lunedì 30 novembre 2009

IL SALTO

Da quanto tempo mi stavi aspettando Maestro?
Perchè i pezzi del mosaico si incastrano così bene?
Porcaloca!
Perchè mi sono emozionato al punto da bagnare le mie guance di lacrime leggendo il canto notturno per un discepolo?
La mia anima vacilla, l'emozione si sta espandendo nel petto ad una velocità impressionante, voglio sciogliermi in quella luce.
Eppure eccolo che ritorna, forte, l'attrito.
L'abitudine, la paura, il dubbio.
Perchè proprio io?
Ma siamo sicuri?
Eppure dentro di me è come se l'avessi sempre saputo, c'è un salto che mi aspetta, devo fare un salto, è che tutti gli altri non saltano, non se ne interessano nemmeno, e scoraggiano dicendo che chi salta precipita in un burrone senza fondo, oblio, tenebra.
E' perso.
Eppure saltarono i discepoli, gli apostoli, saltarono i grandi del passato di fronte ad una luce che non si poteva capire se non col cuore...
Seguirono il cuore quei grandi, non la mente.
Non il dubbio.
Sebbene sono sicuro ne avessero.
Saltarono per mostrare alla gente che si può raggiungere l'altra parte, che si può amare, che si può colmare la distanza tra noi e la bellezza, quella bellezza che emoziona e vibra e che ci tocca nel profondo.
Occorre un salto, uno grande.
Lanciarsi nel vuoto, ma senza paura.
Chi ha paura non salta.
Chi pensa di saltare non salta.
Chi vuole saltare non salta.
Chi vuole saltare mezzo di quà mezzo di là non salta.
Chi desidera saltare non salta.
Salta solo chi sta saltando in questo momento.

E senza un salto...
...non siamo nessuno.

Probabilmente, oggi, non riconoscerei Gesù Cristo nemmeno se mi si mostrasse in persona davanti ai miei occhi. Probabilmente lo lascerei parlare, e gli volterei le spalle. Non salterei.

Però il mio cuore mi parla, mi chiama, mi sta strappando il petto talvolta.
Lo ha fatto da sempre, e da sempre con maggior forza.
Se potessi dare parole a Manas dentro di me probabilmente si rivolgerebbe al mio cuore così:
"Bastardo di un bastardo, cosa pensi di poter fare? Io comando, no tu! Io sono la ragione, il dato di fatto, la realtà. Smettila di torturarmi il petto, smettila che mi fai male!"

Eppure direbbe così perchè ha paura Manas, una paura di essere sconfitta che non ha pari, paura di perdere il terreno sotto i piedi, del cambiamento...
Lei vuole la vita normale, banale, superficiale, magari indottrinata, dotta, acculturata, magari vanitosa, potrebbe parlare per ore di buddismo, cristianesimo, zen e blablabla. Ma non chiedetele di cedere il posto perchè vi si rivolta contro come un cane rabbioso.

Però al cuore non si comanda.
Egli è, non è negabile.
Non puoi negare ciò che esiste, e fintanto che esiste si fà sentire come la più affilata lama del mondo, il fuoco, il fuoco che brucia, il richiamo della Verità, l'angelo di luce.

E' dapprima un battito.
Una commozione che porta al pianto un bambino di tredici anni in chiesa mentre pensa a tutte queste persone che nella loro infinita paura della morte recitano senza trasporto parole che forse hanno perso il senso già da molto.
Poi il battito aumenta, si fa sentire più spesso, si emoziona più di frequente.
Capita salutando un amico, pensando ad una persona cara, leggendo un libro, guardando un film, assorto ammirando un paesaggio...
Oggi batte all'impazzata, oggi batte forte quel cuore maledetto, brucia, ho voglia di urlare, lasciarlo uscire, divampa fiamma, esci di qui se no divento una torcia umana. Batte forte quel cuore ricomponendo il puzzle, i pezzi si incastrano, combaciano alla perfezione. Scopro un filo laddove non credevo esistesse, un mosaico composto da attimi di vita vissuta, tra passato presente e futuro che si intrecciano in modo tanto ovvio e banale che mi spaventa, pezzi di un puzzle che combaciano e la mia schiena che sente un brivido corrergli giù, sempre più giù...Il puzzle si sta componendo e comincio ad intravvederne l'immagine, è ancora sfocata, ma comincio a piangere già e non so nemmeno perchè.
Cosa mostrerà?

Ho paura di saltare.
Ho paura di vedere il puzzle completo.
Mentre mi crogiolo nella mia paura sento che mi sciolgo in un mare di amore, sento che ora, se mi volto, posso finalmente vedere ciò che prima era sfocato.
Voltarmi?
Saltare?
E' tempo di una decisione che è da sempre che mi aspetta, amandomi.
Per quanto riuscirò a tenermi distante?
Per quanto ancora riuscirò a resistergli?
L'amore mi sta strappando la testa.
E' lotta furibonda.

1 commento:

Paolo ha detto...

Ah... si?

Com'è difficile...eppure...
eppure è Possibile!