mercoledì 22 luglio 2009

COSI', DUE PAROLE, DUE RIFLESSIONI.

Mi sembra di percepire che realtà sta nel mezzo tra una visione materialista ed una completamente metafisica. Trovo che anche la strenua ricerca della verità sia da applicarsi con criterio e saggezza alla vita reale e che talvota è meglio accondiscendere ad una chiara falsità che non creare discussioni che visibilmente tendono al rifiuto ed al litigio e che sostanzialmente non sono poi così importanti. Mi sembra di percepire che vivere nella meraviglia di ciò che ci circonda possa donarci immense possibilità di vivere meglio ma che al contempo si rischi di estraniarsi troppo da ciò che ci circonda. Apprezzare la bellezza del pollice della propria mano e trovare strana e nuova la sua forma ad osservarlo attentamente è un indizio a cercare un senso profondo alla vita, all'essere più osservatori, ma non è necessariamente l'apristrada di vivere nella continua contemplazione di qualsivoglia oggetto ci si pari di fronte agli occhi dimenichi di tutto il resto.
Lo stare bene in una determinata condizione, il percepire l'oltre ed il sentirsi appagati in questo, il trovare uno strumento qualsiasi che ci faccia stare bene ed il fossilizzarsi nel suo uso-abuso, non è necessariamente la strada che dobbiamo imboccare anche se porta ad uno stato di piacere, ma è sempre una soglia di una casa che ci chiude fuori dal mondo conducendoci in una realtà ristretta e circondata da muri. Se ci soffermiamo troppo su di un pensiero, un'idea, se abbracciamo un modo di vivere di qualcun altro senza trovare il nostro, può sfuggirci il futuro, possiamo perdere un mondo di colori mentre siamo intenti ad osservare un muro uniforme e respirare l'umidità di una cantina.
Vedrei la pratica oggi in questo senso, come strumento abile per destarsi ma non modo di essere di per se stessa per sentirsi destati.
Scusate il gioco di parole, ma credo sia importante...

Nessun commento: