Ragionavo l'altro giorno che un pensiero comune a molti è quello di voler essere diversi.
Abbiamo bisogno di trovare la nostra identità e per farlo ci interroghiamo, forse, ma spesso andiamo a tentoni.
Proviamo, esperimentiamo modi differenti per non essere uguali agli altri, vogliamo dire che ci siamo anche noi:" guardatemi, ho qualcosa di speciale, sono diverso dalla massa, valgo qualcosa"...
Noi desideriamo distinguerci, vogliamo differenziarci, caratterizzarci per costruire la nostra identità, trovare noi stessi.
Ma stiamo trovando noi stessi o stiamo costruendo noi stessi?
Siamo alla ricerca o siamo al lavoro?
Pensavo anche che sempre più spesso utilizziamo una chiave di lettura del problema piuttosto discutibile, interpretiamo la necessità di distinguerci, di affermare noi stessi, come la necessità di dimostrare qualcosa.
Dimostrare...
Interpretiamo il dilemma con una bilancia dove pesiamo le nostre qualità, quelle degli altri, pesiamo le nostre esperienze, quelle degli altri, pesiamo la nostra simpatia, quella degli altri...
Facciamo confronti.
Costruiamo noi stessi per confronti, edifichiamo il nostro io su piatti di una bilancia.
E collezioniamo qualità.
Pensiamo che il modo per distinguerci, per valorizzare la nostra esistenza, trovare un senso, trovare noi stessi, sia proprio nel raggiungere le qualità.
...Qualità...
Ma mi chiedo io, perchè cazzo devo essere diverso scusa?
Perchè non posso trovare la pace, starmene tranquillo UGUALE agli altri?
Cioè, è così brutto?
Non è stancante vivere in preda al collezionismo di qualità?
Col rischio poi di confondere una qualità edificante da una qualità ditruttiva...
Cioè, mi costruisco diverso dagli altri per cosa? Per dire io sono migliore? Sono più avanti?
Ne so di più? E' crescere questo?
Pensate alla confusione di 6 miliardi di persone che vivono come noi occidentali.
E' guerra mondiale al 100%.
Se andiamo avanti così la terza arriva presto.
Tutti che vogliono superarsi in soldi, in macchine, in tesori, in sport, in scuola, in esami, in certificazioni, in viaggi, in bellezza, in simpatia, in forza, in coraggio, in curriculum, in vendite, in fatturati, in proprietà...
Non si può essere tutti lì a calpestarsi per capire chi sta sopra, fare una graduatoria dal più bravo al meno bravo e vedere chi si distingue di più.
Perchè ormai affermiamo il nostro io, troviamo la nostra identità quando abbiamo delle vittorie, le sconfitte non si raccontano ma si dimenticano, e tranquilli al nostro posto lasciando vivere anche gli altri proprio non vogliamo stare.
Perchè mi chiedo?
Io, in questo sistema, ci vedo stress e futilità e basta.
Mi chiedo se non sarebbe meglio darsi pace, starsene seduti nella "massa" e guardare ridendo tutta questa corsa frenetica che ci circonda, ridere di queste vite grottesche che corrono per traguardi effimeri, con un bicchiere di buon vino in mano e in sorridente compagnia, magari giocando pure a Catan.
lunedì 28 luglio 2008
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1 commento:
La velocità può essere una qualità solo se il fine è la lentezza
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