mercoledì 30 dicembre 2009

SAINT MICHEL

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Non mi ricordo quando ma ero un bimbo
che imparavo dell'esistenza delle maree,
delle strade che venivano sommerse
e che poi riemergevano in tempo di bassa.

Ed in quella foto un monte in Francia
che poi rivissi per caso anni dopo, cercando
tra le pagine di un sito i posti più belli
del mondo, meraviglie da proteggere.

Ed ancora più tardi quando volli partir
per un viaggio romantico presi il monte
come possibile meta ma sfumò tutto
poi per la capitale e la sua torre di ferro.

Era da qualche tempo che lo sfondo
su cui lavoro ospitava la sua immagine,
piena di luci, di notte, mi diceva perché
non vieni? I tuoi amici stanno partendo.

Oggi non credo più al caso ormai, era
destino io credo e ne scriverò ancora,
gli eventi han giocato imprevisti per me
sicché oggi io aspetto, bimbo, il viaggio.
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lunedì 28 dicembre 2009

PIOGGE DI COMMOZIONE

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Piumone di spugna
peluche nel caldo
fuori neve inverno
nidi di luci nel buio.

Notte e stelle lassù
come se fosse estate
non c'è stagione nel cielo
solo piogge di commozione.
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sabato 26 dicembre 2009

IL TEMPO NON ESISTE

Vi annuncio un post assurdo, lungo e complicato, in cui mi diverto a sostenere e spiegare un'ipotesi alquanto bizzarra ma che forse forse contiene una briciola di verità. Se così fosse, la nostra concezione del tempo potrebbe cambiare radicalmente.
Prendetevi del tempo per leggere con calma, buona lettura.


Il tempo non esiste.
E non esiste perché è relativo.

Esiste invece la nostra concezione di "tempo" e come noi lo viviamo.
Lo stesso momento se per me è molto veloce per un'altra persona può essere lentissimo.
E da cosa dipende?
Dipende da come viviamo lo stesso istante.

Vi spiego meglio il concetto con un esempio.
I sogni sono una realtà che nasce, si sviluppa e muore molto in fretta. Ci sono certi sogni che durando pochi istanti, secondi o minuti, e contengono l'intensità di ore se non giorni.
Perché questo?
Perché il pensiero è molto veloce, e la realtà dei sogni risiede nei pensieri e pertanto si muove a quella velocità.
Se volessimo dirla in altro modo il tempo è uno spazio nel quale la nostra mente viaggia a certe velocità, a volte percorre una determinata lunghezza in pochi secondi, altre volte ci mette tantissimo.
E' qui il punto.
Se guardiamo il tutto da un punto di vista "tempo-centrico", in dieci secondi di realtà la nostra mente può vivere, ad esempio, tempi variabili come da alcune ore ad alcuni secondi.
Se la guardiamo da un punto di vista "mente-centrica" lo scorrere del tempo mentale invece è sempre uguale, solo che a volte riempie alcuni minuti, altre diverse ore, altre ancora pochi secondi.

Se assumiamo quanto detto per vero possiamo affermare che la stessa vita misurata in un sistema "tempo-centrico" di 70 anni potrebbe durare in un'ottica "mente-centrica" tempi diversi, 40 anni come 150, giusto per fare numeri a caso.
Verrebbe da pensare che più viviamo nei nostri pensieri più il tempo si allunga e quindi viviamo di più.

In realtà io credo sia fondamentale il grado di consapevolezza nel vivere.
Mi spiego.

Se viviamo nei nostri pensieri, che sono molto veloci, ma non ne siamo consapevoli, in realtà perdiamo ciò che accade intorno a noi perchè intenti e dispersi in altri mondi. Non possiamo nemmeno affermare che stiamo vivendo quegli stessi mondi perchè non abbiamo scelto di farlo ne siamo consapevoli che sta accadendo.

Per capire questo basta provare durante la giornata a vedere quanto spesso ci perdiamo in pensieri solo per riempire un vuoto, senza averlo scelto, senza alcuna utilità.
Questo è il caso-esempio di vivere una vita di 70 anni come se l'intensità fosse di 40 perché perdiamo vita reale costantemente. E' come se fossimo un colabrodo.
Il passo successivo in questo caso sarebbe quello di smettere di pensare, di perdersi nei pensier ei diventare presenti nello scorrere del tempo "reale da orologio" per intenderci e vivere la vita almeno nella sua interezza di 70 anni (chiudendo i buchi del colabrodo).

Il passo successivo credo sia quello di ritornare a formulare pensieri, ma in modo consapevole, scegliendo in modo presente di vivere il pensiero e di vivere in modo presente lo stesso pensiero (che non è uguale anche se sembra una ripetizione).

Ciò sarebbe la vera chiave per allungare la vita.
L'elisir dell'eterna giovinezza.

Se poi gli scienziati ci dicono il vero sulla differenza di velocità tra pensiero e realtà, cioè che un secondo nel pensiero è migliaia di volte più veloce di un secondo reale, allora possiamo vagamente immaginare di quanto si potrebbe allungare la nostra vita in una visione temporale "mente-centrica".

L'incredibile ed il difficile da comprendere è che esiste qualcosa di ancora più veloce del pensiero, ossia le emozioni, le impressioni. Se "l'impressione emotiva" è a sua volta migliaia di volte più veloce del pensiero possiamo davvero solo tentare di immaginare come si evolverebbe in questo caso la durata del tempo, nella concezione temporale "mente-centrica", qualora si raggiungesse la piena consapevolezza e presenza nel mondo delle nostre emozioni.

Fantascienza?
Forse no.

E' proprio a causa di questo divario enorme di velocità che durante il nostro vivere quotidiano percepiamo l'impressione dell'emozione, che è istantanea, come un qualcosa di estremamente intenso e potente, proprio perché racchiude dentro di se un tempo "mente-centrico" della durata magari di svariati millenni. L'emozione, in questo caso, sarebbe un piccolo universo in noi contenuto e generato che, anche se non vissuto in modo presente, è comunque talmente denso da scuoterci nel nostro profondo.
E' come se l'infinito in termini temporali non fosse il prolungarsi del "tempo-orologio" all'infinito, ma i livelli che la nostra coscienza può raggiungere all'interno dello stesso tempo-orologio.
E' come se il tempo si espandesse in se stesso, ma sarebbe più corretto dire che è la nostra sensibilità di vivere che si espanderebbe all'interno del "tempo-orologio".
In questa prospettiva la nostra definizione di tempo cadrebbe, perché non esisterebbero più nessun punto fisso, nessuna scala per misurarlo, nessun sistema uguale per tutti e uguale nel tempo. Parlare di tempo-orologio sarebbe parlare di un qualcosa che sostanzialmente non esiste perché tutto sarebbe relativo ed esiterebbe solo il nostro tempo-mentale.
Inoltre tornando ad esaminare il mondo delle emozioni e ciò che ci può insegnare, l'emozione-universo (la chiamo così vista la sua densità e vastità spazio-temporale in una visione mente-centrica) scuoterebbe la nostra essenza nel suo profondo e nel suo inconscio perché ci avvicina, per sua natura di Essere, al Senso in Essa contenuto.
Come il profumo del fiore si rivela al nostro naso anche quando non ne siamo consapevoli, ed ha il potere di commuoverci, allo stesso modo l'esistenza delle emozioni ci tocca e ci avvicina al capire quei concetti che tanto ci sono sembrati astrusi fin da quando ci sono stati nominati.
In effetti la nostra mente non è in grado di capire cosa significhi: vita immortale, eternità, spazio infinito...
Non è in grado di capire perché ferma ad una visione "tempo-orologio-centrica" del mondo.
Tuttavia l'emozione scuote in continuazione lo spirito avvicinando la sua comprensione della non-esistenza del tempo-orologio e la comprensione della Vera realtà per il solo fatto di Esistere e di mostrarsi. E' infatti comune la sensazione che un emozione particolarmente intensa, per quale che sia, duri in eterno. Basti pensare a come ci possiamo sentire perduti in un'eterna sofferenza qualora siamo identificati in un'emozione particolarmente negativa, o che sembri un'eterna felicità quando accade il contrario.
Stiamo in realtà vivendo frangenti spazio-temporali vicini all'immortalità.
L'emozione ci permetterebbe quindi una sorta di brevissima illuminazione, una sorta di "prequel" se vogliamo chiamarla così, sul come sarebbe il vivere in maniera Presente le nostre emozioni, sul significato che potrebbe avere per noi capire che il tempo-orologio non esiste, che il tempo-realtà è relativo alla capacità di essere presenti della nostra coscienza e che può trascendere la velocità del tempo-orologio accelerandola o rallentandola a piacimento.

venerdì 25 dicembre 2009

BUON NATALE

Vi auguro un Natale vissuto diversamente, in modo nuovo.
Vi auguro di viverlo veramente, soprattutto.
Vi auguro un Natale di presenza, presenti in ogni momento, in ogni parola, in ogni emozione, sorriso, gesto, cibo, profumo, vi auguro tutto un gustarsi ogni secondo che trascorre.
Vi auguro un Natale vissuto fuori dalla routine, vi auguro che possiate vivere in modo nuovo ciò che sembra lo stesso, per ricordarvi di oggi e non confonderlo con gli altri Natali.
Vi auguro di Esserci in questo Natale.
Buon Natale.

giovedì 24 dicembre 2009

IMPRESSIONISMO E DEPRESSIONE

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Illusioni di luci e scuri
altalene rosso sangue,
un cane divora famelico
l'unico pasto dei sette.

Testa o croce, scegli.
Come nero o bianco
pezzi di una scacchiera,
monocromo scolorato.

Vuoi dire basta a quel
rumore martellante,
l'orologio rotto sul muro
e l'eco tetro dal pozzo.
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mercoledì 23 dicembre 2009

SOTTOMARINO

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Un groviglio di rovi.
Io aspetto che il passato
bussi alla mia porta
sapendo che gliela sbatterei
in faccia, risentito.

Attendo, come in un sogno
senza svegliarmi,
incapace di intendere
e di volere, muovendomi
a caso sulle onde del mare.

Senza controllo la mia barca
prosegue cercando un vento
che non c'è più, ciò che voglio
è illusione e nessuno lo sa meglio di me,
voglio e respingo da solo un profumo
che solo lui sa donarmi la vita.
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martedì 22 dicembre 2009

CHE FAI, MI LEGGI O NON MI LEGGI?

Solitamente apri una pagina web, a volte è per caso altre invece lo fai di proposito, e magari cominci a leggere incuriosito l'ultimo post di un blog che segui, o ci finisci per caso e rimani invischiato in quel che sembra un discorso strano o che vorresti sapere dove va a finire.

Beh, io vorrei invece ricominciare dal principio. Te lo riscrivo con altre parole, mi dirai te cosa ti cambia poi nel leggerlo.

Ciao.
Insomma hai cominciato a leggere questo post, e lo hai fatto fino qui, e questo vuol dire che probabilmente lo farai fino in fondo. Hai visto il titolo in grassetto, eri incuriosito, e da queste prime parole hai già capito che si tratta di un qualcosa di strano. Di diverso da ciò che ho sempre scritto. E sicuramente ti senti più coinvolto perché ti sto parlando direttamente. Ti sto tirando in causa. Poi è vero, non si capisce di cosa si tratta, qual è l'argomento, il senso del discorso.
Quel è il senso, ti chiedi, di una chiacchierata così, senza senso?
E forse è proprio per questo che ti senti più curioso...
Ti manca un tassello per capire.
Sei impaziente di capire e di sapere.
Ora stai pensando che sto cadendo nel banale e che forse ti deluderò.
Perché sembra che io stia dicendo in altre parole ciò che ti muove a leggere un libro, a scoprire la trama di un film.
E' dura sai trovare delle parole giuste per comunicarti qualcosa! Non è affatto facile, quindi non giudicarmi. E non pensare, per cortesia, che non lo stavi facendo. Perché è naturale che tu lo faccia, soprattutto quando io ti spingo, con qualche parola, proprio a farlo.
Perché io so cosa stai provando.
E tu sei là, che ti stai rassicurando che non è possibile.
Eppure è vero.
Le sfumature che passano attraverso le parole ed oltre le parole possono essere direzionate al tuo inconscio e tu farai esattamente ciò che mi aspetto che tu faccia.
Per esempio ora ti sale un leggero fastidio.
Per prima cosa perché mi trovi arrogante, e sotto sotto è anche perché ti senti invaso nel tuo cervello. Stuprato.
In effetti ti da fastidio la mia frase di prima: "Perché io so cosa stai provando."
E sinceramente ti da fastidio anche la parola "stuprato".
Sei convinto che io non possa sapere ciò che provi o ciò che pensi.
Ed in effetti non posso saperlo PRIMA di aver scritto questa frase.
Ma dopo...
Ti senti attaccato.
Infastidito.
Dipende da ciò che scrivo, dalle parole che uso.
Come posso sapere ciò che stavi pensando?
Hai provato fastidio.
E perché?
Te lo dico io.
Se ti concederai di mettere da parte questa sensazione interna per un attimo, cosa che, ora che ti ho detto che era voluto, forse non ti risulterà così difficile.
E' perché tu hai sempre creduto che i tuoi pensieri fossero solo tuoi e provenissero solo da te.
E' il tuo mondo, e ne sei sicuro.
Le tue emozioni sono tue, e ne sei sicuro.
E stai là, spensierato, con una faccia un poco da ebete convinto che quello che provi dimostra che esisti.
E soprattutto, ti piace dondolarti nelle tue emozioni.
E ti piace anche scoprire quelle degli altri.
Ti piace quando noti somiglianze con gli altri.
Quando scopri di condividere gli stessi pensieri, le stesse sensazioni, le stesse emozioni.
Ma ti darebbe un gran fastidio scoprire che tanti tuoi pensieri, sensazioni ed emozioni ti salgono al cervello perché qualcuno ha voluto così.
L'imput, qui, ce lo metto io, ad esempio.
E qui ti salta il palco.
Ne hai appena avuta la prova.
E ti sei sentito nudo.
Ho ragione?
"No!" Tu vorresti rispondermi.
Sei là, che vorresti controbattere ma non puoi, forse lo farai con un commento alla fine, forse nemmeno, ma io intanto me la rido, perché volevo punzecchiarti ancora, per farti capire il senso di ciò che sto dicendo.
Per tenerti attento, presente nel discorso.
Tu non hai barriere.
Non hai barriere proprio perché credi di averle.
Però nel momento in cui cominci a leggere le mie parole, mi dai potere sulle tue emozioni, ed in base a ciò che scrivo ti posso generare odio, fastidio, amore, gioia, pace, serenità, divertimento e così via in una lista lunghissima...
E' un gioco il mio, ed il tuo un stare al gioco.
Leggi libri o altro perché vuoi giocare.
Sembra banale ma non lo è affatto.
E' chiaro che un libro ti genera emozioni.
Ma ciò che non hai mai pensato è che esistono persone che ti generano emozioni di proposito, mentre tu non te ne accorgi.
E questo perché sei nato in un sistema, ed in media, tutti hanno imparato alcune reazioni meccaniche a certi stimoli esterni.
E' la reazione meccanica della tua parte emotiva-inconscia che non hai mai considerato, di cui non ti sei mai accorto perché pensavi fosse parte di te, della tua anima, sempre se ci credi all'anima, e comunque non immaginavi nemmeno fosse un condizionamento esterno.
Questa è la tua mancanza di barriere.
Questa è la tua nudità.
Questo è il tuo essere manipolabile.
Perché se oggi il mio intento era metterti al corrente di questa mia recente scoperta, un'altra persona ti avrebbe potuto vendere una nuova vasca da bagno, la pastiglia per allungarti il pene, una cremina spalmabile per essere belli oppure che hai bisogno di una centrale nucleare vicino a casa per far funzionare lo stato. Chi lo sa?
E già dicendo così sento che potrei influenzarti a fondo.
Potrei tornare indietro nel post, cambiare qualche parolina, metterti di buon umore, cancellare i fastidi che ti ho dato, e forse in conclusione riuscirei a metterti contro le centrali nucleari.
Oppure potrei calcare la mano, generarti un poco di fastidio in più con qualche frase "ad hoc" e qui in fondo farti sembrare che tutto il discorso era a fini politici, così te la prenderesti con me e lo faresti anche con tutto quello che dico e probabilmente saresti alla fine contento di avere una centrale di fronte a casa.
Ma non è così.
Lo senti dentro che il senso è un altro.
Ed ora potrei anche scherzarci sul senso del discorso.
Va beh, chiudiamola qui, hai capito, acqua in bocca, e stai attento agli oroscopi.

lunedì 21 dicembre 2009

2012, STRANO TRAILER

Un ventuno.
E c'è chi crede che ci rimangano solo due anni.
L'altra sera mi apprestavo a guardare un dvd a noleggio e che vedo come prima pubblicità?
Una foto della fine del mondo, un'inondazione assurda. Sembrava un trailer di qualche film apocalittico con effetti coi controfiocchi. Sembrava figo. E la voce nel trailer cominciava...
Immaginate la fine del mondo, cosa farebbero i governi se sapessero che 6 miliardi di persone moriranno nel 2012? Cosa si comporterebbero? Come lo direbbero alle persone?
Ed io pensavo, figo, si preannuncia veramente un gran bel film.
E poi, invece del titolo o di quando uscirà il film compare la scritta a caratteri cubitali:


semplicemente non lo direbbero
2012
scopri la verità in rete.
Informati.


Ci sono rimasto di cacca. Dire merda è diventato scurrile.
Innanzitutto mi chiedo una cosa: perchè una trailer di un film mi fa questa informazione ed a lui cosa ne viene nel farla?
La seconda: chi ha pagato per girare quella scena apocalittica?
Poi mi vengono in mente alcune parole sagge: Perchè scandalizzarsi della possibilità di morire nel 2012 quando in realtà esiste ogni giorno della nostra vita?


Non posso dire cosa accadrà.
Semplicemente non lo so.
Non posso fare nulla in merito.

Posso però vivere al meglio i prossimi due anni. Cominciare a vivere come se ogni giorno potesse essere l'ultimo, come d'altronde sarebbe giusto fare sempre, per vivere bene ed intensamente.

domenica 20 dicembre 2009

CRACK, MI SVEGLIO

Sono sotto la doccia.
L'acqua scorre calda sul mio corpo, mi sto rilassando.
Navigo tra i miei pensieri, sono là che scorrono, mi portano tra i flutti della mia mente, si susseguono uno dopo l'altro, cambiano tema e colore e poi...
Crack.
Mi sveglio.
Da quanto sono sotto la doccia?

Sto guidando.
Le curve si intervallano con bei rettilinei, al paesaggio che mi circonda alle altre auto ed alla musica che esce bellissima dagli altoparlanti.
Navigo tra i miei pensieri, sono là che scorrono, mi portano tra i flutti della mia mente, si susseguono uno dopo l'altro, cambiano tema e colore e poi...
Crack.
Mi sveglio.
Quanta strada ho fatto? Non mi sono nemmeno accorto di essere arrivato.

Sono con un gruppo di amici che si fanno quattro chiacchiere, una camminata assieme, e ad un certo punto del discorso...
Pluff.
Navigo tra i miei pensieri, sono là che scorrono, mi portano tra i flutti della mia mente, si susseguono uno dopo l'altro, cambiano tema e colore e poi...
Crack.
Mi sveglio.
Di cosa stanno parlando?

venerdì 18 dicembre 2009

18 DICEMBRE

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Volano i giorni.
E le ore saettano.
Il tempo non esiste
ma lo vedo correre.

Le punte già
son bianche.
Azzurri e grigi:
nudi e scomposti
questi muri
di valle.

E si respira già
il fuoco che scoppietta,
l'aria fredda sulle guance
il calore del riunirsi,
finalmente,
spensierati forse:
il regalo più grande
anche se solo per qualche istante.
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mercoledì 16 dicembre 2009

DIRIGE LA BARCA TRA I FLUTTI

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Il mio dubbio
tra il cuore e la mente,
al bivio lo scoglio
nel mio cammino.

Eppure non è scoglio
e non è bivio,
dietro al velo
è solo un altro passo.

La Mano Svela
e Vela precisa
dirigendo la barca
veloce tra i flutti.
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martedì 15 dicembre 2009

NELLA PACE DI UNA STELLA

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Mi fermo per seguirti
e piango per fermarmi
e mi svuoto per piangere.

Mai ho pianto
consapevole
di trovare
energia.

Poi vuoto riprendo
a combattere un dolore;
un limite ben oltre
ad un muro ben spesso
che mi sembra irraggiungibile.

Devo piangere
per stare in piedi,
devo piangere
per non cadere.

Poi il soffio mi avvolge,
basta un contatto
che tutto ritorna
a come s'era mostrato
fin dall'inizio:
nella pace di una stella.
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domenica 13 dicembre 2009

RELIGIONE EFEDE, COSA VUOL DIRE?

Mi permetto oggi di tirarvi una pizza sulla fede cristiana, buddista o quel che sia.
Ho riflettuto che probabilmente esiste una confusione di fondo sul significato di un generale "aver fede". Magari lo trovate interessante. In caso contrario saltatelo a pie pari o commentatemi la vostra idea in merito.



Abbi fede.
Fede...
???
Cos'è la fede?
Io credo che al giorno d'oggi si sia fatta un po' di confusione sul vero significato della parola.
Chi ha fede smuoverà le montagne.

Se fede vuol dire credere sebbene si percepisca dentro, nel nostro profondo, che questa non è la Verità, perdonatemi se lo dico in modo così schietto, questa fede è stupidità.

Solo il cretino fa finta di credere che la gravità va verso l'alto se ha prove certe che va verso il basso.

Dico questo perchè, indipendentemente per cosa si abbia fede, questa non cozza mai contro la Verità, anzi, ne è simbolo.
Avere fede in Dio, è avere fede nella Verità, che è diverso dal dire: "Credo a questa verità minore piena di contraddizioni perchè non è lecito ne corretto porsi troppe domande in quanto a me è stato chiesto solo di credere ciecamente, non di farmi delle domande e di cercare le risposte."

E' questo concetto di fede che cozza contro la Verità che ha allontanato tante persone dalla Via o dalla Possibilità di intraprendere la Via che conduce alla Verità.

La Fede per me, volessimo fare paragoni con il pensiero della Baghavad-Gita ,è l'abbandonare Manas ed affidarsi alla via del Bhuddi (vd Patanjali) per andare incontro alla Verità, è possedere una spada che si muove comandata dal cuore che taglia e fende qualsiasi dubbio, separando il vero dal falso.
Questa indiscutibile capacità del cuore di avvicinarsi alla Verità, questa antenna presente nel cuore che vibra e ci chiama quando parte in risonanza alla vibrazione madre della Verità, è la Fede, è la capacità di riconoscere il Cristo se un giorno lo si incontrasse per strada per caso.
E' una qualità difficilmente raggiungibile, è l'occhio del cuore che si apre e guarda al mondo, è la vista autentica incontaminata e non influenzata, è ciò che permise ai discepoli del Cristo di credere ciecamente in lui.
La Fede sconfigge il dubbio della ragione, è la luce che fa chiarezza sulle tenebre della paura dell'azione e del cambiamento.
E' per questo che la Fede sposta le montagne, perchè essa riesce sempre a vedere la Verità e la Via, essa ci indica la strada ogni giorno come una bussola il polo nord, Fede vuol dire Ascoltare il proprio Cuore.

giovedì 10 dicembre 2009

SULLA VIA DEL NOSTRO VERO VOLTO

Sono ad un dilemma.
Pensavo al discorso sull'inconscio ed a come eventi brutti ci condizionano, ci cambiano.
E fin qui tutto torna.
Volendo pensare che il nostro volto originale, la faccia della nostra anima per così dire, risieda dentro di noi, riesco a capire che venga coperta da tutti questi condizionamenti negativi, come un timbro postale che se riconosciuto e visto si riesce a cancellare.
Se il nostro lavoro potesse essere riassunto nel cercar di far emergere da dentro di noi ciò che di incontaminato e puro abbiamo sempre avuto, dal giorno in cui siamo venuti al mondo, allora questa "psicanalisi" per risolvere i nostri conflitti non è che una parte piccina piccina di ciò che dobbiamo fare, perchè invero, se ci pensate bene, allo stesso modo con cui un evento passato negativo può averci scottato e generato quindi una sorta di cambiamento "caratteriale-emotivo" anche un evento positivo può ingenerare una sorta di cambiamento, che è bene accetto per quanto riguarda il fatto che è divenuto col tempo una qualità che ci appartiene, ma allo stesso modo non proviene da quella parte di noi stessi che da Sempre esiste e che quindi, nella Sua ricerca, è da filtrare parimenti al nostro lato negativo.

Mi verrebbe da concludere che forse è sbagliato proprio l'approccio al problema, che forse la coscienza, il nostro primo volto, non ha alcuna forma caratteriale assimilabile e comparabile con quelle umane a cui siamo avvezzi, e che quindi, se volessimo fare un esempio pratico-solido, questo volto si troverebbe dietro alla coperta caratteriale e non tra i complicati intrecci di fili e controfili che la compongono.
Ed in effetti la cosa mi torna, perchè cercare il nostro vero "IO" tra gli intrecci della coperta significa che già sappiamo quantomeno il materiale di cui è composto ed una approssimativa ubicazione. E' un ragionamento che non sta in piedi assolutamente, perchè in realtà non sappiamo proprio nulla di nulla, e forse non siamo nemmeno del parere unanime che esista.
Tuttavia questa ricerca mi intriga non poco.

Forse oggi ho concluso che sondando le influenze dell'inconscio sul carattere in generale si possono rattoppare le coperte, capirne il colore e le fattezze, la qualità e la robustezza, ma sempre delle coperte.

Mi rimane la speranza, che setacciando la mia di coperta, in lungo ed in largo, investigando i fili buoni che la compongono ed i fili cattivi che ne hanno generato dei buchi e delle increspature, possa arrivare quantomeno a denfinirne le misure, dove la coperta finisce, dove la coperta si trova, e ciò che gli sta intorno.

Guardando dritto a quella nuvola forse un giorno vedrò il sole che gli splende da dietro, perchè è quello il responsabile della vita sulla terra, lei colora solo il cielo.

mercoledì 9 dicembre 2009

QUELLA MATTINA, IN CIMA AL VULCANO

Avevo fatto tanta strada, eppure sembrava che fossi arrivato per nulla.
Ero in cima al vulcano, a più di tremila metri, apposta per godermi il paesaggio dell'isola da lassù e cosa accade? Nuvole, nebbia, pioggia fine, un velluto bianco che si para davanti come una tenda.
Spettacolo interdetto.
Peccato.
Mi guardo attorno, altri turisti arrivano, girano la macchina e se ne vanno.
Respiro l'aria umida, decido di cogliere l'occasione. E' un momento buono per sedermi con me stesso, ad occhi chiusi, nell'aria rarefatta e nel bianco nebbia di un vuoto che sembra un altro mondo. Ritorno al respiro e mi ritiro in uno spazio ancora più grande, che tento di rendere sempre più vuoto specie dai pensieri. Ed i minuti passano e perdo la concezione del tempo.
Dopo un po' la gamba mi chiama, comincia a farmi male, mi dice di ricompormi, di cambiare la posizione o di rientrare in macchina e di ritornare dove l'ossigeno è più denso. Apro gli occhi e la nabbia si è dissolta, un arcobaleno conclude il suo semicerchio pochi metri dai miei piedi ed un panorama mozzafiato mi ruba tutta la sete dei miei occhi.
Sorrido.
Mi piace pensare che il mondo si mostri a chi ha la pazienza di aspettarlo.
Mi piace pensare che seguendo la Voce dell'anima il mondo si distenda, sciolga tutti i nodi, e cominci a baciarci.
Proprio in quell'istante mi tornano alla mente le parole di un Maestro.
La vita non ci appartiene, siamo noi che dobbiamo appartenere alla vita.
Forse forse è proprio questo, lasciarsi andare alla vita, aspettarla, guardarla senza aspettativa.
Chi ha aspettative ha gli occhi bendati, vede solo il realizzarsi od il non-realizzarsi di ciò che aspetta, e si perde tutto ciò che gli sta di fronte, di lato, di dietro sotto e sopra, che è sempre moltissimo e vale più di quello che uno possa desiderare.
Avere gli occhi senza aspettativa ed un cuore paziente ti fa sentire come se la vita ti stendesse un tappeto proprio davanti, sulla terra che vai calpestando. Come se non esistesse scelta sbagliata e che tutto è intrecciato apposta, sulle tue decisioni, per regalarti un sorriso od un insegnamento.
Come se, nella totale libertà di scegliere la vita e la strada della propria vita, esistesse un qualcuno che già conosceva la tua scelta, come se il tuo cammino fosse scritto nel destino, come se si intrecciasse la libertà che ci è stata donata con un destino che ci attende da sempre, in una lunghissima e delicatissima melodia di suoni di momenti di vita che si susseguono in una musica perfetta che non poteva essere che così e che aspettava solo il momento in cui tu, finalmente, potessi ascoltarla e ballarci sopra. Allo stesso tempo è come sentirsi sempre in compagnia, è' sentirsi protetti, abbracciati, come se qualcuno ti accompagnasse, muto ed invisibile, in ogni tuo passo, sconfiggendo la solitudine.
Accorgendoci di ciò, non si può che piangere di gioia.

domenica 6 dicembre 2009

SONDANDO L'INCONSCIO

L'uomo che è schiavo del suo inconscio non è consapevole.
Chi non è consapevole è schiavo del suo inconscio.
Non si dovrebbe nemmeno chiamare uomo colui che è inconsapevole, perchè è bensì più simile alla natura degli animali che non alla natura più elevata degli esseri umani.
Gli Uomini sono dotati dalla nascita dell'intelligenza di decidere il proprio cammino, di riprogrammare la propria mente, di decidere di quali ricordi farsi influenzare e di quali invece no.
E' uno strumento a nostra disposizione da sempre che nessuno però ci insegna ad usare... ed in pochi sanno della sua esistenza.
Divenire consapevoli del proprio inconscio è cominciare lentamente a capirsi, a conoscersi a fondo, a capire chi siamo, come siamo.
E' un passo fondamentale capire il punto di partenza prima di intraprendere un viaggio, perchè senza un punto di partenza non esiste nemmeno il viaggio.

Ho dovuto fare i conti di recente con una parte del mio inconscio che non volevo assolutamente affrontare. Non è stato piacevole, ma almeno ora so spiegarmi perchè mi sono comportato di un certo modo, ed il perchè di alcune mie emozioni. E' stato come svelare una parte di me stesso che ora finalmente posso cambiare, maturare o lasciare nel passato per sempre e voltare pagina.

venerdì 4 dicembre 2009

HANA




Lungo la strada da kualuhui verso Hana il mondo decide di cambiare.
Tutto si trasforma.
La natura è talmente rigogliosa che tutto cresce nel verde più intenso nelle più variegate forme di alberi, liane, fiori, felci, palme, arbusti, alberi da frutto tra cui avocado, frutto della passione, ananas e papaya quelli più presenti.
Hana è il giardino tropicale per eccellenza.
Se nel resto dell'isola di Maui la mano dell'uomo ha accompagnato la natura nel suo sviluppo e spesso ha intervenuto con irrigazioni, aiuole, muretti e decorazioni degni dei più incredibili giardini che si possano immaginare, in Hana tutto questo accade spontaneamente.
La gigantesca collina verde che separa l'amena cittadina, che in realtà consta in non più di un centinaio di case e villette sparse, dal gigantesco vulcano di tremila metri, ospita una croce magnifica che domina il paesaggio tra qualche mucca e qualche toro, l'erba verde smeraldo ed un'intera orchestra di grilli dall'esperienza secolare.
Altissime palme lungo la strada si alternano con fitta foresta tropicale e magnifiche cascate che scorrono fino all'oceano pacifico. Poi, più di quattromila chilometri di nulla si interpongono alla costa più vicina dell'america.




Entro in un giardino privato, seguendo il bosco al suo margine, sperando di trovare il sentiero agognato, finchè eccolo che mi compare, timido fa capilino tra degli arbusti rigogliosi dalle foglie cerate e dai bellissimi fiori lillà. Lo seguo finchè non si interrompe, scendo sugli scogli più bassi e seguo la costa sul frangersi delle onde, li percorro per una trentina di metri per poi ritrovare il sentiero di terra battuta che si rianima facendosi largo quella manciata di spanne per il passaggio di una persona sul crinale, e poi si alza ad una ventina di metri e si inerpica su una colata di lava nera a strapiombo sugli altissimi schizzi d'acqua che le onde provocano al loro infrangersi.
La vegetazione sembra sospesa a trenta metri dall'acqua, poi il sentiero seguendo la costa devia e prosegue, girando uno spigolo di roccia, verso la favolosa spiaggia di sabbia rossa.
Un altissimo muro di terra e roccia rossissima si alza dalla sabbia della spiaggia per una cinquantina di metri buoni e regala un alternanza di colori incredibile, rosso della terra, azzurro chiaro dell'acqua, nero della lava degli scogli, verde intenso della vegetazione, azzurro e bianco delle nuvole in cielo, azzurro e bianco delle onde nell'acqua.
La spiaggia è protetta da una barricata di scogli alti più di tre metri che fermano le onde impetuose come meglio possono e creano con l'acqua che vi percola e trapassa l'effetto di una fontana gigantesca ad intermittenza che si riversa nella parte di acqua più calma e protetta dell'interno.
Appena sotto trenta centimetri d'acqua la più vasta e colorata fauna acquatica che si possa immaginare popola il fondale. I pesci sono tantissimi, dalle forme più meravigliose e dai colori più sgargianti, pesci giallo canarino striati di nero, verdi smeraldo che sfumano nel blu con strisce rosse... Un poesia di pesci che nuota intoccabile in questo angolo di mare mezzo sconosciuto.





E' qui che incontro un ragazzo che abita la costa da più di un anno e che mi racconta della spiaggia segreta. Nessuno sa della sua esistenza eccetto pochissime persone, nessuna rivista ne parla. Occorre sapere dove imboccare il sentiero che vi conduce, vicino ad un ponte sulla statale, camminare fino a raggiungere l'alto crinale che guarda alla spiaggia di sabbia nerissima.
Non rimanere dissuaso, mi raccomanda, nel vedere che non esistono vie per accedervi, tu percorri tutto il crinale fino alla parte più lontana e vedrai una grossissima corda, lunga dodici metri circa e grossa quanto una gamba, che ti permetterà di calarti fino alla sabbia più segreta di tutta l'isola.
Ci sono dei segreti da conoscere quando si visita un posto, segreti che non vengono svelati ai turisti e che mi ci sono imbattuto per puro caso. Come i punti più propizi per un salto dagli scogli. Occorre conoscerli come le vie più comode per risalire.
Lo seguo.
Mi porta ad un ponto sulla roccia che dista dalla superficie dell'acqua più di una decina di metri a strapiombo e disinvolto, si porta sull'orlo dello scoglio di lava e si tuffa. Rimango sbigottito. Non posso fare altro che ammirare il suo coraggio mentre le mie gambe tremano al solo pensiero di un tuffo da lassù.
Lui è contento, vive pressochè con niente e con niente da da mangiare ai suoi due cani, bellissimi esemplari di tre mesi di un incrocio strano di pitbull con non so cosa, dal pelo nero ebano lucente, con solo la punta della coda ed un triangolo di petto di un bianco avorio. Glieli hanno regalati mi spiega, e mi dice che sull'isola ci sono tantissimi cani che tutti li regalano e nessuno li compra.
Mangiano avocadi che cadono copiosi dagli alberi e stanno sempre in salute.
Lui è contento e mi sorride, poi mi racconta di come raggiungere le sette cascate sacre, di come ci si possa arrampicare lungo tutta la scarpata del fiume seguendo le cascate cambiando piscina sotto e di come si ritorni al punto di partenza, tuffandosi da cascata a cascata, nuotando da bacino a bacino, sempre stando nell'acqua, e saltando ancora diversi metri verso il basso, seguendo la corrente. Poi mi racconta degli scogli più alti e più nascosti che si possano trovare dai quali lanciarsi in acqua, mi spiega come raggiungerli, mi racconta dell'enorme cascata e della foresta di bambù che stanno più a sud, della gente che regala i frutti che cadono dagli alberi perchè sono troppi e non costano niente, mi racconta delle caverne che stanno più a nord, che entrano nella montagna attraverso i canali dove scorreva la lava fusa durante le eruzioni, e di come si trovi bene ed in pace in questo posto, così sperduto sembra ed isolato dal mondo che si vive una vita diversa, sempre a contatto con la natura, tra le sue braccia che si offrono in abbracci e carezze a chi li sa apprezzare.
Rimango meravigliato da ciò che mi circonda.