venerdì 30 maggio 2008

DECISIONI DRASTICHE

Ogni tanto si ha voglia di fare un cambiamento radicale, prendere una decisione drastica da scuotere la nostra vita e farle prendere una nuova strada, prima impensabile.

Mi vien da riflettere che è un bene che ci sia questa voglia di cambiare, anche completamente. Sostiene l'evoluzione del nostro essere, permette che la persona non muoia, che continui ad esistere esternamente ed internamente, anche nei desideri.
Mi vien anche da pensare che può essere rischioso.
Seguire d'istinto questa voglia dentro senza meditarla prima ci può portare infatti dove non avremmo voluto "sbarcare"...
... ed avere, magari, grossi rimpianti.

Decisioni radicali comportano scelte importati che vanno meditate, sentite non solo una giornata, perchè quel giorno o quel periodo eravamo stranamente incoscienti, ma provate con costanza, direi quotidianamente. Infatti succubi di uno stato emotivo particolare, perchè in quel periodo siam stressati, perchè abbiamo mille cose per la testa che ci rendono diversi, siam più soggetti a prendere decisioni sbagliate.

Non dico di soppesare la vita nella sua interezza, ma di avere un poco di accortezza quando il peso di una scelta aumenta, usare tutta la razionalità spremibile dal nostro grigio e spugnoso cervello.

L'istinto gioca brutti scherzi.
Siete d'accordo?

22 commenti:

Anonimo ha detto...

È sufficiente iscriversi in questa o in quella facoltà, in questa o in quella città, perché nascano un’infinità di variabili. La cosa che più mi colpisce è pensare come dalle nostre scelte dipendono le persone che incrociamo e che talvolta diventano parte della nostra vita. Per esempio se a Novembre avessi fatto un’altra scelta oggi mi troverei a conoscere altre persone e tra queste sono certo che alcune sarebbero state ottime, così come in tutto il mondo si trovano persone che meritano di essere conosciute. Allo stesso tempo avrei perso tanto altro... tra cui la possibilità di partecipare a questo blog!

Pensiero banalissimo ma ci penso

Alex ha detto...

Le cose belle della vita accadano se dai loro modo d'accadere. Dicendo sì. L'istinto appartiene al sì e il raziocinio al no. E l'unica spiaggia che l'uomo dovrebbe evitare è quella in cui si trova. "Lentamente muore chi guarda per tutta la vita lo stesso mare". Per quel che mi riguarda il male d'oggi di molte persone sta proprio nel non riuscire più a fidarsi dell'istinto. Razionalmente, perché mai dovrei abbandonare la spiaggia in cui mi trovo? Perché dovrei rischiare di farmi male cercando un'altra spiaggia? Ovunque è il trionfo dell'apollineo a discapito del dionisiaco. Non solo, questo "male" è caratteristica peculiare dei trentini. I trentini PENSANO TROPPO!!!

La formula magica è questa:

Non pensarci.

Anonimo ha detto...

Come sempre, mi muovo in modo che appare molto diverso...dare peso ai miei bisogni più profondi, di autorealizzazione, di creatività, sta sempre in me, nella mia fame di conoscere il conoscibile e oltre...non per nulla ho fatto certe scelte di università e altro.
La differenza per me è che invece la maggior parte della gente dà peso ai bisogni più superficiali, di sopravvivenza, di sicurezza, di essere riconosciuti dagli altri prima che da se stessi. Ed è questo il senso che ha per me il cervello che ci fotte, come tu - Ale- mi hai detto...
E come sempre le dimensioni con cui stiamo nel mondo, sono più dialettiche ed estremamente più complesse di come sembra...e il bello e difficile, per noi che abbiamo l'ansia del "non senso", è quello di lasciare insoluta questa apparente battaglia istinto - razionalità...dare spazio ad entrambi perchè entrambi ci abitano...per certi versi, non eri proprio tu quello che ci diceva che alla fine l'istinto è quello che ci porta a fare scelte di comodo e senza rischio?
Tuttavia ho l'impressione che da strade diverse, le conclusioni siano molti simili...

Alex ha detto...

Hai ragione. Qua ho fatto una confusione con i termini. Nel senso che qua intendevo l' istinto come "il fare" e il raziocinio come "il pensare".

Gazzè sottolinea bene questa differenza:
"L'amore pensato è un bacio non dato".

Comunque,e lo ripeto per L'ENNESIMA VOLTA, è il FARE che determina il PENSARE.

Noi siamo ciò che facciamo.

Ma non vederci in questa filosofia del fare come un rincoglionito che non pensa ad un cazzo, superficiale e rincoglionito. Il mio "non pensarci" non è riferito a "non leggere", "non interessarti alla vita degli altri", "non essere creativo", e così via. Il mio non pensarci è riferito a tutte quelle occasioni nella vita cui abbiamo rinunciato in nome di un "meglio di no". A tutte quelle occasioni che, in nome di un TRISTISSIMO "io non sono così" abbiamo rinunciato a essere qualcos'altro.

Vivere è SEMPLICISSIMO. Ciò che è ESTREMAMENTE DIFFICILE è rendersene conto.

Anonimo ha detto...

Sì, questa mi piace e ora comincio a capirti meglio... Sono d'accordo sul discorso del "meglio di no"...rischiare, provare, sbagliare, sta proprio nell'appassionante vivere dell'incerto e del non senso, di cui prima parlavo...
A volte ci diciamo "io sono così", per proteggerci dal mondo, senza entrarci mai davvero, senza capire che nel momento in cui io esplicito la frase, già il quadro che abbiamo delineato è cambiato. E tentando di mantenerlo tale, nel difenderci, perdiamo un sacco di cose stra belle. Abbiamo paura di non essere noi stessi, ma noi stessi, come ho già detto altrove, alla fine per certi versi non esiste neppure. Paura dell'incerto, senza godere di quanto bello in realtà è.
E questa cosa la riscontro troppo spesso quando si parla di intercultura...nel capire che ne esistono infinite e nessuna, in continuo mutamento. E il bello sta proprio in questo mare in cui val sempre la pena di buttarsi. Stare tutto il viaggio in treno a chiacchere con un ragazzo senegalese a parlare di cazzate e lasciargli il mio numero...occhei è vero, era carino e cmq il mio era puro interesse antropologico, giacchè prima di andare in Africa, volevo verificare giusto quei due stereotipi che gli si affibiano :)
..ma non si chiama cultura?

Giacomo ha detto...

mah, istinto per le piccole cose va bene, ma per le decisioni importanti no.

finchè mi dici che segui l'istinto su un fatto inaspettato, tipo uno che ti invita da una parte all'ultimo, o segui l'istinto di giocare a scacchi con una persona che non conosci e poi nasce un'amicizia ci sto, ma se mi dici che segui un istinto mai provato prima, istinto che ti rivoluziona la vita...

insomma, ci penserei su 10 volte, ecco.

Alex ha detto...

Anche per le decisioni importanti. Seppur con difficoltà.

Il punto non è che affidandoti all'istinto ti debbano capitare SOLO cose "belle". Non sono così ingenuo. Anche perché se parti così finirai solo male. Nel senso che come ti capita la cosa "brutta" dirai: "Ecco! Lo vedi? Ho rischiato, e ho perso!" Finché siamo imbrigliati in questo sistema di "giusto" e "sbagliato", "Vittoria" e "Perdita" non faremo un granché e saremo sempre raggelati dalla possibilità di sbagliare.

Tra il dire e il fare c'è di mezzo la possibilità di compiere tanti errori. Tuttavia gli errori non esistono. Esistono solo risultati.

Giacomo ha detto...

Mi chiamo Bastian Contrario mica per nulla caro Alex, ad anche qui dire che NON sono d'accordo è dire poco.

Gli errori esistono, e si scoprono tali perchè li si rimpiange.

Giusto per farti un esempio palese, se gli esseri umani seguissero ogni loro istinto sessuale non esisterebbe più la coppia.

Alex ha detto...

E quindi?

Cercare soddisfazione sessuale ( io la chiamo "elettiva esperienza dei sensi") fuori dal rapporto di coppia ( ?!) è un errore?

Che errore è?

Anzi, cosa c'entra?

Potrei dire che non è un errore se la coppia sta andando a rotoli. Anzi, sarebbe un madornale errore stare assieme per pura forza d'inerzia. Ma potrei sbagliarmi! ; )

Vedi Giacomo, finché pensi che esista UN modo giusto di fare le cose ( un modo giusto di vivere il rapporto di coppia, ad esempio), sarai sempre preso dall'ansia di sbagliare.

Gli errori esistono perchè li si rimpiange? Piuttosto, perché creano rimorso, non rimpianto.

Il rimorso è un dolore dovuto al fatto di aver FATTO qualcosa che poi abbiamo considerato sbagliato( ovvero, un errore).

Il rimpianto è un dolore dovuto al fatto di NON AVER FATTO QUALCOSA.

Ed è di gran lunga peggiore il rimpianto del rimorso. Come cita un noto aforisma.

"E' meglio vivere con il rimorso che con il rimpianto"
o, simile
"E' meglio aver amato, e aver perso, che non aver amato mai."

Comunque non centra troppo questo discorso sugli errori con il "tradimento" e cazzi vari.

Alex ha detto...

Comunque Giacomo. Gli errori, così come i risultati NON ESISTONO. Esistono solo dal momento in cui dai loro un nome. Sei sei una persona furba darai alle cose il nome che meglio si adatta alla tua vita.

Il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto? Non lo sapremo mai, ma, per me, è mezzo pieno.

Giacomo ha detto...

Mah...
Magari non esisterà un modo solo corretto di fare le cose, su questo non c'è dubbio, ma dire che il tradimento è "elettiva esperienza dei sensi" ce ne passa!!

Comunque fai bene a correggermi a proposito di rimpianti-rimorsi, uso spesso a sproposito l'uno o l'altro termine confondendoli.

(Posso dire: ho imparato qualcosa! alla kintaro oe)

Comunque, se non ti convince l'esempio dell'istinto in una coppia posso farti un'altro esempio.

L'istinto di correre in macchina quando si è in ritardo.
E' giusto?

O l'istinto di mandare a fanculo una persona che ti sta sulle balle, e magari è il tuo capo...
Tu preferiresti rimorso o rimpianto?

Alex ha detto...

Ma non avrai mai il rimorso e nemmeno il rimpianto di essere arrivato in ritardo perché hai voluto evitare un probabile incidente mortale!

E poi che razza di istinto e'?

L'istinto di correre veloce se si è in ritardo?!

Comunque è sempre meglio il rimorso. Perché il rimorso puoi cambiarlo il rimpianto resta. Mandare a fanculo il proprio capo potrebbe salvarti la vita.

Va beh Giacomo, stiamo parlando del sesso degli angeli. E poi non siamo chiari su certe cose. Tipo cosa intendi per istinto, o per errore. Lo vedi, anche qua è puro nominalismo. Tu vedi la connotazione negativa del tradimento di coppia. Io quella positiva. Ma poi non mi piace parlare di cose ideali. Tipo "la coppia ideale non dovrebbe aver bisogno di tradire il proprio partner" . Sono stronzate bel lungi dall'assomigliare anche solo lontanamente alla vita reale.

Ma, sai, rispondimi a questo:

Pensi esista una modo ideale per vivere? Uno più giusto di un altro? Pensi che tu, Giacomo, riuscirai un giorno a raggiungere questo stato ideale di vita?

Giacomo ha detto...

sulla coppia proprio non ci siamo, pareri molto molto distanti.

Non per questo non mi piace, anzi, confrontarmi con qualcuno che la pensa in modo diverso è sempre bello e istruttivo.

Il rimorso non lo puoi cambiare, hai agito e non torni indietro, se ammazzi qualcuno non lo resusciti, se tradisci il tuo partner e per questo ti lascia la storia è finita e non torni indietro.

Per il modo di vivere...

...si esiste un modo, o meglio un insieme di modi, un insieme di filosofie di vita più giuste di altre. Le riconosci perchè sono più altruiste e permettono ad un numero maggiore di persone di vivere felici, perchè in fondo in fondo di quello si tratta...

Se vivi togliendo la felicità di altri, felicità vera, non è un modo giusto di vivere.

Per finire, io aspiro a queste filosofie di vita, non so se riuscirò a raggiungere questo ideale ma sicuramente lo aspiro fortemente.

Giacomo ha detto...

Forse non mi sono espresso bene.
Non credo esista un unico punto di vista, ma credo esista una strada da percorrere giusta, con un futuro, e una sbagliata, senza futuro.

Quella giusta è quella larga, che permette a tutti di percorrerla, quella sbagliata è un sentiero con un ponte per poche persone che poi crolla.

Se il vivere è cercare di essere felici la strada giusta da seguire è permettere agli altri di essere felici a loro volta e cercare la felicità con testa e non con istinto.
Perchè felici da soli non è possibile, da solo non fai nulla.
Se si è felici in pochi nemmeno.
Tutti felici, allora le cose cambiano e la tua felicità diventa duratura, salda profonda e appagante al 100%.

Quindi alla domanda:
Pensi esista una modo ideale per vivere? Uno più giusto di un altro?

Si, è quello che ho appena spiegato. Il modo giusto è il cercare la felicità propria NON a discapito di quella degli altri.


Alla seconda domanda
Pensi che tu, Giacomo, riuscirai un giorno a raggiungere questo stato ideale di vita?

Non ho certezze. Posso solo dirti che aspiro a questo, che cercherò di avvicinarmi per quanto il mio egoismo me lo permetta, per quanto riuscirò a vincerlo.

Alex ha detto...

Bravo Giacomo, mi piace questa "vita ideale" !

Tutti felici! Cerchiamo la felicità e cerchiamo di rendere il prossimo felice! Siamo altruisti!

Ti do pienamente d'accordo. D'altra parte come non esserlo?

Tuttavia vorrei concludere questa discussione con un aforisma che, credo, sia attribuibile a Jhon Milton:

"Ciò che ha reso il mondo un inferno è stato il tentativo dell'uomo di renderlo un paradiso."

Francesca ha detto...

Scusate non seguo il blog da un po'.
In ogni caso partendo dall'inizio io credo che sia giusto lasciarsi guidare dall'istinto nelle decisioni importanti. Io ad esempio sono sempre stata una persona un po' chiusa, che si appaga di quello che ha e resta nel suo piccolo. Io sono una che resta diciamo, non una che va tre mesi in Australia. Tuttavia quest'anno mi è preso lo schizzo di fare design a Milano e sono partita. Una pazzia. Prima studiavo e basta e tornavo a casa tutte le settimane. Non vedevo l'ora di tornare a Trento. Poi piano piano ho cominciato a uscire, a conoscere persone. Per farla breve alla fine non torno quasi più, ho fatto amicizie bellissime e mi sono innamorata (di un meridionale tra l'altro cosa che l'anno scorso non avrei mai pensato neanche per scherzo!). L'università, scopo iniziale, è andata male. L'ho sbagliata e mi trovo ora a lavorare. Ho fallito? E' stato un errore quindi buttarsi? Assolutamente no, basta pensare a quanto sono cresciuta in questi mesi e alle persone che sono entrate nella mia vita. Se mi avessero detto l'anno scorso che era la strada sbagliata, che avrei mollato design non sarei mai partita. L'avrei considerato un errore. Il fatto è che quelli che adesso consideriamo errori potremmo non considerarli tali più avanti.
Giacomo, non eri tu che consideravi fallita l'esperienza in Brasile? E quanto l'apprezzi ora?

Francesca ha detto...

E allo stesso modo il tradimento. ha ragione Alex... non sai che bene può essere aver tradito una persona, che probabilmente non amavi. Forse costringerti tutta la vita con lei, perchè in fondo non ci stai male e le vuoi bene, ti porterebbe all'infelicità e alla depressione in là con gli anni.
A volte si ha tanta paura di cambiare. Quando ho mollato il mio ex per un altro mi ha detto: "sai quello che perdi ma non quello che trovi". E' vero, ma se quello che ho non mi basta preferisco rischiare sinceramente.
E infine non esiste un modo giusto di vivere. Tutto è dettato dalle esperienze e dal bagaglio che uno si porta dietro e dal contesto in cui vive. Esiste un modo giusto di stare al mondo per ognuno di noi, o forse come mi dice sempre Giorgio esiste un mondo per ognuno di noi.

Fabio~ ha detto...

Bellaaa Fra! Questo è parlare! Quoto in toto! E non perché mi dai ragione sulla storia del tradimento ( hai da fare sabato? ;) )

Ma perché "preferisci rischiare, sinceramente"

Magnifico

Alex ha detto...

Bellaaa Fra! Questo è parlare! Quoto in toto! E non perché mi dai ragione sulla storia del tradimento ( hai da fare sabato? ;) )

Ma perché "preferisci rischiare, sinceramente"

Magnifico

(ho postato con un account diverso, sorry!)

Anonimo ha detto...

Il discorso è intteressante...e al solito ho più domande che risposte...
Perchè arrivare a tradire? non è meglio rendersi conto che non si ama più quella persona?
Poi sono d'accordo...il discorso è complicato e il sesso e l'amore non sempre viaggiano sugli stessi binari..però sarei più per questa soluzione
Sul discorso vita ideale...sono certa non ne esista una. la vita va vissuta e stop. ciascuno la sua..per fortuna!
Eppoi vorrei mi spigaste -a proposito di termini- che cazzo è l'istinto, perchè faccio una enorme fatica a scindere le persone come fate voi..

due: perchè il pensare significa per forza ragionare per sillogismi o su giusto e sbagliato e basta?

Anonimo ha detto...

che bordello di post...scusate...
e riguardo al discorso rischio-treadimento. se ho già tradito il mio uomo, che rischio è? il rischio è lasciare per il nulla (e per un po' di solitudine in cambio)

Francesca ha detto...

Mazza hai ragione... è abbastanza vigliacco decidersi a mollare una persona solo quando se ne ha un'altra... Bisognerebbe affrontare prima la fine di una storia e poi l'inizio di un'altra. E beccarsi nel mezzo una bella solitudine meditativa. Riconosco tuttavia che sia difficile, e che noi esseri umani siamo tremendamente deboli.
Alex non ho niente da fare sabato :) eheheh