Per questo parolone si intende l'effetto che può avere su una persona il pregiudizio di un genitore, di un insegnante...
Vi trascrivo l'esperimento fatto con cui si è riusciti a comprovare la sua esistenza:
Scuola elementare della California. All'accesso gli psicologi sottopongono a test di intelligenza i bambini, quindi, in modo assolutamente casuale e indipendentemente dai risultati dei test scelgono il 20% di bambini e comunicano agli insegnanti che possono aspettarsi da quei soggetti una rapida crescita delle capacita` intellettive [evidentemente agli insegnanti non erano stati comunicati i reali criteri di quel giudizio].
A un anno di distanza vengono intervistati gli insegnanti e ripetuti i test. Quei bambini avevano giudizi sostanzialmente migliori degli altri e avevano fatto maggiori progressi nella capacita` di leggere, a giudizio degli insegnanti. Fin qui si tratta gia` di un risultato interessante, ma non e` finita. Questi stessi bambini, ai test, mostrano un aumento del QI significativamente e decisamente superiore a quello dei loro compagni (una decina di punti).
La profezia s'e` autoavverata.
Quello che ha più importanza a mio avviso è il risvolto negativo che può avere questo effetto, nel senso che se un insegnante o un genitore etichetta il bambino come un incapace e lo tratta in modo particolare tale da farlo sentire inadeguato, meno intelligente... questi interiorizzerà il comportamento e si autoconvincerà di essere realmente deficiente.
Riporto anche questo paragrafo molto attinente.
Un' altra interessante teoria, connessa a quella della profezia che si autoavvera e` quella del "labeling" (etichettatura) o definitoria. Entrambe esaminano le conseguenze della classificazione e della valutazione degli studenti in base ai "significati" dei quali si servono gli insegnanti.
La teoria del "labeling" si occupa delle definizioni negative con cui vengono indicati gli individui che sono ritenuti fuori dalla norma. "L'alunno viene considerato dall'insegnante come un individuo che infrange una regola, e pertanto come colui che ha commesso un atto deviante; in questo modo egli risulta "etichettato" e le sue azioni verranno sempre interpretate secondo tale "etichetta" [p.es: "problema disciplinare", "turbolento", "cretino", "pagliaccio" e grazie a queste definizioni sara` sempre un "sorvegliato speciale" per cui suoi comportamenti o atteggiamenti ignorati o inosservati negli studenti "buoni" saranno puniti]. Cio` puo` condurre l'alunno a ulteriori forme di devianza; egli puo` sentirsi discriminato ... E puo` finire che egli cerchi altri che si trovano in analoga situazione, cioe` con etichette simili alla sua; dalla loro interazione puo` anche svilupparsi una sottocultura deviante, vale a dire una sottocultura che giunge a definire come fatto positivo la devianza; coloro che sono coinvolti tenderanno a vedersi proprio nei termini dell'etichetta stessa."
Trovo il concetto molto attuale e soprattutto verosimile.
domenica 13 luglio 2008
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento