venerdì 6 febbraio 2009

QUI ED ORA

Le luci della città erano già accese alle sette di sera, in quella notte precoce d'inverno. La pioggia aveva avvolto quei puntini nella vallata di un fumo umido, quasi volesse stendere un velo di opaco che amalgamasse la vita di un uomo prepotente con i colori della natura. Gli edifici scorrevano grigi e spenti al di fuori del finestrino mentre la macchina scorreva silenziosa, come su una rotaia, verso il casello dell'autostrada. L'asfalto bagnato brillava agli occhi dei fari come ricoperto di un cristallo sciolto. Sporadici odori forti di zolfo entravano nella vettura dall'esterno, attraverso l'aria spinta sul vetro per non farlo appannare, rompendo la magia di essere fuori dal mondo e riportando alla realtà di una guida sicura, consapevole. Ero al limite consentito, sui centotrenta chilometri l'ora, sulla destra.
Mi sono accorto d'un tratto che a parte qualche camion non mi accadeva da parecchia strada di superare un'altra autovettura, ma di essere io stesso superato puntualmente da bolidi che mi sfrecciavano vicini a velocità incoscienti. Sentivo lo spostamento d'aria ogni volta che un suv, una mercedes, una bmw, una di quelle macchine grosse mi davano l'impressione di essere fermo, sulla corsia di destra.
Ero sconcertato. Possibile che il mio contachilometri sia rotto? Lo riosservo: centrotrenta. Non ci sono dubbi. E la strada era bagnata, e mi vedevo io stesso scorrere i metri quasi troppo veloce. Ho spento la musica per capire meglio, mi sembrava surreale, come quando ti svegli e scopri qualcosa che stenti a credere. I pazzi ci sono sempre stati sulle strade, ma erano pochi rispetto a quelli che tenevano cara la pelle. Oggi mi sono sentito da solo a voler restare aggrappato alla vita, stretto, con forza.
Guidare è diventato un gioco alla roulette russa. Se un bolide di quelli sbaglia il millimetro si muore tutti, si lascia una vita appena cominciata e che potrebbe donare moltissimo, in dieci secondi. State attenti, viviamo su un campo di battaglia che non ha pietà, non lascia pensare dopo agli errori, dire dopo ciò che si è sempre voluto dire, vivere dopo con l'intensità che non si ha ancora avuto il coraggio di perseguire. Il "qui ed ora" ha un senso profondo che abbraccia il senso della vita.
Si vive malamente con poco coraggio, non riusciamo a seguire la strada che nitida si apre nella nostra anima perchè ci autocostringiamo in una gabbia dalle sbarre d'oro. Vivrò intensamente nel futuro, quando sarò pronto, quando avrò voglia, quando avrò tempo, quando ce ne sarà un motivo per fare la svolta, il cambiamento...Questi pensieri sono stolti. Possiamo non averne occasione, non averne il tempo. Possiamo, rimandando il "qui ed ora" nel futuro, non avere più l'opportunità per cominciare ad essere padroni di noi stessi, delle nostre scelte, vivendo l'intensità del battito consci di avere un cuore che pulsa e che un giorno non lo farà più.

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