mercoledì 18 giugno 2008

SFIDUCIA RECIPROCA PROGRAMMATA?

Ma se il principio base del marketing è creare bisogni, dai quali nascono gli acquisti è possibile che la cosa sia diventata da una strategia un fine ricercato da tutto il consumismo?

Voglio dire, è possibile che abbiamo un pensiero distorto al punto da avere bisogni là dove non sono necessari? Voglio dire, se prima estendevo il pensiero ai beni "elastici" perchè non si può fare lo stesso pensiero con i beni "anaelastici"? Alla fine si tratta "solo " di creare bisogni nelle persone...

Salute: siam tutti mezzi ammalati, chi più chi meno tutti devono curarsi con medicine, omeopatia, integratori...


Sicurezza: furti omicidi sono alla porta di casa, prendi i serramenti più sicuri, casa più sicura, sistemi antiscippo...



Giusto due esempi che mi sovvengono così, ma di sicuro potrei far nascere dubbi anche su altri esempi...

Insomma, parliamoci chiaro, mi spiegate perchè tutta questa mania di non fidarsi delle persone, di giudicare, di criticare, di soppesare...
Voglio dire, quelli che ne approfittano e fanno i furbi ci son sempre stati, perchè accanirsi così tanto? Perchè vivere con sfiducia, inibizione ogni attimo della nostra vita? Vivere sempre con le barriere alzate, sempre sulla difensiva...

Che stress!


Secondo me questa sfiducia reciproca che assilla la nostra società deriva da molteplici fattori, ma uno di essi vi chiedo, può essere il marketing? Alla fine dalla sfiducia se ci pensate ci guadagnano in tantissimi...La sfiducia genera bisogni, bisogni ed ancora bisogni, di beni elastici ed anaelastici contemporaneamente e in grosse quantità...Se non c'è stazio in un settore cosa faccio? Me lo creo, o mi creo un settore.
Mi sembra che calzi questo esempio, voglio entrare nel settore salute, invento un problema, faccio campagna, fomento l'ipocondria, creo un prodotto, e vendo.
Della serie quasi "produco un batterio mortale, propago il contagio e vendo il vaccino."

Ritornando alla sfiducia...

...Invece di prestarci amorevolmente le cose ce le comperiamo tutti, tutti hanno il proprio internet, tutti il proprio telefono, la propria macchina, i propri vestiti, la propria televisione, la propria macchina tosaerba o attrezzi svariati in cantina per far quello o quest'altro una volta all'anno...

Insomma, pensate se ci prestassimo le cose sempre, con fiducia.

Il mercato crollerebbe.
Io vi presto manga, mazzi di carte, voi dvd o il risiko...Vi presto la bicicletta voi il lettore dvx, vi presto la playstation voi il lettore mp3, vi presto libri voi anche vi presto un monitor che mi avanza voi una lampada che mi serve...

D'altronde se uso la bicicletta 2 giorni su sette gli altri 5 mi spiegate lei cosa fa? Si stagiona? O prende la polvere e invecchia?

2 commenti:

Alex ha detto...

E se le persone si identificassero non tanto con ciò che SONO ma con ciò che HANNO?
Imprestare la mia bici non sarebbe un po' come imprestare parte di me?

Francesca ha detto...

Il problema è che si da troppa importanza a cio che si ha, e io stessa non mi tiro fuori.
La nuova cultura occidentale consumista fa sì che la gente continui ad arricchirsi fuori, mentre si impoverisce dentro.
Forse cerchiamo soddisfazione negli oggetti perchè non siamo più capaci di trovarla in noi stessi, siamo poveri in spirito. Si cercano sempre felicità immediate e intense anzichè soddisfazioni guadagnate e stabili.
Nessuno pensa più.
Forse solo la filosofia ci potrà salvare da questo vuoto interiore che si espande inesorabilmente.