mercoledì 29 ottobre 2008

JONATHAN, IL GHEPARDO

Era affamato.
Non sapeva come mai da un momento all'altro gli era venuta questa voglia di correre nella savana, lontano dal branco. Non sapeva nemmeno perchè negli ultimi tempi non riusciva a mangiare lo stesso cibo degli altri membri del gruppo.
Ancora pochi giorni e si sarebbero mossi verso nord per seguire i movimenti delle antilopi, in cerca d'acqua. Proprio in un momento così delicato il giovane ghepardo si sentiva strano, era come se avesse capito tutto in un colpo la velocità che poteva raggiungere posizionando le gambe posteriori un poco più avanti nella sua solita corsa, in modo da poter giovare di una falcata più lunga e di più potenza per il balzo successivo, e la cosa lo eccitava tantissimo.
Superare se stesso, superare i propri limiti, correre sempre più veloce.
Era diventato diverso tutto in un colpo.
Piano piano negli ultimi giorni anche gli altri del branco se ne erano accorti, e se dapprima si eccitavano anche loro per le sue imprese, lentamente avevano cominciato ad accumulare una sensazione di fastidio che si era tramutata molto velocemente in odio.
Non capiva il giovane corridore per quale motivo, se anche agli altri ghepardi amavano correre, non facessero come lui, cercassero una strada e la imboccassero con il vento sul muso felino. Vedeva nel loro comportamento quello dei cuccioli, che nel momento in cui sono tutti insieme e godono degli stessi interessi giovano di un legame indistruttibile, mentre via via con il tempo cresce dentro di loro la paura del nuovo, la paura di crescere, di non avere più la mamma che li difende, di dover abbandonare uno stato di sicurezza per cominciare a vivere la propria vita e prendere posto nel branco, come un vero ghepardo adulto.
Il primo che ha questo coraggio ferisce l'orgoglio degli altri, che invece di ritrovarsi spronati a cercare la propria via rimangono ancora più chiusi e paurosi, e temono di non riuscire come il fratello, come l'amico, e demoralizzandosi si convincono che l'essere diversi, il differenziarsi, il trovare il proprio modo di vivere, libero dagli schemi del branco, libero dalle solite consuetudini, sia in realtà una scelta sbagliata, avventata, un azzardo terribile, una cosa da non fare.
Ancora malinconico e con la mente confusa il giovane ghepardo cominciò a correre di nuovo, la fame gli attanagliava lo stomaco, la solitudine gli struggeva l'anima, ma ora che mangiava la vita correndo non aveva voglia di fare un passo indietro, e ritornare in quella gabbia di consuetudini solo per sentirsi in mezzo ai suoi simili, solo per sentirsi sicuro, protetto in mezzo alla casta del branco.
Ora voleva solo correre, inseguendo quel maledetto gabbiano.

2 commenti:

GiulioDelleStelle ha detto...

Someone I know would say that not all the flying cheetas are alone! But running so fast is quite hard to find other animals to stay with!

Kisses tinok!

Unknown ha detto...

Ti auguro veramente di diventare un ghepardo coraggioso e incline a migliorarsi per ciò che ama davvero.....Un bacio