lunedì 2 febbraio 2009

SENSI, FILOSOFIA, ARTE

Stavo pensando ad un argomento strettamente concettuale-filosofico che applico alla concezione di bellezza e di arte da parte dell'uomo.

Pensavo che l'uomo, oggi, nel "giudicare" con i 5 sensi un "oggetto dei sensi" possa trovarsi di fronte a tale situazione:

1 "oggetto" bello e lo giudica bello
2 "oggetto" bello e lo giudica brutto
3 "oggetto" brutto e lo giudica bello
4 "oggetto" brutto e lo giudica brutto

Innanzitutto permettetemi di usare le parole "bello" e "brutto" un poco a sproposito, non focalizzatevi sulla semantica e sul suo uso improprio bensì accettatene l'uso che volgarmente si può fare di bello e brutto.

Ciò che vorrei farvi notare è che nel primo e quarto caso l'uomo è "desto" e riconosce la risposta sensoriale quale essa deve essere "ancestralmente".
Premetto a questo discorso che credo che il "senso" derivi da quella parte dell'uomo che lo aiuta a vivere-sopravvivere.
Faccio l'esempio del gusto:
naturalmente i cibi amari sono i velenosi, metre gli acidi sono i tossici.
Non sarebbe quindi un caso che l'uomo abbia una "predisposizione" per il dolce, trova appagamento nel senso, piacere nel senso, quando "naturalmente" lo soddisfa in armonia con la creazione, con la naturale tendenza.

Esempio: diamo l'estratto più amaro della radice di genziana più amara ad una persona e vediamo se capisce che è effettivamente una cosa immangiabile.

Nei casi due e tre, ossia quando l'uomo giudica male, ci troviamo di fronte ad una incapacità dell'uomo di ascoltare il senso stesso il che può derivare da:
- una causa fisiologica: è sordo, è cieco...
- una causa mentale: è condizionato in un verso piuttosto che nell'altro.

Esempio: Un vino andato in aceto può essere valutato positivamente da chi, al momento della stappatura della bottiglia, ha talmente aspettative sul vino, vuoi perchè l'ha pagato tantissimo, vuoi perchè molte riviste ne parlano, vuoi perchè è stato premiato, da congelare il senso e basarsi solo sull'aspettativa mentale. (se scoprisse che è possibile un problema dei tappi che uno su un miglione dico, così a titolo d'esempio, fa passare una marea di aria che basta a farlo ossidare ad aceto, forse presterebbe più attenzione a quello che mangia e capirebbe che il mal di pancia che ha avuto poi non è dovuto alla cucina troppo pesante del ristorante...)

Vorrei provare ad estendere il ragionamento anche agli altri sensi.

Effettivamente la vista del "sangue" o di un omicidio è una cosa innaturale e potrebbe essere interpretata male da chi ha un "condizionamento" od un problema fisiologico?
Può una cosa particolarmente ruvida piacere naturalmente?
Può un pugno in un occhio essere ben accetto?
Può piacere l'uva immatura altamente acida?
Può piacere un rumore di un treno che ci passa in corsa a meno di un metro?
Può piacere lo scoppio forte di un petardo, il rumore di un mocrofono appoggiato con il volume al massimo sulla cassa dell'amplificatore?
Può piacere l'odore pungente di fogna?

Effettivamente sono cose un poco innaturali, estreme.
Però fanno pensare.
Vivere nelle fogne porta malattie...Un rumore troppo forte farebbe scoppiare i timpani, o avviserebbe di un pericolo come nel caso del treno, l'uva acida non è commestibile, un pugno fa male, ci può rompere qualche osso o causare danni alla vista, una parte ruvida ci potrebbe "escoriare"...

Esistono condizionamenti che fanno percepire queste innaturalezze come bellezze?
E qui c'è molto da dire, molto di cui parlare.
Molto.

Inoltre faccio presente il caso in cui l'innaturalezza non è così innaturale, ma solamente molto originale, e quindi potrebbe in virtù essere "bella" e mal interpretata.

Ora la mia domanda finale con la quale voglio lasciarvi è:

Come classificate l'arte moderna?
Il nuovo modo di fare musica, scultura, quadri... l'arte in genere, cibo e bevande compresi? Le tendenze contemporanee?

Io credo dovremmo passare al setaccio tutto quanto oggi è sotto il nome di arte.
Credo che la strada che abbiamo preso sia una sorta di "tutela" contro un errore statistico.
Vi spiego meglio.
I casi due e tre sono opposti:

2) oggetto bello giudicato brutto
3) oggetto brutto giudicato bello

Se il numero due è l'errore di tipo alfa ed il numero tre è l'errore di tipo beta, ragionando in termini statistici potrebbero essere complementari. Spostando la soglia da un estremo all'altro si minimizza il rischio di incorrere in un errore piuttosto che nell'altro.

Ossia facendo un esempio:
Facendo questo discorso per l'arte credo che per non rischiare incorrere nell'errore di tipo alfa, ossia di "gettare" nel bidone della spazzatura l'arte "bella" giudicandola brutta, si tende ad amplificare l'errore beta, ad accettare il brutto credendolo bello, condizionandosi oltremodo.
Qual è il dramma?
Il problema dell'arte di oggi:
troppa spazzatura indegna di occupare musei, musica indegna di essere chiamata tale eccetera...
Ed allora in questa confusione la gente non sa più ascoltare i propri sensi, e capire cosa è effettivamente "bello" ed apprezzarlo. Vi sono oggetti d'arte moderna (comprendo tutto, dalla musica alle sculture...) che pur essendo stranissimi sono originalissimi e se capiti sono belli sul serio. Molti di questi oggetti sono percepiti belli anche a pelle, a "prima vista", strani ma belli che se raccontati diventano stupendi. Interpretabili, affascinanti, emozionanti...
(l'esempio che potrei citare è kandinsky, senti che è un bel quadro ma non lo capisci. Eppure ti attrae, senti che ha un qualcosa sotto che ti affascina. Può non piacere, perchè si può essere condizionati e abituati ai paesaggi semplici e reali delle fotografie. E lo strano, il nuovo, incute timore, difficoltà di essere accettato (condizionamento). L'altro esempio sono le avanguardie contemporanee della musica elettronica. Io penso che l'innaturalezza ed il fastidio vero di quei suoni non sia degno di essere chiamato arte. Eppure c'è chi apprezza le "musiche" solo mentalmente, ne apprezza l'idea originale, non il fatto se sia piacevole anche sensorialmente)
Io sarei più per un ritorno alla sincerità e comunione con i nostri sensi, metodo che troverei più logico e soprattutto come buon strumento per creare Arte con la A maiuscola, per capire ciò che un'idea può contenere di originale e ciò che può contenere di innaturale, e quindi fondere insieme originalità con naturalezza creando l'opera, creando ciò che è destinato a passare alla storia.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Quand'è che una "cosa" esprime Arte?
Cos'è la Bellezza?

Anonimo ha detto...

Argomento interessante! Mi viene da pensare a tutta quella musica, branca artistica nella quale mi sento più "ferrato", che è piacevole sensorialmente ma che al di là dell'orecchiabilità non ti dà nulla. L'ascolti e dici :-"Bella! Però...boh..."
Non penso che i concetti di "bello" e "brutto" siano pertinenti in questo discorso. Intendo: a quanti di voi è capitato di vedere un uomo-cesso spassarsela insieme a una super topa? Ci dev'essere qualcosa, al di là della bellezza, che ha spinto questa donna a sentirsi attratta dal nostro poco attraente ganzo. Quel qualcosa è l'emozione. L'uomo è attratto da ciò che è in grado di farlo emozionare non da ciò che è "bello". A volte non serve neppure che l'emozione sia comunemente cosiderata "positiva" ( nel gioco della seduzione, si sà, vincono gli "stronzi"..). Nell'arte penso si possa fare un discorso analogo. Siamo attratti da quelle opere che ci trasmettono un'emozione sia che si tratti di gioia, odio o disgusto ( il così detto - gusto per l'orrido). I sensi giocano un ruolo fondamentale. Non a caso Wilde in un suo romanzo diceva "Nulla cura l'anima se non i sensi". Tuttavia i sensi non sono l'unica porta per accedere alle nostre emozioni. Ne esiste un'altra che, credo, tu abbia identificato con il "condizionamento". Prendiamo ad esempio "la guerra di Piero" di de Andrè. Ricordo che la prima volta che l'ascoltai mi venne la pelle d'oca e mi commossi. Ma furono le parole a farmi provare un'emozione, non la musica, e l'elaborazione delle parole è molto più complessa di quella meramente uditiva in quanto chiama in ballo tutta una serie di "componenti cognitive" realtive alla semantica, la sintassi, il lessico e così via. Quindi a emozionare non è solo l'aspetto puramente sensoriale ma anche quello comunicazionale, ovvero l'informazione o, per usare un termine più comune, il messaggio.

Detto questo l'elaborazione sensoriale e quella informatica, oltre ad essere vicendevolmente infleunzabili, sono pure estremamanete soggettive. A mia madre piacciono le musiche di de André ma non apprezza i testi. Emiliano apprezza i testi, ma non le musiche.

Il discorso che hai fatto in chiave evoluzionistica all'inizio, con la dicotomia naturale -innaturale...non mi convince. Cioè, funziona quando si parla di sopravvivenza. Ma sappiamo che vi è una differenza sostanziale tra Vivere e SopravVivere. E il dolore a volte può essere persino piacevole!