mercoledì 30 aprile 2008

L'ARTE DI CONVINCERE SOTTO PROCESSO

Mi stò interrogando sulla correttezza etica del "convincere gli altri".

Stavo pensando che se qualcuno ha il potere di convincere gli altri a far determinate cose, questi ha oltre che il "potere" anche il "dovere" di esercitarlo correttamente ed eticamente, in altre parole deve essere capace di vedere e non valicare il limite dove l'arte di convincere lede la libertà individuale.

Urge un esempio:

Se tu vuoi convincere qualcuno a mangiare pizza o pastasciutta per cena non ledi la libertà di nessuno, questo è ovvio.
Ma se inventi una strategia di marketing per vendere vendere vendere, qualche dubbio, permetterete, mi viene.
Ci sono pubblicità che ti entrano nell'inconscio senza che te ne accorgi, poi vai ignaro al supermercato a fare la spesa, infili tra le tante cibarie, senza capire cosa stai facendo, qualcosa di losco nel carrello, porti a casa il vaso di pandora e dimentichi tutto, come se fossi stato stregato. Poi un giorno aprirai il cassetto e con faccia da ebete ti chiederai :"Ma chi l'ha comprata sta roba inutile?".

Bhe, penserai, se sei un pirla sono cavoli tuoi.
Io mi stò chiedendo se invece un lato da pirla non ce lo abbiamo tutti, e se chi lo sfrutta per il proprio tornaconto non leda in realtà la tua sacrosanta libertà.

Voglio dire, poniamo il caso che sei nato in una famiglia povera, hai dovuto lavorare fin da subito e quindi le università le hai viste solo sui deplian, e senza che tu sappia ci sono congreghe di persone che studiano cosa compri, come lo fai e cercano di coglierti disattento per poterti infilare nel carrello qualcosa di inutile o che comunque non avresti mai comprato se non fosse stata posizionata in quel modo, se non avesse quell'aspetto, se non ti fossi sorbito 7 minuti di pubblicità ogni 15 di film le sere davanti alla tivù. Sky non ce l'hai quindi o berlusca o rai, (ho fatto pure una rima) e le pubblicità non riesci quindi ad evitarle.

E' libertà questa?

Oggi mi viene da pensare che non è libertà, che ti hanno fregato.
Dico oggi perchè non escludo che un giorno io mi trovi dall'altra parte, dalla parte di chi vende e che quindi desidera "fregare" la gente, indurgli dei bisogni che non avrebbero avuto (insegnano questo ad un corso di marketing, ve lo garantisco) e fargli comprare quello che voglio.
(se succede uccidetemi prima)

Detta così è una frase terribile, orrenda, immorale, antietica e schifosa. Ma è peggio se la mettiamo giù così:

"Faccio comprare alle persone quello di cui loro non hanno bisogno, le convinco, senza che se ne accorgano, che il determinato prodotto è un'esigenza, glielo faccio acquistare e mi tengo i soldi."

Con che altri termini lo posso chiamare? Raggiro?

Io credo che se uno ha l'intelligenza per manipolare le volontà degli altri in questo modo ha il dovere di non farlo, di stare attento alle libertà della gente, al diritto che tutti hanno di non essere fregati, di non essere manipolati, di essere liberi di scegliere sempre e comunque, anche se si è ignoranti.

Considero la psicologia come un coltello.
Lo puoi utilizzare per fini stupendi, cucinare ottimi manicaretti, affettare il pesce la carne le verdure...come ci puoi uccidere le persone.
Con la psicologia puoi studiare i difetti, le debolezze dell'animo umano per guarire, aiutare a vivere meglio, dare una mano... come lo studio degli stessi difetti può essere svolto per sfruttarli appunto a proprio vantaggio.

E scusatemi se sono così categorico, ma oggi non voglio compromessi.

Denuncio questo comportamento perchè mi sa davvero pessimo.
Voglio aprire gli occhi e non considerare più come una cosa normale questa usanza comune, non voglio più considerare normale lo sterminio delle nostre coscienze, non voglio più camminare per strada tranquillo e felice mentre ci accoltellano il pensiero, mentre ignari veniamo plagiati.
Svegliamoci, abbiamo dormito troppo.

Non è vero che queste cose ormai fanno parte della società, ne fanno parte finchè noi non le notiamo, finchè non le filtriamo dal resto, le individuiamo e cominciamo per primi a non farle, o a rendere gli altri consci di questo reato giornaliero.

lunedì 28 aprile 2008

SEMPRE SUL SILENZIO

Sarà capitato anche a voi di temere il silenzio, quando per qualche motivo devi passare del tempo con una persona, che magari non conosci molto bene, e aver paura di non saper cosa dire, temi l'imbarazzo che ti porterebbe un attimo di silenzio.

Diciamocela tutta, nel silenzio non ci sentiamo a nostro agio, ci sentiamo come se non avessimo nulla più di cui parlare e quindi nulla in comune, e forse, nessuna simpatia. Temiamo che la mancanza di parole renda ancora più freddo un rapporto che vorremmo cominciare o salvare, che qualunque siano le circostanze ci si allontani sempre di più dalla persona che vorremmo avvicinare.

Ironia della sorte, io credo che queste paure, se sentite e non superate, creino esse stesse lontananza e divisione molto più di un attimo di silenzio, perchè portano ad avere paura inconscia del momento fatidico.

Inoltre, continuando con questo ragionamento, mi viene da pensare che la bellezza di certi rapporti che riusciamo ad instaurare è proprio la libertà di essere noi stessi, di non dover apparire chissà che eloquenti ed affabili, di non sentirsi giudicati.

Magnifici momenti di intenso dialogo si possono trovare proprio nel silenzio, quando le anime vibrano per risonanza, il cuore vive momenti di profonda pace e gli occhi guardano assieme verso lo stesso orizzonte.

Desidero non aver più paura del giudizio degli altri per essere me stesso sempre e comunque, e godere intensamente della vita vibrando libero alle onde dell'umanità.

venerdì 25 aprile 2008

ELOGIO AL SILENZIO O ALLA PAROLA?

Ci sono pensatori e filosofi che elogiano il silenzio, ed altri la parola.
Francamente non so che pensare, se sia meglio stare zitti o parlare, in generale.

Sicuramente piuttosto che dire cose a sproposito è meglio stare zitti,
e voi penserete, potresti cominciare tu per primo!

Vi metto allora la battutina lì pronta da farmi citando questo proverbio:
"E' meglio stare zitti dando l'impressione di essere sciocchi, che non aprir bocca e togliere tutti i dubbi."

Ve li ho tolti?

Scherzi a parte,
io penso che anche la parola sia importantissima, ciò che non dici, che non chiedi, che non spieghi, può non essere capito come vorresti. Chiaro che se uno è dislessico come me pur parlando o scrivendo non riesce a far capire nulla di quel che pensa, ma se uno sa l'italiano allora potrebbe evitare spiacevoli esperienze.

Penso che la cosa più difficile sia proprio capire quando parlare, e quando stare zitti.
Sarebbe già tantissimo imparare queste due cose.

mercoledì 23 aprile 2008

RAPITO DAI GIOCHI E NON SOLO

Proprio oggi mi è capitato di fare questo ragionamento, vedo se riesco a metterlo giù, nero su bianco.

Capita delle volte che si sia rapiti anima e corpo per qualcosa, agitati, "presi via male", tutti indaffarati nell'intento di fare un progetto, con la mente impegnata, tutta immersa in esso. Che si tratti di un qualcosa piccolo, come il leggere un libro, l'aggiustare qualcosa, o di un qualcosa più grande, come un progetto di lavoro, lo spiegare un concetto a qualcun'altro...

Io spesso, proprio in questi momenti, dò ampio spazio al mio egoismo ed alla mia superbia.

Vi racconto alcuni aneddoti.

Una volta, in estate, mi capitò di notare che la serra dei miei in montagna era trascurata, il solito nylon che la ricopriva era malamente a terra, sporco, e decisi senza dirlo a nessuno di fare una sorpresa e di rimettere il tutto in sesto. Fu una faticaccia, ero ancora un bimbo, e mi immaginavo il momento in cui i miei avessero scoperto la cosa e mi avessero detto che ero stato bravo. In realtà feci un danno, o meglio, un lavoro inutile che costò fatica per rimettere tutto com'era, perchè in estate se le serre son chiuse le piante all'interno muoiono per il troppo caldo.
Mi ricordo che non accettavo il non aver avuto la loro riconoscenza e non volevo assolutamente dire a me stesso di aver sbagliato.

Oggi non sono molto migliorato, anzi, direi che sono quasi peggiorato. Mentre ad un bimbo gli si parla con schiettezza e trasparenza per fargli capire il suo sbaglio, ad un ragazzo di 24 anni invece ci si fà un po' più di problemi ad essere diretti.

Si cerca sempre di pensare alla sensibilità dell'altro, si percepisce quanto ci tenga a questa cosa, quanto desideri che tu lo stia a sentire, non vuoi rovinare il suo stato d'animo così eccitato, così intenso. Hai la certezza che se tu lo interrompi e gli fai notare il suo errore lui ci rimane male, molto male.

Ieri per esempio ho tenuto sveglie tre persone a giocare ad un gioco sapendo benissimo che erano molto stanche, che una di queste avrebbe lavorato il giorno dopo e che le altre non si sarebbero certo riposate di più la mattina seguente.
Ero talmente contento, immerso, concentrato, eccitato dal gioco che non mi sono accorto di loro, non mi sono accorto che queste persone volevano chiedermi una tregua, continuare un altro giorno per poter dormire un poco.
E quando stanchi hanno deciso di domandarmi fino a quando avevo intenzione di giocare ho risposto con sicurezza, questo gioco è quasi finito, 10-15 minuti massimo.
E' passata più di un'altra ora, non mi hanno maledetto apertamente ma son sicuro che l'abbiano pensato. Probabilmente per voi la morale della storia è di rifletterci bene a giocare a qualsivoglia gioco con me che vi tengo svegli fino alle 3 del mattino, ma per me la morale è un'altra.
E' che quando si è presi per qualcosa questa diventa talmente importante per noi da dimenticarsi del resto. E' che il mio orgoglio non vede altro che questo pensiero, e la mia ragione ne viene accecata, e la mia coscienza ammutolita.

Un'altro esempio.

Leggo un libro, sono sul punto cruciale della storia e qualcuno mi chiama, mi chiede qualcosa, parole che entrano in un orecchio ed escono dall'altro, grugnisco, faccio qualche verso o pronuncio qualche parola che non ho idea, e tutto scompare e sono di nuovo nella trama, immerso.

Quante volte mi è successo?

Mi è capitato anche di essere quello che chiama quel qualcuno perso nelle righe di una storia.
Non è per niente piacevole, anzi, ti verrebbe voglia di mandare a quel paese quella fredda persona che non ti prende minimamente in considerazione, che ti snobba, che addirittura scocciata ti manda via che la disturbi.

Amara realtà:
Io sono così.

Io ho moltissima strada da fare, moltissima.

Critico gli altri, e molto velocemente e senza pensarci su troppo, quando mi fanno un torto anche minimo mi offendo, mi arrabbio, e dico parole senza senso ma cariche di egoismo.

Tremendamente facile al coinvolgersi per un gioco, un hobby, un pensiero, un'aspettativa, e nel mentre facile anche al totale egoismo, alla noncuranza per gli altri.

Scusatemi per questo, vi prego, scusatemi per quello che sono.
Ve lo chiedo pubblicamente,
Scusa.

Spero di avere la forza di cambiarmi velocemente, prima di rimanere senza amici.
Spero di avere degli amici che mi vogliano bene anche se mi comporto male.
Spero di riuscire a non comportarmi più così, io ci provo, ora, adesso, subito.

PRIMI BILANCI

Innanzitutto grazie, grazie a tutti voi che vi sorbite queste mie riflessioni.
Devo dire che ho ancora paura di essere estremamente ridicolo, molta paura, e che mi sento nudo come un verme davanti ai vostri avidi occhi che leggono i miei timori, i miei difetti. In realtà so benissimo che posso risultare noioso o patetico, vi prego, quando succede, di farmelo notare, da solo è dura migliorarsi.

Ringrazio anche chi mi fa notare gli errori di ortografia, non sono mai stato una cima in Italiano, ne un genio nell'esprimermi, anzi, spesso molto contorto (4 fisso, debito formativo evitato per un pelo). Vogliate darmi una mano anche in questo, abbiate pazienza, sono fiducioso che continuando a scrivere io possa imparare ad essere più chiaro nell'esposizione. Al limite fatevi una bella e sana risata, avrei sicuramente la grande soddisfazione di avervi strappato un sorriso.

lunedì 21 aprile 2008

SOLO QUESTO...

Oggi posso solo dire: "Ma quanto è bella la vita se vissuta intensamente."
Solo questo, tanta tanta bellezza.

sabato 19 aprile 2008

IO TI GUSTO, O AMARA SCONFITTA!

Ho notato proprio ieri che sono ancora un bambino capriccioso.
La mia pochezza di uomo mi lascia sempre di stucco, specie quando me ne rendo conto.
Ma non si può proprio capacitarsene prima di agire da scemi? evitare sul nascere certi comportamenti?

Ciò che mi lascia perplesso oggi è la scoperta che la tempistica con cui uno si accorge che si è comportato male è solo il primo passo per un cammino di crescita. Il punto d'arrivo è un altro, davo per scontato il riuscire a cambiarmi una volta che mi fosse chiaro di essere in preda ad un'emozione distruttiva, ho scoperto invece che il mio orgoglio è ancora più forte di quello che pensavo, è difficile combatterlo ed ancora di più vincerlo.


Sono come il prigioniero bendato che crede di scappare una volta ridata la luce agli occhi e che scopre una volta riuscitoci che è in una spessa cella di cemento senza porte ne finestre.


Nei momenti in cui il vortice di emozioni ha il sopravvento sulla razionalità, quando ci si sente offesi, irritati, infastiditi, e pur essendo lucidi e capendo quanto si è stupidi non si riesce a cambiare atteggiamento, si incontra la sconfitta.

Amarissimo il suo sapore.

Ancora più amaro se ci si rende conto di aver perso una battaglia contro la propria stupidità, contro la propria pochezza.

Gusto questo orribile boccone con gli occhi aperti e cerco di farne tesoro per il futuro.

venerdì 18 aprile 2008

NUOVO OBIETTIVO E PRIMA PIANIFICAZIONE DEL PROBLEMA

Troppe, troppe, troppe volte ragiono con pensieri che non sono miei, agisco con comportamenti nati da emozioni non mie. Sembrerà impossibile ma è così. Mi capita di arrabbiarmi quando tocco la macchina su un muro, quando rompo qualche oggetto, quando non mi lasciano attraversare le strisce pedonali, quando mi tagliano la strada in macchina, quando mi faccio delle aspettative che non vengono realizzate, quando mi aspetto che gli altri si comportino in un certo modo con me e non accade...Voglio avere il controllo su queste emozioni, desidero governarle e capirle sul nascere e non dopo che hanno già fatto il loro corso. Desidero imparare ad annullare il mio orgoglio, desidero ritrovare il mio io primordiale incontaminato ed emozionarmi come si emozionerebbe lui. Quindi liberarmi da tutti questi bisogni indotti, tutti questi modi di vivere di pensare di essere di emozionarsi di agitarsi di arrabbiarsi che non sono miei ma che ho imparato dalla parte brutta della vita. Come non si deve imparare dai cattivi amici devo stare attento a non imparare modi di essere in generale dalla parte corrotta del mondo, devo imparare a mettere un filtro e cominciare a disinquinarmi.

Ho dentro troppa spazzatura che non fa altro che appesantirmi e non lasciarmi vivere la mia vita, è come se non mi permettesse di spiccare il volo, è tutta questa spazzatura che mi rende marcio. Ho bisogno di un po' di pulizia interiore fatta come si deve.

Ce la farò?

Mi preoccupa il tempo e la costanza che richiede questo impegno, mi preoccupa di non riuscire e di rimanere contaminato, di rimanere 24 ore al giorno con un me stesso che è corrotto, arrogante, egoista...Ho bisogno di aiuto, ho bisogno di progettare la cosa, di fare un piccolo passo ogni giorno. Ci devo pensare con calma, con molta calma.

Ritornerò su questo ragionamento, posterò le strategie che intendo usare per raggiungere questo obbiettivo.

giovedì 17 aprile 2008

MA QUALI DIRITTI ACQUISITI?

Colgo l'occasione per una piccola riflessione.

Se vi dicessi un giorno:" Ipotizza che devi ancora nascere e diventare quindi un bebè, e non sai minimamente dove verrai al mondo, in quale stato, di che colore sarà la tua pelle, di che classe sociale sarai se ricco o povero, chi saranno i tuoi genitori... Quale sarebbe il tuo pensiero? Come guarderesti al mondo, alle cose? Che ideologie abbracceresti? "

Così mi sono risposto: "Non sarei sicuramente razzista, leghista, destrista, o per una mentalità elitaria, non sarei per l'impresa ne voterei per il mio interesse alle elezioni perchè se no sarei spacciato. L'unico modo di garantirmi qualcosa, un minimo di benessere, è avere un atteggiamento sensibile e attento agli altri, perchè se tutti pensano al prossimo nessuno può rimanere escluso e mi garantisco così il miglior vantaggio e le migliori condizioni auspicabili.

Devo pensare che tutti facciano così e che prendano questa scelta perchè è l'unica ragionevole, se nessuno ha ancora beni da proteggere, interessi economici da difendere, qual è il bene che si può cercare di ottenere? i diritti che si può cercare di salvaguardare? coincide con l'interesse di tutti ovviamente, punto dove tutti ne traggono vantaggio, perchè nessuno vuole trovarsi in situazioni brutte, spiacevoli, ne vorrebbe che esista la possibilità che succeda.

Se infatti pensiamo a noi stessi saremmo tutti fregati, tutti esclusi, tutti a vivere delle vite da incubo. Di certo non terrei conto di nascere in un posto ricco, perchè sarebbe un terno al lotto, la statistica, infatti, insegna. Quindi sarei contro i ricchi e per i poveri. Contro gli oppressori e per gli oppressi. Contro le ingiustizie e per la verità, sempre. Perchè sarebbe l'unico modo per avere un futuro migliore, perchè se tutti si ponessero questa domanda prima di venire al mondo e mantenessero la risposta che si sono dati anche quando sono quaggiù, sicuramente il mondo sarebbe migliore e diminuirebbero le probabilità di fare una vita da inferno.
Non mi disturberebbe l'immigrazione perchè sarei il primo a farla se capitasse a me di vivere in uno stato povero o corrotto, e desidererei di essere accolto e accettato. Desidererei solo di aiutare, di venir aiutato."

Esiste una storia, probabilmente cristiana ora non mi ricordo ma è davvero carina e ritrae perfettamente questo dilemma.
Uno che visita l'inferno, all'ora del pasto, si accorge al tavolo comune che tutti devono mangiare con delle postate lunghissime, e che sono talmente lunghe, due metri o più, che è impossibile tenerle e farsi arrivare il boccone in bocca. E tutti soffrono la fame, tutti sono magri, pelle e ossa. Se ci si facesse un giro in paradiso si noterebbe una scena simile, la stessa tavolata lunga e le stesse posate, solo che tutti sono sfamati, contenti, in carne.
La differenza? Che quelli in paradiso hanno risolto il problema imboccandosi a vicenda.

Mi vien da chiederemi se la soluzione per un mondo migliore non sia così semplice e sciocca che nessuno ci pensa.

Ritornando al ragionamento concludo che la ricerca dell'io autentico è la riscoperta dell'io della nascita, lo stato puro e incontaminato della nostra essenza, riscoprire i valori che avremmo senza la contaminazione della malvagità. Non possiamo difenderci dalla malvagità con altra malvagità, con falsità, indurendo il nostro cuore, cambiando l'ideale di vita di bontà con cui nasciamo.
Ne abbiamo prove fin troppo evidenti, violenza crea altra violenza, frase ormai detta e risaputa. Ma perchè non è risaputo e detto altrettanto spesso che è l'amore, l'umiliazione e l'aiutarsi reciprocamente che può ingoiare la malvagità che ci circonda? L'amore non crea altro amore?

Dobbiamo sotterrare il nostro orgoglio, quello che crediamo di pensare, e riscoprire ciò che pensavamo prima di nascere, l'io autentico, noi stessi al 100%.

L'AMORE ODIO CHE HO CON VOI seconda edizione

Rileggendo questo post mi sono sentito un idiota.

Si capiva tutto eccetto quello che volevo esprimere, quindi modifico e cerco di essere più chiaro, non vorrei fraintendimenti.

L'idea nata con questo blog è quella di rompere i soliti canoni di pensiero, il modo di vivere della maschera che spesso adottiamo per nasconderci, per coprire i nostri difetti e per mostrare quello che noi non siamo ma l'immagine che la società vuole di noi, quella di persone perfette, sempre in gamba.

L'idea di vivere così a me non piace, desidero uscire dagli schemi e cercare di togliermi tutte le maschere. Scoprire quali maschere indosso, volontariamente o involontariamente, e gettarle via.

Non è un blog "elogio agli errori" ma piuttosto un blog dove desidero gettare via qualsiasi protezione, condividere con voi quindi anche i miei difetti, perchè sono piccolo, ne ho molti, e molta strada da fare.

Il titolo rende bene l'idea della lotta contro le proprie maschere, perchè nel momento in cui si parla, ci si esprime, è facile, quasi inconscio, nascondere un po' se stessi e mostrare un'immagine propria non vera, commerciale, solo per essere accettati, che è una delle prime paure che ci portiamo dentro.

Desidero pertanto dirvi che è difficilissimo mettermi alla mercè di tutti voi senza una maschera, e che ho ripensamenti di aver scritto o detto certe cose ogni giorno, perchè l'essere nudo, qui, davanti a tutti, mi spaventa.

martedì 15 aprile 2008

INAUGURAZIONE DEL BLOG

Ciao a tutti,
inauguro finalmente il blog.
Giusto per cominciare mi chiedo perchè io voglia aprire questo spazio.
Non di certo, mi rispondo, per provare cosa sia un blog e scrivere, passatemi il termine, ogni cosa mi passi per la mente, utile od inutile che sia.

Desidero fare una ricerca profonda dentro il mio animo, dentro i miei pensieri per capire chi sono, cosa penso e cosa voglio dalla mia vita, quali sono le mie posizioni su certi argomenti, cosa credo di pensare e cosa realmente penso.

Penso semplicemente che penso troppo poco, e che questo poco uso del nostro intelletto sia la rovina del mondo, il buco da dove entra e parte tutta l'infezione di superficialità che oggi ci assilla, ci sommerge e ci svuota. Ci rende privi di una volontà nostra, di un nostro pensiero autentico.

Io non sono sicuro, ed è grave questa mia affermazione, di ciò che penso, non sono sicuro che il pensiero che ho sia mio e solo mio, e non invece indotto dal consumismo, dalle mode, dagli stili svariati di vita che mi ammaliano.

E' un cammino che desidero intraprendere alla ricerca del me stesso autentico per arrivare prima a conoscere e ad accettarmi, ed infine quindi a crescere e a migliorare. E lo faccio in rete affinchè possa essere di un qualche aiuto a chi leggerà le mie parole, che le legga per caso o perchè gli ho dato l'indirizzo io, che siano comunque uno spunto di riflessione, tradotto in un desiderio di verità cominciando da quella che sta nascosta dentro di noi, o se non altro, darvi un'idea della mia vita, bella o brutta che sia, coi miei dubbi e domande da essere umano.