlare con chi, per esempio Ucraino, s'è fatto il culo lavorando in un campo in Cecoslovacchia, 200 ore al mese in busta paga e 190 di straordinari, il che vuol dire 16 ore al giorno, sveglia alle cinque ed a dormire a mezzanotte, per 800 euro dai quali son stati detratti vitto e alloggio e CONTENTO mi dice che ha preso 600 euro.
Io riesco a lamentarmi con molto ma molto di più.
Dicono che i giovani sono meno sensibili al compromesso, sono meno tolleranti verso le ingiustizie.
Può essere che anche qui l'abitudine aiuti la sopportazione alle cose di merda di questo mondo ma un tale, Edmund Burke politico e filosofo Inglese del settecento, disse: "Tuttò ciò che si deve fare affinchè si assista al trionfo del male è che il bene non faccia nulla", ebbene, direi, non è proprio quello che sta accadendo?
Di fronte alle ingiustizie non si fa nulla, si accettano, si sopportano, si interiorizzano e peggio si fanno a propria volta.
Quando ci si chiede come si possa risolvere una situazione di crisi e povertà a livello mondiale si tende sempre a dare la colpa ad altre persone, e soprattutto che quelli che possono veramente fare qualcosa sono "gli altri", quelli "che possono" che sono in posizioni influenti che possono sul serio fare qualcosa.
Ma noi...
Noi no.
Noi siamo esclusi dal ragionamento, non ammetteremmo mai davanti a noi stessi men che meno davanti agli altri che in realtà possiamo, che siamo capaci di fare qualcosa. Di fronte alla nostra coscienza non possiamo ammettere di sbagliare, percui ci autoconvinciamo di essere zoppi, e che quindi non possiamo correre.
E di fronte al migliorarsi, al seguire una morale più profonda, vera, fare sul serio qualcosa di buono?
Mi sembra di sentirle dal vivo queste frasi:
"Ma quelle cose son robe da santi, non sono alla nostra portata."
"La realtà è diversa, è impossibile pensare di comportarsi così!"
"Ma noi viviamo qui, non è pensabile cambiare stile di vita."
"Ma dove vivi? certe cose non si possono mica cambiare!"
"Se vivi in questa società devi accettare le sue regole!"
"Ormai il mondo gira così che ci vuoi fare?"
"Ma cosa pretendi? che mi comporti come un santo? apri gli occhi!"
"Non riuscirò mai a pensare così, a fare colà, chi pensi che sono?"
"Ma quei comportamenti sono robe da eletti, da chi c'ha i coglioni o la stupidità di farle! mica son alla mia portata!"
"Ma scusa fan tutti così spiegami perchè dovrei farlo io per primo!"
"Forse se tutti cominciassero ad agire in un certo modo forse forse le cose potrebbero cambiare, ma è un'utopia sperare in una cosa del genere, tanto vale..."
"Ma la mia fortuna me la sono guadagnata, me la sono sudata scusa!"
"Io mi merito la vita che faccio, perchè dovrei rinunciarvi dopo tutte le fatiche che ho fatto?"
AUTOCONVINCIMENTO???
Giustificazioni, che sembrano verosimili, ad uno stile di vita ricco.
Forse perchè non vogliamo ammettere di essere egoisti?
Non so per il vostro caso ma per quanto vale per il mio sicuramente si, sono un emerito egoista e tendo a giustificarmi così.
Allora mi vien da capire il motivo per cui mi sento tanto in imbarazzo con chi è più sfortunato, capisco il motivo perchè mi vergogno come se fossi nudo quando devo parlare con chi, per esempio Ucraino, s'è fatto il culo lavorando in un campo in Cecoslovacchia, 200 ore al mese in busta paga e 190 di straordinari, il che vuol dire 16 ore al giorno, sveglia alle cinque ed a dormire a mezzanotte, per 800 euro dai quali son stati detratti vitto e alloggio e CONTENTO mi dice che ha preso 600 euro.
Io riesco a lamentarmi con molto ma molto di più.
LABORATORIO - SOTTO IL CAMICE BIANCO
Nessuno saluta o guarda negli occhi
e l'essere umano si sente oggetto
braccio meccanico o futile robot.
L'abitudine forse aiuta
ma chi non c'è avvezzo
si sente morire.
Nessuno felice, nessuno contento,
tutti tristi od invidiosi, è una palude
asfittica di morti viventi silenziosi
ed imbronciati peggio di zombi.
e l'essere umano si sente oggetto
braccio meccanico o futile robot.
L'abitudine forse aiuta
ma chi non c'è avvezzo
si sente morire.
Nessuno felice, nessuno contento,
tutti tristi od invidiosi, è una palude
asfittica di morti viventi silenziosi
ed imbronciati peggio di zombi.
mercoledì 16 luglio 2008
POST LAVORO
Nulla di più piacevole che dissetarsi con foga, strafogarsi d'acqua quando si ha molta sete.
E goduria immensa poter lasciarsi assopire quando un colpo tremendo di sonno ci coglie all'improvviso, specie se è da ore che va e viene...
Si ritorna a casa dal lavoro stanchi ed assetati, si beve acqua alla velocità di una pompa rovesciandosela mezza addosso e si chiude gli occhi 10 minuti sull'amaca.
Subito dopo sono rinato.
Pronto per...
pronto per...
...la cena!
E goduria immensa poter lasciarsi assopire quando un colpo tremendo di sonno ci coglie all'improvviso, specie se è da ore che va e viene...
Si ritorna a casa dal lavoro stanchi ed assetati, si beve acqua alla velocità di una pompa rovesciandosela mezza addosso e si chiude gli occhi 10 minuti sull'amaca.
Subito dopo sono rinato.
Pronto per...
pronto per...
...la cena!
MALIZIA
Ciò che ultimamente mi rattrista è la malizia delle persone, che come avvoltoi sul moribondo che stramazza nel deserto attendono pazienti il momento in cui straziarne le inermi carni. Malizia che si realizza proprio in questo, malizia che attende il momento di cui poter essere saziata, malizia tenuta a se come un cane da guardia da sguinzagliare contro chi si dimostra come un potenziale pericolo per la propria stabilità morale ed etica.
"Vai cane rabbioso azzanna, dilania quell'essere che mi fa sentire povero, che mi rende inerme, che mi fa venire dei dubbi sul mio stile di vita, vai azzanna, mordi, cerca di raggiungerlo, prendilo. Devo difendere il mio ego, io affronto e voglio vincere, non ammetto che altri possano sperare di migliorare dato che tutti siam sulla stessa barca, tutti siam zoppi nell'ascesi e nessuno ha il diritto di sperare di tirarsene fuori o di costruirsi la gamba di legno per continuare il suo cammino, desidero che tutti mi siano appresso in questa mia vita stantia, non voglio il cambiamento, voglio solo trovare cibo per il mio cane affamato, la mia malizia reclama una vittima."
"Vai cane rabbioso azzanna, dilania quell'essere che mi fa sentire povero, che mi rende inerme, che mi fa venire dei dubbi sul mio stile di vita, vai azzanna, mordi, cerca di raggiungerlo, prendilo. Devo difendere il mio ego, io affronto e voglio vincere, non ammetto che altri possano sperare di migliorare dato che tutti siam sulla stessa barca, tutti siam zoppi nell'ascesi e nessuno ha il diritto di sperare di tirarsene fuori o di costruirsi la gamba di legno per continuare il suo cammino, desidero che tutti mi siano appresso in questa mia vita stantia, non voglio il cambiamento, voglio solo trovare cibo per il mio cane affamato, la mia malizia reclama una vittima."
ORE PICCOLE
Occhi troppo stanchi e sbadiglio frequente,
ore di sonno mancante ma le mani son qui
pronte, il corpo è comandato, sissignore
comandante generale, eseguo i suoi ordini.
Senso di sfinimento, spossatezza, ho la testa
ancora sul cuscino, riprenditi che la giornata
è ancora lunga e non si sa mai che tu abbia
il tempo per concederti un breve riposino.
ore di sonno mancante ma le mani son qui
pronte, il corpo è comandato, sissignore
comandante generale, eseguo i suoi ordini.
Senso di sfinimento, spossatezza, ho la testa
ancora sul cuscino, riprenditi che la giornata
è ancora lunga e non si sa mai che tu abbia
il tempo per concederti un breve riposino.
lunedì 14 luglio 2008
CORRO VELOCE
Sorrido quando solo m'accorgo della stupidità
di una frenesia immotivata, animi infuocati
d'una fiamma spenta ma che consuma la cera
della vita con la velocità d'un dardo ossidrico.
Luce opaca che nasconde e trafuga l'essenza,
o ciò che un naso annusa e subito d'acchitto
riconosce d'esser la felicità, scopo dell'esistenza
tanto agognato quanto l'acqua il settimo giorno
d'un cammino nel deserto in sua astinenza.
Mi scompiscio quando dopo cotali pensieri
m'accorgo di non esser un altolocato, derido
me stesso, pirla, che ingenuo scopre l'amara
realtà: sono solo una candela sull'ossidrogeno.
di una frenesia immotivata, animi infuocati
d'una fiamma spenta ma che consuma la cera
della vita con la velocità d'un dardo ossidrico.
Luce opaca che nasconde e trafuga l'essenza,
o ciò che un naso annusa e subito d'acchitto
riconosce d'esser la felicità, scopo dell'esistenza
tanto agognato quanto l'acqua il settimo giorno
d'un cammino nel deserto in sua astinenza.
Mi scompiscio quando dopo cotali pensieri
m'accorgo di non esser un altolocato, derido
me stesso, pirla, che ingenuo scopre l'amara
realtà: sono solo una candela sull'ossidrogeno.
domenica 13 luglio 2008
BINANNE
Si sta bene, si sta su di un'altalena
che ondeggia felice tra mille gioie,
si sta tra scintille sulla pista da sci
illuminata dalle belle arti di fuochi
d'artificio, cuore palpitante, gaiezza
d'alpi, pini e cocuzzoli, vento umido,
frescolino, pietroso muschio d'erika,
una nuvola preannuncia una sberla
di semiliquido gelido tra le orecchie.
Raggio di vino che scaldi lo spirito,
coccio di profumi e sapori croccanti
trotteggi tra risate di nosioi marlen
e gunter, i dadi su esagoni di catan,
poligoni di sorrisi da nocciolini furbi
ed un sbadiglio, chi non è più sveglio
perde, non sono io, meglio! Binanne.
che ondeggia felice tra mille gioie,
si sta tra scintille sulla pista da sci
illuminata dalle belle arti di fuochi
d'artificio, cuore palpitante, gaiezza
d'alpi, pini e cocuzzoli, vento umido,
frescolino, pietroso muschio d'erika,
una nuvola preannuncia una sberla
di semiliquido gelido tra le orecchie.
Raggio di vino che scaldi lo spirito,
coccio di profumi e sapori croccanti
trotteggi tra risate di nosioi marlen
e gunter, i dadi su esagoni di catan,
poligoni di sorrisi da nocciolini furbi
ed un sbadiglio, chi non è più sveglio
perde, non sono io, meglio! Binanne.
EFFETTO PIGMALIONE
Per questo parolone si intende l'effetto che può avere su una persona il pregiudizio di un genitore, di un insegnante...
Vi trascrivo l'esperimento fatto con cui si è riusciti a comprovare la sua esistenza:
Scuola elementare della California. All'accesso gli psicologi sottopongono a test di intelligenza i bambini, quindi, in modo assolutamente casuale e indipendentemente dai risultati dei test scelgono il 20% di bambini e comunicano agli insegnanti che possono aspettarsi da quei soggetti una rapida crescita delle capacita` intellettive [evidentemente agli insegnanti non erano stati comunicati i reali criteri di quel giudizio].
A un anno di distanza vengono intervistati gli insegnanti e ripetuti i test. Quei bambini avevano giudizi sostanzialmente migliori degli altri e avevano fatto maggiori progressi nella capacita` di leggere, a giudizio degli insegnanti. Fin qui si tratta gia` di un risultato interessante, ma non e` finita. Questi stessi bambini, ai test, mostrano un aumento del QI significativamente e decisamente superiore a quello dei loro compagni (una decina di punti).
La profezia s'e` autoavverata.
Quello che ha più importanza a mio avviso è il risvolto negativo che può avere questo effetto, nel senso che se un insegnante o un genitore etichetta il bambino come un incapace e lo tratta in modo particolare tale da farlo sentire inadeguato, meno intelligente... questi interiorizzerà il comportamento e si autoconvincerà di essere realmente deficiente.
Riporto anche questo paragrafo molto attinente.
Un' altra interessante teoria, connessa a quella della profezia che si autoavvera e` quella del "labeling" (etichettatura) o definitoria. Entrambe esaminano le conseguenze della classificazione e della valutazione degli studenti in base ai "significati" dei quali si servono gli insegnanti.
La teoria del "labeling" si occupa delle definizioni negative con cui vengono indicati gli individui che sono ritenuti fuori dalla norma. "L'alunno viene considerato dall'insegnante come un individuo che infrange una regola, e pertanto come colui che ha commesso un atto deviante; in questo modo egli risulta "etichettato" e le sue azioni verranno sempre interpretate secondo tale "etichetta" [p.es: "problema disciplinare", "turbolento", "cretino", "pagliaccio" e grazie a queste definizioni sara` sempre un "sorvegliato speciale" per cui suoi comportamenti o atteggiamenti ignorati o inosservati negli studenti "buoni" saranno puniti]. Cio` puo` condurre l'alunno a ulteriori forme di devianza; egli puo` sentirsi discriminato ... E puo` finire che egli cerchi altri che si trovano in analoga situazione, cioe` con etichette simili alla sua; dalla loro interazione puo` anche svilupparsi una sottocultura deviante, vale a dire una sottocultura che giunge a definire come fatto positivo la devianza; coloro che sono coinvolti tenderanno a vedersi proprio nei termini dell'etichetta stessa."
Trovo il concetto molto attuale e soprattutto verosimile.
Vi trascrivo l'esperimento fatto con cui si è riusciti a comprovare la sua esistenza:
Scuola elementare della California. All'accesso gli psicologi sottopongono a test di intelligenza i bambini, quindi, in modo assolutamente casuale e indipendentemente dai risultati dei test scelgono il 20% di bambini e comunicano agli insegnanti che possono aspettarsi da quei soggetti una rapida crescita delle capacita` intellettive [evidentemente agli insegnanti non erano stati comunicati i reali criteri di quel giudizio].
A un anno di distanza vengono intervistati gli insegnanti e ripetuti i test. Quei bambini avevano giudizi sostanzialmente migliori degli altri e avevano fatto maggiori progressi nella capacita` di leggere, a giudizio degli insegnanti. Fin qui si tratta gia` di un risultato interessante, ma non e` finita. Questi stessi bambini, ai test, mostrano un aumento del QI significativamente e decisamente superiore a quello dei loro compagni (una decina di punti).
La profezia s'e` autoavverata.
Quello che ha più importanza a mio avviso è il risvolto negativo che può avere questo effetto, nel senso che se un insegnante o un genitore etichetta il bambino come un incapace e lo tratta in modo particolare tale da farlo sentire inadeguato, meno intelligente... questi interiorizzerà il comportamento e si autoconvincerà di essere realmente deficiente.
Riporto anche questo paragrafo molto attinente.
Un' altra interessante teoria, connessa a quella della profezia che si autoavvera e` quella del "labeling" (etichettatura) o definitoria. Entrambe esaminano le conseguenze della classificazione e della valutazione degli studenti in base ai "significati" dei quali si servono gli insegnanti.
La teoria del "labeling" si occupa delle definizioni negative con cui vengono indicati gli individui che sono ritenuti fuori dalla norma. "L'alunno viene considerato dall'insegnante come un individuo che infrange una regola, e pertanto come colui che ha commesso un atto deviante; in questo modo egli risulta "etichettato" e le sue azioni verranno sempre interpretate secondo tale "etichetta" [p.es: "problema disciplinare", "turbolento", "cretino", "pagliaccio" e grazie a queste definizioni sara` sempre un "sorvegliato speciale" per cui suoi comportamenti o atteggiamenti ignorati o inosservati negli studenti "buoni" saranno puniti]. Cio` puo` condurre l'alunno a ulteriori forme di devianza; egli puo` sentirsi discriminato ... E puo` finire che egli cerchi altri che si trovano in analoga situazione, cioe` con etichette simili alla sua; dalla loro interazione puo` anche svilupparsi una sottocultura deviante, vale a dire una sottocultura che giunge a definire come fatto positivo la devianza; coloro che sono coinvolti tenderanno a vedersi proprio nei termini dell'etichetta stessa."
Trovo il concetto molto attuale e soprattutto verosimile.
sabato 12 luglio 2008
DILEMMA - PERSONE FASTIDIOSE
Non capisco se il fatto che con alcune persone io proprio non mi trova sia dovuto più al problema che io per primo gli son stato antipatico o che loro siano irrimediabilmente dei deficienti.
Ancora non capisco, se casomai gli son stato io per primo antipatico, se la causa non sia che il deficiente in realtà sono io, se l'errore fu invece la loro malizia, un'incomprensione, il loro pregiudizio nei miei confronti o che in realtà la causa non sia il mio pregiudizio, che inconsciamente mi sia accorto a pelle, dopo due sole frasi, della nostra incompatibilità e che abbia lasciato trapelare dagli occhi una luce scontrosa, acida, chiusa od indifferente.
Questo dilemma è davvero complicato.
Ancora non capisco, se casomai gli son stato io per primo antipatico, se la causa non sia che il deficiente in realtà sono io, se l'errore fu invece la loro malizia, un'incomprensione, il loro pregiudizio nei miei confronti o che in realtà la causa non sia il mio pregiudizio, che inconsciamente mi sia accorto a pelle, dopo due sole frasi, della nostra incompatibilità e che abbia lasciato trapelare dagli occhi una luce scontrosa, acida, chiusa od indifferente.
Questo dilemma è davvero complicato.
venerdì 11 luglio 2008
NASCITA DELLA CONTEMPLAZIONE
Un passo, timido incerto,
su di una lastra di vetro
sospesa sul mio passato,
verso un futuro indecifrabile.
Rimugino in pensieri odorosi
di effimere essenze, l'effige
si contorna sui visi dispersi,
vecchi volti, una volta vicini.
Anima che secca non vuoi
diventare, non puoi sostare
in una nicchia od un pertugio,
un rifugio comodo od angusto
vecchio od ammuffito, eretto
a riparo dallo scroscio del tempo:
son cunicoli con occhi a tentacoli
da cui in apnea rimirare il riflesso
di riviver per un battito il vissuto,
gustare per un secondo rubato
il boccone sugoso ormai deglutito.
Aria, acqua, cibo, profumi, gioie,
emozioni carezze, abbracci tristezze,
essenze, sostanze, sfilacci d'ametista,
elmi di pensieri, musiche d'ebano,
sete d'avorio, fantasia fantastica
irreale impossibile che nutri fiducia
nella tela, vela della tua imbarcazione
da Dio tessuta con meravigliosi
intrighi di sete e fili e colori in toni
e distonie che risplendono di luce
d'arcobaleno in una soave melodia
che canta la perfezione nell'imperfezione,
non esiste un perché che la tua mente
possa capire, ma solo una vita indescritta
che il tuo cuore accetti come il suo futuro.
su di una lastra di vetro
sospesa sul mio passato,
verso un futuro indecifrabile.
Rimugino in pensieri odorosi
di effimere essenze, l'effige
si contorna sui visi dispersi,
vecchi volti, una volta vicini.
Anima che secca non vuoi
diventare, non puoi sostare
in una nicchia od un pertugio,
un rifugio comodo od angusto
vecchio od ammuffito, eretto
a riparo dallo scroscio del tempo:
son cunicoli con occhi a tentacoli
da cui in apnea rimirare il riflesso
di riviver per un battito il vissuto,
gustare per un secondo rubato
il boccone sugoso ormai deglutito.
Aria, acqua, cibo, profumi, gioie,
emozioni carezze, abbracci tristezze,
essenze, sostanze, sfilacci d'ametista,
elmi di pensieri, musiche d'ebano,
sete d'avorio, fantasia fantastica
irreale impossibile che nutri fiducia
nella tela, vela della tua imbarcazione
da Dio tessuta con meravigliosi
intrighi di sete e fili e colori in toni
e distonie che risplendono di luce
d'arcobaleno in una soave melodia
che canta la perfezione nell'imperfezione,
non esiste un perché che la tua mente
possa capire, ma solo una vita indescritta
che il tuo cuore accetti come il suo futuro.
giovedì 10 luglio 2008
TRAFITTO DA LAME IO MI DISSANGUO
Capita a volte, nella vita di ognuno, che vi siano delle incomprensioni.
Possono essere di vario tipo, ma quelle su cui oggi vorrei soffermarmi sono particolari, brevemente già affrontate in discussioni precedenti, ma meritano spazio in un capitolo a parte.
INCOMPRENSIONI DOLOROSE
L'incomprensione più dolorosa a mio avviso è quando noi in buona fede esprimiamo un pensiero, a voce o a gesti, che è mirato ad un proposito buono e la malizia altrui interpreta il comportamento come malvagio, doppiogiochista, corrotto.
Posso citare due fatti che mi sono stati raccontati.
Il primo parla di "Luca" che cammina per strada contento ed incrocia un gruppo di suore che camminano verso di lui. Il ragazzo italiano nota con piacere che tra le sorelle ve n'è una di colore, e il fatto che una ragazza nera si trova lì lo riempie di piacere e gioia. Proprio mentre fa questi pensieri incrocia gli occhi con la suora in questione e gli sorge spontaneo un sorriso, sorriso che purtroppo ha una sorte inaspettata. La suora si offende, pensa che il ragazzo rida sotto i baffi per il fatto che lei sia straniera e dopo aver manifestato garbatamente a parole il suo risentimento si allontana. E' poco dire che "Luca" ci rimase malissimo.
Il secondo parla di "Sandro" che sta convivendo in una comunità molto povera all'estero. La sera, nel luogo dove vive, spesso si ritrova in un gruppo di persone, dopo aver cenato, sotto la luce delle stelle per chiacchierare del più e del meno, talvolta per cantare o per raccontare delle storie.
In un momento di particolare trasporto, quando "Sandro" trabocca di gioia, gli viene da confessare a tutti la sua ammirazione per loro, che poveri affrontano la vita ogni giorno con un coraggio che reputa fortissimo. Purtroppo deve ancora imparare bene la lingua e sbaglia un verbo, una singola parola in una singola frase, ma cambiando il verbo cambia il significato e fa la figura di uno che si crede superiore a loro, che da un punto di vista altezzoso giudica quasi con disprezzo. Scoprì il suo errore dopo qualche settimana, dopo che per diversi giorni non capiva come mai era così cambiato il rapporto suo con quelle persone.
Dubito esistano lame più taglienti ed affilate dell'incomprensione specie quando porta alla discordia, della malizia quando porta all'odio od al disprezzo, della comunicazione sbagliata, del telefono che trasforma, per un motivo o per l'altro, la parola amore detta ad un capo del filo in odio ascoltato al capo opposto.
Possono essere di vario tipo, ma quelle su cui oggi vorrei soffermarmi sono particolari, brevemente già affrontate in discussioni precedenti, ma meritano spazio in un capitolo a parte.
INCOMPRENSIONI DOLOROSE
L'incomprensione più dolorosa a mio avviso è quando noi in buona fede esprimiamo un pensiero, a voce o a gesti, che è mirato ad un proposito buono e la malizia altrui interpreta il comportamento come malvagio, doppiogiochista, corrotto.
Posso citare due fatti che mi sono stati raccontati.
Il primo parla di "Luca" che cammina per strada contento ed incrocia un gruppo di suore che camminano verso di lui. Il ragazzo italiano nota con piacere che tra le sorelle ve n'è una di colore, e il fatto che una ragazza nera si trova lì lo riempie di piacere e gioia. Proprio mentre fa questi pensieri incrocia gli occhi con la suora in questione e gli sorge spontaneo un sorriso, sorriso che purtroppo ha una sorte inaspettata. La suora si offende, pensa che il ragazzo rida sotto i baffi per il fatto che lei sia straniera e dopo aver manifestato garbatamente a parole il suo risentimento si allontana. E' poco dire che "Luca" ci rimase malissimo.
Il secondo parla di "Sandro" che sta convivendo in una comunità molto povera all'estero. La sera, nel luogo dove vive, spesso si ritrova in un gruppo di persone, dopo aver cenato, sotto la luce delle stelle per chiacchierare del più e del meno, talvolta per cantare o per raccontare delle storie.
In un momento di particolare trasporto, quando "Sandro" trabocca di gioia, gli viene da confessare a tutti la sua ammirazione per loro, che poveri affrontano la vita ogni giorno con un coraggio che reputa fortissimo. Purtroppo deve ancora imparare bene la lingua e sbaglia un verbo, una singola parola in una singola frase, ma cambiando il verbo cambia il significato e fa la figura di uno che si crede superiore a loro, che da un punto di vista altezzoso giudica quasi con disprezzo. Scoprì il suo errore dopo qualche settimana, dopo che per diversi giorni non capiva come mai era così cambiato il rapporto suo con quelle persone.
Dubito esistano lame più taglienti ed affilate dell'incomprensione specie quando porta alla discordia, della malizia quando porta all'odio od al disprezzo, della comunicazione sbagliata, del telefono che trasforma, per un motivo o per l'altro, la parola amore detta ad un capo del filo in odio ascoltato al capo opposto.
martedì 8 luglio 2008
UMILTA'
Ma quanto ci metterò a capire che è meglio non straparlare, stare zitti, non riempirsi di parole vuote, di parole saccenti, e stare umili al proprio posto?
Perchè mi è così difficile?
Perchè?
Purtroppo anche stando zitto talvolta mi accorgo di risultare antipatico, troppo schivo, troppo introverso.
Devo capire il segreto per l'equilibrio.
O umiltà mia,
so di non averti mai
rivolto la parola,
ma ho bisogno di te,
avvicinati, fammi
compagnia, fatti
conoscere meglio
ora che m'accorgo
che senza di te
non sono nessuno.
Perchè mi è così difficile?
Perchè?
Purtroppo anche stando zitto talvolta mi accorgo di risultare antipatico, troppo schivo, troppo introverso.
Devo capire il segreto per l'equilibrio.
O umiltà mia,
so di non averti mai
rivolto la parola,
ma ho bisogno di te,
avvicinati, fammi
compagnia, fatti
conoscere meglio
ora che m'accorgo
che senza di te
non sono nessuno.
sabato 5 luglio 2008
MIGLIORARSI - PARTE SECONDA
IL RUOLO DELLA CONSAPEVOLEZZA
Sicuramente la consapevolezza, il prendere atto di una situazione gioca un ruolo fondamentale nel migliorarsi. Per essere chiaro devo fare un esempio.
Poniamo il caso che io abbia degli scatti di nervoso che non riesca a controllare. Il primo passo sarà arrivare alla consapevolezza di questa situazione, rendermi conto che talvolta cado in preda alle emozioni al punto da perdere la ragione e di avere questi scatti d'ira. Dovrò rendermi conto di questa situazione ad un livello d'intensità estremo, al punto che il mio cervello riprenda autonomamente questo pensiero nei momenti di bisogno. Devo raggiungere una consapevolezza tale che al momento in cui cado in preda all'ira mi accorga di essere lì ad errare nuovamente, consapevolezza che darà la forza, il coraggio, l'intuizione di frenare sul nascere il comportamento da evitare.
Direi che si può estendere il discorso anche ad altre situazioni.
Ora provo a metterlo in pratica.
Occorrerà molta consapevolezza e meditazione.
Sicuramente la consapevolezza, il prendere atto di una situazione gioca un ruolo fondamentale nel migliorarsi. Per essere chiaro devo fare un esempio.
Poniamo il caso che io abbia degli scatti di nervoso che non riesca a controllare. Il primo passo sarà arrivare alla consapevolezza di questa situazione, rendermi conto che talvolta cado in preda alle emozioni al punto da perdere la ragione e di avere questi scatti d'ira. Dovrò rendermi conto di questa situazione ad un livello d'intensità estremo, al punto che il mio cervello riprenda autonomamente questo pensiero nei momenti di bisogno. Devo raggiungere una consapevolezza tale che al momento in cui cado in preda all'ira mi accorga di essere lì ad errare nuovamente, consapevolezza che darà la forza, il coraggio, l'intuizione di frenare sul nascere il comportamento da evitare.
Direi che si può estendere il discorso anche ad altre situazioni.
Ora provo a metterlo in pratica.
Occorrerà molta consapevolezza e meditazione.
mercoledì 2 luglio 2008
SUDARE UN DIPLOMA DAI PORI DELLA PELLE
Piastro su Petri con bunsen acceso
becker di alcool la rack ed una falcon
sotto cappa con flusso sterile pipetto
cento microlitri di Pseudomonas Fluorescens.
Vado allo spettrofotometro, cuvette,
In mano la P mille e su volumi diversi,
diluisco in serie, regolo la lunghezza
d'onda, copio l'assorbanza, dannato
Lambert e la tua legge, sono fuori
scala, diluisco ancora, rientro, calcolo.
Passo alla camera di Burke, avvicino
la lente, quella a venti, distruggo
il vetrino, impreco qualcosa, nervoso.
Mi sudano le mani in guanti al nitrile,
la pelle non respira, s'aggrinzisce,
ma almeno non mi vengono i calli
o tagli che bruciano al contatto coi mosti.
Ogni tanto scappo in serra, per una
boccata d'aria fresca inspiro l'afa
dei trentatrè con l'umidità alle stelle,
sudo, puzzo, mi slercio di tricoderma,
di Quarz, di SC1, di T39, di Bion, di Wcs...
Mi cresceranno funghi e batteri simpa
su mezzo corpo, ma infilarsi pimpante
il camice con sto caldo è da deficienti.
Poi con il profumo di bosso di ginestra,
germoglio di ribes nero, sambuco e tiglio
sotto le ascelle, tutto ringalluzzito
mangio un boccone in mensa stizzito,
stranamente sono sempre da solo,
il mio compagno preferisce un panino
ma un pasto caldo dico io è il minimo
se si ha una fame da lupi e si lavora peso.
ps: spero serva tutto questo oltre che
al mero ottenimento di un pezzo di carta
timbrato e firmato che nessuno lo richiede
e che rimarrà appeso ad un muro in ricordo
dei vecchi tempi prendendo polvere ed indifferenza.
becker di alcool la rack ed una falcon
sotto cappa con flusso sterile pipetto
cento microlitri di Pseudomonas Fluorescens.
Vado allo spettrofotometro, cuvette,
In mano la P mille e su volumi diversi,
diluisco in serie, regolo la lunghezza
d'onda, copio l'assorbanza, dannato
Lambert e la tua legge, sono fuori
scala, diluisco ancora, rientro, calcolo.
Passo alla camera di Burke, avvicino
la lente, quella a venti, distruggo
il vetrino, impreco qualcosa, nervoso.
Mi sudano le mani in guanti al nitrile,
la pelle non respira, s'aggrinzisce,
ma almeno non mi vengono i calli
o tagli che bruciano al contatto coi mosti.
Ogni tanto scappo in serra, per una
boccata d'aria fresca inspiro l'afa
dei trentatrè con l'umidità alle stelle,
sudo, puzzo, mi slercio di tricoderma,
di Quarz, di SC1, di T39, di Bion, di Wcs...
Mi cresceranno funghi e batteri simpa
su mezzo corpo, ma infilarsi pimpante
il camice con sto caldo è da deficienti.
Poi con il profumo di bosso di ginestra,
germoglio di ribes nero, sambuco e tiglio
sotto le ascelle, tutto ringalluzzito
mangio un boccone in mensa stizzito,
stranamente sono sempre da solo,
il mio compagno preferisce un panino
ma un pasto caldo dico io è il minimo
se si ha una fame da lupi e si lavora peso.
ps: spero serva tutto questo oltre che
al mero ottenimento di un pezzo di carta
timbrato e firmato che nessuno lo richiede
e che rimarrà appeso ad un muro in ricordo
dei vecchi tempi prendendo polvere ed indifferenza.
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