venerdì 31 ottobre 2008

ALTRE FOTO



crushing pad


fire in the vineyard


sorting table



anfiteatro della cantin a lato della cantina


vineyards



my winery


lococos


destemeter, machine's part

SCORCIO DI CANADA


direi cascate cascate e ancora cascate


Hokey game, una sorta di seconda liga

street, along the river


dry ice in un secchio


lago canadiense, invero sempre un fiume



e la verità si mostra


simpatico school bus

niagara river

alberi in un parco


simpatico scoiattolino

primi freddi


officina, ovvero spogliatoio.

mercoledì 29 ottobre 2008

JONATHAN, IL GHEPARDO

Era affamato.
Non sapeva come mai da un momento all'altro gli era venuta questa voglia di correre nella savana, lontano dal branco. Non sapeva nemmeno perchè negli ultimi tempi non riusciva a mangiare lo stesso cibo degli altri membri del gruppo.
Ancora pochi giorni e si sarebbero mossi verso nord per seguire i movimenti delle antilopi, in cerca d'acqua. Proprio in un momento così delicato il giovane ghepardo si sentiva strano, era come se avesse capito tutto in un colpo la velocità che poteva raggiungere posizionando le gambe posteriori un poco più avanti nella sua solita corsa, in modo da poter giovare di una falcata più lunga e di più potenza per il balzo successivo, e la cosa lo eccitava tantissimo.
Superare se stesso, superare i propri limiti, correre sempre più veloce.
Era diventato diverso tutto in un colpo.
Piano piano negli ultimi giorni anche gli altri del branco se ne erano accorti, e se dapprima si eccitavano anche loro per le sue imprese, lentamente avevano cominciato ad accumulare una sensazione di fastidio che si era tramutata molto velocemente in odio.
Non capiva il giovane corridore per quale motivo, se anche agli altri ghepardi amavano correre, non facessero come lui, cercassero una strada e la imboccassero con il vento sul muso felino. Vedeva nel loro comportamento quello dei cuccioli, che nel momento in cui sono tutti insieme e godono degli stessi interessi giovano di un legame indistruttibile, mentre via via con il tempo cresce dentro di loro la paura del nuovo, la paura di crescere, di non avere più la mamma che li difende, di dover abbandonare uno stato di sicurezza per cominciare a vivere la propria vita e prendere posto nel branco, come un vero ghepardo adulto.
Il primo che ha questo coraggio ferisce l'orgoglio degli altri, che invece di ritrovarsi spronati a cercare la propria via rimangono ancora più chiusi e paurosi, e temono di non riuscire come il fratello, come l'amico, e demoralizzandosi si convincono che l'essere diversi, il differenziarsi, il trovare il proprio modo di vivere, libero dagli schemi del branco, libero dalle solite consuetudini, sia in realtà una scelta sbagliata, avventata, un azzardo terribile, una cosa da non fare.
Ancora malinconico e con la mente confusa il giovane ghepardo cominciò a correre di nuovo, la fame gli attanagliava lo stomaco, la solitudine gli struggeva l'anima, ma ora che mangiava la vita correndo non aveva voglia di fare un passo indietro, e ritornare in quella gabbia di consuetudini solo per sentirsi in mezzo ai suoi simili, solo per sentirsi sicuro, protetto in mezzo alla casta del branco.
Ora voleva solo correre, inseguendo quel maledetto gabbiano.

martedì 28 ottobre 2008

GLI ENOLOGI

Ogni tanto mi sento un cuoco.
Un cuoco che cucina il vino.
Si prendono i grappoli e si taglia il marcio o quello che non si vuole, poi si diraspano le uve, il tutto ricorda come si pela una patata, come si taglia il brutto da un frutto o si toglie la buccia ad ortaggi o le lische da una trota.
Poi si macina il tutto come con i pomodori si fa la passata, come con le patate si fa il purè, o come si fa il passato di verdure.
I tanks mi sembrano grossi pentoloni dove si mettono i mosti a bollire, si aggiusta il tiro come si prepara una zuppa mentre ancora bolle, si aggiungono lieviti, attivanti...
Si mescola più volte, si assaggia, si riaggiunge qualcosa, si riassaggia, si mescola, no qui non va bene, occorre aggiungere altro, raffreddarlo un poco, riscaldarlo appena, un po' di zucchero come si usa nel thè, un po' di lievito come nelle torte, un po' di vitamine per dar coraggio ai Saccaromyces per finire il loro duro lavoro.
Poi si separa il vino dalle fecce come si scola una pasta o del riso bollito.
Poi va maturato, come la bottarga o come un formaggio, è un po' come mettere in forno una pizza od una torta, solo che noi non usiamo alte temperature per 2 ore, ma basse per mesi, non usiamo forni ma usiamo le barrique o l'acciaio nelle cantine, e questo vino puoi conservarlo una volta imbottigliato come una marmellata fatta in casa, come una conserva di funghi trifolati o di verdure grigliate.
Noi enologi cuciniamo il vino, siamo in tutto e per tutto dei cuochi che al posto dei mestoli usano pompe e tubi.

lunedì 27 ottobre 2008

INTERVISTA

Qui la gente ha il motore di una cinquecento, ma guida come se avessero una Ferrari sotto il culo.
In Italia abbiamo il motore di una Ferrari, ma la guidiamo come se fosse una cinquecento.

I vigneti canadesi, i vini canadesi...
Cosa sono?
Abbiamo l'Ice wine, certo, 80 dollari una bottiglia da 375ml, ma cos'altro? sappiamo vendere. Vendere di tutto.

La mia cantina è come un incrocio tra un locale, un ristorante, un museo ed una cantina tradizionale. Ho parecchi dipendenti che lavorano nel retail, ogni giorno corriere di turisti attendono di pagare 5 dollari a testa per mettere piede qui dentro, e non dico cazzate, noi facciamo 300.000 visitatori l'anno.
Immaginate l'indotto, ogni visitatore spesso compra bottiglie, le fa assaggiare ad amici, si diverte, passa un pomeriggio diverso.
Ciao caro, cosa facciamo oggi pomeriggio? Andiamo a fare un giro al parco? Perchè non andiamo a visitare una cantina? E fu così che si riempiono i pomeriggi delle persone, gli si fanno degustare i vini, gli si spiega delle barrique, dei tank, gli si fa vedere i lavoratori all'opera, negli zuccheraggi, nei travasi, i rotofermentatori, i drainer, coclee e tramogge, sorting table. Gli si spiega, si fanno partecipi i visitatori del lavoro che si sta facendo, trasparenza totale. E la gente apprezza, è contenta, capisce, si informa, compera il vino, si fidelizza.
In Italia?
Il vino non è vino e cibo, ma momento. E' tutto quello che ti circonda da quando stappi la bottiglia. Vino è anche storia, è passione, è annata, è fatica, è gioia.
Può essere per certi anche premi e cazzate da sommelier. Ma per me è altro.
In Italia abbiamo un grosso potenziale inutilizzato. Stiamo guidando una Ferrari come se avessimo sotto il culo una cinquecento. Abbiamo storia, edifici antichi, tradizione, cultura, cibo, ma non rendiamo la gente partecipe, non siamo dei geni in marketing, siamo dei deficienti. Potremmo aprire numerosi posti di lavoro se facessimo il business di visitatori che fanno qui in Canada, e molto di più.
La cantina-museo è futuro, e noi in Italia viviamo nel passato.

IMPERSONAZIONI, L'ENOLOGO

Casa è sempre casa.
Non c'è dubbio.
Ho quarant'anni, e sono un enologo affermato, giusto l'altro giorno mi hanno dedicato un articolo sul più venduto giornale Statunitense. Nato in Veneto e laureato in enologia e viticoltura ho sostenuto la laurea con programma doppia laurea con l'università di Geisenheim. Ho dovuto lasciare la ragazza perchè sono stato in Germania per 12 mesi per studiare e per imparare la lingua. Poi ho fatto un po' di vendemmie qua e là, sono stato in Argentina, a Mendoza, e sono giunto negli States, dove nel giro di un anno da operaio sono diventato Winemaker.
Ho fatto le mie esperienze, ma casa è sempre casa e desidero ritornare.
Dovrò lasciare nuovamente la ragazza, son 2 anni che stiamo assieme, ma ho deciso di ritornare e lei non ne vuole sapere di partire con me, d'altronde lei è nata qui, ha amici, famiglia, parenti...
Ho i miei anni, sono soddisfatto della mia vita, ho fatto carriera, ho soldi, so diverse lingue perfettamente, ho visto molti posti.
Sono un uomo realizzato.
Però...
...ho quarant'anni, ed ho gli occhi di una persona triste che si porta appresso la malinconia.
Io sono solo.

venerdì 24 ottobre 2008

FUNNY NIGHT

La sera i ragazzi si stavano preparando per uscire, a parte Giacomo che essendo raffreddato si dilettava in giochi di prestigio con le carte. Il frigo si stava svuotando rapidamente, soprattutto per la parte alcolica. Le birre stavano finendo. Quelle due casse da 24 non erano bastate per più di tre giorni, questi australiani bevono come delle spugne e quell'Italiano è una piaga nel piede quando si tratta di bere come si deve. Insomma quella sera l'Italiano andò a letto quando gli altri uscivano per andare ad ascoltare un po' di musica da Archid.
Ho sempre odiato quella musica pop commerciale stile mtv, e non ho mai potuto sopportare Archid.
Giacomo andò a letto verso l'una, e tutto sembrava filare per il meglio, era stata una lunga giornata di lavoro. Nei giorni precedenti il tempo non era stato dei migliori, soprattutto perchè il clima aveva saltato l'autunno in una settimana.
Infatti la settimana precedente la gente poteva andare in giro in bicicletta lungo il fiume Niagara con le maniche corte. In soli sette giorni il tempo diede una sberla a chi non era preparato. Cominciò dapprima con un venticello che ingrossandosi sempre di più portò le temperature giornaliere dai venti gradi che erano a due tre sopra lo zero, con un'umidità alle stelle per via di una pioggerella leggera. Per quanti maglioni potevi indossare il freddo ti trapassava.
Credo che il freddo sia razzista.
Non sembra si faccia sentire allo stesso modo tra le persone di differenti nazioni, con gli Italiani garantisco che è spietato, mentre per i Canadesi è stupendo.
Tal fù la storia che Giacomino prendendo freddo decise di restare a casa e di riposarsi, d'altronde era già andato da Archid e non aveva voglia di fare le 5 del mattino.
Stava dormendo beatamente quando nel mezzo sogno un rumore lo svegliò.
Non era un rumore normale, sembrava di un mobile che veniva rumorosamente spostato, ed erano le 4 del mattino.
Suonava strano anche perchè Giacomo era convinto di essere da solo in casa, e non poteva chiudere la porta a chiave perchè i ragazzi che erano usciti avevano perso le loro chiavi di casa nei giorni precedenti e non avevano chiesto a Giacomo di prestargli le sue, ne lui mona si era ricordato di dargliele!
Fu così che in preda ad un attacco cardiaco Giacomo sveglia nel cuore della notte, e lentamente origlia alla porta della sua camera, al secondo piano, questi rumori di mobili provenire dal piano di sotto...
Ad un certo punto qualcuno entra dalla porta con un clamoroso e rumoroso Fuck Off!!
Era Chris di ritorno dal pub.
L'amico del divano, l'altro amico australiano, si era intrattenuto con una ragazza che probabilmente si sarebbe portato a letto, mentre Chris, stufato e troppo ubriaco per stare ancora un solo minuto nel locale si sarebbe avviato barcollando verso casa.
Giacomo scese lentamente gli scalini e si ritrovò nel piano di sotto, ancora con i sogni che si mescolavano alla realtà, era stata una sveglia d'agitazione troppo veloce.
Chris con un sorriso che fa impressione si avvicina e con tutta ilarità presenta il nuovo divano.
Era uscito dal locale e si era avviato verso casa, voleva raggiungere quel posto dove l'amico Italiano sognava alla grande. Era troppo ubriaco per camminare diritto, camminava seguendo l'andatura di un serpente.
Ad un certo punto vide un miraggio, nel freddo della notte notò un divano triposto abbandonato come immondizia lungo la strada, ma era un bel divano che poteva ancora essere usato e decise di portarlo a casa, per sostituire quelle orribili sedie di plastica in veranda. Cominciò a trascinare alle quattro di mattina questo divano, era troppo ubriaco per badare alle macchine che passavano incuriosite o a cosa pensassero gli autisti quando lo vedevano fermo al semaforo, con quel divano enorme dietro.
Insomma, era troppo pesante e si rese conto che l'impresa era difficile.
Si sedette sul divano. Il vento era gelido.
Si sdraiò sul divano e si addormentò in mezzo alla strada.
Dopo una mezzora si svegliò e tutto ricaricato decise di portare il divano a casa, le forze lo sopportarono e trascinò quel colosso sulla veranda, per farlo vedere all'amico, lui doveva vedere quel divano, fosse stato anche le 5 del mattino.
Fu così che i due risero per un ora quella notte, raccontandosi più volte cosa era successo e perchè lo trovavano divertente.

mercoledì 22 ottobre 2008

FREDDO CANADESE

Ricordo di una tragica notizia in Italia di un uomo che aveva dimenticato il suo figlioletto in macchina in una calda giornata d'estate, ed al suo ritorno lo trovò morto.
Qui un uomo ubriaco, tempo fa, dimenticò per due ore circa i suoi due figlioli vestiti di tutto punto fuori di casa. Due ore dopo li trovò morti assiderati per aver respirato per due ore l'aria gelida dei meno quaranta.

Oggi nevica, ma fa meno freddo di ieri.
Ieri era un grado o due in più, con una pioggerellina sottile ma con un vento che come una tempesta di lame ti trapassa i vestiti, per quanti tu ne indossa.

Ho bisogno di vestiti, caldi e contro il vento.
Oggi prenderò la bicicletta e sotto la neve cercherò dei vestiti.
Dicono che non ci sono più le stagioni di mezzo. La settimana scorsa ero a farmi un giro in bicicletta in mezze maniche, ora nevica, e devo vestirmi come un pinguino.

Non oso immaginare l'evolversi verso dicembre di questo clima pazzo, certo che ho scelto proprio il posto adatto a me, io che amo il caldo e non sopporto il freddo.
Sono un deficiente.

La cosa strana è che c'è gente qui che pare non sentire il freddo. Io sono Italiano made in Italy 100%, ma i locali mi prendono in giro, dicendo che questo freddo non è nulla, di aspettare. Mi chiedono come mi vestirò il prossimo mese.
Ho già capito che starò a casa, o ritornerò di fretta e furia in Italia.

Ci sono alcune storielle ed aneddoti sul freddo.
In Alberta e Saskatchewan (se si scrive così) alcune città hanno i marciapiedi sotto terra, tunnel per poter girare la città al riparo dal freddo, dal vento.
Sul lavoro mi dicono che d'inverno se ti bagni le braghe con un po' d'acqua non fanno in tempo ad asciugarsi che son ghiacciate.
Il mio amico l'anno scorso aveva un secchio d'acqua e voleva gettarlo via, lo ha rovesciato sul pavimento e si è ghiacciato all'istante.
Nel 2004 qui ha nevicato a metà ottobre come quest'anno, in gennaio faceva meno 20 con neve e vento, percepisci i meno 38 dicono.
Dicono che quando fa quel freddo non puoi lasciare nessun pezzetto di carne all'aria, devi avere tutto coperto, con tanto di maschera per il viso.

Insomma, roseo e caldo futuro!
Vi saluto tutti per bene prima di diventare un ghiacciolo!

domenica 19 ottobre 2008

DESCRIZIONI DUE, GUIDARE IN CANADA

Qui la guida sulle strade è divertente.
Ho guidato la macchina due volte, entrambe perch l'autista era ubriaco.
Il limite è 0,8 ma qua è un limite troppo basso guardando le consuetudini.
Si guida normalmente sulla destra, le macchine sono direi 50 e 50, tra macchinoni americani e giapponesi-cinesi, tra guida automatica e col cambio manuale, fatto sta che si guida in modo completamente diverso.
Innanzitutto la gente non corre. Vanno piano e distratti. Perchè si sentono sicuri e annoiati e chiacchierano tranquillamente come al bar. Le rotatorie sono rare come i termosifoni, se le case hanno il riscaldamento ad aria a bocchette sul pavimento e non hanno il tavolo su cui mangiare o i termosifoni le strade hanno gli stop ed i semafori e non hanno le rotatorie. Hanno però molti animali morti, che la gente chiacchierando distratta investe con estremo piacere omicida.
Si investe un po' di tutto, cani e gatti, procioni, scoiattoli... la gente non fa preferenze. Prende sotto tutto quello che c'è sulla strada. Se è già stirato morto disteso sulla carreggiata invece fanno i difficili e cercano di schivarlo con manovre da formula uno.
I semafori invece stanno dall'alrta parte dell'incrocio. Mi spiego, bisogna essere italiani per fare i semafori esattamente sopra la tua testa quando ti fermi ad un incrocio, che ti tocca contorcere la testa fino al torcicollo per sbirciare il semaforo dal parabrezza. Qui il semaforo giace dall'atra parte dell'incrocio.
Inoltre devo ancora vedere semafori preferenziali per chi svolta a destra.
Qui anche se è rosso è ovvia consuetudine che si può svoltare a destra, basta dare la precedenza. Aspetti il verde solo se svolti a sinistra o vai diritto.
Poi ho visto incroci a quattro dove tutte le strade portano un grosso stop.
Mah...

Per concludere vi lascio con una domanda vecchia assai ma sempre attuale.
Noto dalla mia permanenza qui che questo proibizionismo sugli alcolici, devi avere licenze per venderli, li trovi solo in certi posti, non tutti i ristoranti e bar e fast food possono vendere una birra, non puoi guidare se hai una cassa aperta in macchina, non puoi camminare sul marciapiede se hai una bottiglia aperta in mano, non puoi assolutamente guidare se te o chi ti accompagna sta bevendo una birra o altro alcolico... dicevo, questo proibizionismo sugli alcolici porta la gente a bere di più. Qui bevono come le spugne. Abbiamo anche noi i nostri alcolisti, i nostri disagi giovanili, i nostri problemi, ma qui vi assicuro sono fuoriclasse, credo che la cirrosi trovi spazio per vivere in questo lembo di terra.
Da noi puoi trovare gli alcolici ovunque, ma non vedo tutto questo bere sfrenato, questa esigenza di avere una birra sempre a portata di mano modi sigaretta, di massacrarsi di birre dalla mattina alla sera.
Non so se da noi non ci sono le leggi perchè non sussiste il problema, o se invece non c'è il problema proprio perchè non ci sono le leggi.
Voi che ne pensate?

sabato 18 ottobre 2008

DESCRIZIONI

Il fiume Niagara scorre inesorabile, dopo le grandi cascate, tra le rapide come un serpente impetuoso disteso in un canyon per aprirsi in una pianura e sfociare sul grande lago Ontario, di cui non si vede l'orizzonte, un lago che sembra un mare.
Da Niagara Falls salendo verso nord verso Niagara on the Lake, graziosa cittadina sul lago Ontario, a metà tragitto c'è Queenstone, meraviglioso posto in collina dal quale si può avere una stupenda panoramica del fiume e delle distese coltivate a vite. In questo lembo di terra ci sono numerose cantine, l'Ice Wine è il vino di punta, un caratteristico vino le cui uve vengono vendemmiate ghiacciate, nei giorni più freddi dell'anno, quando le temperature arrivano a meno 15.
E' un vino fine, dolce ed elegante che ricorda i meravigliosi Sauternes di Francia o i grandi Tokaj Ungheresi.
La cittadina più popolosa nelle vicinanze è San Cathrine, a ovest di Queenstone, conta circa 120 mila abitanti e gode di una università importante per la viticoltura ed enologia quale la Brok University.
Le persone sono bene o male tutte particolarmente appassionate di Hockey, ed è uno sport davvero emozionante, specialmente dal vivo, posso garantire.
Amano anche Barniani, dei Toronto Raptors, un talento Italiano dell'NBA!
La gente continua a nominare la BC, British Columbia, a 5 ore di volo verso ovest, verso Vancouver. Là ci sono un sacco di montagne, neve e snowboarders e dicono che è il posto più bello del Canada.
Fort Eerie invece è a sud, piccola cittadina sul confine, e dicono che se sputi rischi di sputare in America, a Detroit, di cui vedi le punte degli edifici come si vede una torre in una grande e unica città.
Si parla in questi giorni di elezioni Canadesi ed Americane, e di crisi economica e di come il premier Inglese abbia superato la crisi investendo astutamente sulle banche.
Mah, io non ci capisco molto di queste cose, le lascio a voi.

Il cielo è vasto, alla gente trentina manca di vivere in pianura penso. Almeno per me è così, quando guardo a questo cielo mi sembra di perdermici dentro, ci sono stupendi tramonti e percepisci la grandezza, la vastità di questo posto. Ma penso anche che mi suggestiono parecchio, infatti non ho mai vissuto in pianura quindi non saprei dire se anche in Italia si possa percepire lo stesso avendo un vasto cielo sulla testa e poche montagne che tagliano l'orizzonte.

venerdì 17 ottobre 2008

L'UOMO MORENTE

Catapultato da un giardino in fiore
ad una palude, acquitrino asfittico
che toglie il respiro di una vita.

Amarezza e piena consapevolezza
colpiscono come tsunami la realtà
che ti è sempre scivolata di mano.

Oggi scorri i momenti della tua vita
al videoregistratore, con un nodo
in gola sai che dovrai dire addio.

Senti che non hai vissuto abbastanza
da poter lasciare questo bel posto
in pace, hai ancora voglia di sorridere.

La realtà sempre così lontana ora
ti è chiara, hai appreso l'umiltà
di sorridere di fronte alla morte,
questo dona nei tuoi ultimi istanti
di vita la ragione per cui sei venuto
al mondo, e finalmente giunge la pace.

DESTINO LASCIATI SBIRCIARE!

Prendo il tempo per scrivere, per non dimenticare una strada.
Fermarmi un secondo a riflettere mi fa gustare di più i secondi che vivo.
Ho un futuro davanti a me che non si lascia sbirciare, non risponde a nessuna domanda, lascia tutto incerto. E' da questa mancanza di conversazione che capisco che il futuro è saggio, a lui non serve parlare. Lascia sottendere col suo silenzio che è la domanda ad essere sbagliata, non occorre pensare troppo al futuro, a come saremo, dove saremo, progettare e progettare, ma occorre solo vivere intensamente il presente. Non ci è dato di sapere semplicemente perchè perderemmo il gusto di vivere. Così invece ogni attimo è nuovo e la vita si fa corteggiare. Bisogna saper abbracciare il minuto, quando questo ti si avvicina, sempre, ogni giorno. Per me è dura, ma ci provo, voglio essere conscio ogni giorno che vivo, che il mio cuore batte ed io respiro. Ma è difficile, mi ritrovo troppo spesso a pensare al futuro, a fare progetti, a vivere senza rendermene conto, lasciar passare gli attimi con noncuranza, lasciare che la vita scorra senza volgerle lo sguardo. Mi osservo e non posso far altro che ritenermi uno sciocco, la vita è breve e sto sprecando minuti preziosi, minuti che potrebbero essere vissuti con più intensità vengono invece spesi in futilità.
Voglio riappropriarmi del 100% del mio tempo.

FUCKN OATH!

Awareness, consciousness,
playing hard fuckn chess,
fuckn eh n' fuckn oath,
Canadian or a pushing oz,
freeboarding and good vibes
How much d'U like my fuckn rise!?

Cooking such a pumpkin,
writing such a greetings,
not to make your life mt
but filling it with style, d'U see?

NORD EST BRAZIL

La tua vita è un atollo diperso
in un oceano tanto vasto
quanto lontano, sopravvivi
in quell'acqua tersa costellato
di semplicità e sentimento.

Sai poco del mondo, e tanto
della vita, coltivi la terra
per portare il pane sulla tavola
della tua famiglia numerosa,
e tanto ti basta, finchè vedi
il sorriso sul viso dei tuoi figli.

Vivi una vita parca ma piena
e non rimpiangi la tua sorte,
sei l'uomo dignitoso che lavora
e che mangia riso e fagioli.

mercoledì 15 ottobre 2008

ENGLISH POEM

A ride by bike, only me and air,
awesome, the most time passed on
the Niagara River's coast.
Autumn, Trees lose the leafs
in a coloured sightseen,
breath of clean, some flavours
between botanical gardens
and a fresh beautiful wind.

domenica 12 ottobre 2008

IL NUOVO

Mi sono accorto di quanti oggetti diversi e strani esistano.
Il bambino prende in mano tutto ciò che vede, è curioso, vuole capire il nuovo, ogni oggetto, cataloga, infinitamente, provando gioia di scoprire, di conoscere.
Da piccolo se vedevo un oggetto per la prima volta lo notavo subito.
E tu da dove cavolo sei spuntato? Vieni qui, fatti vedere, fatti conoscere.
Era una novità, per quanto fosse stupida, era una novità e per me questo contava, apprendere, sapere.
Ma da quand'è che ho perso questa curiosità?
Da quando non vedo più un oggetto nuovo?
Sbagliato.
Il mondo ne è pieno.
Dovevo viaggiare per capire che ho perso una parte importante di me stesso?
Riscopro la curiosità ed il piacere di toccare il nuovo come un bambino nei primi anni della sua vita.

SEMPRE QUALCOSA DA SCOPRIRE

Mi piace notare le infinite diversità che esistono tra le persone.
Il tono di voce, il timbro di voce, il modo di parlare.
Già con la parola ognuno riesce a distinguersi.
Poi viene l'aspetto, la gestualità, l'atteggiamento.
Poi la capacità di amare, la sensibilità...
E' impossibile non distinguersi, siamo tutti speciali.
Ognuno porta qualcosa, dona qualcosa, ha i suoi diamanti in tasca.
Questa realtà è bellissima, hai sempre qualcosa da scoprire, ogni giorno.

venerdì 10 ottobre 2008

PENSIERI IN POESIA NOSTALGICA

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Compongo attimi di sincera nostalgia,
la mia mente è naufraga nei ricordi
mentre il sorriso abbandona un volto
che si tuffa in un nitido riflesso di vissuto.

Ho nello zaino il peso di una distanza,
mi sento scalatore di montagne ignote,
lo sherpa di un desiderio che si porta
appresso le dolci note dell'amore.
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giovedì 9 ottobre 2008

HO DIAMANTI NEI MIEI BLUE JEANS

Avevo paura di partire quel giorno.
Mi cagavo letteralmente addosso.
Allontanavo dalla mia mente il pensiero, lo scacciavo, non volevo pensarci. E così mi ritrovai a ridosso della partenza così velocemente, così tremendamente in fretta che mi sembrava di subire una violenza, la valigia pronta e poche ore per dormire, prima di salire su quella macchina, diretto verso l'aereoporto.

Avevo paura dell'ignoto quel giorno, avevo paura di non trovare spazio per me, per il piccolo uomo che sono.
Mi sbagliavo.
Dove vive l'uomo c'è sempre spazio per un'altra persona, dove c'è vita, c'è gente, c'è sempre spazio anche per te.
Così mi sono ritrovato a vivere, semplicemente vivere, una vita sensibilmente diversa, ma il mio respiro era sempre lo stesso, io ero sempre io, anche oltre oceano. E' strano, ma ci si adatta tremendamente in fretta.
La paura è solo iniziale, una volta che ci si lancia, si capisce che nulla è cambiato o quasi, a parte qualche sapore diverso in bocca, qualche suono nuovo nelle orecchie e una strada diversa fuori dalla porta di casa.
Le persone tendono ad ingrandire sempre le cose.
Ci si immagina chissà cosa, ma alla fine la vita è la vita, si vive, si respira, ci si sveglia al mattino e si va a dormire alla sera.
Se ti piace vivere, ti piace anche viaggiare, provare qualcosa di nuovo.
E' impossibile trovarsi male se ti piace vivere.
Vivi il momento, assapori l'attimo ovunque tu ti trova.
E quello che resta è l'esperienza.
Esperienza intesa come ricordo.
Emozioni di vita, ricordi di stati d'animo, di posti, di persone.
Ho ampliato il mondo dei miei ricordi, ho un paio di diamanti nella tasca dei miei bluejeans.

mercoledì 8 ottobre 2008

VICINI DI CASA E LUNCH TIME

Percepisco dalla mia breve permanenza qui che la gente vive molto più di noi le relazioni con i vicini di casa. Avete presente la vita in un camping? Ecco, riportatela in grande scala a queste cittadine. Ognuno ha la propria casetta, appartamenti pochi, chi vive in appartamento è il povero, le chiamano le case popolari, non esistono appartamenti per ricchi, ma nemmeno per la media borghesia. E queste piccole casette godono di una simpatica e vissuta veranda. L'ingresso è sempre preceduto da questo spazio, più o meno grande, dove gli inquilini spesso sorseggiano la birra e fumano le sigarette, o più semplicemente si incontrano. Quando stai in veranda e vedi che anche i vicini sono in veranda nove volte su dieci ci si scambia qualche chiacchiera, ci si offre qualcosa, una birra per esempio, una sigaretta, o anche cibo. Qui è consuetudine fare il pranzo al lavoro, un pasto veloce, mangiare in fretta qualche schifezza: have a lunch time! E la gente si cucina qualcosa al volo con il microonde, spesso robe in scatola già pronte, apri il scatolame, butti il tutto in una coppa schiaffi nel microonde e via. A volte si va di sandwich oppure di Mac Donald, altre si va in un ortofrutta dove c'è un superfornitissimo self service di insalate, solo che non si trova olio aceto e sale, sei costretto ad usare le loro salse, pesantissime e, a dirla tutta, pure poco buone. Si, vai meglio col Mac Donald con il loro angus burger, o con gli avanzi della cena del giorno prima o, con i cibi, appunto, dei vicini.
Alla prossima! Un salutone a tutti!