martedì 26 agosto 2008

VERAMENTE LIBERO

La libertà più vera e profonda non sta nel poter fare ciò che si vuole, ma nel poter scegliere di non fare ciò che si desidera.

Infatti siamo già liberi di comportarci come vogliamo, non occorre provare a se stessi di avere questa libertà.

Non siamo, tuttavia, liberi di NON fare ciò che desideriamo fare, non siamo liberi nei confronti di noi stessi e del nostro ego per questa decisione, abbiamo difficoltà nel poter scegliere di non seguire ciò che l'istinto o le nostre convinzioni ci portano a "fare".

E' a questa libertà prodonda e reale a cui dobbiamo aspirare, invero, la libertà di fare ciò che si vuole è fasulla, è una gabbia nella quale chiudiamo la nostra capacità di scelta, la possibilità di negare la tendenza, il vizio, la consuetudine, la costruzione mentale, l'ego, l'egoismo...

Infatti, di fronte a ciò che ci piace, tendiamo a dire sempre "si", ci manca la libertà di scegliere il "no".

9 commenti:

Ramon Gutierrez ha detto...

Ciao Giacomo, la libertà che cerco per me è poter non fare quel che non voglio fare! Un'osservazione che ti volevo fare da tempo: a volte qui mi sembri troppo duro, troppo in cerca di una morale-cilicio, una sorta di gabbia inevadibile in cui rinchiuderti da cui tu possa guardare quel che vorresti fare ma non devi. Non posso sviluppare l'argomento per l'ora tarda ma Nietzsche diceva che la morale migliore è quella positiva, non negativa: mentre sei impegnato a seguire la via "buona" semplicemente non hai il tempo di seguire l'altra "cattiva". A me sembra che questo gioco funzioni molto bene, anche perchè per carattere non mi piace "forzare" le cose, specie me stesso! Ma forse il punto è proprio qui... buona estate!

Anonimo ha detto...

Ciao Nikolò,
grazie del tuo commento,
in effetti l'idea di libertà vista nel poter non fare quel che non si vuole fare è effettivamente bella!
L'osservazione è gradita e accolta, anche se, nonostante quanto appaia, non mi sento negativo o distruttivo (a parte a volte), cerco di trovare invece una forza dentro con la quale sorridere sempre, qualsiasi cosa accada. Ma è dura. Ma ci provo.

Ramon Gutierrez ha detto...

No no, non ti vedo affatto negativo e distruttivo! E' che dalle tue parole ti immagino che cerchi di "imbrigliare" la tua volontà che vuole andare di qua e di là e devi farla star ferma, in questo senso usavo l'immagine della gabbia ma forse è meglio quella del freno di un cavallo.

Anonimo ha detto...

beh, allora ci hai azzeccato.
In effetti l'immagine calza, la mia mente è un cavallo ed io la guida. Ci calza a pennello.

Calza anche dire che mentre molti amano viaggiare su strade larghe, comuni autostrade per cavalli, ultimamente a me piace portare il mio in montagna, su per sentieri stretti e ripidi, e rido di quando scivola, di quando gli vengono le vertigini, ma soprattutto rido quando deve fare un pezzo di ferrata, e rido quando lo vedo con i suoi zoccoletti tentare ridicolmente di tirare la corda per aprire il paracadute! Che pollo sto cavallo! Non ce la farà mai!
Sto trucidando cavalli facendoli precipitare dalle montagne.
Ma chissenefrega poi, io mi diverto, mi piscio letteralmente addosso dal ridere, ed inoltre le associazioni animaliste dei cavalli mentali non esistono!
che spasso!

GiulioDelleStelle ha detto...

Ma che carini che siete...baci da zanzibar!

Anonimo ha detto...

La libertà totale non è quella in cui sono libero persino da me stesso?
Quindi,
libertà sarebbe fare quello che voglio e quello che non voglio.

In fondo penso che una vita davvero libera sia una vita governata dal caso.

Anonimo ha detto...

Ma come l'interpreti sotto questa luce l'essere libero dai vizi? libero dalle costruzioni mentali? libero dai plagi?
fare quello che non vuoi è da coglioni.
non fare quello che vuoi è da stoici, o per come la vedo io, liberi.

Anonimo ha detto...

Insomma tu dici che bisogna aspirare alla libertà dell'asceta! Perchè solo un'asceta può considerarsi un uomo libero. Niente sesso, digiuno, contemplazione..."libero" dai vizi e dai plagi che, come dici tu, ci piacciono a tal punto che sarebbe impossibile per noi rinunciarvi e quindi esserne liberi.

Se, come dici tu, per essere liberi basta non fare ciò che ci piace, qual'è allora il passo sucessivo? Non fare nulla?

Mi sembra molto stupido rinunciare a ciò che ci piace in nome di una presunta libertà interiore. Libertà fasulla anche in questo caso perchè siamo schiavi del nostro nuova "costruzione mentale". Siamo condannati ad essere liberi, anzi, siamo schiavi della libertà!

Detto questo è saggio aspirare alla vita di un'asceta?

Se non faccio ciò che mi piace ciò sinifica anche che mi rimane da fare ciò che non mi piace.

Ma piuttosto che essere come un'asceta e non fare ciò che ci piace e basta, non sarebbe meglio fare ciò che non ci piace fino al punto in cui ci piacerà farlo? In questo modo non si avrebbe una vita più interessante e una libertà maggiore? Cioè la Libertà di essere ciò che vogliamo?

Quando si arriverà ad essere Tutto si sarà davvero Liberi. Ce da dire che dire Tutto equivale a dire Niente, ovvero la morte. E non è forse la morte l'atto liberatorio finale?

Ma se devo scegliere tra il Niente e il Tutto...preferisco essere il Tutto.
Ovviamente non possiamo essere Tutto (anche se qualcuno, come Buddah, sembra esserci riuscito) ma ci possiamo provare.

Giacomo ha detto...

Bella sta discussione!
Mi sta piacendo proprio!

L'asceta estremizza un po' troppo probabilmente.

Lasciami spiegare.

Quel che penso è che la persona libera è quella che PUO' scegliere di non fare quello che gli piace.

Sei libero se hai la scelta.

L'asceta come dici tu, nella libertà di scelta, è come colui che si lascia andare a tutto.
Infatti chi si lascia trasportare non è libero di dire di no, mentre l'asceta non è libero di dire di si.
Quello che ogni tanto dice di no ed ogni tanto di si potrebbe essere sul serio il figo che è libero, perchè può scegliere.
Però mi chiedo se la situazione sia, per rifarmi ad una similitudine fisica, abbia la somma delle forze pari a zero, ossia se è stabile o se tende naturalmente invece verso uno dei due poli.

Secondo me naturalmente tende ad appagare i sensi e quindi al si.

Quindi quest'uomo dovrà combattere per avere la sua libertà di scelta, perchè non è garantita.

Ma la domanda è:
è libero se la sua libertà non è garantita e se è conscio che dovrà combattervi?

Allora lo intendo veramente libero quando può scegliere, e non gli costa fatica farlo.

Libero di scegliere come più gli pare, senza il minimo sforzo.