mercoledì 2 luglio 2008

SUDARE UN DIPLOMA DAI PORI DELLA PELLE

Piastro su Petri con bunsen acceso
becker di alcool la rack ed una falcon
sotto cappa con flusso sterile pipetto
cento microlitri di Pseudomonas Fluorescens.

Vado allo spettrofotometro, cuvette,
In mano la P mille e su volumi diversi,
diluisco in serie, regolo la lunghezza
d'onda, copio l'assorbanza, dannato
Lambert e la tua legge, sono fuori
scala, diluisco ancora, rientro, calcolo.

Passo alla camera di Burke, avvicino
la lente, quella a venti, distruggo
il vetrino, impreco qualcosa, nervoso.
Mi sudano le mani in guanti al nitrile,
la pelle non respira, s'aggrinzisce,
ma almeno non mi vengono i calli
o tagli che bruciano al contatto coi mosti.

Ogni tanto scappo in serra, per una
boccata d'aria fresca inspiro l'afa
dei trentatrè con l'umidità alle stelle,
sudo, puzzo, mi slercio di tricoderma,
di Quarz, di SC1, di T39, di Bion, di Wcs...
Mi cresceranno funghi e batteri simpa
su mezzo corpo, ma infilarsi pimpante
il camice con sto caldo è da deficienti.

Poi con il profumo di bosso di ginestra,
germoglio di ribes nero, sambuco e tiglio
sotto le ascelle, tutto ringalluzzito
mangio un boccone in mensa stizzito,
stranamente sono sempre da solo,
il mio compagno preferisce un panino
ma un pasto caldo dico io è il minimo
se si ha una fame da lupi e si lavora peso.

ps: spero serva tutto questo oltre che
al mero ottenimento di un pezzo di carta
timbrato e firmato che nessuno lo richiede
e che rimarrà appeso ad un muro in ricordo
dei vecchi tempi prendendo polvere ed indifferenza.

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