lunedì 26 maggio 2008

MA PERCHE'?

Ma perchè il mondo è così stramaledettamente grande e bello?

Ho appena scaricato la nuova versione di google earth, e scopro che dalla vecchia che avevo io sono aumentate a dismisura il numero e la qualità delle foto digitali legate ai luoghi.

...Goduria!

In pochi clik viaggio da una spiaggia deserta della Nuova Zelanda, ad una ripida scogliera nell'Oregon, a Cuenca città spagnola e poi in Canada su di un lago tra cime innevate e paesaggi mozzafiato per finire in un'isola dell'atlantico a gustare tramonti, caschi di banane e acque cristalline. In un ora ho visto foto come se avessi fatto 5 mesi di viaggi ininterrotti. E' una droga.
E nell'assunzione di codesta sostanza stupefacente, le foto di google earth, non posso far a meno di concepire l'idea che 24 anni trascorsi qui, per quanto bella sia la mia terra e per quanto la ami, sono, parlando di dare piacere ai sensi, letteralmente sprecati.

I miei occhi potevano gustare molto ma molto di più, e non solo loro.

Mi vien da pensare che ogni immagine che mi si stampa sulla retina per la seconda volta equivale a collezionare una figurina doppia. Che me ne faccio?
Devo dire che col palato ci ho dato dentro, ho esperimentato soddisfacentemente numerose ricette, ma non avevo mai capito in verità le potenzialità assurdamente infinite che ci offre il mondo intero, non solo come profumi e gusti, ma anche come meraviglie da ammirare.
Oso pensare inoltre, tra tutto questo viaggiare informatico tra clik e foto e sussulti, a quante vite mi servirebbero, se potessi mai intrappolarle in una giara e usarle una ad una al loro svanire, per poter vedere tutti i posti del mondo, o per lo meno solo i più belli.

Capisco infine che questo finito vastissimo di posti risulta alla mente infinito e non è minimamente raggiungibile da un essere umano nella sua cortissima vita.
Ovviamente non abbiamo la vita fatta su misura per poter vedere nemmeno una piccola frazione di mondo. Dobbiamo accontentarci di vedere molto ma molto meno.

Che nervoso!!

Sicuramente credere quindi che la felicità stia nel riempire la cisterna della nostra esistenza con più possibili immagini e piaceri sensoriali, per quanto appaganti siano, è una concezione troppo arrogante e semplicistica, implica infatti da un lato la nostra immortalità, necessaria per godere di tutto il creato nella sua interezza, e dall'altro che il mondo non sia fatto d'altro che di queste poche cose, per soddisfare 5 umili sensi che qualcuno ci ha donato.

La felicità dimora sicuramente e forse più saldamente anche altri lidi, questa è la deduzione logica che sta sera stanco e assonnato riesco a darmi.

Riesaminerò domani da lucido questo dilemma.

15 commenti:

Alex ha detto...

Occorre fare una distinzione.

Tra il pubblico e il privato.

Nel privato, è indubbio, per godere appieno la vita e soprattutto il presente dobbiamo abbandonarci ai nostri sensi. Non necessariamente al piacere. Ma ai sensi.

"Niente cura l'anima se non i sensi" diceva Oscar Wilde.

E questa è una fottuta verità del cazzo.

Nel pubblico non c'è spazio per i nostri sensi. O ce né molto meno. Qui dobbiamo essere razionali. Rifarci ad un'etica, ad una morale e, in definitiva, a delle leggi.

Ma nel privato è indubbio. La felicità non sta nella morale. Ma nel godere di ciò che percepiamo. Il sapore della pizza. Gli occhi della persona che stiamo baciando. La morbidezza della pelle. L'odore della carta appena stampata.

Giacomo ha detto...

non sapevo che Wilde sparasse certe perle! vien fuori tutta la mia ignoranza in letteratura.
Alex, sentiti in obbligo a fare tutte le citazioni che ti saltano, un corso accelerato via blog di piccole perle preziose.

ps: mi hai fatto venir voglia di una signora pizza...magari di un coccio di mia conoscenza...da gustarmela in privato!

Cmq fa pensare questa dicotomia tra pubblico e privato, due modi di ricercare la felicità secondo me opposti...

Mi piacerebbe sentire altre opinioni...

Francesca ha detto...

Beh ragazzi avete aperto una questione vecchia come il mondo. Nel Fedro Platone divideva l'anima umana in anima intelligibile, anima irascibile, anima concupiscibile. Ecco la metafora: "Si pensi, dunque, l'anima come simile ad una forza per sua natura composta di un carro a due cavalli e di un auriga.
In primo luogo, in noi l'auriga guida un carro a due cavalli; inoltre, dei due cavalli, uno è bello e buono e derivante da belli e buoni; l'altro, invece, deriva da opposti ed è opposto. Difficile e disagevole, di necessità, per quel che ci riguarda, è la guida del carro." Tante belle parole per dire comunque che l'uomo è portato ad ascoltare i propri sensi ed appaganersene ma allo stesso tempo la razionalità in lui lotta per tenere a bada l'anima "irascibile" e piegarla alla morale. Potrei accostarci l'immagine dell'angioletto e il diavoletto che spuntano a volte sulle spalle dei personaggi dei cartoni animati. E' il grande conflitto umano. Per questo la guida del carro è così difficoltosa. Tuttavia io sono convinta che un buon mix equilibrato di razionalità e irrazionalità sia la cosa migliore.
"In media stat virtus"

Anonimo ha detto...

1. Non credo che razionalità ed emozioni siano in lotta, anzi...Credo la razionalità debba aiutarci a capire cosa ci comunicano le emozioni, verso che reazioni ci vogliono portare..
Ci fidiamo troppo poco di loro, ma vanno vissute senza paura...così come vanno utilizzati tutti i nostri sensi, la nostra potenzialità spaventosa, anche se purtroppo culturalmente determinata...Pubblico e privato purtroppo spesso si confondono e il nostro modo stesso di eprimere emozioni è culturalmente determinato. L'avreste mai detto?
Però sono d'accordo sul fatto che spesso razionalità e emotività a volte ci paiono in lotta.

2. Ale, giusto per farmi i cazzi tuoi, baci con gli ochhi aperti? Cioè, diventa una cosa davvero complessa questa...

Alex ha detto...

Non si può essere irrazionali nello Stato. Perchè tante irrazionalità diverse unite nel pubblico portano all'Anarchia.

L'anarchia va bene solo nel privato. Troppe emozioni nel pubblico portano buonismo da una parte e odio feroce e giustizialista dall'altra. Come dici tu la virtù sta nel mezzo. Nel mezzo delle emozioni ci sta la razionalità.

E comunque la razionalità nell' emozioni non aiuta un piffero. Chiedersi il Perché delle cose che proviamo è INUTILE. Viviamole e basta. Ma è così disperatamente semplice!

Nel privato si può godere, oltre al sapore della pizza, anche dell'odore del sangue. Ecco perchè nel pubblico ci dev'essere una legge che impedisca che l'odore del sangue sia il tuo.

e cmq, si, mi piace guardare negli occhi la persona che sto baciando. :)

Anonimo ha detto...

Non sono d'accordo, ma capisco che questo possa valere per me e non per te. Conoscermi, ad esempio, mi aiuta a capire che sono culturalmente determinata e questo mi fa capire che il mio punto di vista è assolutamente relativo, non superiore o inferiore a quello degli altri.
Ciò non mi impedisce di vivere le mie emozioni, anzi! Se mai riesco a riconoscermi e a legittimarmi l' esprimere anche quello emozioni che per molti sono intese come negative...rabbia ad esempio. E il fatto di capire da dove provenga, perchè proprio in quel momento e non in un altro, mi aiuta a risolvere meglio i miei problemi, e magari a rendarla più costruttiva che distruttiva.

In effetti riflettevo sul fatto che il nostro modo di esprimere emozioni in privato è condizionato dal pubblico, sul contrario non mi ero soffermata a pensare, ma è ovvio che nel caso in cui non esistessero relgole sarebbe l'anarchia, ma come dice Rousseau è la società stessa a corrompere l'uomo e non il contrario..penso che dovrebbe essere un rapporto più dialettico di quanto sia in realtà

E poi cosa vuol dire per te, essere irrazionali?

Giacomo ha detto...

ma più che come è composta l'anima direi come farne uno stile di vita su questa dualità.

o meglio, riprendendo il discorso dal post iniziale sul blog, come calmare la nostra sete da intemperanti di "sensi" della vita e cominciare a godere anche di un altro lato trascendente il comune senso fisico, lato che secondo me può portare davvero alla felicità nuda e più profonda.

ps: ora vado a bere un calice di vino per Toutatis!

Giacomo ha detto...

evidentemente stavo scrivendo in contemporanea con la mazza...
(che figata)

cmq sono d'accordo con lei, capire da dove vengano le emozioni è il primo passo per riuscire a controllarle e non perdere il controllo, o non esserne succubi.

così si può imparare a controllare tutta la branca di emozioni negative, ira odio superbia arroganza, egoismo...
...diciamo che è uno dei fini del mio blog.
(grazie sorella mia che mi hai correttto tante di quelle volte quando uso branchia al posto di branca, ne raccolgo ora i frutti! yuhuuu)

Anonimo ha detto...

Però x chiarire..non quoto l'idea delle emozioni negative perchè per me non ce ne sono. le emozioni ci informano su come reagiamo agli stimoli, non hanno una qualità. Le emozioni non combattono la razionalità, ma ci accompagnano costantemente in ogni momento della vita, non trovo abbia senso separare il nostro sè in queste due parti.
Il quanto e il come si esprime l'emozione, dipende dall'ambiente in cui siamo vissuti piuttosto che essere una cosa primordiale e istintiva come a volte sembra. Almeno questo modo di vedere la cosa è quello he mi ispira di più, personalmente..

Francesca ha detto...

Forse dovremmo ampliare ancora di più il discorso. Dunque: corpo, "cuore" e pensiero. A volte ci sembrano cose totalmente diverse, ci fanno impazzire da come combattono. Ad esempio voglio smettere di fumare... e ci credo davvero. Ma poi magari sono nervosa o triste, il fisico sente mancanza di nicotina e fumo. Oppure razionalmente capisco che una persona non va bene per me, ma non si sa come mi attrae e continuo a frequentarla anche se non vorrei. Bisogna dire però che in realtà queste "parti" di noi non sono separate. Si influenzano a vicenda. Puoi arrivare a pensare razionalmente una cosa e non renderti conto che sei portato a pensarla perchè provi determinati stati d'animo. Puoi sentirti male fisicamente, avere mal di testa ad esempio, perchè sei nervoso o sotto stress. Puoi anche provare delle emozioni solo perchè il cervello pensa una cosa. La vergogna ad esempio, di avere delle sensazioni che dalla società sono valutate negative. O la tristezza perchè guardandoti attorno ti rendi conto di essere diverso.
Siamo così divisi dentro ma allo stesso tempo siamo davvero un unica cosa inscindibile.

ps. ho notato della "branca" giacomino, compliments!

Anonimo ha detto...

mi piace questa omonima. le francesche sono proprio donne sagge. Tra l'altro il fedro è uno dei libri di Platone, forse perchè l'ho letto ed è breve, che mi garba di più. E' pazzesco come certi dilemmi umani, erano, ai primordi e rimarranno per sempre insoluti...

Francesca ha detto...

Grazie cara!
Comunque hai ragione i dilemmi umani restano sempre gli stessi nei secoli... la nostra natura non cambia. Forse crediamo di evolvere ma in realtà siamo sempre li.
Forse regrediamo in realtà. Chissà.

Yarla84 ha detto...

ei ma questo non è un cinema!

Anonimo ha detto...

yarla, mai pensato di fare zelig?
XD

Jack

Anonimo ha detto...

Interesting to know.