giovedì 24 settembre 2009

I SUONI DELLE PAROLE

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Feligùti, ra sciapàlla zi filamùti,
je nongìbuti hàlla tikìroman ai sa iera.
Egni ia ieràna dàle màti na sìranàua.

Aua ràiu sinu uruueni, mat, cilipignègo:
suluemànq àdenay et rìtsiti ràcinaràua.

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Questa l'ho scritta un anno fà, ma non ho mai avuto il corraggio di postarla sul blog, perchè pensavo sareste venuti a prendermi di corsa, pensandomi gravemente malato. Tuttavia, benchè non abbia il minimo dubbio che qualche rotella mi manchi, ho deciso di parteciparvela, anche perchè sono lontano abbastanza che penso mi lascerete in pace per sta volta.

Lo scrivere poesie, sempre che possa permettermi di parlare in merito, è particolarlmente entusiasmante. Sono talmente tante le particolarità su cui si può giocare nel vero senso della parola che è un mondo infinito ed inesplorato.

For sure.

Stando a contatto con persone che parlano un'altra lingua a volte mi perdo nei suoni delle parole, e spesso i suoni, che contraggono un significato, assumono una bellezza loro propria che va oltre al senso che portano, e che non saprei esprimere se non con una poesia.
Mi accorgo di contrazioni linguistiche, di frasi dette veloci, che assumono una sonorità propria e particolare, e mi sembra incredibile che talvolta dalla mia voce escano suoni che probabilmente riascoltandomi a posteriori non capirei nemmeno io. Mi è successo sul serio questa cosa, e sono rimasto sconvolto.
Il suono stesso delle parole, delle lettere, delle vocali, è qualcosa di prezioso, è un giardino per chi vuole accostarsi e guardare, perchè passa sempre per scontato e banale, ricco invece di fiori e colori, talmente vasto e vario in cui ci si potrebbe perdere. Ho tentato di riportare alcuni suoni che appartengono alla mia fantasia, e li ho combinati in modo da sembrare una lingua, così che ognuno di voi, se vorrete rileggere con più attenzione, possa capire cosa intendo per interessanti sonorità che hanno una loro bellezza al di là del messaggio che potrebbero contenere. Tuttavia ho donato loro, nell'evocarle dai luoghi strani della mia mente, anche un pezzetto delle mie emozioni che al tempo mi albergavano, e che non trovando talvolta parole adatte per esprimerle, ho comunque deciso di non trattenerle, ho aperto la mano e le ho lasciate andare dove volevano, cercando i miei suoni, lettere concatenate che ritenevo adatte all'occasione, come un pittore potrebbe cercare tra i colori e le forme di immagini astratte un linguaggio suo proprio nel quale celare alcuni frammenti della sua anima.

4 commenti:

Paolo ha detto...

Interessante...davvero interessante James...passerei un intero pomeriggio a parlarne...
parole...simboli di una realtà più complessa e multilivellare, nel suono un potere celato che evoca dimensioni che forma non hanno.
Non sei spoggiolato, tutt'altro...

mi rallegro...volpacchiotto.

GiulioDelleStelle ha detto...

Naradi badavodzi, semeria garnot. Rusabuli soramunio-ani, stranumoti! Repa no maaruga svini...borodi borodi, ra falunga!

Sagoniri,
GurnoDarneSarle

Paolo ha detto...

Omastra navabagan vritti praha!
Soste sovrastan paratha guna.
Switra tranatasta rubraka vinoste
omithiaka bandantaha unitantan ignat.

unitantam nofinti surja.

Auntum

Giacomo ha detto...

Siete fantastici!
:D